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Adamo Bencivenga
Una bella giornata di
mare
Photo Joakim Karlsson
È da quel giorno strano
che non ci vediamo, oh sì era una bella giornata di
sole, la spiaggia, le barche, il porticciolo, la
casa tua al mare. Sono passati solo tre giorni e
adesso mi sembra un secolo. Non capisco il tuo
silenzio, eppure prima di allora eri stato sempre
molto presente con me, non mi hai mai fatto mancare
le tue attenzioni ed ora non capisco il motivo di
questa tua assenza, mi domando se ho fatto qualcosa
che ti abbia dato fastidio durante quella giornata.
È tutto così strano, ripenso ad ogni minuto,
ad ogni dettaglio, ma non mi viene in mente nulla.
La sera poi mi hai accompagnata, certo non sei
salito su in casa come al solito, ma avevi i tuoi
figli e tua moglie che ti aspettavano. Eri in
apprensione ed io l’ho capito sai.
Certo sì
abbiamo bisticciato. Mi chiedo quante volte sia
successo, ma poi il giorno dopo mi chiamavi oppure
mi invitavi a prendere un caffè in ufficio e così
passava ogni cosa, ogni malumore. Questa volta
invece no, certo sono volate parole grosse, ma ti
giuro mi sono pentita subito di avertele dette, non
le meritavi, ma capiscimi ti prego, cavolo. Mi rendo
conto di essere stava velenosa, forse col senno di
poi avrei agito diversamente, lo so non era il
momento, soprattutto perché dopo non mi hai dato il
tempo di spiegarti e chiarirci. Ma secondo te come
facevo a non essere gelosa? Avevamo passato l’intera
giornata con te e tua moglie, tu l’hai anche
abbracciata, avete pure passeggiato mano per mano
sul lungo mare ed io dietro con i tuoi figli. Mi
sono sentita poco più di una baby sitter non certo
la tua donna! Credi sia stato facile per me?
Sono sul letto e guardo il soffitto, poi mi alzo
vado alla finestra, poi torno e poi mi rialzo
vagando come uno zombie per casa, non so davvero
cosa stia accadendo, non ho pace, mi sento nervosa,
elettrica e depressa. È un cumulo di emozioni che
non riesco a controllare. Saranno le mie cose, il
mio lavoro da segretaria tuttofare che non decolla,
i libri impolverati dell’università che non tocco da
settimane, sarà che sono due mesi che non vado a
danza, che tra una settimana sarà il mio compleanno
o forse sarà solo la tua assenza, del resto sono tre
giorni che non mi baci. Come credi che stia? Ma ci
pensi a me? Non ti chiedi perché mi sia data malata?
Non la senti la mia assenza in ufficio? Non ti
manco?
Cerco di rilassarmi, metto un po’
d’acqua sul gas per farmi una tisana, poi torno in
finestra, è una bellissima serata di fine agosto, ma
io sono qui sola e ti penso. Dio come eri bello in
costume, col tuo fisico asciutto da meraviglioso
quarantenne! Ma sei ancora il mio uomo? Sì lo so, è
stata un’idea bizzarra passare quella giornata al
mare con te, tua moglie e i tuoi figli. Mi hai
presentata come una tua collega, in parte era vero,
ma solo in parte, noi siamo molto di più che
colleghi, noi siamo due persone che stanno insieme
da quasi quattro mesi, che si amano, quindi due
amanti, anzi due persone che si sono promesse di
tutto, anche una futura convivenza. Ci devo credere?
Davvero la lascerai e verrai a vivere con me?
Dopo quella domenica al mare ho tanti dubbi sai.
Hai voluto che la conoscessi, che ti vedessi quando
sei alle prese come padre, ma sinceramente ora
ripensandoci ne avrei fatto a meno. Non avevo
bisogno di quella farsa, eppure ho accettato perché
ti adoro quando sei così stravagante, ma
sinceramente a me interessi tu amore, mi interessi
solo quando stai solo con me! Dove sei ora? Ti prego
chiama!
