CERCA NEL SITO   CONTATTI   COOKIE POLICY   
 
 
AMARSI CHE CASINO
 
 

STORIE VERE
Amo mio marito, nonostante tutto




 
Beh sì è successo perché doveva succedere. Non credo nel destino o cazzate tipo fato, fortuna e sorte, non c’è nulla di prestabilito, credo unicamente nella cruda realtà e dopo sei anni di matrimonio è stato inevitabile.
Claudio, mio marito, nel tempo si è trasformato in un essere indefinito, avido di denaro, ambizioso di carriera e prestigio personale e nonostante lo avessi sempre amato quel tradimento è stato come una specie di autodifesa.

Quando lo conobbi durante una vacanza a Ibiza credevo davvero fosse l’uomo giusto per me. Bello, socievole, simpatico, sempre pronto alla battuta e con un’invidiabile sicurezza economica sarebbe stato un delitto non fargli il filo, per cui sfacciatamente presi l’iniziativa e dopo il primo bacio in spiaggia gli dissi: “Ma dove ti nascondevi?”

Insomma tutto bene, vacanza splendida di amore e divertimento, poi l’idillio è continuato a Roma, cene nei migliori ristoranti, la sua Porsche, sua madre creatrice di moda, suo padre architetto, la sua laurea in economia, pied-à-terre vicino Campo de’ Fiori, finalmente la vita mi sorrideva tanto che dopo un anno mi ha chiesto di sposarlo. Non ebbi dubbi e Claudio ha voluto ufficializzare l’unione nella grande villa dei genitori al Gianicolo e invitando all’incirca cento persone tra amici e conoscenti. Ho toccato il cielo con un dito quando lui davanti a tutti si inginocchiato e infilandomi al dito l’anello di fidanzamento mi ha chiesto: “Vuoi sposarmi?”

Eh certo che volevo sposarlo! Dopo quattro mesi eravamo già marito e moglie. Praticamente una coppia perfetta, di quelle che si vedono solo nei film: niente figli, solo vacanze, amici, cene, divertimento e hobby in comune come il tennis e le lunghe camminate in montagna. Nessun problema economico, lui nel frattempo con l’aiuto del padre era stato assunto dalla McKinsey & Company, una grossa e prestigiosa multinazionale di consulenza finanziaria ed io portavo il mio piccolo contributo lavorando in un noto studio legale vicino Piazza Mazzini.

Non potevo chiedere di più dalla vita. Il nostro rapporto intimo funzionava alla grande ed io ero sempre al centro dei suoi pensieri. Passionale al punto giusto facevamo l’amore quasi tutte le sere e se non era sesso erano coccole per poi tenerci stretti fino al risveglio. Andammo avanti così per quasi cinque anni, e quando Claudio mi propose di fare un figlio, per la paura di rompere quell’incantesimo, gli dissi di aspettare ancora un anno. Lui intanto saliva gradino dopo gradino la scala del successo in ambito lavorativo e purtroppo le cose piano piano presero una svolta non prevista.

Non saprei dire il momento esatto, ma successe lentamente e giorno dopo giorno, settimane dopo settimane, ed una sera sola a casa mi accorsi che quella vita da sogno mi stava sfuggendo dalle mani.
Lui assorbito totalmente dal lavoro, era diventato un manager di primo livello, aveva preso a viaggiare spesso e per lunghi periodi. C’erano mesi in cui riuscivamo a stare insieme solo nei week end ed io passavo le mie serate a casa da sola e spesso capitava che evitavamo perfino di sentirci al telefono. Sembrava che quella grande multinazionale si reggesse solo sulle sue spalle e preso dal lavoro non parlava d’altro che di lavoro e di quanto stesse guadagnando. I soldi e il successo diventarono la sua ragione di vita cosicché relegata in chissà quale posto delle sue preferenze uscii lentamente dalla sua orbita d’attenzione rendendomi conto che quell’uomo attento ed amorevole era diventato solo un ricordo passato. Ne soffrivo tantissimo e provai più volte a parlagliene, ma la risposta era sempre la stessa, ossia che non avevo nulla da lamentarmi visto che i suoi guadagni mi permettevano di vivere nel lusso: “Sai quante donne vorrebbero stare al tuo posto?”

