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REPORTAGE
VIAGGIO A SANGLI NEL PROFONDO SUD
DELL'INDIA
Le prostitute sacre
Nel segno di una tradizione che non muore
le Devadasi vendono il loro corpo in nome della Dea indù Yellamma .
La prima cosa che ti colpisce
quando arrivi in India è la sensazione di contrasti
estremi. È frequente vedere gente che fa i bisogni lungo
la ferrovia e mangia foglie di banana mentre altri
indossano occhiali di Gucci. Questo equilibrio precario
è tenuto in piedi da una forte corrente di tradizioni,
religione, superstizione e un sistema di caste
profondamente radicato.
Sono arrivato nella città
di Sangli, nella profonda India del sud ovest. Qui ho
incontrato Kamalika, una bella ragazza del posto, dai
capelli lunghi e scuri e occhi grandi e neri. È vestita
con il classico sari dai colori sgargianti dal rosso al
giallo. Lei faceva parte del gruppo di Devadasi,
prostitute che vendono il loro corpo in nome della dea
indù Yellamma. Dopo varie perplessità, dietro un
piccolo compenso in denaro, ha accettato di incontrarmi
a condizione che non le facessi domande sulla sua
esperienza personale. Il luogo prescelto è uno oscuro
locale di periferia, pieno di mosche e zanzare. Davanti
a due tazze di “masala chai” iniziamo l’intervista.
Perché tanta prudenza? Beh io facevo parte del
gruppo delle Devadasi, poi, grazie ad un benefattore,
segretamente sono riuscita a liberarmi riprendendo la
mia identità. Ora studio, vado all’università, nessuno
conosce il mio passato e sono una ragazza normale.
Chi sono le Devadasi? “Devadasi” è un termine
hindu che significa “serve di dio”. Sono giovani donne
che vengono fatte "sposare" alla divinità del tempio.
Generalmente sono bambine che provengono dalle regioni
più povere dell’India e sono destinate dai loro genitori
a diventare “devadasi”. La maggior parte dei genitori
credono che, dando la loro figlia in sposa alla dea
Yellamma, e praticando questo sacrificio, tutti i loro
problemi e le loro sofferenze verranno alleviate.
Quindi all’inizio sono giovani donne destinate alla
religione… Praticamente sì. Secondo la tradizione in
origine erano addestrate alla preghiera, alla danza e
alla musica; potevano benedire e eliminare il
“malocchio”, insomma delle ancelle di Dio consacrate e
sposate a Yellamma, madre dell’universo, dea della
fertilità. La cerimonia si svolge davanti alla statua
della dea. Le prescelte sfilano nude durante la
cerimonia pubblica.
Quindi diventato delle vere e
proprie Devadasi… Una volta diventate Devadasi le
ragazze non possono più contrarre un matrimonio in
futuro perché sono già sposate con la dea. Il matrimonio
con la dea è un matrimonio che dura a vita, per le
famiglie delle Devadasi è una benedizione.
Poi
cosa succede? Le fanciulle non intuiscono cosa le
aspetta fino al momento in cui la loro verginità viene
venduta. Questo avviene durante il plenilunio quando
vengono iniziate attraverso un rito sessuale a opera di
un importante personaggio, sacerdote o patrono del
tempio. Dopo di che imparano il mestiere di cortigiana
divenendo così una importante fonte di reddito anche per
la famiglia di origine. Le ragazze non possono
rifiutarsi e diventano di proprietà pubblica senza il
loro consenso, dando inizio ad un giro di prostituzione.
Il commercio dei corpi viene giustificato dal "dovere
verso la divinità", ma in realtà sono sempre fanciulle
appartenenti a caste povere che vengo offerte ai ricchi.
Cosa fanno nel tempio? Oltre ai servizi per la
divinità del tempio e per l'assistenza ai sacerdoti,
sono addette all’intrattenimento della comunità, del
patrono del tempio e accompagnano i riti religiosi con
danze, musica e canti.
E la loro condizione?
Il fatto che non diventeranno mai vedove è considerato
di buon augurio, ma, in realtà, pur avendo una
istruzione e una libertà superiore a quella delle altre
donne, vengono private di una normale vita affettiva
(essendo sposate alla Dea non possono sposarsi), non
sono riconosciute come cittadine, non hanno padri. I
bambini nati non sono riconosciuti dal padre, e ciò li
porta ad essere emarginati dalla società, bambini senza
un futuro. Oggetto di biasimo e disapprovazione le
Devadasi, direi senza mezzi termini, assumono la
condizione di schiave.
Schiava è un termine
forte… Guardi, la devadasi è un ibrido tra la vestale
e la geisha, viene educata alle arti classiche (danza,
canto e musica), è abile come profumiera, fa
conversazione e conosce il Kamasutra.
Quindi
direi più Geisha che prostituta… Originariamente
nella mitologia del sacro declinato al femminile (circa
2.000 a.C. e fino al X sec. d.C.) le devadasi erano
vergini dedicate per vocazione. Nell’India Medievale ad
esempio erano istruite e raffinate, le uniche donne,
oltre alla regina, col diritto di possedere beni, saper
leggere e scrivere e il privilegio di esser escluse
dalle conseguenze della vedovanza.
Più tardi
però… Più tardi furono destinate al godimento
sessuale di sacerdoti e pellegrini indù. Furono gli
invasori arabi che contribuirono al loro declino, quando
saccheggiarono i templi e sottomisero le giovani più
belle delle caste inferiori. Ovvio che, essendo gli
invasori di altra religione, veniva meno la copertura
religiosa e la loro devozione alla Dea Yellamma.
Quindi da sacerdotesse sacre a donne immorali… In
effetti durante il dominio coloniale inglese (XVIII
secolo - 1947) furono condannate come immorali, viziose
e depravate. Molte di loro divennero vere e proprie
prostitute, finendo nei bordelli delle città indiane.
Quindi? Recluse e condannate dalla società non vi
è scampo per loro, per cui l’unica via di uscita e per
poter sopravvivere hanno rinsaldato il loro legame con
la religione indù prostituendosi nel tempio solo in nome
della Dea. Ovviamente questo equilibrio si basa su una
sorta di ambiguità alimentata da fattori
inscindibilmente legati tra loro come religione,
superstizione, tradizione, povertà e arretratezza. Il
tasso di malattie infettive è molto alto e se alcune di
esse vogliono far ritorno al loro villaggio, dalla loro
famiglia, vengono ripudiate perché sono prostitute e
alla fine la maggior parte delle Devadasi va a vivere
nei quartieri a luci rosse.
Un vero e proprio
commercio mascherato dalla religione… Oggi la
prostituzione delle devadasi è una pratica molto diffusa
e redditizia. In India la prostituzione minorile è
illegale, nel 1984 lo stato del Karnataka ha proibito la
grande festa popolare con cui, ogni anno, molte
centinaia di bambine venivano consacrate alla dea
Yellamma. Comunque anche se proibito il sistema delle
devadasi continua ad essere praticato clandestinamente
specialmente negli stati del Sud. Qui le bambine
appartenenti a famiglie povere non hanno alcun futuro e
continuano ad essere vendute dai loro genitori,
ovviamente in nome della religione!
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
.http://www.opam.it/1/le_devadasi_da_danzatrici_sacre_a_prostitute_bambine_9193702.html
Maria Elisa Di Pietro www.noidonne.org www.vice.com
http://it.wikipedia.org/wiki/Devadasi www.ipsnotizie.it/
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