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REPORTAGE
"I clienti di Avrenos"
di Georges Simenon (titolo originale "Les clients d’Avrenos")
Una vergine a Istanbul
La perdizione di uomo
dietro una ballerina
Siamo in Turchia negli anni Trenta,
precisamente sulle rive del Bosforo, nella magica Istanbul avvolta
da un'atmosfera languida e un’aura di eccitante e velata
depravazione. All’ombra dei caicchi che scintillano al di là del
Corno d’oro si allarga contro il cielo purpureo il ventaglio dei
minareti e delle cupole dorate...
.
.In questa suggestiva cornice
si aggira una giovane donna, l’ungherese Nouchi,
candidamente maliziosa, arrivata da Ankara in cerca di
fortuna e proveniente da un caseggiato operaio alla
periferia di Vienna. La vergine di Istanbul, così viene
chiamata Nouchi, è ambiziosa e determinata, capace di
sedurre chiunque senza mai concedersi oltre certi
limiti. “Probabilmente non arrivava ai diciotto anni e
aveva lineamenti irregolari, un naso aguzzo, due occhi
penetranti come punte di spillo.”
La giovane è
una delle tante ballerine del cabaret Le Chat Noir, le
quali, dietro compenso adeguato, non disdegnano di
intrattenere i numerosi clienti. Del resto non devono
fare granché: basta un qualsiasi numero di danza,
vestite il meno possibile, prima del lavoro vero e
proprio che consiste nell’indurre i clienti a bere.
Nouchi è una delle tante, partono dall’Ungheria in
gruppi di dieci o dodici, tutte più o meno ballerine,
più o meno belle e fanno il giro dei night club del
Medio Oriente. Ovunque approdino queste ragazze, trovano
gli stessi Tabarin e Chat Noir, gli stessi palchi con le
tende, gli stessi proprietari poliglotti, le stesse
false promesse d’amore, gli stessi specchi nei quali a
gruppi come api si danno rossetti carichi di velluto, e
cipria e trucchi alla buona.
Nouchi è ben decisa
a non conoscere mai più la miseria e la fame che ha
segnato la sua infanzia viennese. Ed ogni sera è lì,
ammalia con la sua finta ingenuità un gruppo di
sfaccendati destinati a un’annoiata deriva esistenziale
– artisti, giornalisti, uomini d'affari, nobili
decaduti, viveur di mezza tacca –, che si ritrovano nel
ristorante di Avrenos sul Bosforo e passano le notti a
bere raki e a fumare hashish, e che di Nouchi sono tutti
più o meno innamorati. E tra questi spunta Bernard de
Jonsac, un uomo sui quarant’anni, elegante, distinto e
squattrinato, che si spaccia per avventuriero, ma in
realtà non si arricchisce con traffici illeciti, non
ruba e non è nemmeno una spia. Bernard è un interprete
dell’ambasciata francese, ma soprattutto un bohémien
che, non avendo rendite sufficienti per vivere, cerca di
sfruttare la sua conoscenza delle lingue. Lui ha
i capelli biondi, un po’ radi, con qualche filo bianco
intorno alle orecchie. Ha persino un monocolo, che
conferisce alla sua fisionomia un certa aria
aristocratica e in un dito delle sue mani bianche,
curatissime, si nota un diamante incastonato in un
anello di platino. Ineluttabilmente si lascia
affatturare dalla giovane e scaltra Nouchi.
Inevitabilmente anche Nouchi ne rimane colpita… Lui la
vede ogni sera ballare, lei gli strizza l’occhio. I due
si conoscono, parlano… E un bel giorno, senza un
apparente motivo, Bernard porta con sé la giovanissima
Nouchi. Più che innamorarsene, ne rimane soggiogato. E
Jonsac è fottuto. Si è abbandonato al capriccio di
innamorarsi di Nouchi! La convince ad andare ad abitare
da lui. Lei fiuta l’affare, acconsente tenendolo
adeguatamente a distanza, sulla corda, manovrandolo a
suo piacimento e ottenendo in cambio tutto ciò che
desidera: ivi incluso il matrimonio, necessario per
uscire dalla clandestinità e non essere cacciata dalla
Turchia. Soltanto una cosa preme a Nouchi: fare la bella
vita, allontanare per sempre l’incubo dell’infanzia
miserevole. Lui la segue ovunque come un
barboncino geloso e imbronciato, timido e inutilmente
sentimentale: praticamente uno tra i tanti. E a poco a
poco la vicenda amorosa tra i due improbabili coniugi si
tinge dei colori del dramma. Qualcuno si farà male.
Facile prevederlo. Molto male. Ma nei libri del Maestro
spesso la vittima è il lettore. "I clienti
di Avrenos" di Georges Simenon (titolo originale del
volume Les clients d’Avrenos, traduzione di Federica Di
Lella e Maria Laura Vanorio), fu pubblicato da Gallimard
nel 1935, mentre la prima edizione italiana del romanzo
è del gennaio 1961 edito da Mondadori, del 2014 è la
riedizione di Adelphi.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
.Franco Marcoaldi http://d.repubblica.it Corrado Ori Tanzi
http://www.mescalina.it http://www.sololibri.net
http://www.lafeltrinelli.it http://www.adelphi.it Foto
Oytun Güral Istanbul, mon amour
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