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REPORTAGE
 
Le donne omanite rifiutano i matrimoni combinati e si sposano per amore
Viaggio nell'oro nero, ma anche nell'oro bianco, la famosa resina
boswellia, che una volta seccata origina l'incenso
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Io ci sono stato in Oman, terra di passaggio e di storia intrisa di profumi di incenso, attraversata un tempo da carovane senza fine cariche di merce e d’oro destinata ai mercati di Alessandria, Venezia, Damasco, Roma.
Sì che ci sono stato nella zona più arida del mondo e molti sono convinti che le condizioni di vita degli uomini e delle donne omanite sia simile a quella dei vicini sauditi. Ma in realtà non è così. Qualcosa sta cambiando... Ecco l'Oman di oggi, il Paese delle donne che non ti aspetti

Ho visto le donne lavorare, guidare, votare, studiare, ereditare, possedere proprietà, gestire un’attività, fare carriera e decidere se portare o meno il velo. Le ho viste uscire da sole o accompagnate solo da amiche e frequentare qualsiasi tipo di locale.

Ovvio che mi sono sorpreso pensando alla vicina Arabia Saudita. Qui c’è un cambiamento notevole rispetto al modello patriarcale, che comunque è ben resistente e radicato nella società.

Io ci sono stato tra i giovani, nelle università, qui si studia davvero e la rete sta cambiando questa società tanto che ora i giovani si oppongono ai matrimoni combinati, a quei veri e propri contratti stipulati dalle famiglie.
Nonostante la legge sancisca la massima libertà, prevale comunque la tradizione: è il padre ad essere responsabile della “felicità” della propria figlia per cui in alcuni strati della società le donne sono destinate ai cugini di primo grado e le unioni d’amore sono rarissime.

La verginità è un requisito imprescindibile ed il mancato superamento della “verifica” getterà onta su tutto il clan. Nei nuclei familiari poligami, la prima moglie è solitamente una cugina e la seconda una parente alla lontana.

Eh sì che ci sono stato e le donne, benché formalmente libere di interagire con l’altro sesso, preferiscono essere accompagnate agli eventi pubblici da un parente maschio. Le ho viste fuori casa camminare avvolte nell’abaya nera, il volto coperto dal velo che lascia liberi solo gli occhi, pesantemente truccati col kajal. E sotto l’abaya si celano abiti colorati, eleganti e sensuali, destinati, però, ad essere sfoggiati solo in famiglia. Nonostante la modernizzazione, è ancora in uso, soprattutto nel Dhofar, la pratica dell’infibulazione. In realtà la mutilazione genitale femminile è stata bandita e resiste nelle sacche della società più oscurantiste ad esempio nel sud dove è molto più brutale e prevede l’asportazione del clitoride e talvolta anche delle piccole labbra. Queste credenze popolari vogliono che il taglio di parte dei genitali esterni ne stemperi l’ardore ed il desiderio sessuale con buona pace delle famiglie.

Io ci sono stato nell’Oman ed ho respirato quella cultura! Il cammino verso la conquista della libertà è ancora arduo e faticoso, ma secondo una ricerca dell’Università di Masqat , su circa mille omaniti, l’83% è contrario al matrimonio combinato. È un trionfo! È questa la nuova generazione, dalla mentalità più aperta.
I giovani parlano, si scambiano opinioni e lo fanno anche con un occidentale come me. Qualcuno mi dice che ha conosciuto la propria donna tramite Instagram o Facebook. Eccoli i giovani di Masqat ! In genere frequentano la “Sharia Al Hub”, la Strada dell’Amore, una “promenade” con tanti bar sulla strada, dove gli uomini dicono dolci parole alle donne che passano.

Sì che ci sono stato lungo la passeggiata al tramonto che racconta più di quanto possano dire mille statistiche. Io li ho visti ragazzi e ragazze che camminano tranquillamente, l'orecchio volto al ritmo regolare delle onde che si infrangono sulla spiaggia, interrotto solo dal brusio dei Suv che transitano a passo d'uomo. I loro occhi sono tutti per lo schermo dello smartphone: la bella gioventù di Muscat comunica seguendo le stesse regole di altre lontane latitudini. Oggi i ragazzi sanno di avere delle alternative. È stata l’esposizione alle altre culture che ha influito sulla nuova visione del matrimonio. E frequentarsi e sposarsi per amore, sta diventando la normalità. I genitori continuano a vigilare e ancora ci sono tabù a riguardo, ma i ragazzi si incontrano ugualmente, in segreto, oppure si oppongono.

Amira mi dice che ha incontrato il suo fidanzato su una chat quando aveva 18 anni. Incantata dalle sue parole, i due hanno parlato per due anni prima di incontrarsi di persona. Dana, che ha ventisei anni, ha conosciuto il suo fidanzato su “Facebook” quattro anni fa, e spera che suo padre approverà il matrimonio. Finora ha rifiutato la proposta già tre volte, perché il ragazzo è separato, ma non divorziato. Ma il giovane non demorde e lei è convinta che strapperà il consenso.

Ora sono seduto ai tavolini all’aperto del bar “Love Street”. Masqat è una piccola metropoli adagiata in riva al mare, le strade di recente costruzione sono costantemente pulite da indiani che raccolgono anche il singolo mozzicone. Non esiste criminalità, non ci sono furti e se dimentichi qualcosa la ritrovi esattamente dove l’hai lasciata.
Mi godo questo tramonto di dune e sole rosso, di cammelli e deserto, accanto a me è seduto al-Hinai. Avrà venticinque anni, racconta di essersi rifiutato, anni fa, di sposare la donna scelta da sua madre. Era una sua cugina, molto bella, ma tra loro non è scattata la scintilla. Ora è felice, ha preso in moglie la ragazza che amava: “La cosa più bella al mondo è la speranza.” Dice.

Al-Hinai mi fa da guida e mi dice che la vita notturna per gli stranieri si svolge quasi tutta negli hotel a 5 stelle dove si serve alcool, shisha e qualche ragazza disponibile. Mi dice che le omanite sono tanto belle quanto intoccabili per cui la stragrande maggioranza di quelle ragazze disponibili sono straniere: cinesi, filippine e thailandesi al costo di 150 dollari, ovviamente a serata perché il concetto è diverso da quello occidentale, qui non esiste la singola prestazione, ma una serata completa che comprende invito, cena, passeggiata e il divertimento come ciliegina sulla torta.




 






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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
.Vivian Nereim per “Newsweek” http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/vedi-oman-quant-bello-oman-emirati-arabi-giovani-93042.htm
Anna Alberghina http://www.emotionsmagazine.com/mondo/essere-donna-in-oman-sospeso-fra-tradizione-e-modernita
Paola Piacenza http://www.iodonna.it/attualita/primo-piano/2013/oman-reportage-401284316812.shtml 
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