Mi avevi detto per convincermi che
dopo quella giornata sarebbe stato tutto più facile
per noi, che tua moglie vedendomi in carne ed ossa
non avrebbe più sospettato e invece ora mi sembra di
aver perso tutto anche quei miseri ritagli di tempo
che mi concedevi. Mi sento maledettamente sola. Dai
chiama, scrivimi oppure no, vieni direttamente qui,
ti accoglierò a braccia aperte e non solo… Questa
volta farò la brava e non mi negherò, te lo giuro.
La tisana allo zenzero è pronta. Metto tre
cucchiaini di zucchero, ho bisogno di dolcezza. Dai,
non scherzo, vieni presto, evitami questo tormento.
Neanche un misero messaggio, perché mi fai questo?
Sarà che guardo la casella di posta cinque, sei
volte al giorno, ad ogni notifica di email sobbalzo,
ma è sempre e solo pubblicità. Se fosse per me
vorrei un solo spamming, il tuo! Vorrei che fossi il
mio stalker personale, che sostassi perennemente
sotto il mio terrazzo, sì proprio lì dove ora guardo
e vedo solo una fila interminabile di alberi secchi.
Vorrei davvero che non mi lasciassi in pace, che mi
togliessi il respiro e mi riempissi queste
interminabili giornate lunghe e lente. Se solo tu mi
mandassi un misero messaggio mi preparerei in fretta
e più veloce della luce mi farei bella per te. Mi
metterei quella gonna a fiori corta che ti piace
tanto. Mi fa belle gambe vero? E poi correrei giù
per le scale nonostante i tacchi alti e ti
abbraccerei saltandoti sui fianchi.
Se
ripenso a quella giornata sto male però, ma come ti
è venuta in mente quell’idea? Cosa volevi
dimostrare? A me, a tua moglie, a te stesso?
Dio
che imbarazzo quando ci siamo seduti a tavola in
quel ristorante. Si vedeva vero che ero impacciata?
Avevo il cuore in subbuglio e tua moglie non mi ha
risparmiata, ha cominciato a farmi mille domande a
raffica, voleva annientarmi, vedere se fossi caduta
in qualche suo tranello, se mi fossi contradetta. Ma
io non potevo che dirle la verità amore, ossia che
non sono sposata, che attualmente non sono
impegnata. Ho fatto male vero? Forse mi dovevo
inventare una relazione a distanza, che ho un
ragazzo a Londra oppure a Milano, comunque lontano
tanto da passare una bella domenica di sole insieme
al mio capo e la sua famiglia. Volevi questo vero?
Sai in quel momento ho pensato di dire mezza verità
ovvero che avevo una relazione con un uomo sposato e
per questo ero lì di domenica, ma sarebbe stato
troppo ambiguo e rischioso.
E tu ti sei
accorto che per me è stata davvero un’impresa ardua,
mi guardavi con i tuoi occhi teneri come un padre
guarda la figlia all’esame di laurea, eri in
apprensione lo so, avevi paura che sbagliassi, ma
come vedi sono stata la brava e ho resistito. In
spiaggia, ogni tanto guardavo tua moglie di
nascosto, Dio quanto è bella! Guardavo le sue labbra
gonfie, il suo seno di madre meravigliosamente
abbondante, i suoi capelli biondi e soffici, vi
immaginavo a letto sai, quando la baci e come e
quanto la fai godere. Sai che non mi hai mai detto
come la fai venire e se urla quando ha l’orgasmo? Sì
lo so sono scema e masochista perché vedendola così
sexy inevitabilmente mi chiedevo cosa possa darti io
che lei non ti dà e soprattutto che ci fai con me
che ho le labbra appena accennate, i capelli mori e
una seconda scarsa di tette? Ma davvero sei sincero
quando mi dici che sono bella? Davvero godi con la
mia bocca come dici?
