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RACCONTI D'AUTORE
STORIE VERE
Un’esperienza unica
“Aveva un culo che parlava…”
Diceva Stefano Rosso nella sua meravigliosa “Lily del
West”… E in effetti quando vidi Giulia per la prima
volta ripensai a quella canzone. Eravamo in un locale
con altre persone, lei era un’amica di mio cugino
Raffaele, iniziammo a parlare, ma non le prestai molta
attenzione fino a quando scese in pista e la vidi
ballare. Appariscente al punto giusto, morbida ma non
grassa, si muoveva così sensualmente che passai tutta la
serata ad ammirarla. Mio cugino che aveva quindici anni
più di me ed era sposato, non ci aveva perso di vista un
attimo e quando si avvicinò con fare ammiccante mi
disse: “Provaci, che ci sta!” Gli chiesi come mai fosse
così sicuro e lui mi rispose: “La conosco!”
E in
effetti andò proprio così. Una settimana dopo ci
mettemmo insieme. Giulia era del nord ed era venuta a
Roma per fare delle supplenze in una scuola media e sin
dall’inizio rimasi letteralmente colpito dal suo modo di
fare e dal suo modo di affrontare la vita senza
inibizioni. Aveva perso i genitori sin da piccola e fino
ad allora aveva vissuto con la nonna, ma da quando si
era trasferita a Roma aveva solo tanta voglia di
indipendenza. Insomma pur conoscendo poco di lei ero
così rapito dalla sua bellezza e da quella mentalità
diversa da tutte le ragazze che avevo avuto finora, che
tre mesi dopo ci sposammo.
Anche al letto era
una persona fuori dalle righe, mai stanca e mai
svogliata durante i nostri rapporti sessuali le piaceva
giocare con la fantasia inventando giochi di ruolo e non
trascurando di vestirsi decisamente sexy. Avevo trovato
davvero l’anima gemella e a poco a poco il suo
entusiasmo mi travolse sentendomi libero di provare ogni
sorta di trasgressione. In una delle nostre serate
bollenti causalmente parlando per ipotesi immaginammo
una terza persona nel nostro letto. Beh sì era un mio
pensiero ricorrente, ma mai avevo osato con altre donne
aprirmi fino a quel punto. Ma fu lei che ammiccando mi
disse: “E se ora tu mi guardassi mentre faccio l’amore
con un altro?” Accaldato come non mai accettai quella
sfida e lasciando a briglia sciolte i miei desideri mi
eccitai così tanto che alla fine le confessai che avevo
provato delle sensazioni incredibili e che non mi
sarebbe dispiaciuto se lei mi avesse realmente tradito:
“Sì, amore, fammi cornuto, sento che con te potrei
provare realmente qualcosa di unico ed i brividi della
gelosia sono talmente afrodisiaci che esploderei
all’istante.” Ovviamente aggiunsi subito dopo:
“L’importante è essere trasparenti e raccontarci tutto.”
Certo la complicità era alla base del rapporto e a parer
mio l’elemento essenziale per non sentirmi tradito.
Eccitati da quel gioco continuammo a ripeterlo in
ogni nostro momento intimo e sul filo di una lama di
rasoio immaginavamo situazioni sempre più trasgressive,
ma una volta sfogati i nostri istinti, alla fine del
rapporto, lei puntualmente mi confessava che mai avrebbe
avuto il coraggio di mettere in pratica le nostre
fantasie: “Mi vergogno! Non farei mai l’amore con uno
sconosciuto! No! Con uno sconosciuto, mai!”
Beh
sì entrambi sapevamo benissimo che in quel tipo di
situazioni si sa da dove si inizia, ma non si può
prevedere dove si finisca per cui ci limitavamo a far
galoppare le nostre fantasie e alle volte a raccontarci
le nostre esperienze passate sfidandoci nel gioco della
verità.
In uno di quei racconti Giulia mi
confessò che con mio cugino aveva avuto una storia
diversi anni prima che arrivasse a Roma. In effetti
Raffaele, professore di Matematica, per tre anni aveva
soggiornato al Nord per lavoro. Lei al tempo era una sua
allieva di quinta liceo e non sopportando la materia
aveva chiesto aiuto al professore così che lui si era
offerto di darle qualche lezione. Durante quelle
ripetizioni a casa della nonna le equazioni di primo e
secondo grado lasciarono ben presto il posto ad altro
tipo di funzioni tanto che nella stanza di Giulia si
sentiva spesso il letto cigolare. Insomma per quasi un
anno avevano fatto l’amore e lei manco a dirlo fu
promossa a pieni voti.
