|
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIEPOLICY

REPORTAGE

GAMBIA BANJUL
Spiaggia incontaminata e “Bumster”
Dagli anni ’90 Banjul è
diventata una delle mete preferite per donne adulte alla ricerca di
esperienze sessuali con giovani africani, i cosiddetti “bumsters”,
che si concedono a donne europee in cambio di regali e denaro.

Mi trovo a Banjul, la
capitale del Gambia, in compagnia della mia guida Suly a
bordo di una vecchia Renault 4 rossa. Guardo fuori dal
finestrino e lo spettacolo è davvero una meraviglia
naturale, siamo sull'Isola di St. Mary, nel punto in cui
il fiume Gambia sfocia nell'Oceano Atlantico. Suly mi
fa un po’ di storia e mi dice che in questi posti i
coloni inglesi durante il XVIII secolo catturarono circa
3 milioni di schiavi, la tratta proseguì fino agli inizi
del 1900, poi il Gambia ottenne ufficialmente
l'indipendenza dal Regno Britannico nel 1965 e da allora
vi sono stati vari colpi di Stato, attualmente è una
Repubblica presidenziale, ci sono ancora tensioni
politiche ma tutto sommato è un posto tranquillo per
turisti in cerca di relax.
Banjul è circondata
da una natura mozzafiato, le spiagge incontaminate, con
la loro sabbia soffice e le acque limpide, sono rese
ancora più affascinanti dai tramonti africani che
tingono il cielo di sfumature dorate e rossastre. Grazie
al suo clima tropicale stabile, le temperature minime
raramente scendono sotto i 20 gradi, Banjul è una
perfetta destinazione turistica per tutto l’anno, grazie
anche ai prezzi molto abbordabili, una stanza in hotel
di lusso non va oltre i 50 dollari!
Con la mia
guida la sera decidiamo di cenare al ristorante Al Baba
GFC, un posto delizioso dove ci servono pollo yassa
stufato con cipolla, benachin, ossia riso con cumino,
zenzero e noce moscata, servito con pesce e verdure e
superkanja e per finire la famosa zuppa di okra. Poi per
chiudere in bellezza la serata andiamo a distrarci a
Kololi, il fulcro della vita notturna con bar,
ristoranti, discoteche, night club e perfino un casinò,
a soli 17 Km dalla capitale.
Appena entrati al
Big Apple noto diversi gruppi di donne occidentali di
mezza età. Suly ride e mi dice che da queste parti è
normale vedere turiste europee non accompagnate da
uomini. Dagli anni ’90 infatti, il Gambia è diventato
una delle mete preferite per donne adulte alla ricerca
di esperienze sessuali con giovani africani. Data la
condizione economica molti uomini gambiani hanno fatto
di questa richiesta un vero e proprio lavoro. Si tratta
dei cosiddetti “bumsters”, i quali si concedono a donne
europee in cambio di regali, denaro oppure nella
speranza di ottenere un visto per un Paese più ricco.
Alcuni stabiliscono vere e proprie relazioni altri
invece frequentano le spiagge in cerca di un
estemporaneo rapporto sessuale.
Relativamente
alle turiste, sono di solito pensionate, separate,
divorziate oppure sposate in crisi, comunque deluse
dalla propria vita e fuggono dalla noia desiderando solo
una pausa dalla routine, scegliendo una vacanza
particolare per staccare la spina dai problemi e dai
loro rapporti affettivi. L’età media si aggira sui 60
anni e solitamente provengono da Regno Unito, Olanda,
Svezia, Germania e anche Italia. Le stime mondiali
parlano di 600mila donne occidentali, tra cui 30mila
italiane circa, che ogni anno cercano l’avventura con un
beach boy che passeggia sulla spiaggia alla ricerca di
una donna disposta a pagare.
