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AMARSI CHE CASINO
 

 

STORIE VERE
Quel Natale del 2009
"È una storia sbagliata, una storia da non raccontare, una storia di tanti anni fa, ma una storia che immancabilmente mi ritorna in mente creandomi un misto di disagio ed eccitazione."







È una storia sbagliata, una storia da non raccontare, una storia di tanti anni fa, ma una storia che immancabilmente mi ritorna in mente creandomi un misto di disagio ed eccitazione. Al tempo avevo 35 anni ed ero sposato con Giorgia da tre anni ed avevamo un bambino della stessa età e concepito senza volerlo.
Ci eravamo conosciuti tramite amici, lei mi aveva conquistato con il suo carattere dolce, ma non era propriamente una bellezza: biondina, carnagione chiara, magra con una prima scarsa e dieci anni meno di me. Lo confesso, non ne ero mai stato attratto sessualmente da lei, tanto che a letto avevo delle serie difficoltà soprattutto perché i miei gusti in fatto di donne, di allora, come quelli di adesso, volano e si posano su donne che hanno passato abbondantemente la cinquantina e non propriamente giovani e magre.

Con Giorgia vivevamo in un paesino di poche anime in provincia di Ancona e fatto il guaio, per paura che la sua pancia lievitasse e le voci corressero in paese, ci sposammo in fretta e furia. Devo dire che sia i miei genitori che i suoi non la presero poi tanto male, lei studiava e lavorava part time come ragioniera, mentre io ero impiegato come operaio specializzato al Comune dove vivevamo.

Quel Natale del 2009 come al solito passammo le vacanze fino al nuovo anno in montagna dove i genitori di lei possedevano una piccola villetta. Lo ammetto con loro avevo avuto sempre un rapporto formale, né freddo né confidenziale, ma come ogni anno Giorgia mi convinceva a passare quelle due settimane in loro compagnia. Mia suocera Carla al tempo aveva 64 anni, mese in più, mese in meno, mentre mio suocero Alberto aveva da poco passato i 74, un vecchio lupo di mare sempre abbronzato, che però dopo due bypass e un intervento serio alla schiena non se la passava più troppo bene. Tra loro correvano dieci anni di differenza come tra me e Giorgia per cui la tradizione familiare era stata rispettata!

Quella vacanza la trascorrevo sempre di malavoglia e di solito passavo le mie giornate in estrema solitudine facendo lunghe passeggiate lungo i sentieri di montagna. Di solito ne approfittavo per sentire Gloria al telefono, una collega vedova dell’amministrazione, molto più grande di me, con la quale avevo una storia segreta. Avevo iniziato a frequentare ed a consolarla non appena suo marito era venuto a mancare. Comunque niente di serio, ma sicuramente una storia di sesso che, seppure con le difficoltà del caso, mi faceva stare bene e mi permetteva di non pensare troppo al mio matrimonio.

Beh sì, a conti fatti, tradivo mia moglie, ma consideravo quella relazione solo un beneficio per il nostro rapporto di coppia e soprattutto non così impegnativa da compromettere il mio matrimonio. Ovvio che in quella situazione non pensavo minimamente ad altre donne, per cui mai avrei pensato che il pericolo, quello vero, fosse così vicino e risiedesse addirittura all’interno della famiglia.

Mia suocera Carla, assomigliando come una goccia d’acqua alla figlia con almeno venti chili in più, non era propriamente una bella donna, e poi a dire il vero l’età l’aveva fortemente appesantita. Insomma a guardarla non mi diceva proprio nulla e giuro mai mai, nonostante avesse l’età di Gloria, ci avevo fatto un minimo pensiero.

Un giorno però passando mio figlio dalle mie braccia alle sue, casualmente una mia mano era rimasta incastrata tra il corpo di mio figlio ed il seno di Carla. Anche se era durato un infinitesimo attimo avevo avuto modo di apprezzare quella morbidezza avvertendo all’istante una sensazione di proibito. Ebbi quasi un turbamento, non tanto per il piacere vero e proprio di quel contatto, ma per la circostanza moralmente peccaminosa.

Però, quella sensazione come venne se ne andò e non ci pensai più fino a quando, qualche sera dopo, facendo l’amore con Giorgia, mi accorsi che quel pensiero era rimasto a covare chissà in quale parte del mio cervello, dandomi un’eccitazione così forte tanto che mia moglie notò il mio insolito vigore: “Non ti ho mai sentito così.” Disse compiaciuta. Sorrisi senza rispondere anche se dentro di me ero pienamente cosciente del motivo, al punto che quel pensiero tornò più volte nei giorni successivi.