Certo sì, sorpresa dal suo cambiamento mi rifiutavo di credere che fosse diventato così venale e ambizioso per cui nei primi tempi pensai che avesse un amante, del resto era sempre stato un uomo affascinante e di certo non gli sarebbe stato affatto difficile intrattenere qualche relazione extra. Arrivai addirittura a pensare che se la causa fosse stata una donna sarebbe stato il male minore. Ne parlavo spesso con mia madre e lei dolce e comprensiva mi diceva di pazientare: “Sai, figlia mia, le infatuazioni sono cose di poco conto che passano in fretta… Vedrai che tutto si risolve.” Ma io sapevo che non era così perché l’unica mia rivale non era una donna, ma la sua maledetta carriera ed io gioco forza ero passata in secondo piano.

Lo ammetto, in quel periodo cercai una spalla per consolarmi e una sera, presa dallo sconforto, confidai tutto il mio malessere a un mio collega avvocato. Giovanni era separato ed aveva vissuto un’esperienza simile alla mia a parti invertite per cui non mi fu difficile aprirmi. Qualche sera dopo uscimmo insieme, lui mi esortava a reagire e a pensare a me stessa. Mi prendeva la mano e mi diceva dolce e determinato: “Lea vorrei trasmetterti tutta la forza di cui hai bisogno!” Stavo bene con lui, mi aiutava a trascorrere senza troppe ansie le mie giornate. Disponibile a qualsiasi ora del giorno non mi faceva mai mancare la sua presenza tanto che, quando fu evidente il suo interesse nei miei confronti, mi chiesi cosa avrei dovuto fare e come avrei dovuto comportarmi se quell’amicizia avesse preso un’altra piega.

Fino ad allora non avevo mai pensato all’eventualità di un tradimento, e soprattutto mai avevo pensato che un tradimento fosse la medicina giusta per risolvere i problemi di coppia. Con Giovanni andammo avanti per qualche altra settimana, ma poi l’occasione capitò e fermi nella sua macchina sotto casa ci lasciammo andare in un bacio più che affettuoso. Mi stringeva forte tra le sue possenti braccia e mi diceva “Lea sei meravigliosa!” E ovviamente la cosa non finì lì perché la sera dopo mi chiese se fosse stato il caso di salire da me. Giuro ci pensai, convinta che, se avessi acconsentito, sarebbe successo l’irreparabile e soprattutto sapevo che per lui non sarebbe stata affatto una scappatella. Giovanni voleva tutta me ed io non ero pronta perché testarda volevo recuperare il rapporto con mio marito, per cui, ripetendomi a mente le parole di mia madre, gli dissi che non era il caso. La cura non aveva fatto effetto e Giovanni ci rimase male dicendomi che lo avevo fatto sentire inutile, addirittura che mi ero presa gioco di lui e da quel giorno diradai i nostri incontri.

Claudio tornava regolarmente tutti i venerdì sera, stanco e senza entusiasmo, a volte neanche mi chiedeva cosa avessi fatto durante la settimana rendendo il nostro rapporto sempre più distante. Aspettavo il suo ritorno del venerdì con ansia, truccandomi, vestendomi e facendomi trovare bella e sensuale, ma era tutto inutile, nella sua testa c’era dell’altro anche quando raramente si concedeva e facevamo l’amore. Resistetti per quasi un anno ancora e all’alba del nostro sesto anniversario dopo la dolorosa e straziante perdita di mia madre le cose cambiarono repentinamente.

Dopo solo qualche settimana un pomeriggio mi accorsi che dal piccolo appartamento vicino al nostro, sfitto da tempo, provenivano dei rumori. Curiosa andai immediatamente a vedere chi ci fosse ed eventualmente a presentarmi. Suonai il campanello e così conobbi David, un architetto ed arredatore di interni inglese, che si era trasferito da poco a Roma per lavoro. Lui parlava poco la nostra lingua per cui fui felice di rinverdire il mio inglese quasi scolastico. Subito mi invitò per il suo classico thè delle cinque e da lì nacque la nostra confidenza, io cercavo di aiutarlo dandogli suggerimenti su come sopravvivere dentro questa città caotica e lui sempre premuroso mi dava consigli su come abbellire e rendere più funzionale la mia casa.