Di solito le turiste
quando intraprendono il viaggio non richiedono
specificamente un’avventura sessuale anche se nel
preparare la valigia non escludono l’idea di vivere una
situazione che non preveda solo spiagge dorate e mare
cristallino, ma anche la presenza di prestanti ragazzi
del posto con i quali vivere un’avventura erotica.
Disdegnano comunque di essere definite “turiste
sessuali”, ma va da sé che l’occasione di un viaggio nel
deserto o una notte sotto la tenda possa includere la
possibilità di finire a letto con una guida,
un’inserviente della struttura o un locale. Ma ci sono
occasioni anche più usuali tipo la spiaggia, il bar o
facendo una passeggiata per strada. Del resto le
strutture alberghiere chiudono entrambi gli occhi ed è
più che lecito per queste turiste portarsi un ragazzo in
camera alla modica cifra di una doppia anziché una
singola.
Si chiamano “Romance tourist” anche se
poi pagano per avere rapporti. A differenza del turismo
sessuale maschile, in cui si cerca una partner diversa
ogni sera per soddisfare il proprio bisogno fisico, la
donna è prettamente romantica e nel corso di una vacanza
tende a frequentare un solo uomo stabilendo una vera e
propria relazione anche se di breve durata. Del resto
con l’indipendenza economica ormai raggiunta e in nome
di una convinta parità di genere anche le donne, come
hanno sempre fatto gli uomini, troveranno normale pagare
per scopare dimostrando di essersi adattate in fretta ai
pseudo valori maschili. Più che un’avventura di sesso
la definiscono però una favola e di solito il primo
contatto avviene per caso e la maggior parte di loro si
convince genuinamente di essere corteggiata, bella e
piacente. Le frasi in inglese dell’approccio sono sempre
le stesse: “Hai bellissimi capelli! Adoro la tua pelle
chiara. Ti ho notata subito. Ho sempre desiderato una
donna come te.” E loro si illudono che sia
effettivamente così, perché non importa essere belle o
portare la taglia 42 od avere la quarta di reggiseno,
l’importante è solo essere donna e di pelle bianca per
essere guardate ed essere coperte da mille attenzioni,
ovviamente molto interessate. Poi se c’è feeling tra i
due si prosegue in un pub per il primo aperitivo
insieme. A quel punto lui si offre come guida, poi ovvio
ci sarà la cena romantica e il dopocena più intimo e
quando il ragazzo si accorge che lei si sta innamorando,
cercherà di farsi dare del denaro impietosendola
raccontando le tristi condizioni della sua famiglia.
A differenza dei maschi con giovani ragazze locali
qui non esiste una tariffa fissa, la donna offre pasti,
vestiti, drink e ovviamente soldi visti non come tariffa
di una prestazione, ma come aiuto economico.
Suly
tiene a precisare che la prostituzione in Gambia è
illegale e un grande tabù sociale, ma i conti con la
povertà favoriscono quest’attività. E ciliegina sulla
torna la maggior parte di loro sono anche sposati e con
figli! Ma si sa che per il denaro si fa questo ed altro
per cui molto spesso le loro mogli sono al corrente
dell’attività del marito. Perché sanno benissimo che il
proprio marito riceverà regali e una paga sostanziosa e
loro potranno godersi una discreta sicurezza economica.
Seduti su uno dei divanetti del locale ci guardiamo
intorno e poco dopo una signora bionda platino di mezza
età si avvicina e saluta Suly. Ci presentiamo, mi dice
che vive e lavora a Verona e che è da queste parti in
compagnia della sua collega Marta. Truccata pesantemente, gonna
corta a pieghe, rossetto rosso fragola, scollatura
mozzafiato e seno abbronzatissimo mi dice di chiamarsi
Franca. Noto che è accompagnata, oltre che dalla
collega, da un bellissimo ragazzo
alto oltre il metro e ottantacinque con occhi grandi
come due noci. Si sono conosciuti nel primo giorno di
vacanza durante una partita di volley beach e da allora
lui è diventato il suo accompagnatore personale. Franca,
su di giri, non mi nasconde il motivo del suo viaggio,
lo chiama romance travelling e ammette di essere già
stata a Capoverde e a Santo Domingo: “Ma qui trovi gente
discreta, per bene e soprattutto trovi ragazzi capaci di
farti sentire bella anche se sei su di peso e non hai il
fisico da modella. Venire qui non ci vedo nulla di
strano, anzi penso che tutte le donne dovrebbero vivere
un’esperienza simile, è come fare il pieno di benzina.