Da quella volta iniziai a guardare mia suocera sotto un’altra prospettiva, in un certo senso, le davo il merito, a differenza di Gloria, di avermi dato l’impulso necessario per stare bene con mia moglie. Ragionai seriamente su questa cosa paragonando le due figure femminili e concludendo che non fosse affatto una questione di attrazione fisica, ma semplicemente una questione di ruolo in quanto lei suocera e l’altra amante.

Sta di fatto che la domenica successiva appena finito di pranzare mia moglie prese il bambino ed andò da una sua amica, mentre mio suocero come al solito si era addormentato sul divano vedendo la tv. Non so, sarà stato per l’ottimo Verdicchio di Jesi, oppure per quei pensieri che mi frullavano ancora in testa, insomma presi l’occasione al volo e mi offrii di aiutare mia suocera a sparecchiare, alla ricerca di chissà quale remota possibilità. Lei portava una vestaglia a fiori ordinaria, ma molto leggera e scollata tanto che si intuiva il suo intimo bianco.

A quella visione i miei sensi non erano affatto rimasti indifferenti e tra un piatto e l’altro, essendo la cucina molto stretta, per ben due volte ebbi modo di sfiorarle un fianco. Rapito da quella morbidezza e sensualità il mio sangue aveva cominciato a girare forte nelle mie vene e nella mia testa iniziai a costruirmi un film tutto mio. Credendo davvero che sarebbe bastato metterla al corrente delle mie intenzioni per guadagnarmi la chance sperata, cominciai a farle dei complimenti più o meno velati sulla vestaglia semitrasparente, sul merletto della spallina del reggiseno che faceva capolino, e sul fatto che non dimostrasse per nulla la sua età.

Lei dopo un attimo di esitazione, forse per l’imbarazzo, si era lasciata andare ad una risata più che rumorosa, poi però, per vezzo femminile, si era messa in posa e si era guardata attraverso il riflesso del vetro della credenza dicendomi semplicemente: “Dici?”

Quel semplice assenso, sempre secondo il mio film in testa, mi fece considerare chiusa la fase del corteggiamento e qualche istante dopo, passandole uno strofinaccio, presi tutto il coraggio a disposizione e senza pensarci oltre accarezzai volutamente il suo seno sinistro stringendole il capezzolo per qualche secondo. Subito dopo però, seguendo la mia strategia, mi scusai: “Perdonami Carla, non so cosa mi abbia preso…” Ma lei muta e sorpresa, guardandomi tra lo sbigottito e lo sconvolto, fece un passo indietro ponendosi a debita distanza e facendo finta di niente riprese ad asciugare i piatti.

Beh sì, non era affatto andata come avrei sperato perché subito dopo lei, uscendo dalla cucina, si era accomodata accanto al marito sul divano parlando forte in modo che lui si svegliasse. A me non rimase che uscire di casa e farmi la solita passeggiata. Lungo quel sentiero pensai a quanto fossi stato maldestro e quanto quel gesto avesse potuto compromettere i rapporti familiari riproponendomi che da quel momento in poi mi sarei comportato da bravo genero per riconquistare la sua fiducia.

La sera a cena Carla si comportò come non fosse successo nulla ed a quel punto certo per lo scampato pericolo mi convinsi che non ci sarebbero state conseguenze e soprattutto che Giorgia non avrebbe mai saputo nulla. Insomma credevo fosse finita lì, ma la mattina dopo, mentre facevamo colazione tutti e quattro in veranda, Carla mi chiese di punto in bianco ad alta voce se l’avessi potuta accompagnare al supermercato. La domanda era più che lecita dato che lei non guidava e Alberto con i suoi problemi di schiena non avrebbe certo potuta aiutarla a portare la spesa e le bottiglie pesanti dell’acqua.

Intuendo però che aveva altro da dirmi non mi tirai indietro e le dissi immediatamente che l’avrei accompagnata volentieri.

