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MUSICA PASSIONE
Storia e significato delle Canzoni
Un Chimico
Fabrizio De André
1971
“...Da chimico un giorno avevo il
potere di sposar gli elementi e di farli reagire, ma gli
uomini mai mi riuscì di capire perché si combinassero attraverso
l'amore affidando ad un gioco la gioia e il dolore...”
Adamo mi parli del brano “Un chimico” di Fabrizio de
André? Il brano fa parte dell’album “Non al denaro
non all'amore né al cielo” pubblicato l’11 novembre del
1971 ed è il quinto album d'inediti registrato da
Fabrizio De André. Ispirato ad alcune poesie tratte
dall'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters,
raccolta pubblicata per la prima volta in Italia da
Einaudi nel 1943 con la traduzione di Fernanda Pivano. A
proposito dell’album disse Fabrizio: «Avrò avuto
diciott'anni quando ho letto Spoon River. Mi era
piaciuto, forse perché in quei personaggi trovavo
qualcosa di me. Nel disco si parla di vizi e virtù: è
chiaro che la virtù mi interessa di meno, perché non va
migliorata. Invece il vizio lo si può migliorare: solo
così un discorso può essere produttivo.»
Come
nasce il progetto? L'idea del disco, la ebbe Sergio
Bardotti, che coinvolse Gian Piero Reverberi, il quale
pensò in prima battuta di affidarlo al cantante Michele
sulla scia di “Senza orario senza bandiera” cantato dai
New Trolls, quindi con i testi elaborati da De André e
le musiche di Reverberi. Il progetto venne poi dirottato
su De André e quindi Reverberi non venne più coinvolto e
le musiche e gli arrangiamenti furono affidati a Nicola
Piovani.
A quel punto? I testi di Masters
vennero lavorati e adattati alle musiche e, in alcuni
casi, modificati o ampliati. Fabrizio fece un lavoro
straordinario riadattandoli e attualizzandoli. Il disco
fu registrato negli studi Ortophonic (oggi studi Music
Village) di Roma, situati in piazza Euclide; il tecnico
del suono era Sergio Marcotulli, padre della pianista
jazz Rita.
Chi furono i musicisti? Direi
prestigiosi… parteciparono alle registrazione: Dino
Asciolla, violista di fama internazionale, Edda
Dell'Orso, la voce solista di molte colonne sonore di
Ennio Morricone tra cui Giù la testa, il futuro premio
Oscar Nicola Piovani, i chitarristi Silvano Chimenti e
Bruno Battisti D'Amario, quest'ultimo come la Dell'Orso
proveniente dall'orchestra di Ennio Morricone, il
bassista Maurizio Majorana, il violoncellista classico
Massimo Amfiteatrof, il batterista Enzo Restuccia, il
maestro Italo Cammarota e Vittorio De Scalzi, membro dei
New Trolls.
Veniamo a “Un chimico”? È la
storia di Trainor, il farmacista di Spoon River, così
razionale che non riesce a comprendere l'amore e il
sentimento che accoppia uomini e donne anzi ritiene
l'amore una sorta di gioco che alla fine porta più
dolore che gioia: “Da chimico un giorno avevo il potere.
Di sposar gli elementi e farli reagire. Ma gli uomini
mai mi riuscì di capire. Perché si combinassero
attraverso l'amore. Affidando ad un gioco la gioia e il
dolore. Guardate il sorriso, guardate il colore, come
giocan sul viso di chi cerca l'amore. Ma lo stesso
sorriso, lo stesso colore dove sono sul viso di chi ha
avuto l'amore?” D’altro canto riesce invece a capire le
unioni tra gli elementi chimici, motivo per cui non si è
mai innamorato o sposato: “Ma guardate l'idrogeno tacere
nel mare. Guardate l'ossigeno al suo fianco dormire.
Soltanto una legge che io riesco a capire. Ha potuto
sposarli senza farli scoppiare…”
Insomma il
chimico rimane chiuso nel suo mondo rassicurante…
Incapace di accettare la natura dei rapporti umani odia
l’imprevedibilità e l’ignoto rimanendo nella sua area di
conforto fatta di formule e leggi chimiche ossia si
rifugia in quelle operazioni che conosce e che può
prevedere, lui che “ha potuto sposare idrogeno e
ossigeno senza farli scoppiare”.
Ma il chimico
di De André ha anche paura… Il suo essere razionale è
solo una copertura, perché anche lui ha un’anima e non è
indifferente alle emozioni: “Primavera non bussa, lei
entra sicura. Come il fumo lei penetra in ogni fessura.
Ha le labbra di carne, i capelli di grano. Che paura,
che voglia che ti prenda per mano. Che paura, che voglia
che ti porti lontano…” Il Chimico oscilla tra il timore
e il desiderio di quella Primavera, spaventato dalla sua
indeterminatezza, ma attratto dalla potenza e dalla
vitalità della natura.
Quindi? Come la mettiamo
tra sentimento e razionalità? Nonostante la sua
ostinazione contro l’imponderabile e scegliendo di
rifugiarsi nell’unica cosa che conosce, ovvero la
chimica con la sua legge e il suo ordine: “Fui chimico
e, no, non mi volli sposare. Non sapevo con chi e chi
avrei generato…” il nostro chimico non si rende conto
che nella vita non è tutto controllabile e non sempre il
mondo gira attraverso ferree regole razionali per cui:
“Son morto in un esperimento sbagliato. Proprio come gli
idioti che muoion d'amore…” Ovvero la sua morte dimostra
che evitare e temere quella donna con i capelli di
grano, la sua Primavera, in poche parole l’emozione, non
è servito a nulla. Alla fine ha incontrato la morte per
mano delle stesse leggi che lo hanno fatto sempre
sentire al sicuro, anzi lo hanno tradito nella stessa
misura in cui avrebbe potuto farlo una persona amata.
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