Ma non ci volle molto tempo che quell’amicizia si trasformasse prima in confidenza e poi in qualcosa di meraviglioso. Lui era sposato e padre di tre figli, sua moglie da Londra lo chiamava tutte le sere, ma nonostante questo dopo il terzo invito a cena mi resi conto di provare una forte attrazione fisica tanto che durante una delle sue telefonate con la moglie mi alzai dalla sedia e lo baciai. Ovviamente il mio gesto ebbe un seguito tanto che finita la telefonata ci ritrovammo nella sua stanza da letto.

Certo lo sapevo, mi stavo mettendo in una situazione molto più complicata di quella che avrei avuto con Giovanni, primo perché mi abitava a fianco, secondo perché era sposato, terzo perché aveva 59 anni, ossia quasi trenta più di me, quarto perché era un uomo totalmente pragmatico e realista. Infatti quando seppe della mia situazione e del mio matrimonio fallimentare reagì da perfetto maschio inglese dicendomi sinceramente che la contentezza di avermi completamente sua era più forte del dispiacere della mia situazione.

Nonostante questo suo atteggiamento di distacco, giorno dopo giorno rimasi ancorata a quel piccolo spiraglio di luce che illuminava il mio giorno e settimana dopo settimana mi sentii totalmente coinvolta. Anche durante il lavoro non smettevo di pensarlo e quando la sera bussava alla mia porta mi facevo già trovare pronta. Lui amava l’eleganza delle italiane, la loro innata sensualità, diceva, ma soprattutto prendeva il sesso come un esclusivo divertimento, tanto che tutte le sere ripetevamo il gioco della telefonata. Per me era una cosa insolita, ma sapevo che, solo prendendo tutto alla leggera, avrei potuto superare le mie ansie e il mio disordine emotivo.

Secondo lui non avevo bisogno di una relazione amorosa che sostituisse quella con mio marito, ma di un vero e sano passatempo anche se io sentivo di amarlo mentre lui non perdeva occasione di dirmi quanto fosse legato a sua moglie e lei solo lei rappresentava la donna della sua vita. Insomma la situazione era più chiara della luce, ed io più volte mi chiesi se fosse il caso di continuare o se davvero volessi rivoluzionare la mia vita per un uomo.

Nonostante amassi ancora mio marito, il pragmatismo di David mi fece capire che forse ero rimasta l’unica al mondo a pretendere l’assoluto e che forse sommando ogni relatività si poteva comunque vivere bene. E lo capii ancora meglio quando parlando con mio marito dell’amicizia con David lui mi disse semplicemente: “Mi fa piacere perché così non rischi di annoiarti quando non ci sono.” Beh certo non gli avevo detto tutto, ma a lui non passò neanche per l’anticamera del cervello che ci potesse essere altro tra noi o quanto meno, anche se ci avesse pensato, non avrebbe avuto di fatto un’importanza vitale. Davanti allo specchio mi dicevo: “Vedi? Le persone si accontentano di ritagli e d’apparenza e lui vuole che reciti la parte della mogliettina amorosa solo quando è qui.”

Quindi sia marito che amante la pensavano allo stesso modo, ed io che ero stata da sempre una donna possessiva mi si aprì un mondo. David non mancava di ripetermi: “Gli amanti sono dei mariti perfetti perché si ha la consapevolezza che non durino una vita e allo stesso tempo se diventassero mariti non sarebbero più perfetti. Io non sono migliore di tuo marito, e la questione non sta nelle mie buone maniere o nell’indifferenza di tuo marito, ma risiede nella tua mente che inconsciamente distingue i ruoli e ti fa comportare in maniera diversa. Tu con me ti senti libera non perché io faccia qualcosa di diverso da tuo marito, ma semplicemente perché tra noi potrebbe finire domattina e quindi non sentendoti legata ti senti libera di agire senza pregiudizio.”

