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Adamo Bencivenga
In carne ed ossa 1
Siamo in un’elegante palazzina residenziale, una
coppia esce dall’ascensore, la donna sorregge l’uomo e a
fatica prende le chiavi. Apre la porta e l’uomo, sempre
aiutato dalla donna, entra in casa e si guarda intorno.
ERIC: “Questa sarebbe la casa dove
vivo?”
La donna poggia la piccola valigia su
una sedia nel grande ingresso vuoto. Si toglie foulard
ed occhiali neri. LAUREN: “Non
ti piace? Non è più di tuo gusto? Eppure ci abiti da
secoli!” ERIC: “Credevo fosse una
casa più vissuta.” LAUREN: “È
esattamente come l’hai sempre voluta!”
L’uomo
si guarda allo specchio. ERIC:
“Ma io sarei tuo marito?” LAUREN: “E
secondo te io porterei uno sconosciuto in casa?”
La donna ride rumorosamente aiutando l’uomo a togliersi
il soprabito. LAUREN: “Dai,
vieni qui fatti aiutare, alle volte sai, anche un uomo
tutto di un pezzo come te ha bisogno di una mano.”
ERIC: “Perché non ti è mai successo
portare a casa uno sconosciuto?” LAUREN:
“Non sopporto questo genere di rischi…” ERIC:
“Ma con me non rischi nulla, del resto sarei uno
sconosciuto inoffensivo e conciato molto male…”
LAUREN: “Senti… per dire il vero anche
con quella vistosa benda in testa sei un uomo a dir poco
affascinante!”
L’uomo emette un grosso
respiro e si tocca la grande ferita sulla fronte.
ERIC: “Piano, fai attenzione, mi fa un male cane…”
LAUREN: “Dai, non fare la vittima ti sei già ripreso… Il
primario ha detto…” ERIC: “Non dare retta a quello
che dicono i medici, io sento ancora un grande dolore e
una grande confusione in testa.” LAUREN: “Pensi che
ci sia qualcosa che si è spostato?” ERIC: “No, dico
che nulla è in ordine!” LAUREN: “Dai Eric smettila,
ti è sempre piaciuto fare la vittima! Come del resto
tutti gli uomini a questo mondo…” ERIC: “Dici che sto
fingendo per farmi coccolare?” LAUREN: “Dico che
sicuramente hai passato tempi peggiori… Vieni siediti
qui che ti coccolo, tanto tra moglie e marito è tutto
gratis.”
L’uomo si accomoda sull’ampio e
morbido divano di pelle nera nella grande sala da
pranzo. ERIC: “Quanto tempo è
trascorso dall’incidente?” LAUREN:
“Sei stato in ospedale esattamente ventidue giorni.
Praticamente un inferno per i medici e per le povere
infermiere.” ERIC: “Perché cosa
facevo?” LAUREN: “Eri sempre
smanioso e non ti andava mai bene niente. Non passava
giorno che non prendessi a male parole chiunque ti
capitasse a tiro.” ERIC: “Non
capisco perché i medici mi abbiano dimesso…”
LAUREN: “Perché la tua ferita sta decisamente
meglio.” ERIC: “Ma io non ricordo
nulla.” LAUREN: “Ecco appunto in
questi casi è meglio trascorrere la convalescenza in
casa, tra le tue cose e accanto a tua moglie. I medici
dicono che l’ambiente familiare ti aiuterà a ricordare.”
ERIC: “E tu ci credi?”
LAUREN: “Perché non dovrei?”
La
donna si siede accanto al marito sul divano.
ERIC: “Perché da ventidue giorni non è
successo assolutamente nulla.” LAUREN:
“Pensi sia nulla che ti abbiano considerato fuori
pericolo?” ERIC: “Non mi riferivo a
questo, ma al fatto che non ricordo nulla.”
LAUREN: “I medici ritengono che sia tutto
normale anche se ammettono che qualcosa della tua vita
recente avresti dovuto già ricordare.” ERIC:
“E invece nulla di nulla! Nella mia testa vedo solo
ombre.” LAUREN: “E tra le ombre?”
ERIC: “Altre ombre.” LAUREN:
“Ascolta davvero non ricordi nulla?” ERIC:
“Dai Lauren ne abbiamo già parlato, sono ricordi sfumati
della mia infanzia, dell’adolescenza, ma più vado avanti
negli anni e meno ricordo.” LAUREN:
“Niente di noi?” ERIC: “No. So che
sei mia moglie perché me lo hai detto tu!”
