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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Angela Del Moro
Il Trentuno della
Zaffetta
La bella cortigiana che ammaliò anche
Tiziano
Giulia Angela, detta La Zaffetta, come mai questo
soprannome? Sono figlia di una guardia, uno zaffo in
dialetto veneziano.
Lei è famosa per essere stata
modella di Tiziano e cortigiana… Come molte mie
coetanee di umili origini, trovai nella cortigianeria un
modo per contare nella società.
E cosa fece?
Le cortigiane al tempo si distinguevano dalle prostitute
per il fascino, la cultura e i modi raffinati oltre
ovviamente a evidenti doti fisiche di bellezza ed
eleganza. Per non finire tra le carampane che si
prostituivano per pochi spiccioli fra le calli di Rialto
studiai arte, musica, letteratura e frequentai pittori
come Tiziano, architetti come Sansovino, uomini di
potere e scrittori come Pietro Aretino.
La storia
dice che fosse dotata di un fascino unico… Il fascino
e la bellezza facevano parte del mestiere che mi ero
scelta e che mi permisero di avere una vita indipendente
e lussuosa.
Venivate chiamate le Cortigiane
Honorate… Diciamo in tanti modi… ad esempio il mio
nome compare nella Tariffa delle Puttane di Venezia una
vera e propria guida turistica in cui venivano elencati
servizi, indirizzi e prezzi, ma ripeto solo alcune di
noi dotate di particolare bellezza, sensibilità, grazia
ed eleganza furono degne di fregiarsi del titolo di
cortigiana riuscendo quindi ad innalzarsi al di sopra
della massa. Per le altre non rimaneva che mettersi in
mostra lungo il Rio della Sensa a Sant’Alvise, dove la
presenza di mercanti e denaro era scontata, qui potevano
sfilare nelle loro imbarcazioni e chi passava in
fondamenta le poteva ammirare e fissare un prezzo.
Vi era molta concorrenza vero? Secondo un
censimento del tempo, su una popolazione di 130.000
abitanti, le meretrici presenti a Venezia erano 11.654 e
210 il numero delle cortigiane honorate. Ma noi eravamo
solo nei palazzi di un certo rango e dovevamo incantare
patrizi, uomini di corte, prelati e ambasciatori
stranieri. Trascorrere una notte con una cortigiana
voleva dire vivere e ricevere un’esperienza raffinata
che andava ben al di là del mero incontro sessuale.
Della sua bellezza si accorsero anche Tiziano e
Paris Bordon… La prima regola consisteva nel
suscitare emozione fortissime negli uomini per cui mi
feci ritrarre nuda in un numero impressionante di
dipinti. Tiziano in particolare mi ritrasse senza abiti
nell'allegoria “Amor Sacro e Amor Profano”. Nel dipinto
rappresento nuda l’Amor Sacro, mentre Violante, figlia
di Jacopo Palma il Giovane, l’Amor Profano. Paris
Bordon, che aveva sviluppato una vera e propria
ossessione per me, mi immortalò in pose sensuali ed
accattivanti.
Lei non frequentava solo artisti
vero? Alla mia porta bussavano anche nobili e prelati
d’alto rango come il cardinal Ippolito de’ Medici il
quale non si faceva alcuno scrupolo a peccare
carnalmente sotto le mie lenzuola. Bello d'aspetto e
ricco d'ingegno e cultura era poco più di un ragazzo
molto esuberante, pieno di intraprendenza, irrequieto e
appassionato di femmine fascinose. Purtroppo il destino
gli fu infausto e la morte lo colse a solo 24 anni.
La storia ci racconta però anche di un fatto
spiacevole che la vide protagonista con il suo amante
Lorenzo Venier. Quelli erano i rischi del mestiere.
Con Venier avevo concordato in cambio di una retta fissa
al mese un incontro a settimana. Per mia indisposizione
una notte saltai l’appuntamento concordato e lasciai
Lorenzo a bocca asciutta. Lui membro di una importante
famiglia si sentì preso in giro da una donna che
riteneva poco più che una puttana per cui, offeso per lo
smacco subito, meditò la vendetta e fu terribile.
Cosa fece? Il 6 aprile del 1531 mi avvicinò e mi
convinse a passare con lui una giornata a Malamocco.
Accettai dietro promessa che si sarebbe tornati a
Venezia in serata. La gondola approdò invece a Chioggia
dove, dopo cena, Venier mi convinse a fermarmi anche per
la notte. Ma fu una beffa atroce perché dopo avergli
offerto le mie grazie, non contento, mi fece violentare
a turno da trenta uomini tra cui: pescatori, facchini,
ortolani, frati. L’ultimo fu un prete. Poi quasi priva
di sensi fui caricata su una barca e rispedita a
Venezia. Il Venier divulgò il fatto con un poemetto in
rima dal titolo “Il Trentuno della Zaffetta”. Lo stesso
Aretino, che era amico di Venier, fece dire a un suo
personaggio: “E non vorrei che tu incappassi in un
trentuno, come incappò Angela Del Moro”.
Immagino
le conseguenze… Non fu facile… solo il tempo e la mia
avvenenza mi diede giustizia. Pensi che lo stesso
Aretino alcuni anni dopo scrisse che ero ancora molto
bella, nonostante avessi superato da tempo i trent'anni.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
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