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RACCONTI D'AUTORE
Amiche inseparabili
Stefania è la mia migliore amica da sempre! Ci conosciamo dalle
elementari e sempre vicine di casa abbiamo frequentato il liceo
nella stessa classe, sedute nello stesso banco. Poi per non
separarci ci siamo iscritte alla stessa facoltà di lettere alla
Sapienza di Roma. Ci siamo fidanzate nello stesso periodo, mese più
mese meno, con due compagni di università e laureate lo stesso
giorno.
Stefania è la mia
migliore amica da sempre! Ci conosciamo dalle elementari
e sempre vicine di casa abbiamo frequentato il liceo
nella stessa classe, sedute nello stesso banco. Poi per
non separarci ci siamo iscritte alla stessa facoltà di
lettere alla Sapienza di Roma. Ci siamo fidanzate nello
stesso periodo, mese più mese meno, con due compagni di
università e laureate lo stesso giorno. Solo a quel
punto le nostre vite hanno preso strade diverse, lei
impiegata di banca ed io professoressa di lettere, ma
siamo rimaste sempre in contatto. Per non farci mancare
nulla lei mi ha fatto da testimone alle mie nozze e
altrettanto ho fatto io con lei.
Poi abbiamo
continuato a vederci una volta a settimana, di solito
andando a mangiare una pizza assieme e durante queste
serate ci confidavamo di tutto anche le cose intime e
soprattutto i problemi e le incomprensioni che
incontravamo nei nostri rispettivi matrimoni. Beh in
realtà io non avevo molto da dire, la mia vita di coppia
era abbastanza tranquilla, anche se non erano ancora
arrivati figli, ma con mio marito il rapporto andava a
gonfie vele. Lui era ed è un ragazzo d’oro, sempre
disponibile non mi faceva mancare nulla, mai uno
screzio, mai mi sono sentita trascurata o non
desiderata. L’intesa sessuale tra noi era perfetta anche
se metodica. Insomma tutto ok.
Poi però le cose
sono cambiate quando una sera Stefania mi ha confessato
di avere sua liaison segreta con Giovanni, il suo capo.
Fino ad allora la mia vita era scivolata liscia come un
lungo e piatto fiume tranquillo. Dal mio matrimonio
erano passati circa sette anni ed a 35 anni appena
compiuti mi reputavo una donna abbastanza piacente ed
anche spesso corteggiata, tanto che non mi erano mancate
occasioni, ma le proposte più o meno esplicite le avevo
sempre rimandate al mittente. Insomma nessun pensiero di
tradimento e mai nessuna voglia di scappatella. Però,
senza volerlo e senza che lo desiderassi, quella
confessione, non so spiegare come, mi aveva tolto parte
del mio equilibrio tanto che avevo notato di avere nei
confronti della storia di Stefania una curiosità quasi
morbosa, e questo mi spaventava e non poco!
Era
una specie di inquietudine che mi tormentava
specialmente durante la notte quando ripensavo ai suoi
racconti. Lei descriveva il suo rapporto come un
qualcosa di meraviglioso e paradisiaco che le aveva
cambiato la vita con tanto di fughe romantiche in
macchina verso il lago, quelle camere di albergo dove
trascorrevano le loro ore intime, i ritagli brevi per un
solo bacio passionale, le scuse che inventava con il
marito per non farlo insospettire. Ed io ascoltandola
rimanevo letteralmente incantata quando mi diceva di
sentirsi una vera femmina descrivendo minuziosamente le
sue gonne corte, le scarpe col tacco alto, il trucco e
la lingerie rigorosamente nera indossata esclusivamente
per lui nei loro momenti d’amore. Quando però le
avevo chiesto quali fossero le sue intenzioni e se fosse
una cosa seria, lei sorprendentemente mi aveva risposto
che era solo un diversivo, che non ne era affatto
innamorata di lui e che il loro rapporto era
estremamente libero tanto che lei faceva regolarmente
l’amore con suo marito e l’altro, separato e single,
aveva rapporti anche con altre donne.