LAUREN: “Beh già è qualcosa, altrimenti non so
cosa tu avresti fatto considerandoti scapolo!”
ERIC: “Sarei stato uno smemorato
scapolo, non ci vedo tanta differenza.”
La
donna ride ancora. ERIC: “Ti
faccio ridere?” LAUREN: “Sei buffo.”
ERIC: “Perché buffo?” LAUREN:
“Perché sei diverso da prima.” ERIC:
“Più che buffo mi preoccupo. Pensa se non dovesse
ritornarmi la memoria…” LAUREN: “Mio
caro non devi abbatterti e neanche sforzarti, vedrai che
improvvisamente tutto si illuminerà.”
La
donna fa una pausa e poi riprende sospirando…
LAUREN: “Sempre che tu non voglia
rimanere in questo stato…” ERIC:
“Beh dipende…” LAUREN: “Da cosa?”
ERIC: “Non mi conosco, non riesco ad
immaginare quale razza di uomo sia stato…”
LAUREN: “Hai timore di essere stato un pessimo
uomo?” ERIC: “Se fosse così forse
sarebbe meglio non ricordare… Non credi?”
LAUREN: “Ti fidi di me Eric?” ERIC:
“Non ho alternative…” LAUREN:
“Allora ti dico che tutto sommato sei stato un bravo
marito, anche se un po’ troppo complicato.”
ERIC: “C’è differenza essere un bravo marito o
un bravo uomo…” LAUREN: “Ti ricordo
che sono tua moglie, dal mio punto di vista poco
cambia.”
Lui si volta verso di lei e la
guarda fisso negli occhi. ERIC:
“Comunque mi avrebbe fatto molto piacere conoscermi…”
LAUREN: “Se vuoi ti presento a te
stesso…” ERIC: “Piacere Eric, ti
presento Eric… È buffo no? LAUREN:
“Sì certo, ma in qualche modo devi pur conoscere il tuo
passato recente!” ERIC: “E perché
mai? Sto benissimo così! Grazie, ma non ne ho bisogno… e
se poi non mi piacessi? LAUREN: “Te
l’ho detto non hai nulla da temere.” ERIC:
“Non mi fido.” LAUREN: “Non ti fidi
del mio giudizio allora… se vuoi ti racconto e poi
decidi tu…” ERIC: “Eh no, perché
saresti tu a raccontare il mio passato… per quanto tu
sia onesta ognuno di noi vede la realtà a suo modo…”
LAUREN: “Ma abbiamo vissuto in simbiosi
per anni, non credo che sia tanto differente.”
ERIC: “Sì ok, ma sarà comunque una tua
percezione.” LAUREN: “È un rischio
che devi correre tesoro, perché una persona senza
passato è miseramente vuota.” ERIC:
“Una persona senza passato non ha condizionamenti!”
L’uomo ride toccandosi il viso ed accarezzandosi
la barba. ERIC: “Ho sempre
portato la barba?” LAUREN: “No, te
la sei fatta crescere ora in ospedale.” ERIC:
“Secondo te sto bene?” LAUREN: “Ti
preferisco senza. Ma la mia opinione poco conta.”
ERIC: “Perché mai? Non ti ascoltavo?”
LAUREN: “Dentro questa casa ero
l’ultima ad esprimere un parere.” ERIC:
“Come l’ultima? A quanto vedo siamo solo in due. Viveva
qualcun altro con noi?” LAUREN: “Di
reale nessuno, a parte qualche fantasma…”
ERIC: “Dici fantasmi della mia mente? Allora
ero un tipo nevrotico?”
L’uomo si guarda
intorno, come l’ingresso la sala è praticamente vuota a
parte il divano, la credenza, una tv e poco altro.
Niente soprammobili, niente foto, niente libri.
LAUREN: “Eppure mio caro ti eri molto
simpatico dato che non hai mai voluto riconoscere il tuo
cinismo.” ERIC: “Ah ecco, non
nevrotico, ma cinico! Vedi che non sono stato
assolutamente un bravo marito!” LAUREN:
“Se è per questo eri anche egocentrico ed egoista, ma
sai, tutti gli uomini lo sono, ovviamente chi più e chi
meno.” ERIC: “Più o meno?”