Rimasi sconcertato da quel
racconto, provai dei forti brividi di gelosia, ma invece
di incazzarmi per il fatto che non ne avevo mai saputo
nulla, la mia reazione fu sorprendente! Ad ogni sua
parola sentivo l’eccitazione crescere al punto che,
impazzito dalla voglia, la presi a ripetizione per tutta
la notte senza darle un attimo di respiro. Quando l’alba
ci sorprese esausti nel nostro letto matrimoniale non ci
fu bisogno di ulteriori spiegazioni. Mi disse
semplicemente: “Tesoro non ti ho mai sentito così
meravigliosamente maschio!”
Già anche lei si
stava convincendo quale effetto mi facesse pensarla tra
le braccia di un altro e durante quella settimana pensai
spesso a quello che mi aveva raccontato reclamandola
ogni sera. Alla fine mi venne la geniale idea di dirle:
“Ok, mi hai sempre detto che non lo faresti mai con uno
sconosciuto, e se mettessimo in pratica le nostre
fantasie con un tizio che conosci?” Lei immediatamente
rispose: “Stai pensando a Raffaele per caso?” Eravamo in
sala da pranzo, lei indossava un vestito leggerissimo e
trasparente che le metteva in risalto le sue armoniose
forme. Le risposi: “Ora vorrei essere lui… guardarti con
i suoi occhi!” E lei: “Tu sei pazzo!” Ridemmo per
l’imbarazzo, ma soprattutto perché entrambi ritenevamo
la cosa fattibile.
Sempre quella sera le chiesi
come mai si fossero lasciati e seppi che la loro
relazione si era interrotta bruscamente quando lui si
era trasferito di nuovo a Roma, ma Giulia non aveva mai
accettato la fine di quel rapporto tanto che quando le
capitò la possibilità di trasferirsi a Roma per lavoro
non si fece scappare l’occasione. Poi però quando seppe
che il bel professore si era nel frattempo sposato non
lo volle più vedere: “Sai, quella volta in quel locale,
quando io e te ci siamo conosciuti, era la prima volta
che lo rivedevo.” Qualcosa non mi
quadrava per cui le chiesi di dirmi tutta la verità e
se a Roma fossero stati insieme. A quel punto mi confidò
che lui prima che noi ci mettessimo insieme l’aveva
chiamata più volte, si erano anche incontrati
segretamente, ma lei aveva sempre rifiutato qualsiasi
approccio.
Come non potevo crederle? Rinfrancato
dalle sue parole qualche giorno dopo le chiesi a
bruciapelo: “Come ti vestivi per lui?” Lei rispose con
una domanda: “Non mi dire che hai già organizzato?” Poi
ammiccando una posa sexy mi disse: “Comunque lui adora i
vestiti aderenti e scollati che mettono in risalto le
forme e soprattutto i tacchi alti.” Annui: “Sabato sera
vestiti così.” Poi aggiunsi: “Sabato sua moglie è fuori
città per un convegno per cui ho colto l’occasione e
l’ho invitato a cena. Durante la serata mi inventerò un
mal di testa improvviso e vi lascerò soli qui in sala.
Se tutto andrà come deve andare andrò a distendermi in
camera da letto lasciando la porta socchiusa.” Lei
sorrise: “Hai previsto tutto vero. Da lì avrai un’ottima
visuale!”
Poi le chiesi: “Te la senti?” Mi fissò
negli occhi: “Dovrei essere io a farti questa domanda.
Per quanto mi riguarda il mio desiderio è solo quello di
farti felice!” La strinsi a me: “Amore, da quando ho
realizzato che questa cosa è più che fattibile non sto
più nella pelle!” Passammo quei due giorni tra alti e
bassi, entrambi emozionati non facemmo l’amore e la
notte, mano nella mano, facevamo fatica ad
addormentarci.
