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RACCONTI D'AUTORE
Adamo Bencivenga
DINAMICHE DI PIACERE
Beh questa è una storia
iniziata un po’ di tempo fa, una storia forse inutile da
raccontare, ma è stata parte della mia vita, anzi la mia
colonna sonora. Ero sposato e nonostante amassi mia
moglie e fossi piacevolmente ricambiato volevo sfidare
me stesso, andare nei meandri più complessi del mio
piacere convinto che la fedeltà in una coppia era solo
un grosso fardello da poter rimuovere. Pensavo che fosse
un modo per uscire dalle consuetudini trasgredendo le
nostre regole intime, ma soprattutto sentivo un mio
bisogno personale di essere preferito ad altri uomini.
Non c’era nulla di razionale, ma ogni qualvolta che ci
pensavo avvertivo una forte tensione mista a curiosità e
piacere.
Fin dai primi anni di matrimonio
sentivo quell’esigenza e mi ripetevo quanto fosse insana
quell’idea e un po’ per vergogna e un po’ per quieto
vivere reprimevo quell’istinto che comunque covava
autonomamente nella mia mente. Tutto
cominciò quando una sera ebbi la netta sensazione che
Claudia, mia moglie, non fosse affatto soddisfatta delle
mie performance e, come succede spesso agli uomini,
iniziai ad avere delle difficoltà di erezione. Per non
far sapere nulla a lei le prime volte chiesi supporto
alla chimica, ma a lungo andare scoprii che ciò che mi
aiutava a svolgere il mio bel compitino di marito era
quando durante il rapporto facevo delle fantasie su di
lei insieme ad un altro. In quei momenti provavo
un’eccitazione fortissima tanto che quel pensiero
diventò man mano una mia costante segreta. Immaginavo
nei dettagli la situazione e senza dubbio il piacere di
assistere e vederla posseduta non aveva eguali ed era di
gran lunga più inteso del nostro rituale del sabato
sera.
Combattevo con me stesso e alla fine
decisi di andare, senza dirle nulla, da un analista,
fratello di un mio collega. Lui senza battere ciglio mi
disse che si trattava di una normale perversione
innocua, comune a tanti mariti, e che, se mia moglie
fosse stata consenziente, non ci sarebbe stato nulla di
male, ma poi aggiunse: “Alle volte questo desiderio
nasconde solo una profonda insicurezza e il timore di
essere tradito e non ha nulla di differente rispetto a
coloro che sfottono la morte perché hanno paura di
morire.”
Forse aveva ragione, ma uscii da quella
seduta senza aver risolto nulla, anzi se fosse stato
davvero un problema di insicurezza il tradimento
consapevole sarebbe stato la medicina giusta. Mi
illudevo che sarebbe bastata una sola volta, insomma
volevo provare portando le corna con stile. Il problema
più grande però era dirlo a mia moglie. Amavo
immensamente Claudia, l’adoravo come fosse una Dea,
sposati da più di 15 anni avevamo un ottimo rapporto e
il mio timore era proprio quello di confonderla e
portare scompiglio nel nostro meraviglioso equilibrio.
Comunque per sondare il terreno, durante i nostri
rapporti, cominciai a chiederle se per caso durante le
mie assenze per lavoro mi avesse tradito o avesse avuto
quantomeno delle fantasie. Claudia ridendo mi rispondeva
che non ne aveva avute. Poi, quando finalmente
decisi di dirgli tutta la verità su quelle domande, mi
presentai a casa con un mazzo di rose rosse e dopo una
lunga premessa, pesando parola per parola, presi tutto
il mio coraggio a disposizione. Lei mi guardò allibita:
“Ma sei sicuro?” Quella sera parlammo a lungo, le dissi
anche dell’analista e lei teoricamente si mostrò molto
comprensiva anche se il suo atteggiamento rimase tra
l’ironico e il divertito: “Vuoi portare le corna?” Alla
fine mi disse che, visto che il parlarne mi rendeva così
appassionato, avremmo potuto giocarci su.
Certo
era un passo in avanti, ma sapevo già che non sarebbe
stato sufficiente. Del resto i nostri rapporti intimi
non cambiarono di una virgola tranne qualche allusione
ben controllata. Ripeto, amavo Claudia più di me stesso
e mai avrei voluto metterla in difficoltà, ma i miei
problemi di erezione continuarono al punto che per
forzare la situazione e farla rendere conto di quanto
fosse reale il mio proposito, passai all’attacco e,
inventandomi scuse improbabili, per alcune settimane
evitai di fare l’amore.