Quando torni nel tuo paese hai l’autostima a mille che
ti aiuta a credere in te stessa.” Tento di farle qualche
domanda, ma il suo boy la reclama, allora si alza e
leggera come un’adolescente si fa trasportare sulla
pista da ballo.
Mentre Franca si allontana
volteggiando verso la pista da ballo, avvolta
dall’energia del suo giovane accompagnatore, io e Suly
ci scambiamo uno sguardo divertito. La sua esuberanza è
contagiosa, ma allo stesso tempo lascia nell’aria una
scia di domande non dette. Mi volto verso Marta, che è
rimasta seduta con noi, le mani intrecciate in grembo e
un sorriso appena accennato. Ha un’aria più sobria
rispetto a Franca: capelli castani raccolti in una coda
ordinata, un vestito semplice color crema e un paio di
orecchini discreti che brillano appena sotto le luci
soffuse del locale.
"Allora, Marta," esordisco,
cercando di rompere il ghiaccio, "anche tu sei qui per
un Romance travelling... come lo ha chiamato Franca?"
Lei arrossisce leggermente e scuote la testa,
ridendo piano. "No, no, non proprio. Io sono più una
spettatrice, diciamo. Franca mi ha convinta a venire con
lei, dice che mi fa bene uscire dalla mia zona di
comfort. Ma io non sono come lei." "Quindi sei qui
solo per farle compagnia? Non ti travolge la sua
esuberanza.” Domando pensando al pezzo che dovrò
scrivere per il mio giornale.
Marta scrolla le
spalle, giocherellando con il bordo del bicchiere che ha
davanti. "All’inizio pensavo di sì, che mi sarei
annoiata, ma in realtà mi piace osservare. Qui è tutto
così diverso da casa. La gente, i colori, il modo in cui
si vive... è come essere in un film. E poi, Franca è un
uragano, ma è anche una buona amica. Mi tiene su di
morale." "Da quanto vi conoscete?" chiedo,
incuriosito dalla dinamica tra le due donne, così
opposte eppure legate. "Da qualche anno," risponde
Marta. "Ci siamo incontrate a un corso di formazione a
Verona. Io ero lì per imparare, lei per rimorchiare un
giovane collega. Alla fine non ha conquistato lui, ma ha
conquistato me come amica." Ride, e per la prima volta
sembra rilassarsi davvero.
Intanto, dalla pista
da ballo, si sente un’esclamazione di Franca, che sta
insegnando al suo ragazzo un passo di danza improbabile.
Lui la segue con un sorriso paziente, i movimenti un po’
goffi, ma pieni di buona volontà. La scena è quasi
comica, e noi tre non possiamo fare a meno di scoppiare
a ridere. "Non si ferma mai, vero?" dico, indicando
Franca con un cenno del capo. "Mai," conferma Marta.
"È come se avesse un motore dentro. A volte mi chiedo
dove trovi tutta quell’energia. Ma sai, credo che abbia
ragione su una cosa: venire qui, in un posto così
lontano da tutto, ti cambia prospettiva." "Forse è
questo il vero segreto del romance travelling. Non è
solo per ragazzi o per l’avventura, ma per ricordarsi
chi sei quando nessuno ti giudica." Dico osservando
attentamente Marta.
Restiamo in silenzio per un
momento, osservando la folla che si muove intorno a noi.