Quando finalmente venne sabato,
pieni di adrenalina, ci promettemmo di non fallire e che
tutto dovesse andare come previsto. Ricorderò per sempre
quel giorno! Durante il pomeriggio Giulia passò diverse
ore in bagno e quando la vidi mi venne immediatamente
voglia di fare l’amore. Lei altezzosa mi rispose: “No,
mio caro, adesso no! Oggi si guarda e non si tocca!” Era
uno schianto! Tubino nero scollato e aderente con uno
spacco laterale che giocava col bordo di pizzo della
calza, un paio di scarpe rosse con il tacco alto e
sottile comprate per l’occasione.
Mi stavo quasi
pentendo di quella scelta, più volte pensai di fare
mancia indietro pensando a quanto fosse assurdo
concedere la mia donna al piacere di un altro uomo.
M’interrogai più volte su cosa significasse per me
identificarmi con l’altro e vederla godere.
Incredibilmente mi risposi che sotto sotto era un modo
per sentirla ancora più mia e scacciare definitivamente
quell’insicurezza balzata prepotentemente nella mia
testa dopo che avevo saputo della loro relazione.
Nello stesso tempo però sentivo il bisogno di farle
sapere quanto l’amassi. “Giulia ti amo! Stasera vorrei
averti tutta per me. Mi avvicinai di nuovo, ma lei mi
disse: “Dai non fare il bimbo e mi raccomando devi
essere credibile quando fingerai di non sentirti bene.
Al resto ci penso io!” Era ormai entrata nella parte e
niente e nessuno a quel punto l’avrebbe potuta
distoglierla.
Raffaele si presentò alle otto in
punto in perfetto orario con una bottiglia di un buon
vino rosso d’annata e un vassoio di pasticcini. Durante
la cena ebbe occhi solo per lei. Giulia ovviamente non
esitò a mostrarsi nel pieno della sua femminilità
ammiccando pose sensuali da vera femme fatale. Pur
sforzandoci di essere conviviali e scanzonati si sentiva
nell’aria qualcosa di diverso, i loro sguardi si
incrociarono spesso e Giulia non esitò a mostrare tutta
la sua esuberanza femminile.
Il top fu quando
finita la cena, Giulia si accomodò, con un calice di
vino rosso in mano, sul divano e il bordo malizioso
dell’autoreggente si prese di colpo tutta la scena. In
quel preciso momento vidi Raffaele sudare copiosamente e
sapendo bene che effetto gli facesse quella donna non
ebbi dubbi su cosa stesse pensando. In fin dei conti
Giulia era la moglie di suo cugino per cui immaginavo le
sue lotte interiori e la difficoltà a scacciare quei
pensieri. Ma nonostante quei dubbi non resistette e
disse: “Sei bellissima Giulia! Più passa il tempo e più
diventi una donna affascinante!” Mia moglie colse
l’attimo e da vera attrice rispose: “Sei sempre stato un
tombeur de femme e vedo che non sei cambiato.” Lui
sempre più sopra le righe replicò: “Non scherzo, sei
stupenda e penso che mio cugino sposandoti abbia vinto
alla lotteria.”
Beh era il momento di passare
all’attacco. Mi alzai, accusai un forte mal di testa e
scusandomi con Raffaele dissi: “Credo di avere qualche
linea di febbre, vi dispiace se vado dieci minuti a
riposarmi?” Ovvio che non gli dispiaceva affatto, ma per
pura cortesia Raffaele si alzò dopo di me dicendo che si
era fatto tardi e sarebbe andato a casa.” A quel punto
intervenne tempestivamente Giulia. “Dai Raffaele, rimani
ancora cinque minuti, fammi finire il vino e poi ti
lascio andare.” A quel punto salutai mio cugino e mi
congedai.
Dalla porta semichiusa non persi
neanche una parola della loro conversazione: “Giulia mi
fai impazzire, sei più bella di prima!” E lei: “Sei un
perfetto adulatore! Ora non sono più come un tempo.
Guarda, ho anche qualche smagliatura, guarda le cosce,
vedi? Non son più, cosi belle!” Così dicendo sollevò il
vestito e lui visibilmente eccitato disse: “Te lo giuro.
A casa di tua nonna eri solo una ragazzina carina ora
sei una splendida donna!” E lei: “Guarda che mi ci fai
credere!”