Lei, dopo lunghe attese
e ripensamenti, mi chiese: “Ma tu vuoi che mi cerchi
un’amante oppure sarebbe sufficiente una serata sopra le
righe?” Mi prese di sorpresa e non seppi cosa rispondere
e le dissi semplicemente di lasciare fare al caso, ma
allo stesso tempo mi sentii sollevato perché, da quella
domanda, dedussi che anche lei stava entrando
nell’ordine di idee di provare quel brivido.
Il
sabato successivo uscì con un suo collega single.
Ricordo ancora, come fosse adesso, quando in bagno per
prepararsi di tutto punto mi disse: “Stasera ceni da
solo!” Non ci potevo credere! Non mi disse altro e
quando venne in sala da pranzo trattenni il respiro
vedendola vestita con una gonna corta, una camicetta
trasparente e un paio di tacchi che non avevo mai visto.
Era bellissima e seducente: “So che è una pazzia, ma lo
faccio per noi.” Mi disse dandomi un bacio sulla guancia
e uscendo di fretta.
Da solo in casa assaggiai il
sapore del primo tradimento. Tremavo e sudavo ogni
qualvolta pensavo a cosa stesse facendo. Era la nostra
prima volta e la vissi alla stessa stregua del mio primo
innamoramento. Quella sera non riuscii a concentrarmi su
altro tanto meno a cenare e a dormire per cui l’aspettai
sveglio seduto sul divano. Quando tornò ero ancora nella
stessa posizione di quando mi aveva salutato. Dio quanto
era bella, sensuale ed erotica come non mai e tra quelle
trasparenze immaginai il suo corpo appagato dai colpi
martellanti del suo primo amante.
Impaziente le
chiesi subito di raccontarmi non trascurando alcun
particolare, ma con mia e sua amarezza si sedette
accanto a me e sospirando mi disse: “Tesoro, scusami, ma
non ce l’ho fatta! È stato più forte di me. Stasera mi
sono resa conto che non riesco ad andare con un uomo che
conosco appena.” Le risposi che era già tanto quello che
aveva fatto anche se in cuor mio ero profondamente
deluso. Lei proseguì dicendo: “Mi conosci, sono una
donna che ha bisogno di coccole, di complicità e non
riesco a fare sesso senza una intesa completa.” Poi mi
descrisse come era andata la serata, con lui che dopo la
cena a lume di candela aveva iniziato a corteggiarla. In
quell’atmosfera romantica lei si era sentita nello stato
d’animo giusto per accettare le sue carezze. Insomma
tutto perfetto fino a quando lui, impaziente e
desideroso di averla, aveva iniziato a spogliarla. Solo
a quel punto Claudia si era resa conto della situazione
e quando lui aveva cominciato a toccare pesantemente le
sue grazie lei non era stata capace di proseguire: “Mi
baciava, mi ripeteva che ero la donna più bella di tutte
quelle che aveva avuto finora, insomma sembrava tutto
possibile, ma quando ho sentito quella mano anonima tra
le mie gambe mi sono irrigidita.”
Nei giorni
seguenti, pur comprendendo i suoi dubbi, mi ripetevo che
in fin dei conti era stata solo una prima volta e che la
sua reazione era stata del tutto normale. Nelle mie
fantasie però speravo che mi avesse mentito e che, non
essendo ancora mentalmente pronta, non mi avesse detto
tutta la verità, immaginando che quella serata si fosse
conclusa in altro modo, con tanto di baci intimi e
profondi e l’apoteosi finale. Ovvio era solo una mia
fantasia, un voler credere a tutti i costi che Claudia
prima o poi mi avrebbe portato nel posto fantastico dove
volevo assolutamente stare. E comunque da
quell’esperienza avevo capito che mia moglie non aveva
bisogno di una botta e via, ma di un vero e proprio
amante, ossia di una relazione duratura.
La cosa
avvenne circa un mese dopo. Il destino ci venne incontro
quando per ragioni di lavoro, gestivamo insieme
un’agenzia di pratiche automobilistiche, conoscemmo
Sergio, un sessantenne vedovo. Un tipo semplice,
stempiato con un po’ di pancia, culturalmente non
all’altezza di mia moglie, insomma all’apparenza un uomo
ordinario che credevo mai avesse interessato Claudia.
Invece non fu così. La cosa strana è che si fece
palesemente avanti in mia presenza. Già la prima volta,
nel salutarla, la corteggiò senza lasciare dubbi sulle
sue intenzioni: “Signora lei è bellissima e immagino non
le dispiaccia se le dico, anche in presenza di suo
marito, che per me sarebbe letteralmente un sogno!”
Aveva colpito nel segno! La sera ne parlammo chiedendoci
come avesse fatto quel tizio, dall’aspetto banale, ad
intuire i nostri propositi, tanto da non preoccuparsi
minimamente della reazione che avrei potuto avere.