La musica cambia, diventa più lenta, e Franca torna al
tavolo trascinando il suo accompagnatore per mano. È
sudata, con il rossetto un po’ sbavato, ma gli occhi le
brillano di una gioia quasi infantile. "Ragazzi,
dovete venire a ballare!" esclama, senza fiato. "Non
potete stare qui seduti come tre pensionati!" Marta
alza le mani in segno di resa. "Franca, lo sai che non
fa per me." "E tu?" mi chiede, puntandomi con un
dito. "Non dirmi che sei timido anche tu!" Guardo
Suly, che mi fa un sorrisetto di sfida, e poi mi alzo.
"Va bene, Franca, hai vinto. Ma se pesto i piedi a
qualcuno, è colpa tua." Lei batte le mani entusiasta
e mi trascina verso la pista, mentre Suly e Marta ci
guardano ridendo. La notte è ancora lunga, e qualcosa mi
dice che questo viaggio ci riserverà altre sorprese.
Mentre Franca mi trascina verso la pista da ballo,
sento il ritmo della musica avvolgermi, ma dopo qualche
passo goffo mi rendo conto che il ballo non fa per me.
Con una scusa qualunque – “Vado a prendere qualcosa da
bere!” – mi divincolo dalla presa di Franca e torno al
tavolo, dove Marta è rimasta seduta, sorseggiando il suo
drink con calma. Suly intanto mi dice che si è fatto
tardi, saluta lasciandoci soli. Mi siedo di fronte a
Marta, un po’ trafelato. “Ok, credo di aver esaurito il
mio coraggio per stasera. Ballare non è proprio il mio
forte.” Marta sorride, un sorriso gentile che le
illumina il viso. “Tranquillo, non sei l’unico. Io non
ci provo nemmeno. Franca dice sempre che ho due piedi
sinistri, e forse ha ragione.” “Beh, almeno tu hai la
scusa pronta,” rispondo, ridendo. “Io invece ho fatto la
figura dell’imbranato davanti a tutti. Come fai a
resistere alla sua energia? Io dopo cinque minuti sono
già ko.”
Lei si appoggia allo schienale del
divanetto, rilassata. “Ci sono abituata. Franca è così
da sempre. All’inizio mi sfiniva, ma poi ho capito che è
il suo modo di affrontare la vita. Io sono più...
riflessiva, diciamo. Mi piace guardarla, ma non ho
bisogno di seguirla in tutto.” “Capisco,” dico,
tamburellando con le dita sul tavolo. “Però mi
incuriosisce una cosa: se non sei qui per il ‘romance
travelling’, cosa ti ha spinto a venire fin qui con
lei?” Marta ci pensa un attimo, fissando il bicchiere
come se la risposta fosse lì dentro. “Non lo so bene
neanch’io, a essere sincera. Forse avevo bisogno di
staccare. A Brescia la mia vita è prevedibile. Lavoro in
un ufficio, torno a casa, guardo una serie, dormo. Tutto
qui. Franca mi ha detto: ‘Marta, se non vieni con me,
finirai per sposare il tuo divano’. E così eccomi qua.”
“Sposare il divano…” ripeto, ridendo. “Non male come
minaccia. Però dai, non sembri il tipo che si annoia
facilmente. Hai l’aria di una che pensa molto.” Lei
alza gli occhi, sorpresa. “Davvero? Non me lo dice mai
nessuno. Di solito pensano che sia solo timida e basta.”
“Timida sì, ma non solo,” ribatto. “Si vede che hai
qualcosa che ribolle dentro, anche se non lo esterni
come Franca. Sbaglio?” Arrossisce leggermente, poi
scuote la testa. “No, non sbagli. È che non sono brava a
tirarlo fuori. Mi piace ascoltare, osservare.”
“Un’osservatrice,” dico, annuendo. “Interessante. E cosa
hai osservato di me, finora?” Lei ride, un po’
imbarazzata. “Oh, non so se vuoi davvero saperlo.