Nella mia
vita, tutta fatta di baci Perugina, mai avevo pensato ad
una situazione simile, anzi ero convinta che il sesso
non poteva prescindere dall’amore credendo che quel tipo
di situazioni capitassero solo a persone disoneste o
quanto meno inaffidabili, ma Stefania era sempre stata
una persona buona con i suoi valori morali e le sue
certezze. Ogni volta mi ripeteva quanto amasse suo
marito e che l’amore che provava per lui non era affatto
scalfito da quella relazione clandestina. Mi ripeteva
che era semplicemente una ciliegina sulla torta, un
compendio, un qualcosa in più a cui non poteva fare a
meno, anzi secondo lei quell’incontro aveva reso più
solido il suo matrimonio appianando tutte le difficolta
tipiche della convivenza.
Insomma quella
confessione era stata per me come un sasso scagliato
violentemente sulla superficie di un lago piatto e la
cosa che mi preoccupava di più era che, da quando avevo
saputo della sua relazione, avevo iniziato a fare
pensieri strani, sogni confusi durante i quali facevo
l’amore con un altro uomo e mi svegliavo di soprassalto
tutta sudata con le braccia strette intorno al collo di
mio marito. Ma poi le cose cambiarono e iniziai a
pensarci fuori dal sogno. Il più delle volte mi capitava
di immaginarmi situazioni in cui uno sconosciuto mi
prendeva senza permesso in condizioni improbabili.
Mio marito notando questo cambiamento più volte mi
aveva chiesto di queste mie reazioni insolite a cui
ovviamente non rispondevo, anzi a volte mi chiedevo se
mi mancasse qualcosa e se il decorso della mia vita
fosse davvero quello che avevo sempre desiderato: “Se
tradissi sarei più felice? Mi sentirei più donna? Una
sola volta o tante? Poi sarei in grado di dimenticarlo o
diventerebbe una dipendenza?”
Ripensavo spesso
alle parole della mia amica, ossia che per essere
veramente femmine le donne hanno bisogno di un maschio
passionale che le desideri ardentemente più volte al
giorno. Questa cosa mi aveva presa così tanto che
aspettavo con ansia la nostra pizza settimanale per
conoscere ogni tipo di dettaglio. Insomma vivevo tramite
lei le mie emozioni e puntualmente Stefania non si
tirava indietro descrivendomi per filo e per segno i
suoi momenti d’amore e i suoi stati d’animo d’amante,
dicendomi quanto fosse intensa l’emozione che provava
soprattutto per il poco tempo a disposizione, per la
paura di essere scoperti e per la qualità del sesso con
l’amante sicuramente più peccaminoso e trasgressivo.
In questo strano stato d’animo, anche se convinta di
essere soddisfatta sessualmente, l’amore con mio marito
ne aveva risentito al punto che facevo di tutto per non
farmi accorgere, ma sinceramente in quei momenti pensavo
ad altro e soprattutto mi veniva sempre in mente la
scena della toilette del ristorante fuori Roma dove
Stefania aveva fatto l’amore col suo amante. “Ti rendo
conto?” Mi chiedevo. “Essere così desiderata da non
poter aspettare un secondo di più!” Era più forte di me,
per settimane avevo cercato di scacciare quei pensieri,
ma alla fine come diceva Oscar Wilde mi ero convinta che
per liberarsi da una tentazione l’unico modo era
cedervi.