Fu lui il primo amante di mia moglie. Aveva quasi il
doppio della sua età, ma perfettamente a suo agio, si
dimostrò all’altezza della situazione. Discreto e mai
invadente, ma al tempo stesso disponibile, conquistò
Claudia lentamente senza forzare mai la situazione.
Facemmo amicizia e le nostre uscite insieme avevano il
sapore di vecchi amici con Sergio, questo era il suo
nome, nei panni di seduttore esperto e mai fuori le
righe. Consapevole del suo ruolo e del suo potere non
affondò mai il colpo e forse questo fu uno dei fattori
che contribuirono alla riuscita del suo e nostro
intento. Lo invitammo più volte a cena a casa nostra con
Claudia sempre più seducente e sexy sotto la mia attenta
regia. Le sue trasparenze diventarono sempre più
provocanti, ma la galanteria di Sergio si limitava a un
discreto corteggiamento, nulla di più.
A quel
punto fu la stessa Claudia, sfinita dalla lunga attesa e
preoccupata per il mio cattivo umore, a manifestargli le
nostre intenzioni. Lui rispose semplicemente: “Lo
immaginavo.” Fu in quel momento che ci raccontò che
quella non era la sua prima esperienza, ma che, vista la
delicatezza, era abituato ad aspettare che i due coniugi
facessero il primo passo.
Quella sera, dopo una
cena di pesce preparata dal sottoscritto e due buone
bottiglie di vino bianco, si lasciò andare e la baciò in
cucina. Lei disponibile non ebbe alcuna remora a
rispondere a quei baci caldi in mia presenza. Quando si
appartarono nella nostra camera da letto lui mi pregò di
assistere, ma per la troppa eccitazione lo invitai ad
esaudire il mio sogno e che mi sarei accontentato di
sentire i gemiti di mia moglie attraverso la porta
chiusa. Rimasero in camera da letto per ben tre ore ed
io dilaniato dal piacere ogni qualvolta sentivo Claudia
urlare avevo ripetuti orgasmi spontanei.
Quando
rimanemmo soli, Claudia, entusiasta ed esausta, mi disse
compiaciuta quanto quell’uomo fosse sessualmente dotato
e, nonostante l’età, con tempi di recupero relativamente
brevi. Insomma avevano fatto l’amore per ben quattro
volte e mi confessò candidamente di non aver avvertito
alcun senso di colpa. Nonostante fossimo entrambi
sfiniti e la luce dell’alba avesse invaso il nostro
letto matrimoniale ormai piacevolmente contaminato,
quella notte scoprii di nuovo il caldo dei suoi baci e
l’intensità dei nostri sentimenti.
Non c’erano
dubbi che quello fosse stato solo l’inizio e infatti
quella figura adulta entrò costantemente nel nostro
quotidiano e vivemmo praticamente in simbiosi. Alle
volte capitava che fosse lui a decidere come passare le
serate oppure le domeniche, a chiedere a Claudia di
indossare una particolare lingerie o un tacco più alto,
ma ciò che più gradivo era quando mi chiedeva di voler
restare solo con lei, invitandomi a passare la serata in
qualche ristorante o al cinema oppure quando avanzava il
suo desiderio di dormire con Claudia col mio conseguente
trasferimento nella stanza degli ospiti.
Ero in
un brodo di giuggiole, mi bastava sapere quanto Claudia
fosse contenta e che da solo non sarei mai riuscito a
farle raggiungere quel piacere di vivere. Sapevo di ogni
loro dettaglio sessuale, ma non perché partecipavo,
bensì perché quando non assistevo lei mi raccontava
tutto facendomi la cronaca di ogni minima perversione ed
era proprio quella complicità che mi unì ancora di più a
mia moglie. Il fatto di vivere le sue emozioni
attraverso le sue parole, o quando ero presente,
attraverso i suoi occhi, nei momenti precedenti e
successivi all’orgasmo, era come se fossi stato io
dentro di lei o in qualche modo avessi partecipato in
maniera determinante al suo piacere.
In quel
gioco la cosa che mi affascinava maggiormente era
cercare di capire cosa fosse mia moglie per l’altro uomo
e se provasse le stesse mie sensazioni mentre era tra le
sue cosce, se cercasse principalmente l’appagamento
sessuale come in ogni altra donna o se Claudia fosse
diversa da tutte le altre donne e come era successo a me
anche lui nei momenti intimi desiderasse che un altro
uomo la penetrasse.
La conferma arrivò da Sergio
stesso, il quale in una delle tante sere dopo aver fatto
l’amore con Claudia, seduti sul divano ad assaporare un
buon drink, mi confidò che anche lui, come me, era stato
travolto dal potere magnetico della nostra donna e che
dopo l’amore gli rimaneva spesso un sapore di incompiuto
tanto da desiderare che un altro uomo completasse
l’opera. Mi consolai pensando di non essere malato,
effettivamente Claudia rappresentava una specie di Madre
Natura, nata per soddisfare il mondo intero con le sue
cosce capienti e generose.