Diciamo che sembri uno che si lascia trascinare, ma solo
fino a un certo punto. Tipo con Franca: hai provato a
ballare, ma poi sei tornato indietro. Non ti piace
perdere il controllo, vero?” La sua analisi mi
colpisce, e alzo un sopracciglio. “Accidenti, sei brava.
Sì, forse hai ragione. Mi piace divertirmi, ma ho sempre
bisogno di un’ancora. Tu invece sembri il contrario:
stai ferma, ma chissà cosa succede dentro di te.” “Un
caos, te lo assicuro,” risponde lei, con un sorrisetto
ironico. “Ma è un caos ordinato, se ha senso.”
“Perfetto senso,” dico. “Sai, mi piace parlare con te.
Sei diversa da Franca, ma in un modo che... non so, mi
fa venir voglia di scoprire di più.”
Marta mi
guarda per un momento, poi distoglie lo sguardo,
giocherellando con un tovagliolo. “Grazie. Non sono
abituata ai complimenti, soprattutto da uno che ha
appena conosciuto Franca. Di solito lei cattura tutta
l’attenzione.” “Franca è un fuoco d’artificio,”
ammetto, “ma tu sei più come... una candela. Non fai
rumore, ma illumini lo stesso.” Lei ride piano,
scuotendo la testa. “Questa è la cosa più carina che mi
abbiano mai detto. Però attento, potresti farmi montare
la testa.” “Tranquilla, terrò d’occhio il tuo ego,”
scherzo. “Allora, dimmi una cosa: se domani Franca ti
trascinasse in qualche altra avventura assurda, ci
staresti?”
Marta sospira, ma nei suoi occhi c’è
un guizzo di divertimento. “Probabilmente sì. Non perché
voglio, ma perché so che mi pentirei di non farlo. E tu?
Ti faresti trascinare ancora?” “Dipende,” rispondo,
appoggiandomi al tavolo con un sorriso. “Se ci sei tu a
osservarmi mentre faccio figuracce, magari sì.” Lei
sorride di nuovo, e per un attimo il rumore del locale
sembra svanire. Forse, penso, questo viaggio sta
diventando interessante non solo per Franca e il suo
“romance travelling”, ma anche per questa intimità che
si sta creando con Marta.
La serata scivola via
tra risate, qualche altro drink e i tentativi di Franca
di trascinarci sulla pista da ballo. Ma a un certo
punto, mentre la musica rallenta e le luci si fanno più
morbide, Marta mi lancia uno sguardo complice, come a
dire che forse è ora di chiudere la serata. Mi alzo, e
lei mi segue senza bisogno di parole. “Franca, noi
andiamo,” dico, cercando di sovrastare il rumore della
folla. Lei, sudata, eccitata e avvinghiata al suo
accompagnatore, ci saluta con un gesto plateale, il suo
rossetto è ormai un ricordo sbiadito sulle labbra.
“Divertitevi, piccioncini!” urla, ridendo, mentre il
ragazzo alto le sussurra qualcosa all’orecchio.
Io e Marta ci avviamo verso l’uscita, lasciando il caos
del locale alle spalle. Fuori, l’aria della notte è
umida, profumata di salsedine e fiori tropicali.
Camminiamo fianco a fianco lungo il sentiero illuminato
da piccole lanterne, il rumore delle onde che si
infrangono in lontananza come una ninna nanna. Mi dice:
“Noi abitiamo proprio in questo villaggio. Abbiamo
affittato una sola stanza con due letti, ma non ti nego
che finora ho dormito sempre da sola. Ride. La
osservo. Ha le braccia incrociate, il vestito chiaro che
ondeggia leggermente a ogni passo. È minuta, con
un’eleganza naturale che non ha bisogno di trucco
pesante o abiti appariscenti per farsi notare. I capelli
castani, ancora raccolti nella coda, lasciano
intravedere qualche ciocca ribelle che le sfiora il
collo. Mi colpisce la sua calma, quel modo di muoversi
che sembra quasi galleggiare, in contrasto con l’energia
esplosiva di Franca.