LAUREN: “Potrei dire meno per farti
piacere, ma sai bene che in ogni meno c’è sempre un
più.” ERIC: “Allora avevo ragione,
cinico… egocentrico… Praticamente un mostro, forse forse
è meglio non ricordare.” LAUREN: “A
cosa servirebbe? In fin dei conti l’amnesia cancella i
ricordi, mica la personalità…”
Un attimo di
pausa e poi la donna riprende. LAUREN:
“Quello che eri, sei, non si sfugge a questa logica!”
L’uomo continua a guardarsi intorno.
ERIC: “Da quanto tempo viviamo in
questa casa?” LAUREN: “Da sempre,
ovvero da quando ci siamo sposati.” ERIC:
“Entrando ho avuto una strana sensazione, come se non
fosse la mia.” LAUREN: “Eppure ti
piaceva molto. Lo consideravi il tuo regno e ci passavi
praticamente tutto il santo giorno senza mai uscire.”
ERIC: “La sento spersonalizzata, come
se fossero entrati dei ladri ed avessero rubato tutti i
miei effetti personali.” LAUREN:
“Credimi era il tuo rifugio! Sei sempre stato un
minimalista, non ci sono oggetti perché ami
l’essenziale. Il superfluo distrae, dicevi.”
L’uomo guarda la donna con aria dubbiosa.
ERIC: “Litigavamo spesso?”
LAUREN: “Abbastanza…” ERIC:
“I motivi?” LAUREN: “I tuoi scatti
d’ira erano proverbiali e non accettavi mai un
contraddittorio… Poi con me eri decisamente
insofferente!” ERIC: “Sì sì ho
capito che ero un mostro, ma volevo sapere i motivi
concreti dei nostri litigi.” LAUREN:
“I più disparati, ma non mi mettere in difficoltà, fammi
delle domande più precise se vuoi.” ERIC:
“Tu credi che attraverso le tue risposte io possa
riconoscermi?” LAUREN: “Te l’ho
detto prima. Non hai altra scelta…”
Lei
sorride. ERIC: “Ti trascuravo?”
LAUREN: “Come tutti i mariti…”
ERIC: “I mariti trascurano?”
LAUREN: “Sono distratti.”
ERIC: “Ero geloso?” LAUREN:
“No, ti fidavi di me e a me faceva molto piacere perché
non sono capace di combattere contro i sospetti.”
ERIC: “Ok non ero geloso, e tu te ne
approfittavi?” LAUREN: “In che
senso?” ERIC: “Tu eri fedele?”
LAUREN: “Perché mi fai questa domanda?”
ERIC: “Sei una bellissima donna… Prima
entrando in casa ti osservavo e mi chiedevo: - Ma
davvero questa splendida donna con questo sedere da
favola è mia moglie? -” LAUREN: Tu
non ti smentisci mai, neanche dopo una lunga degenza a
quanto vedo.” ERIC: “Comunque sei
bellissima.” LAUREN: “Sei davvero
cambiato sai…” ERIC: “Perché?”
LAUREN: “Perché nella tua precedente
vita non mi avresti mai fatto un complimento del
genere.” ERIC: “Ma tu sei bella
davvero!” LAUREN: “Cosa c’entra
questo?” ERIC: “Nulla, e tra l’altro
sei ancora giovane… LAUREN: “Non
sono giovane.” ERIC: “Guardandoti
bene credo ci sia una bella differenza di età tra noi…
Sai penso veramente che sia meglio non ricordare… non
vorrei scoprire degli altarini fastidiosi…”
LAUREN: “Quindi secondo te una donna bella e
relativamente giovane deve per forza tradire suo
marito?” ERIC: “È un presupposto,
poi ovvio ci sono altre condizioni tipo non sopportare
il proprio marito e conoscere un altro uomo più
interessante!” LAUREN: “Comunque
l’età è relativa. Non si può essere giovani quando
scopri che ci sono donne più giovani di te, che oltre
tutto non invecchiano mai e ciliegina sulla torta sono
fatte ad immagine e somiglianza di chi le desidera.”
ERIC: “Cosa vuoi dire?”
LAUREN: “Nulla. Lasciamo perdere.”
ERIC: “Quindi ero io l’infedele?”
LAUREN: “Lo eri e non lo eri.” ERIC:
“Ok ho capito ti disturbava che guardavo donne più
giovani di te… Sì ma comunque anche quelle invecchiano…”
LAUREN: “No, non ho detto questo. Tu le
guardavi tutte indistintamente, giovani e vecchie, ma
dicevi che ti serviva ammirarle per il tuo lavoro.”
ERIC: “Quindi ci ho preso, non ero
fedele!” LAUREN: “Tu eri fedele solo
a te stesso… e alla tua fantasia creativa.”