Fin qui tutte le premesse necessarie,
le scuse ed i pretesti, ma oramai dentro me avevo deciso
ed aspettavo solo la prossima pizza per dire a Stefania
cosa mi stesse realmente succedendo sapendo benissimo
che lei mi avrebbe spinto a farlo. Già sentivo le sue
parole: “Finalmente ti sei decisa! La vita è una sola e
bisogna viverla a fondo, lasciarsi travolgere dalle
emozioni, mantenendo intatta la facciata!” Forse sì,
aveva ragione lei, dovevo vivere senza remore la mia
passione, ma nel contempo mi serviva un uomo come il suo
Giovanni, un uomo che non si innamorasse di me, che mi
rendesse le cose semplici, che sapesse come comportarsi
con una donna sposata e nel contempo che sapesse
mantenere un segreto.
Quindi, superando tutti i
miei scrupoli di coscienza, mi confidai con lei in una
delle nostre solite cene. Stefania sorridendo mi aveva
risposto: “Di Giovanni c’è solo Giovanni, mia cara!” Poi
prendendo il telefono e fiera di se stessa mi aveva
fatto vedere delle foto di lui: viso scavato, occhi
profondi, sguardo malizioso: “È bellissimo!” Dissi
istintivamente aggiungendo: “Sei gelosa?” No affatto,
lei non era gelosa e Giovanni era solo il suo passatempo
preferito, una specie di giocattolo. Mi disse: “Ricordi
quando da piccole ci scambiavamo le bambole?” E l’unica
sua condizione fu quella di mantenere il nostro segreto
e non far sapere nulla a lui, per cui mi diede il suo
profilo Instagram dicendomi di contattarlo autonomamente
e senza mai far cenno che fossimo amiche.
La sera
stessa, tornata a casa, con mio marito che dormiva
accanto, misi dei like su alcune sue foto al mare in
compagnia di belle ragazze e dopo qualche minuto
ricevetti un suo messaggio privato con tanto di numero
telefonico. La notte feci fatica a prendere sonno, mi
girai più volte nel letto, pensando a cosa dire e come
risultare brillante e vincere la mia timidezza. Il
giorno dopo da sola a casa lo contattai, lui si mostrò
subito disponibile e durante la telefonata mi disse che
viveva in una bella zona di Roma Nord, poi senza mezzi
termini mi disse che era single, benestante e che per
lui conquistare le donne era semplicemente un gioco e un
diversivo.
Ci scambiammo delle foto ed ebbi la
conferma che era davvero un bell’uomo e soprattutto che
aveva uno sguardo penetrante e intelligente. Dopo aver
visto le mie foto anche lui mi fece i complimenti e mi
chiese subito un incontro. Gli risposi che per me
sarebbe stata la prima volta, che mai fino ad ora avevo
tradito mio marito e che sostanzialmente non c’erano
reali motivi per farlo, ma lui fingendo di capirmi
insistette e non ci volle poi molto a convincermi. Solo
allora concordammo di vederci il giorno dopo all’uscita
di scuola dove insegnavo.
Prendemmo un caffè in
un bar vicino l’istituto e mi fece un’ottima
impressione, era un uomo istruito, sportivo e di
bell’aspetto, anche se senza giri di parole ammise che
di solito non perdeva tempo e che il suo scopo era
portarmi a letto il prima possibile. Aveva avuto molte
altre relazioni di questo tipo e quasi con tutte era
finito a letto. Arrossii ma in realtà era proprio quello
che desideravo sentirmi dire. Curiosa gli chiesi se
fossero sposate come me e soprattutto se fossero belle.
Lui mi rispose che le single erano troppo complicate per
i suoi gusti, preferiva le sposate insoddisfatte della
propria vita coniugale aggiungendo che non gli
interessava la bellezza, ma solo la disponibilità.
Rimanemmo circa un’ora a parlare poi mi offrì un
passaggio e dopo qualche metro accostò l’auto e mi
baciò. Rimasi sorpresa, gli dissi che non ero ancora
pronta e cercai di resistergli. Mi sfiorò appena le
labbra e si scusò dicendomi che si era lasciato andare
per la forte attrazione che gli suscitavo. Ci salutammo
senza andare oltre, ma in un certo senso la cosa mi fece
pensare, del resto lui non stava cercando una relazione,
ma solo un incontro.