Io, invece, mi sento un po’
fuori posto in questa scena: jeans scuri, una camicia
azzurra con le maniche arrotolate e i capelli spettinati
dalla serata. Sono più alto di lei di una spanna, con le
spalle larghe e un passo deciso, ma stasera c’è qualcosa
di diverso nel mio modo di essere. Forse è la leggerezza
di questo posto, o forse è Marta, che con le sue parole
pacate mi ha fatto abbassare la guardia. “Non pensavo
che sarebbe stata una serata così,” dico, rompendo il
silenzio mentre ci avviciniamo al piccolo complesso di
bungalow dove alloggia. “Neanch’io,” risponde lei,
voltandosi. “Di solito sono quella che resta in
disparte, ma stasera... non so, mi sono sentita a mio
agio, al centro dell’attenzione nonostante Franca.
Grazie a te, credo.” Sorrido, un po’ sorpreso.
“Grazie a me? Sei tu che hai reso tutto più
interessante. Franca sarà anche un uragano, ma tu sei...
non so, una specie di porto tranquillo.” Lei ride
piano, fermandosi davanti alla porta del suo bungalow.
“Un porto tranquillo? Mi piace. Però ora mi sa che il
porto deve riposare...”
Ci guardiamo per un
istante, e c’è una tensione leggera nell’aria, qualcosa
di non detto che ci spinge a non salutarci subito.
“Posso entrare un attimo?” chiedo, quasi d’istinto, e
lei esita solo un momento prima di annuire. Dentro,
il bungalow è semplice ma accogliente: un letto con
lenzuola bianche, una lampada che diffonde una luce
calda, una finestra aperta che lascia entrare il suono
del mare. Marta si siede sul bordo del letto,
togliendosi le scarpe con un gesto lento, e io mi
appoggio al muro, improvvisamente consapevole del
silenzio tra noi. “Non sono brava con queste cose,”
dice lei, alzando lo sguardo su di me. “Non come Franca,
intendo. Ma... mi va di provarci.” Non serve dire
altro. Mi avvicino, mi siedo accanto a lei, e le nostre
mani si sfiorano. È un gesto timido, quasi esitante, ma
poi lei si sporge verso di me, e le nostre labbra si
incontrano in un bacio dolce, senza fretta. Non c’è
nulla di frenetico o calcolato: è solo un momento che
sembra naturale, come se fosse il seguito inevitabile
della serata.
Ci sdraiamo sul letto, ancora
vestiti, abbracciati sotto la luce soffusa della
lampada. Non c’è bisogno di parole o di gesti eclatanti;
ci basta il calore dell’altro, il respiro che si
intreccia, il suono del mare che ci culla. La notte
si fa più profonda, e il bungalow sembra isolarsi dal
resto del mondo, come un rifugio sospeso tra il mare e
il cielo. La luce fuori getta ombre morbide sulle
pareti, e il suono delle onde, ritmico e ipnotico, si
mescola al nostro respiro. Marta è accanto a me, il suo
corpo minuto accostato al mio, e c’è una dolcezza quasi
fragile nel modo in cui si abbandona, come se si stesse
fidando di me per la prima volta.
Le nostre mani
si cercano di nuovo, e stavolta non c’è più esitazione.
Le sue dita, fresche e delicate, scivolano sul mio
braccio, tracciando linee invisibili che mi fanno
rabbrividire. Mi chino su di lei, e il suo profumo – un
misto di fiori e salsedine – mi avvolge, leggero, ma
inebriante. Le nostre labbra si incontrano ancora, ma
questa volta il bacio è più intenso, un’esplorazione
lenta e profonda che accende i sensi. Sento il calore
della sua bocca, il modo in cui si apre a me con una
timidezza che si scioglie piano, trasformandosi in
desiderio. Mi sposto sopra di lei, sostenendomi con
le braccia per non pesarle, e i suoi occhi, grandi e
scuri, mi guardano con una vulnerabilità che mi
colpisce. “Sei sicura?” sussurro, la voce roca, e lei
annuisce, un sorriso appena accennato sulle labbra. Le
sue mani salgono a sfiorarmi il viso, poi scendono sul
mio collo, attirandomi più vicino. La bacio ancora,
assaporando la morbidezza della sua pelle, e il mondo
fuori svanisce: ci siamo solo noi, i nostri corpi che si
cercano, che si rispondono.