Tutto bene finché
dopo circa un anno Sergio si stancò di quella
situazione. Cominciò a diradare gli incontri serali fino
a scomparire del tutto. Depressi e smarriti, ci
chiedemmo ossessivamente il motivo, ma poi tramite altri
clienti venimmo a sapere che si era accompagnato con
un’altra donna sposata con una situazione simile alla
nostra. Claudia ci rimase male e passò settimane senza
dire una parola. Chiusa nella sua sofferenza e
addolorata per aver perso definitivamente quella
complicità vitale non ammise mai di essersi innamorata,
ma fui io a subire il contraccolpo peggiore provando la
stessa sensazione di dolore di quando da ragazzo venivo
lasciato.
Ci sentimmo senza fili, come se le
nostre vite non avessero più senso di essere vissute. Ci
amavamo certo, ma comprendevamo benissimo quanto
quell’addio ci avesse scavato una voragine dentro. La
cosa assurda però era che avevo il timore che la nostra
infelicità portasse inevitabilmente alla fine della
nostra storia, cosa che non avevo mai considerato quando
Claudia era costantemente tra le braccia di Sergio.
Cercai in qualche modo di sopperire a quella mancanza,
provai anche a fare l’amore, ma in quel film come già
sapevo la mia vocazione non era quella dell’attore, ma
solo del regista.
Dopo Sergio provammo ancora con
altri e Claudia nel tempo ebbe varie relazioni sia di
lunga durata che di un solo giorno e addirittura di
qualche ora, ma non fu la stessa cosa. Quasi tutti gli
uomini che nel tempo si sono succeduti nel nostro letto
e tra le cosce di mia moglie, principalmente cercavano
il solo appagamento sessuale e alle volte il piacere di
essere riconosciuti come bravi amanti. Mai anteponevano
alle loro performance quella complicità necessaria e
vitale per me e mia moglie. Gretti e senza stile
svolgevano il loro compitino come se facessero l’amore
con una single senza pensare che il piacere di Claudia
passava necessariamente per il mio coinvolgimento
mentale e che a tutti gli effetti almeno con la testa
facevamo l’amore in tre.
Dopo tante penare
incontrammo a una festa di amici Giovanni. Con lui
Claudia tornò la femmina viva e piena di entusiasmo che
avevo apprezzato ai tempi di Sergio. Giovanni faceva lo
scrittore di romanzi erotici e conosceva i tempi giusti
sempre all’insegna di una sana trasgressione. A poco a
poco Claudia divenne la sua musa e la protagonista dei
suoi racconti replicando per filo e per segno quelle
fantasie nella realtà. Fu lui a convincerla di quanto
erotismo emanasse il suo corpo e quanta sensualità
trasbordasse dal suo aspetto di femmina sempre più sexy.
Eccitata e fiera di quell’idea Claudia comprese
quanto gli sguardi degli uomini fossero linfa per il suo
essere donna cambiò così il suo modo di vestire,
esaltando le sue forme e non distinguendo più i vari
momenti della giornata al punto che prepararsi per una
cena intima o andare al supermercato non faceva più
alcuna differenza. Giovanni convinto di quanto il
desiderio fosse di gran lunga più essenziale della
pratica sessuale non si fermò alla sola cura di Claudia
e dopo aver ottenuto i primi successi si rivolse al
sottoscritto e sempre per valorizzare quella
meravigliosa creatura non tardò a coinvolgermi
mentalmente al punto che, diversamente da Sergio,
assistevo regolarmente alle loro prestazioni, senza però
partecipare.
Furono tre anni bellissimi, ma poi
Giovanni vinse un concorso di letteratura e chiamato da
un grande giornale del Nord si dovette trasferire in
un’altra città a quasi seicento chilometri di distanza.
Questa volta non subimmo alcun tracollo, ormai Claudia
andava da sola e ci furono altri uomini sapientemente
scelti da lei e in grado di appagare la nostra
complicità.
Ora, dopo tanti anni, le cose non
sono cambiate, anche se Claudia non né più la donna
avvenente desiderata da tutti. Ogni tanto qualche breve
relazione rinvigorisce il nostro ménage, ma soprattutto
passiamo le nostre serate mano nella mano ricordando i
tempi migliori, elogiando in tutto e per tutto la nostra
vita passata e compatendo la stragrande maggioranza
delle coppie che hanno vissuto la loro esistenza noiosa
nell’insoddisfazione più assoluta e che, per mancanza di
dialogo o per vergogna, hanno preferito il dovere al
piacere.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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