La donna si alza e prende due calici dalla bella
credenza smaltata di nero e una bottiglia di vino rosso.
LAUREN: “Eri sempre in casa, per
tradirmi nel vero senso della parola avresti dovuto
avere il dono dell’ubiquità.” ERIC:
“Ah ok questo mi consola, mostro sì, ma poi non più di
tanto!”
L’uomo cerca invano con gli occhi
qualcosa che in qualche modo possa appartenergli, ma
nulla. Poi si alza e fa il giro delle stanze.
Effettivamente è una bella casa ampia, un attico al
centro della città, ma desolatamente spoglia. Torna
nella sala e si siede di nuovo sul divano.
ERIC: “A proposito che lavoro facevo?”
LAUREN: “Scrivi romanzi erotici.”
ERIC: “Quindi sono una scrittore…
Famoso?” LAUREN: “Beh il campo è
molto particolare, diciamo che ti guadagnavi degnamente
da vivere.” ERIC: “Erotici o porno?
LAUREN: “Decisamente erotici, non
descrivi mai una situazione di sesso in assenza di un
forte pathos, un coinvolgimento d’amore o d’anima.
ERIC: “Dove sono i miei libri? La
libreria è vuota!” LAUREN: “Ah non
ci sono, non hai mai voluto tenerli in casa e mai hai
voluto rileggere qualcosa di già pubblicato. Dicevi che
un libro, una volta scritto, non era più tuo, ma che
apparteneva al mondo intero.” ERIC:
“Ragionamento contorto, però ora voglio leggerne almeno
uno, così mi faccio un’idea di com’ero.”
LAUREN: “Non credo sia il caso ora…”
La donna porge uno dei due calici colmi di vino al
marito, poi vuota il suo tutto d’un fiato.
ERIC: “Bevevo?” LAUREN:
“Sì molto…” ERIC: “Non quanto te
comunque.”
L’uomo indica il bicchiere già
vuoto della moglie. Lei non risponde, anzi afferra la
bottiglia riempiendosi di nuovo il calice fino all’orlo.
ERIC: “Tu lavori?” LAUREN:
“Mi occupo di antiquariato.” ERIC:
“Hai un negozio?” LAUREN: “Sì a due
isolati da qui.” ERIC: “Guadagni
bene?” LAUREN: “Non quanto te!”
ERIC: “Sei laureata?” LAUREN:
“Sì, in Storia Antica, tu non hai mai voluto prendere la
laurea, dicevi che erano cose da borghesi. Che era solo
un pezzo di carta e che tanto sapevi guadagnare i soldi
in altro modo… qualunque cosa avessi fatto.”
ERIC: “Quindi non avevamo problemi di soldi…”
LAUREN: “Direi proprio di no.”
Rimangono qualche minuto in silenzio sorseggiando
insieme il vino rosso. ERIC:
“Abbiamo figli?” LAUREN: “No.”
ERIC: “Perché?” LAUREN:
“Non abbiamo mai voluto marmocchi per casa. Siamo sempre
stati troppo occupati ad accudire i nostri interessi
personali più che occuparci di eventuali figli e
comunque tu hai sempre odiato i bambini.”
ERIC: “E tu?” LAUREN: “Mi
sono adeguata.” ERIC: “Ma i bambini
saldano la vita di coppia…” LAUREN:
“Eri troppo preso da te stesso, a quanto ricordo non ti
sei mai fatto questo tipo di domande.” ERIC:
“Quindi trascuravamo la nostra vita insieme?”
LAUREN: “E secondo te perché abbiamo
resistito così a lungo?” ERIC: “Da
quanto tempo siamo sposati?” LAUREN:
“Da oltre vent’anni.” ERIC: “Tanto!
Quindi mi vuoi dire che il toccasana è stato quello di
fare vite separate e non avere figli?” LAUREN:
“Non ho detto questo… Diciamo che il tuo lavoro era
troppo importante e per noi rimaneva sempre poco tempo.”
ERIC: “Cinico ed egoista... Era il
minimo…” LAUREN: “Dai non fissarti
sulle deduzioni, eri semplicemente un normalissimo
marito.” ERIC: “Non è un
complimento.” LAUREN: “Perché no? In
fin dei conti ho detto marito mica uomo!”
ERIC: “Sarò stato anche normale, ma dalle tue
parole mi sembra di essere l’unico responsabile della
mancanza di figli.” LAUREN: “Ma per
me non è mai stato un problema quello dei figli, ci
siamo goduti la vita! Comunque ho parlato al plurale!