Le mie mani scivolano
lungo i suoi fianchi, accarezzando la curva del suo
vestito, e lei inarca leggermente la schiena, un gesto
istintivo che mi fa accelerare il battito. Con
delicatezza, le sfilo il vestito, scoprendo la sua pelle
chiara, illuminata dalla luce calda della lampada. È
bellissima, non in un modo appariscente come Franca, ma
in una semplicità che mi lascia senza fiato. Le bacio il
collo, scendendo piano verso il piccolo seno, e lei
sospira, un suono lieve che mi guida, che mi dice di
continuare. Le sue mani si infilano sotto la mia
camicia, esplorando il mio petto con una curiosità che
mi fa tremare. Mi libero della camicia, lasciandola
cadere a terra, e i nostri corpi si incontrano, pelle
contro pelle, in un abbraccio che è insieme tenero e
bruciante. Ogni tocco è un dialogo silenzioso: le mie
dita che sfiorano la sua schiena, i suoi polpastrelli
che mi accarezzano le spalle, i nostri respiri che si
fondono in un ritmo condiviso. Non c’è fretta, solo una
sensualità lenta, quasi sacra, che cresce con ogni
movimento. Mi perdo in lei, nel modo in cui si
abbandona a me, nel calore del suo corpo che si
intreccia al mio. Continuo a baciarla, scendo lentamente
verso la curva del suo ventre fino alla delicatezza
delle sue gambe accoglienti, e lei risponde stringendomi
più forte, le unghie che mi graffiano appena la schiena
in un misto di dolcezza e passione.
Quando
finalmente ci uniamo, è come se il tempo si fermasse: i
nostri movimenti sono fluidi, istintivi, un’onda che ci
porta sempre più in alto. I suoi gemiti, soffocati, ma
sinceri, si mescolano ai miei, e c’è una connessione che
va oltre il fisico, un’intimità che mi scuote nel
profondo. Restiamo così, avvinghiati, sudati, con il
cuore che batte all’impazzata, fino a che l’energia si
placa e ci ritroviamo sdraiati l’uno accanto all’altra,
le gambe intrecciate, le mani ancora unite. Le accarezzo
i capelli, ora sciolti e sparsi sul cuscino, e lei mi
guarda con un sorriso stanco, ma pieno, gli occhi che
brillano di una luce nuova. “Non pensavo potesse essere
così,” sussurra, e io le bacio la fronte, incapace di
trovare parole che rendano giustizia a quello che provo.
Restiamo così, stretti l’uno all’altra, fino a che
il sonno ci prende, e la notte ci avvolge come una
coperta leggera con il mare che canta fuori dalla
finestra e il calore dei nostri corpi che ci tiene
ancorati. È un amore sensuale, sì, ma anche qualcosa di
più: un momento di verità, di scoperta, che ci lega in
un modo che nessuno dei due aveva previsto.
Domani sarà un altro giorno, ma per ora, in questo
piccolo angolo di mondo, siamo solo io e Marta, sospesi
tra la realtà e un sogno che non vogliamo ancora lasciar
andare.
|
L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga
Realizzato grazie a:
https://www.africarivista.it/turismo-sessuale-
in-africa-un-fenomeno-in-aumento/216529/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/19/turismo-
sessuale-femminile-le-predatrici-occidentali-
dallafrica-ai-caraibi/833276/


Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori. Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti

|
|