Fu in quel momento che mi
chiesi se valesse la pena accettare quell’incontro e
fare il mio primo grande passo. Comunque non lo chiamai
per tre giorni, lui mi mandò dei messaggi innocenti di
saluto e dei cuoricini. Poi nell’ultimo messaggio mi
invitò a cena per la sera dopo. Accettai. Mio marito era
fuori Roma per lavoro. Il ristorante era intimo ed
elegante, mangiammo della buonissima spigola al forno ed
io bevvi qualche bicchiere di troppo. Dopo cena
passeggiammo per il centro di Roma, barcollavo per via
dei tacchi alti e per il vino e lui mi prese
sottobraccio. Fu una serata indimenticabile, ridevamo
per un nonnulla e lui si comportò da vero signore anche
quando, risaliti in macchina, adagiò la sua mano sulla
mia coscia. Non la tolsi e chiusi gli occhi in attesa
che risalisse la corrente sotto la mia gonna, ma lui non
andò oltre complimentandosi semplicemente per la trama
della mia calza velata. Fu quella sera che mi resi
contro che tra noi stava nascendo qualcosa di importante
e che forse non sarebbe stata solo una relazione di
sesso.
Passarono all’incirca due settimane quando
un pomeriggio, lo chiamai e lui volle assolutamente
vedermi. Mi piacque l’idea di essere così platealmente
desiderata e che un uomo stesse perdendo la testa per
me, in fin dei conti era quello che avevo sempre voluto,
per cui accettai. Ormai erano giorni che mi frullava in
testa l’idea di dargli un segnale ben preciso per cui
corsi in bagno e indossai una gonna molto corta e una
camicetta con tanti bottoncini strategici
all’occorrenza. Uscii da casa senza un briciolo di senso
di colpa.
L’appuntamento era sotto casa sua,
appena salì nella mia macchina rimase incantato e mi
disse che ero uno splendore con quella gonna corta, sì
ovvio era un segnale e lui lo recepì al volo. Partii a
razzo e dopo circa un chilometro mi chiese di fermarmi
in un parcheggio di un centro commerciale. Non perse
tempo. Mi baciò avidamente sul collo, sul seno e infine
in bocca ed io ricambiai senza alcuna remora. La sua
mano iniziò a premere sul mio vestito, non dissi nulla e
lui si sentì libero di andare oltre toccandomi le gambe
e poi risalendo con la mano sotto la gonna arrivò fino
alle mutandine. Era la prima volta che un uomo, che non
era mio marito, aveva il mio tacito assenso di toccarmi
nelle parti intime. Lo lasciai fare e lui non se lo fece
ripetere due volte iniziando ad accarezzare il mio punto
più sensibile. Aveva ragione Stefania, in fatto di donne
era molto, ma molto esperto.
Iniziai a gemere e
per lui fu come un lasciapassare. Nel buio
dell’abitacolo, senza chiedermi il permesso prese la mia
testa, la spinse verso i suoi pantaloni e quasi mi
ordinò di baciare il suo piacere. Certo dovevo
decidermi, se mi fossi negata forse non lo avrei più
rivisto e allora feci quello che più desiderava senza
pensarci. Lui mi carezzava i capelli e mi incitava
pregandomi di non smettere e continuare fino alla fine.
Ecco, anche quella fu la mia prima volta e in quel
momento la mia unica preoccupazione fu quella di non
apparire goffa e maldestra. Mi chiedevo se le piacesse,
se la mia lingua fosse sincrona al suo piacere e
soprattutto se Stefania fosse più brava di me, ma andò
bene credo, lui lodò le mie labbra e mi disse che quel
bacio caldo sarebbe stato il primo di una lunga serie.