Appena saliti, nel segreto dell’auto, lei non perse tempo e come un fiume in piena disse: “Per colpa tua stanotte non ho chiuso occhio. Ma sei pazzo, vero? Cosa ti è saltato in mente? Mi sono alzata dal letto cento volte e Alberto mi ha chiesto più volte cosa avessi.” Era agitata ed era altrettanto evidente che quel mio approccio non l’aveva affatto lasciata indifferente. Dal canto mio cercai di scusarmi ancora, pregandola di considerarlo un capitolo chiuso, anche perché più la guardavo e più mi rendevo conto di aver fatto una grossa cazzata perché non era affatto il mio tipo di donna.

Proseguimmo in silenzio, ma qualcosa non mi tornava. Al parcheggio del supermercato ebbi modo di osservarla con attenzione. Indossava un vestito chiaro aderente e guardandola più da vicino avevo notato che era senza reggiseno. Iniziai a chiedermi il motivo e perché mai mi avesse rimproverato dandomi letteralmente del matto. Certo ero pur sempre suo genero e lei una donna più che matura e sposata per cui ci stava quel tipo di reazione, ma il dubbio rimase e mi promisi che da quel momento in poi avrei dovuto leggere meglio tra le righe.

Comunque sia, l’accompagnai tra i banchi del supermercato e da bravo genero l’aiutai a portare la spesa e l’acqua. Al ritorno in auto usai la tattica del silenzio, insomma volevo scoprire realmente le sue intenzioni e lei, visto che non parlavo, al primo semaforo rosso mi disse: “Ti sei offeso? Scusa se ti ho aggredito prima, ma devi capirmi, erano venti anni e oltre che non subivo un approccio così diretto e sinceramente la cosa mi ha sconvolta anche perché mai avrei creduto che un bel giovane come te e felicemente sposato avesse delle mire su una sessantenne…” Le risposi che era acqua passata e che da quel momento in poi non sarebbe più accaduto aggiungendo con aria complice: “Ovviamente Giorgia non deve sapere nulla.” Lei mi rassicurò immediatamente: “Stai tranquillo, quello che ci diciamo resta tra noi.” Poi sorridendo disse: “Tu ti preoccupi per Giorgia, ma pensa se Alberto venisse a sapere qualcosa?”

Contento per quelle rassicurazioni accesi la radio e mi rilassai guidando a passo d’uomo sotto l’ombra di una meravigliosa pineta che portava verso casa. Fissavo la strada evitando di guardare mia suocera per non dare adito ad altri scomodi malintesi fino a quando Carla, con una voce rotta dall’agitazione, mi disse: “Ma sei sicuro di portarmi subito a casa?” Solo a quel punto realizzai che quel mio impegno da bravo ragazzo per riacquistare la sua fiducia non fosse il comportamento adatto e che lei avrebbe desiderato una reazione diversa da parte mia. La conferma arrivò subito dopo quando mi disse: “Dai ferma la macchina qui!” Ubbidii all’istante.

Sotto un raggio di sole spaurito che faceva capolino dalla chioma di un pino gigante, dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, mi chiese a bruciapelo: “Non credo affatto di essere la donna dei tuoi sogni. Perché ci hai provato?” Oddio, provai a mettere insieme qualche parola sensata facendo riferimento al mio rapporto con Giorgia, ma poi tutto d’un fiato, forse per scacciare definitivamente i miei pensieri cattivi, dissi: “Perché sei mia suocera!” In effetti era la pura verità e lei forse delusa mi rispose: “Solo per quello?”

Stavamo entrambi in apprensione, i nostri fiati avevano appannato i vetri, e mi rendevo conto che per lei non era solo una richiesta di spiegazioni, infatti subito dopo aggiunse: “Ma ti sei accorto che non porto il reggiseno?”
A quel punto mi avvicinai senza dire una parola e senza chiederle permesso infilai una mano nella scollatura. Toccare i suoi seni mi diede un’eccitazione incredibile. Certo sì, erano di una consistenza molle, niente a che vedere con quelli di Gloria, ma sapevano di peccato e proibito in poche parole di suocera.

Avevo il cuore a mille e lei notando la mia eccitazione fece una specie di finta resistenza slacciando però due bottoni del suo vestito e agevolando così la mia mano. Si vedeva che era in difficoltà tanto che strinse forte la mano fermandola quando subito dopo tentai di guadagnare la sua intimità tra le gambe: “Capiscimi sarebbe la prima volta in assoluto che tradisco Alberto.” A quel punto pronunciai una delle mie frasi più cretine: “Vedrai ti piacerà, devi solo abbandonarti.” E lei: “Non è questione di piacere, ma di ruoli.” Era al bivio se cedere al genero e vedermi come amante o dirmi di ripartire, ma allo stesso tempo sentivo che non voleva deludermi e che come donna, anche se insolito, era pur sempre un motivo d’orgoglio.