Sai cosa credo? Che l’incidente ti abbia reso più
cosciente, ma anche un pochino tanto permaloso.”
ERIC: “Ed io sto scoprendo invece dei
dettagli inquietanti. Forse davvero sarebbe meglio non
ricordare…” LAUREN: “Ti ripeto
l’amnesia cancella i ricordi, ma non il carattere di una
persona! Per cui quello che sei stato sei…
indipendentemente dalla memoria…” ERIC:
“Appunto, per me sarebbe meglio non ricordare… In questo
momento ho più paura di guardare indietro che avanti! Ho
il terrore di avere molti più difetti di quanti tu me ne
abbia già snocciolati.” LAUREN: “Hai
voluto che fossi sincera…” ERIC: “Ed
invece credo il contrario ovvero che tu mi stia
indorando la pillola.” LAUREN: “Oh
no, no mio caro, tu non hai solo difetti, quando vuoi
sai essere un uomo meraviglioso e il tuo essere piace
molto alle donne.” ERIC: “Come mai?”
LAUREN: “Tu sei un impasto di fascino
maschile e femminile, ami commentare i vestiti delle
altre donne, le loro acconciature, adori la loro
lingerie al punto che avresti voluto essere donna per
indossarla, e poi fare shopping, girare per vetrine,
cucinare, lasciarti andare a pettegolezzi e fare
conversazioni brillanti davanti ad una tazza bollente di
thè…” ERIC: “Poi questa… Il mio
istinto dice che non è vero! Allora davvero ho
dimenticato tutto! In realtà sai cosa ti dico? Che mi
sento più a mio agio nei panni del cinico, egoista ed
insofferente che in quelli dell’effemminato!”
LAUREN: “Ma io non ho detto che sei
effeminato… anzi ti piacciono così tanto le donne che
adori adagiarti nel loro mondo.” ERIC:
“Ma ne sei sicura?” LAUREN: “I
medici hanno detto che queste conversazioni ti
aiuteranno a ricordare.” ERIC: “Beh
io sto solo ascoltando, sei tu in caso che ricordi e
chissà se è tutto giusto quello che dici.”
LAUREN: “Perché dovrei mentirti?”
ERIC: “Non credo che tu stia dicendo bugie,
dico solo che avverto qualche contraddizione nelle tue
parole!” LAUREN: “Non c’è nulla di
contraddittorio in quello che dico, il fatto è che un
uomo è molto più complesso di quanto si immagini e tu ne
sei l’esempio.” ERIC: “Ok scusa, in
fondo mi incuriosisce approfondire questo aspetto di
me…” LAUREN: “Il tuo egocentrismo
come vedi sta venendo fuori…” ERIC:
“Anche sessualmente rappresentavo i due sessi?”
LAUREN: “Oh no, sia mai, a letto eri
maschio e virile anche se un po’ cervellotico.”
ERIC: “Cosa intendi per cervellotico?”
LAUREN: “Quello che ho detto! Ti piace
pensare quando fai l’amore. Usi molto la fantasia…
Immedesimarti in giochi di ruolo. Ti piace inventare ed
i tuoi orgasmi sono piuttosto mentali che fisici…”
ERIC: “Dai fammi un esempio.”
LAUREN: “No, no, questo è meglio che
non te lo ricordi.” ERIC: “Allora è
vero che stai cercando di plasmarmi… ossia di farmi
ricordare solo ciò che a te fa piacere che io ricordi…
come la storia dell’effemminato!”
L’uomo ride
e poi riprende… ERIC: “Sai cosa
penso? Che a te sarebbe piaciuto un uomo di quel tipo ed
ora stai soltanto approfittando della situazione…”
LAUREN: “Ti ho detto che sto cercando
di essere oggettivamente onesta. E lo sai anche tu che
sarà un percorso molto lungo.” ERIC:
“Non parlarmi da medico ti prego.” LAUREN:
“Ma quale medico? Ti ricordo che in quanto moglie solo
io ti conosco a fondo.” ERIC: “Ora
come ora, per quanto mi riguarda, badante, infermiera o
moglie poco mi cambia.” LAUREN: “Mi
spiace mio caro, ma sono a tutti gli effetti tua
moglie.” ERIC: “Allora dai, dimmi,
mi incuriosisce e non poco sapere sui miei orgasmi
mentali.”
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Photo
Adam Allen
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
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