Poi mi ha colpito il
vostro rapporto, lei è una persona sicura, sa quello
che vuole, donna austera e in carriera e tu in
confronto sembri suo figlio, la temi vero? Ripenso
alle tue parole quando mi dici che non la sopporti,
che tra voi non c’è dolcezza, che in me hai trovato
la tua dimensione, addirittura la felicità. Mi
chiedo come farai a liberarti di lei.
Ti
rendi conto di quello che dici? Domenica sei stato
lontano da me tutto il giorno, tranne quando come un
folle mi hai seguita alla toilette. Non me lo
aspettavo, ma tu sei fatto così, vivi di momenti
bizzarri. Hai chiuso la porta ed hai voluto che mi
inginocchiassi, è durato solo qualche secondo, ma
immagino che la tua eccitazione sia stata solo
l’idea e non l’atto in se stesso quando lo tenevo in
bocca. Tutto in pochi secondi, tutto senza dirmi
almeno una parola dolce. Volevi così ed io come al
solito ti ho ubbidito. Certo non sei venuto, ma non
credo che fosse quello il tuo fine. Poi solo verso
sera, quando siamo andati insieme a prendere la
macchina insieme mi hai abbracciata, mi hai baciata
e mi hai sussurrato “ti amo”. Dio che bello quel
bacio così segreto, così rubato, ti sentivo mio,
Poi niente, da tre giorni solo buio totale.
Adesso non so cosa fare, vorrei chiamarti, ma ho
paura che non sei solo in questo momento, magari sei
a tavola a cena, magari hai il telefono sul tavolo…
Se chiamo comparirebbe il mio nome sullo schermo. Sì
lo so che lo hai troncato per non dare sospetti, ma
lei intuirebbe che Alex sta per Alessandra e che
Alessandra sono io. No, non ti chiamo, non voglio
crearti problemi, aspetto. Mi vengono pensieri
brutti. E se troncassimo tutto? In fin dei conti
sono passati solo pochi mesi e siamo ancora in tempo
per lasciar perdere. Mi sa davvero che abbiamo
sbagliato tempi, modi e periodo.
Se ripenso
a quando ci siamo messi insieme… Certo sì, ero a
pezzi, uscivo da una relazione di anni, avevo il
cuore in frantumi e tu hai trovato terreno fertile.
Mi hai invitata a cena in quella magnifica terrazza
all’Eur con il pianista che suonava le mie canzoni
preferite e quella sera stessa senza pensarci ti ho
detto di sì. Certo sei un bell’uomo, elegante, pieno
di fascino, in ufficio le altre colleghe farebbero
la fila o aspetterebbero mute il loro turno. Mi
chiedo se qualcuna prima di me abbia avuto la stessa
mia sorte. Sai quando mi hai baciata la prima volta
ho toccato il cielo con un dito, ma poi come succede
in qualsiasi rapporto tutto si fa maledettamente più
serio, più complicato, si acquista consapevolezza e
si esige almeno di rispettare le basi fondamentali
di un rapporto.
Poi ai primi problemi tutto
si mescola all'orgoglio, ti ho chiesto più volte di
passare almeno una notte con me, lo so che era una
sfida, ma tu lo sai che in questi mesi non abbiamo
mai avuto l’occasione di dormire insieme. Per me è
vitale, ma tu non sei mai riuscito a liberarti.
L’amore l’abbiamo fatto una sola volta, dico quello
vero, quello completo, è successo in una delle
nostre prime uscite, ricordo ancora quel motel sul
lago… Dio che bello! Mi hai penetrata dolcemente ed
io ho avuto la sensazione che non fosse stata la
prima volta, che fossi sempre stato dentro me. Ma
poi basta, nulla più. Certo tu me lo hai chiesto
altre volte, ed io ti ho sempre risposto che non me
la sentivo, che avevo bisogno di crederci, di
sentirti mio, ma era un modo per spronarti e passare
davvero una notte insieme.
