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INTERVISTA IMPOSSIBILE
 

Intervista alla Femme fatale
PENSIERO DOMINANTE NELLA MENTE
DELL’UOMO, LA DONNA CHE INCARNA
DA SEMPRE LA TENTAZIONE INSANA
ALLA QUALE È IMPOSSIBILE RESISTERE





 


 
Madame le sue origini?
Le mie origini sono antiche, non a caso vengono riconosciuti come femme fatale personaggi mitologici e storici come Giuditta, Salomè, Medusa, Circe, Elena, Medea, Eva, Dalila, Messalina, Cleopatra, ma solo alla fine dell’ottocento e inizi novecento prese forma il mito di una donna che sotto parvenze ammalianti e seduttive sconvolgeva la mente dell’uomo.

Perché Eva?
Perché è una donna che non si accontenta di ciò che possiede, disobbedisce a Dio e porta il suo compagno verso la perdizione. Le stesse caratteristiche le possiede Lilith, terrificante ammaliatrice che, la Genesi racconta, sia la prima selvaggia moglie di Adamo. Si narra che non accettando il ruolo subalterno al patriarca, decise di lasciarlo e di scappare vagando per millenni, reincarnandosi continuamente in grandiose figure femminili.

Da dove nasce l’espressione Femme Fatale?
In Francia alla fine dell’ottocento e stava ad indicare una figura femminile perversa, ammaliatrice, lussuriosa ed erotica che si contrapponeva alla rappresentazione della donna come angelo del focolare domestico. Una figura decadente che trova nel vestire la sua immediata dimensione con l’uso di abiti seducenti, trucchi, profumi e gioielli per il solo scopo di affascinare.

L’assunto è che di fronte alla femme fatale l’uomo non può che soccombere come vittima predestinata.
A volte vengo chiamata mangiatrice di uomini, dark lady oppure vamp, incantatrice, strega, vampira, sirena, ma in realtà sono una donna all’apparenza misteriosa, moralmente ambigua, il cui fascino circuisce ed accalappia i suoi amanti. Spesso agisco senza scrupoli sempre al confine tra il bene e il male ottenendo alla fine ciò che desidero.

Per definizione lei è molto bella ed ostenta cinicamente la sua bellezza.
Già, vengo definita dominatrice, lussuriosa e perversa, ma qualsiasi sia l’appellativo c’è di fondo la paura dell’uomo nei confronti della perdizione in quanto rappresento una tentazione insana alla quale è impossibile resistere, insomma una specie di mantide pericolosa che attira l’uomo nella sua rete per poi ottenere ciò che vuole e infine divorarlo.

Una specie di complesso di Cleopatra…
C’è in me una forte componente narcisistica, stravagante e teatrale nei modi, certamente vanitosa, competitiva e capace di far perdere completamente la testa a chiunque. Utilizzo l'eros e il mio corpo per avere considerazione ed ottenere adulazione al fine di gratificare il mio grandioso egocentrismo.

Anche se in fondo è spesso una donna in fuga da delusioni sentimentali.
Esatto, una donna spavalda con una corazza esterna che alle volte cela carenze affettive. Sono una donna che ha imparato a sue spese ad utilizzare il fascino e la bellezza per attirare ed utilizzare gli altri per soddisfacimento dei suoi bisogni. In un certo qual modo sono anche io dipendente dal mio stesso fascino che rischia di andare in pezzi senza l'approvazione e l'ammirazione della platea che mi sono scelta.

Tra lei e l’uomo non esiste la possibilità di un rapporto paritario.
Assolutamente no, la relazione con altri uomini è basata sul potere e sulla prevaricazione, sull’intrigo e la bugia sistematica per ottenere sempre e comunque la mia dose di ammirazione, per questo motivo posso rappresentare l’amante, la diva, la concubina, ma mai la moglie.

La storia di Salomè è molto calzante a proposito…
Direi perfetta in quanto metafora del cliché di ogni donna fatale che assoggetta gli uomini al suo potere. Salomè è una fanciulla di suprema bellezza e sensualità che causa la morte di Giovanni Battista poiché all’ordine omicida di lei nessuno osa ribellarsi. Infatti lo sventurato profeta rifiutando le avances della donna accende l’ira di Salomè la quale ordina la sua decapitazione in modo che lei possa baciarlo a suo piacimento dopo essersi fatta servire la sua testa su un piatto d’argento.

Anche nel cinema ci sono vari esempi…
Dagli anni trenta in poi la femme fatale viene rappresentata nel cinema come donna indipendente capace di qualsiasi azione per arrivare ai propri scopi. Sono donne perlopiù seducenti come Marlene Dietrich nel personaggio di Lola nel film L’angelo azzurro, ossia una giovane ballerina di un locale notturno capace di sedurre centinaia di uomini. E lo fa indossando un cappello a cilindro, accessorio maschile per antonomasia, insieme a calze a rete e giarrettiere, accessori femminili per eccellenza. Però, a cadere nella sua rete è un anziano professore. Quest’uomo perderà totalmente la testa per lei. Anche il suo lavoro, la stima dei suoi studenti, la sua vita. Morirà di crepacuore, ridicolizzato e ridotto allo zero assoluto.

Che dire di Rita Hayworth in Gilda?
Gilda è una strega che ti entra nella testa, ti fa toccare il cielo con un dito e poi ti fa diventare pazzo di gelosia. Il destino di ogni uomo che se ne innamora è segnato, non riesce a vivere con lei e neanche a starle lontano. Gilda è la dea dell’amore, la femmina esemplare, bellissima, imprevedibile, bruciante di vitalità e di passione. Ma per la Hayworth è stata una maledizione, quel personaggio le rimarrà per sempre incollato addosso: “Ogni uomo che ho conosciuto si è innamorato di Gilda… e si è svegliato la mattina dopo con me”.

Insomma una rappresentazione materiale del vizio… come rivoluzione agli standard borghesi…
Direi modelli di comportamenti alternativi che attraverso la loro rappresentazione di potere ed emancipazione, ma anche di perspicacia e furbizia, permettevano alle donne comuni di evadere dalla routine.












ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
FONTI
https://www.cabiriamagazine.it/
le-femmes-fatale-del-cinema/

https://barbarainwonderlart.com
https://it.wikipedia.org/wiki/Femme_fatale
https://losbuffo.com/
https://www.feminilitymedia.it/
https://www.eticamente.net/
https://www.miracubi.it/










 
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