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Violentate nel silenzio dei campi
Succede in Italia, nella provincia di Ragusa, nella piana di Vittoria, nella “città delle primizie”
Uomini italiani che usano le braccianti rumene come schiave sessuali, minacciando di licenziarle o di separarle dai loro bambini. Mariti rumeni che chiudono un occhio per timore di perdere il posto di lavoro.
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Contadine e schiave
Alcune contadine rumene, sfruttate di giorno nei campi e violentate di notte da “padroni” senza scrupoli, hanno iniziato a parlare e si scopre un mondo diffuso di violenze e sopraffazione. Il tutto nella provincia di Ragusa, nella piana di Vittoria, nella “città delle primizie”, uno dei distretti ortofrutticoli più importanti d’Italia. Il centro di un sistema produttivo che esporta in tutta Europa annullando il tempo e le stagioni. Gli ortaggi che altrove maturano a giugno qui sono pronti a gennaio. Un miracolo chimico che ha ancora bisogno di braccia. Pur essendo a sud di Tunisi siamo in pieno territorio italiano.

Tolto il coperchio nella pentola troviamo le nuove schiave che raccolgono l’oro verde nelle serre nella piana, una distesa di terra fertile che corre per decine di chilometri tra Gela e Vittoria. Su 60mila abitanti 12mila sono stranieri. I braccianti rumeni, inesistenti pochi anni fa, sono circa 1.800 contro i 2.000 tunisini, in alcuni paesi i rumeni sono in maggioranza. Raccolgono peperoni, pomodori, zucchine e melanzane sotto teloni dove la temperatura in questi giorni sfiora i 60 gradi. Questo in sintesi il risultato dell’inchiesta pubblicata da L’Espresso e firmata da Antonello Mangano. http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/09/15/news/violentate-nel-silenzio-dei-campi-a-ragusa-il-nuovo-orrore-delle-schiave-rumene-1.180119
 
E quel paesaggio ogni notte si trasforma in un vero e proprio inferno per le donne che vi lavorano, costrette a vivere in magazzini angusti, in cascine in aperta campagna e convivere con proposte e ricatti sessuali. Giovanissime (hanno più o meno vent’anni), assunte come contadine con salari da fame (lavorano 10-12 ore per 15 euro) e senza alcuna tutela, sono rumene, vengono da Botosani, una delle zone più povere del paese, e arrivano nei campi siciliani perché qui è più facile portare i bambini.
Sono le prime a partire. I mariti, se arrivano, arrivano dopo. Intanto gli italiani diventano padroni della loro vita e della loro morte. Sono padroni in tutti i sensi.
 
Dopo una giornata di lavoro ad un euro l’ora sotto il sole le vedi tornare dai campi, sono stanche, ma nel silenzio delle serre e dell’omertà è frequente assistere ad un padrone che si delizia di carne fresca od offre la sua prediletta ai parenti, agli amici. Ai figli. Tutti sanno e tutti tacciono. Uno scenario raccapricciante, una vergogna non solo per la Sicilia, ma per tutto il paese, nella provincia siciliana sono circa cinquemila quelle che lavorano nelle serre. Vivono segregate in campagna. Spesso con i figli piccoli. Nel totale isolamento subiscono ogni genere di violenza sessuale. Una realtà fatta di aborti, “festini” e ipocrisia.


 




 





ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
.http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/09/15/news/violentate-nel-silenzio-dei-campi-a-ragusa-il-nuovo-orrore-delle-schiave-rumene-1.180119
http://www.centrofernandes.it/SCHIAVE%20RUMENE.htm
http://www.retenews24.it/rtn24/societa/contadine-schiave-orrore-i-campi-storia/
http://www.giornalettismo.com/archives/1620553/schiave-rumene-nelle-campagne-siciliane/  



 














 
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