Da qui distanza e
silenzio, da qui la tua sfida quella di passare una
domenica con te e la tua famiglia. Hai rilanciato
come un giocatore di poker, lo so, credevi che non
ne fossi stata capace, che non ci avessi messo la
faccia. Ora però penso che se non avessi
acconsentito avresti trovato la scusa, sminuito il
nostro rapporto dicendo che la nostra era solo
un’attrazione fisica, una relazione di poco conto.
Avevi puntato tutto sul fatto che ti avrei detto di
no ed ora sono certa che sei in imbarazzo non
sapendo come scaricarmi… È vero questo? Ci ho preso?
Non preoccuparti, ti toglierò anche questa
incombenza perché sarò io a farlo per prima. Ecco
prendo il telefono, ora ti scrivo, non mi interessa
più nulla di te, tantomeno se sul tuo schermo
comparirà il nome di Alex. Ora ho capito il tuo
gioco. Sei uno stronzo, la persona che mai avrei
dovuto incontrare. Ho fatto bene a dartela solo una
volta, forse perché dentro di me ne ero cosciente e
sapevo che non te la meritavi. Non mi avrai più, mio
caro, sono io ad anticiparti e dirti addio. Del
resto ti sei divertito no? Perfino domenica quando
tua moglie era alle prese con i tuoi figli e tu a
farti succhiare da me, come è successo altre volte
nel bagno dell’ufficio. Ti piaceva alzarmi la gonna
e trovarmi senza mutandine come mi chiedevi vero?
Sei un porco, un essere abietto. Le tue parole
d’amore avevano un solo scopo quello di portarmi a
letto, ma come vedi ho ancora un po’ di sale in
zucca. Mi guardo allo specchio, sono fiera di me!
Certo non sarò bella come tua moglie, non sarò mai
una donna in carriera, ma sicuramente ho vent’anni
meno di lei e quando lei sarà vecchia e decrepita io
sarò ancora un fiore, ma sicuramente non tua! Ci ho
creduto sai? Soprattutto quando mi dicevi che
avresti voluto conoscere i miei. Che stupida! Stavo
quasi per cedere, ma poi qualcosa dentro di me
diceva che era troppo presto, che dovevo aspettare e
conoscerti meglio. Ecco, cazzo, ora ti conosco
eccome! Sei uno stronzo e ti giuro ora non mi
vengono altre parole per definirti che sei uno
stronzo.
Sono qui davanti alla finestra, sto
piangendo e scrivo, argomento, ti spiego, ti
insulto, ti dico che le mie cosce te le puoi solo
sognare, come le mie labbra nel bagno del
ristorante, ma poi mi rendo conto che non serve a
nulla. Del resto tu col tuo silenzio mi hai già
lasciata. Allora cancello tutto e riscrivo perché
davvero servono solo tre parole: È FINITA. ADDIO!
Fisso lo schermo del cellulare, penso
all’effetto che ti faranno leggendo. Ma sono decisa,
basta! Guardo di nuovo il soffitto, penso a come
cambierà la mia vita, si è una rinuncia, lo so che
mi costerà tantissimo perché almeno io ci credevo,
ti ho amato veramente e con tutta me stessa. Da
domani sarà un’altra vita, uscirò con le mie amiche,
cercherò tra tanti volti altri occhi profondi e di
sicuro non sarò costretta a passare una domenica di
merda con la moglie del mio amante!
Sto per
premere il tasto invio, ci penso un attimo, ma
proprio in quel momento mi compare una notifica. Sei
tu. È un tuo messaggio. Finalmente sei resuscitato!
“Amore mi sono liberato per questa sera. Ci
vediamo da te?”
Nessun accenno ai tre giorni di
silenzio, ma lo so che sei fatto così! Mi dico
prendere o lasciare… Cancello il mio messaggio e ti
rispondo immediatamente:
“Amore ti aspetto, fai
presto.”
E tu: “Sei stata bene domenica, vero?
Ed io: “Oh sì, una bellissima giornata di mare!”.. .. |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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