Raffaele a quel punto si andò a sedere
sul divano accanto a lei. Non so se credesse fattibile
la cosa, ma per tenere alta la tensione le disse che
ricordava con piacere i loro momenti intimi: “Ti
piacerebbe tornare a quei tempi?” Lei sviò la domanda
diretta: “Ora sono sposata.” Ma poi facendogli capire
che aveva notato il rigonfio dei pantaloni sussurrò:
“Non credo che ti interessi molto il fatto che sia la
moglie di tuo cugino…” Sorrisero entrambi.
Ecco
pensai che quello fosse il momento, ma chiaramente la
mossa toccava a Giulia perché Raffaele mai e poi mai,
con me nell’altra stanza, avrebbe preso l’iniziativa. E
così fu! Giulia era ormai nella parte e disse: “Vuoi
toccare con mano la smagliatura e renderti conto che non
sono più quella di un tempo?” Lui non se lo fece
ripetere, ma subito dopo esitò: “Con tuo marito in
casa?” Lei lo rassicurò immediatamente: “Tranquillo, lo
conosco, si sarà già addormentato.”
Da quella
posizione, nascosto nella penombra, vidi distintamente
la mano di mio cugino salire lungo la coscia di mia
moglie e stringere il suo piacere attraverso le
mutandine. Ero in estasi, mai e poi mai avevo provato
sensazioni simili. Lei emise un piccolo gemito e lui:
“Guarda come mi hai fatto eccitare!” Così dicendo si
slacciò i pantaloni esortandola a non trascurarlo.
Da lì in poi fu un susseguirsi di immagini e parole
che alimentavano a dismisura i miei sensi. Ad ogni
gemito mi sentivo sempre più leggero, ad ogni immagine
volavo verso quel Paradiso che inconsciamente avevo
sempre desiderato. Non erano i singoli dettagli ad
eccitarmi, non era quella mano di lui, quei baci di lei,
ma quel flusso continuo di sensazioni che mi disarmarono
completamente. Certo sì l’immagine di lei disponibile e
di lui che si saziava ad ogni centimetro di quel
meraviglioso corpo
mi eccitarono al punto che ebbi un orgasmo spontaneo.
E il piacere era così forte che non pensavo
minimamente di recitare un ruolo passivo, anzi era come
se loro obbedissero ai miei ordini, ai miei desideri che
indovinavano perfettamente quello che sarebbe successo
un momento dopo. E un momento dopo successe
l’inevitabile, lui le tolse le mutandine e lei distesa
sotto di lui lo accolse tra le sue gambe senza alcun
indugio al punto che, in estasi, venne ripetutamente
emettendo gemiti che a poco a poco si trasformarono in
vere e propria urla di piacere, così forti che non avrei
potuto non sentirle o non essermi svegliato.
Raffaele, preoccupato per la mia presenza, dapprima
cercò di tapparle la bocca, ma continuando Giulia a
reclamarlo e a gridare, si fermò di colpo rimanendo per
un attimo interdetto. Dopo alcuni secondi, vedendo la
porta socchiusa, realizzò e fu automatico per lui
sentirsi usato, indovinare che non avevo affatto la
febbre e che era stato tutto organizzato. Si vestì in
fretta e senza dire una parola uscì dalla nostra casa.
Da quel giorno non ci vedemmo più.
Giulia venne
in camera da letto e ancora eccitata si scusò per
essersi fatta scoprire. Pieno d’amore la ringraziai e la
strinsi a me baciando ogni parte del suo corpo
soprattutto dove un attimo prima aveva accolto un altro
uomo. Le dissi che quelle urla per me avevano
significato tanto perché erano state vere e reali e lei,
genuina fino alla fine, non aveva affatto finto.
Semplicemente le sussurrai: “Amore ti amo!”
La
sentii così mia che non le chiesi mai più altre prove.
Quell’esperienza era stata così unica e coinvolgente che
ogni altra replica sarebbe stata solo una brutta copia.
Ancora oggi dopo tanti anni quando facciamo l’amore
ripensiamo a quella volta, infarcendola di particolari
mai vissuti, ma vivi nella nostra mente. Beh sì
avevo perso un cugino, ma avevo guadagnato la donna
della mia vita!
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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