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IL PORTALE DELLA PASSIONE
STORIE DI ROMA
IL
TRIANGOLO A LUCE ROSSE
La storia di Giuseppe
Sotgiu e sua moglie Liliana
Siamo a Roma negli anni Cinquanta quando
scoppiò il caso del famoso penalista Giuseppe Sotgiu, all’epoca
presidente della Provincia di Roma, accusato di assistere, in una
casa di appuntamenti, alle performance erotiche della moglie in
compagnia di un giovane gigolò
1954
Adamo,
ma chi era Giuseppe Sotgiu? Era il figlio di Antonio
Sotgiu, sindaco socialista di Olbia. Nato a Olbia si
trasferì a Roma per frequentare le scuole superiori e
poi l’università. Durante il periodo fascista, si dedicò
esclusivamente alla professione forense e alla
pubblicazione di testi giuridici. Nel 1952 divenne
maestro massone come aderente della loggia massonica
romana Lira e spada, affiliata al Grande Oriente
d'Italia. Sempre nel 1952 fu eletto consigliere
provinciale nelle liste del Partito Comunista e poi
nominato Presidente della Provincia di Roma.
Insomma una persona molto nota… Abbastanza, ma la sua
notorietà fu dovuta soprattutto alla sua attività di
avvocato penalista, infatti salì alla ribalta delle
cronache nella vicenda di Wilma Montesi.
Chi era
Wilma Montesi? Una giovane ragazza romana trovata
morta sulla spiaggia di Capocotta vicino a Torvaianica,
l'11 aprile 1953. Il suo caso fu subito preda delle
prime pagine dei giornali e Sotgiu intervenne in qualità
di avvocato difensore del giornalista Silvano Muto,
redattore del periodico Attualità, che aveva indicato in
Piero Piccioni, fidanzato di Alida Valli e figlio del
ministro Dc Attilio, uno dei personaggi coinvolti.
Come andò il processo? Nel susseguirsi delle
udienze Sotgiu si distinse per le sue arringhe furiose
come paladino della moralizzazione. Fu lui ad inventare
il termine "capocottari", per indicare coloro,
appartenenti all’alta borghesia, che frequentavano gli
equivoci ambienti della tenuta di Capocotta, dove,
secondo il suo cliente, si consumava droga, si
svolgevano orge e festini con ragazze allegre e
compiacenti e dove, sempre secondo il suo cliente, era
stato consumato il delitto Montesi. Alla fine del
dibattimento si guadagnò il soprannome di “Avvocato del
Diavolo”, ma fu un autogoal.
Perché un autogol?
Perché qualche mese dopo fu lui stesso travolto da uno
scandalo personale. Si racconta infatti che a seguito
dell’omicidio di una giovane entreneuse in una casa
d’appuntamenti romana, tale Pupa Montorsi, la polizia
appurò che tra i frequentatori del bordello, c’era
proprio l’avvocato Sotgiu. Ma non fu tutto perché alcuni
giornalisti di «Momento Sera» dopo vari appostamenti
scoprirono che Sotgiu frequentava sì la casa di
appuntamenti, ma assieme a sua moglie Liliana Grimaldi.
E cosa succedeva in quella casa? Secondo
quanto riportato dalle cronache di allora il famoso
avvocato assisteva, dietro compenso in denaro, alle
esibizioni erotiche della moglie in compagnia di un
giovane prestante gigolò poco più che ventenne e dunque
per l’epoca minorenne. Scattarono immediatamente le
indagini della polizia, vennero ascoltati dei testimoni
ed uno di loro confermò i sospetti ossia di essersi più
volte intrattenuto nel letto con la bella signora alla
presenza del marito guardone.
Immagino lo
scandalo! Tutto avvenne sullo sfondo dell’Italia
perbenista degli anni Cinquanta e i giornali ne
approfittarono sparando titoli a nove colonne. I
giornali di destra paragonarono il caso Sotgiu al caso
Montesi mentre l’Osservatore Romano scrisse: “Hodie
mihi, cras tibi!” ossia “Oggi a me, domani a te!”. Tieni
conto che successivamente il bel gigolò, figlio
disoccupato di un pizzicagnolo napoletano, rilasciò
un’intervista a un popolare settimanale in cui
confessava di aver preso parte a numerosi incontri di
quel tipo, accettati dietro la promessa d’un lavoro.
Sembra che il giovane ricevesse solo dei regali dopo la
prestazione e il denaro pattuito di cinquemila lire
andasse alla padrona della casa per l’ospitalità.
Inoltre uscirono fuori numerosi particolari tra i quali
che i due coniugi, sotto falso nome, si facevano
chiamare “Mario” e “Pia”, frequentavano non solo la casa
di via Corridoni, ma anche quelle di via Buccari e di
via Crescenzio. Gli incontri avvenivano due o tre volte
la settimana e sembra anche che tra il gigolò e la
donna, dopo alcuni incontri amorosi, fosse sbocciato del
tenero tanto che iniziarono a scambiarsi delle lettere e
alle volte la signora Liliana si recava da sola nella
casa di appuntamenti.
Sotgiu come si difese?
La figura dell’insigne giurista ne uscì distrutta e il
clamore della vicenda fece dimettere Sotgiu da
Presidente della Provincia di Roma e a interrompere
quella professionale per lunghi anni. Entrambi i coniugi
furono denunciati per istigazione alla prostituzione e
favoreggiamento di minore, ma in fase istruttoria le
accuse decaddero in quanto venne accertato che il gigolò
minorenne era solito frequentare la casa anche prima
dell’incontro con i Sotgiu, quindi essendo già corrotto,
in base all’articolo 530 del Codice Penale, che esclude
la punibilità se il minore è già moralmente corrotto,
non fu possibile procedere. Decadde anche l’accusa di
induzione alla prostituzione nei riguardi della moglie
in quanto fu accertato che la donna più volte si era
recata da sola nella casa.
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FONTI
https://groups.google.com/g/it.politica.pds/c/dXn8DtnB0sc
https://www.olbia.it/personaggi-olbiesi-
giuseppe-sotgiu-lavvocato-del-diavolo
https://www.ilgiornale.it/news/storia-dei-moralisti-
coscienza-sporca-parte-molto-lontano.html
https://pulcinella291.forumfree.it/?t=61882618/
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