Solo a quel punto gli dissi che non l’avevo mai fatto
prima e lui mi sorrise dicendomi che con lui avrei fatto
tante cose che non avevo fatto prima. Mi chiese: “Te la
senti?” Certo sì che me la sentivo! Per me quel sesso in
bocca aveva significato un punto di non ritorno e il suo
sapore il gusto inconfondibile della mia consapevolezza
di andare oltre. Era durato in tutto un quarto d’ora ed
io non avevo avuto il tempo di lasciarmi andare, ma
salendo le scale di casa, mi ero detta che quantomeno
avevo rotto il ghiaccio sentendomi orgogliosa di avergli
dato piacere, ed anche se non avevo goduto mi sentivo
senz’altro mentalmente più leggera.
Il giorno
dopo mi chiamò e mi diede appuntamento dopo la scuola in
un motel sul Raccordo. Ecco, quella fu la nostra vera
prima volta. Non ero mai stata in un motel a ore ed
entrando in quel tempo d’amore mi sentii una ragazzina
piena di entusiasmo. Lui fu molto accondiscendente, mi
disse più volte che non ero obbligata a fare l’amore,
che lui mi avrebbe aspettata. Insomma mi sentii libera
di decidere e dopo un drink nella piccola hall salimmo
le scale, raggiungemmo la stanza n. 7 e facemmo l’amore,
seduti sul divano, in piedi affacciati alla finestra,
distesi nel letto e quell’amore ripetuto per tre volte e
con altrettanti miei orgasmi mi fece innamorare
pazzamente di lui.
Il giorno dopo fui io a
chiamarlo e volerlo incontrare e anche il giorno dopo
ancora sempre nello stesso motel. Andammo avanti per
circa tre settimane, conoscendoci, affinando ogni volta
le nostre prestazioni e scrollandoci di dosso ogni
dubbio. Praticamente lo facevamo tutti i santi giorni
tranne i weekend.
La signora pudica aveva
lasciato il posto ad una donna estremamente sexy e
consapevole di esserlo. Le mie gonne erano diventate più
corte, i miei tacchi più alti, le mie camicette con
scollature profonde, i miei trucchi più carichi come del
resto il rossetto. Stefania ogni volta mi diceva: “Non
ti riconosco più!” Insomma esibivo con naturalezza
spacchi e trasparenze! Lui mi desiderava così e mi
ripeteva spesso che non dovevo limitarmi, di andare
oltre, altrove, in fondo ad ogni piacere ed io
l’accontentavo e mi accontentavo. Aveva pienamente
ragione lui, da donna ero diventata femmina, da moglie
amante ed il merito era senz’altro suo.
Ormai ero
persa, ero in preda ad una vera e propria tempesta
ormonale, pensavo sempre a lui, anzi all’atto sessuale
vero e proprio sorprendendomi di quanto l’amore fosse
magico e come potesse cambiare una donna. Aveva ragione
Stefania: “Se non lo provi non puoi sapere cosa ti
manca!” Ed io non riuscivo proprio a farne a meno.
Ero diventata l’amante del suo amante! Loro continuavano
a vedersi e fare l’amore nello stesso motel, anzi nella
stessa stanza n. 7. E nonostante fossimo due donne con
lo stesso uomo ci sentivamo uniche! Con Stefania una
volta a settimana ci raccontavamo ogni minimo dettaglio
dei nostri incontri segreti convenendo che non c’era
alcuna differenza, i nostri amori erano sostanzialmente
in fotocopia e seguivano un rituale molto simile che
portava immancabilmente all’esplosione finale di
entrambi.
Ora è passato quasi un anno e le due
storie procedono parallelamente senza che i nostri
coniugi abbiano mai avuto il minimo sospetto e
soprattutto senza che Giovanni abbia mai saputo di noi,
che siamo a conoscenza dell’altra e che siamo amiche
inseparabili, così amiche che, come quando eravamo
bambine, ancora oggi ci divertiamo con lo stesso
giocattolo.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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