Mi chiese un attimo di pausa, poi si guardò intorno assicurandosi che non ci fosse anima viva nei paraggi: “Non voglio che tu vada a casa così eccitato, non me lo perdonerei mai.” Dopo qualche secondo mi aveva già sbottonato i pantaloni iniziando a darmi piacere con la mano: “Sai che non ci sarà mai più un’altra occasione vero?” Certo che lo sapevo, ma ora mi stavo godendo quella mano anche se inesperta, impacciata e leggerissima. In verità non era propriamente quello che avrei desiderato e mentre l’aiutavo nei movimenti le chiesi se avessi potuto sperare in qualcosa di più. Lei ferma nel suo intento, ma incuriosita mi chiese quale fosse il mio desiderio ed io: “Sarebbe bello fare l’amore con la madre di mia figlia.” Ci pensò un attimo: “Accontentati, forse non ti sei accorto cosa stiamo facendo.” Beh si mi rendevo conto, ma non mi bastava. Iniziai a stringerle il seno, poi nonostante lei voltasse continuamente il viso riuscii a baciarla in bocca. Ero a mille, avevo l’occasione della vita e non volevo a nessun costo sprecarla. Afferrai la sua mano pregandola di fermarsi. “Tu sei pazzo!” Disse cercando di proseguire e darmi piacere in quel modo. E dopo un tira e molla, tra gemiti e desideri inconfessati, si convinse e sempre tenendo la mano sul mio piacere con l’altra afferrò le sue mutandine da sotto la gonna e alzandosi leggermente dal sedile tentò di toglierle facendole scivolare lungo le gambe.

Facendo quel movimento sollevò leggermente la gonna e davanti a me si presentò uno spettacolo da urlo. La bella suocera che fino a poco tempo prima mi aveva fatto il terzo grado sotto la gonna portava un reggicalze tutto fiocchi e merletti, degno di qualche film porno anni ’70. Rimasi senza fiato e lei sorridendo mi disse: “Non te lo aspettavi vero? Erano anni che non lo indossavo. Ti piace vero? L’ho messo per te!”

Stordito ed estasiato da quella meravigliosa sensualità, mentre lei continuava a far scendere con una sola mano, le sue mutandine lungo le sue gambe, non so cosa mi prese: mia suocera mi stava offrendo tutta la sua intimità e quel gesto e quella visione così erotica mi offuscò letteralmente la mente tanto che in un impeto incontrollabile esplosi tutto il mio piacere nella sua mano.

Un bagliore accecante e poi buio completo. Lei mi guardava allibita, tra lo scampato pericolo e la delusione del momento. Con le mutandine a metà strada mi disse: “Mi avevi convinta sai…” Ed io: “Dai aspettiamo un quarto d’ora, ti desidero e poi voglio che anche tu abbia piacere…” Lei sorrise: “Non ti preoccupare dai, io ho avuto la mia dose di piacere anche se non te l’ho dimostrato, ma ora è tardi e va bene anche così. Dopo secoli è la prima volta in assoluto che mi sono sentita desiderata e ti ringrazio per questo. Mi hai fatto capire che ogni donna può sognare ed essere apprezzata anche alla mia età. Sicuramente ne terrò conto, ma non con te. L’amore per mia figlia è troppo grande per non tenerlo a mente. Se fosse successo mi sarei giustificata pensando all’attimo, alla situazione, a questa pineta incantevole, al destino imprevedibile, ma se capitasse ancora non avrei scuse. Ovviamente quello che è successo rimarrà un nostro segreto. Vedi? Se non fossi stato il marito di mia figlia, forse già domani ti avrei chiesto di accompagnarmi di nuovo al supermercato, ma lo sai anche tu che questo non sarà più possibile. Ora accendi il motore ed andiamo…”

Mentre si riallacciava il vestito e ricopriva la sua incantevole lingerie pensai davvero all’occasione mancata e che non me lo sarei mai perdonato, ma nel contempo se fosse successo, se fossi entrato dentro di lei sarebbe stata comunque una storia sbagliata, il destino aveva voluto così e niente e nessuno mi avrebbe tolto per sempre il dolce ricordo di quel momento segretissimo di intimità con mia suocera.

CONTINUA









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