Aveva pienamente ragione e da quel giorno affinammo i nostri giochi, sua moglie e mio marito divennero vitali nel nostro erotismo così che la telefonata serale con la moglie divenne un vero e proprio rito erotico, così complice che quando sentivamo lo squillo lui si alzava in piedi ed io inginocchiata gli procuravo piacere mentre lui scambiava frasi affettuose con la donna della sua vita. Altre volte pretendeva invece di starmi dentro mentre parlavo con mio marito o lui con sua moglie e quando terminava la telefonata mi faceva ripetere all’infinito quanto amassi mio marito e che la trasgressione che ci faceva godere così tanto era strettamente legata alla nostra condizione di sposati: “Se non ami tuo marito, il gioco diventa noioso e non funziona più.”

Tutto divenne così emozionante che di certo la vita poteva anche essere vissuta con sana leggerezza e con questa nuova convinzione e senza più sensi di colpa mi dedicai totalmente a David e lui a me. Alle volte uscivamo e conoscendo i suoi desideri esibivo tutta la mia femminilità indossando gonne cortissime, calze particolari, reggiseni a vista e il più delle volte senza mutandine. Andavamo in certi localini Old English dove ero obbligatorio bere fiumi di birra e spesso, seduta su quei divanetti, lui mi aiutava a liberare tutta la mia sensualità facendomi scosciare e mostrando le mie parti intime. Beh all’inizio mi sentivo a disagio, ma poi sempre all’insegna della leggerezza iniziai a capire quanto fosse importante essere al centro di quegli sguardi che non smettevano di ammirarmi. Con l’aiuto di David una sera passai il guado ed accettai il corteggiamento esplicito di un altro uomo. David non solo non si oppose, ma mi lasciò libera di agire dandomi la sua benedizione. Certo sì avevo bevuto più del necessario, ma non fu quella la spinta che mi fece agire, ma la complicità del mio uomo che nel mezzo della serata, mentre l’altro non smetteva di corteggiarmi, finse un gran mal di testa e tornò a casa da solo lasciandomi in quel locale.
Tornai a casa la mattina dopo senza sensi di colpa e con la consapevolezza di essere ancora più femmina. David, sulla porta non mi chiese nulla, ma mi disse: “Lea sei una donna meravigliosa.” Poi la sera stessa mi confidò che non aveva chiuso occhio e durante la notte aveva avvertito una sana e stimolante gelosia, tanto che mi volle completamente nuda e facemmo l’amore per ben tre ore sul piccolo terrazzino del suo appartamento.

Insomma passammo indimenticabili serate insieme e da quel giorno tra noi non ci furono più attriti, ero la sua donna cinque giorni a settimana e nei week end la moglie ricca di uno dei più famosi consulenti finanziari d’Italia.

P.S.
La storia con David è finita qualche mese fa, il lavoro lo ha riportato a Londra, ogni tanto ci sentiamo, lui promette di tornare, ma so che ormai è un capitolo chiuso, anche se non posso fare a meno di ripensare a quelle stupende serate passate insieme.
Con mio marito le cose procedono come un lungo fiume tranquillo, nonostante tutto lo amo e non penso di separarmi anche perché ormai conosco la medicina che fa durare a lungo i matrimoni per cui non ho il timore di avere qualche ricaduta.
Dimenticavo… la casa a fianco è di nuovo sfitta per cui aspetto con ansia che qualcuno prima o poi ci venga ad abitare.






Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


© All rights reserved
TUTTI I RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA


© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso dell'autore








 
Tutte le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi autori. Qualora l'autore ritenesse improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione verrà ritirata immediatamente. (All images and materials are copyright protected  and are the property of their respective authors.and are the property of their respective authors. If the author deems improper use, they will be deleted from our site upon notification.) Scrivi a liberaeva@libero.it

 COOKIE POLICY



TORNA SU (TOP)


LiberaEva Magazine Tutti i diritti Riservati
  Contatti