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REVENGE PORN
La porno vendetta servita
sul piatto social
La nuova frontiera della vendetta è in
pericolosa ascesa. E con un clic la reputazione della vittima è
rovinata per sempre
.C’è chi posta un video hard
fatto in casa, un’immagine compromettente della ex
spesso condividendo anche nome, indirizzo o riferimenti
che facciano capire chi sia lei. Il tutto, senza avere
il consenso dell’interessata, che può avere acconsentito
allo scatto, ma non alla sua distribuzione. Si tratta di
una forma coercitiva di violenza psicologica che ha
importanti conseguenze nella vita quotidiana, in
famiglia e sul lavoro.
La pubblicazione avviene
solitamente con lo scopo di umiliare la persona
coinvolta per ritorsione o vendetta. Per questo motivo,
le immagini sono spesso accompagnate da sufficienti
informazioni per identificare il soggetto ritratto,
rendendo aspra la vita della vittima la quale, quando è
ignara, nota un generalizzato deterioramento delle
proprie relazioni sociali e subisce odiose umiliazioni
tra cui il licenziamento) senza coglierne la ragione.
Ognuno di noi del resto ha un ricordino che riguarda
la propria sfera privata che vorrebbe tenere per sé e
per la persona con cui l’ha condivisa in quel momento.
E ognuno di noi a un certo punto della vita fa delle
scelte, e spera che siano quelle giuste. In un’epoca
storica in cui le relazioni si svolgono per buona parte
online, pensiamo al sexting e agli innumerevoli siti di
dating, dove prima di conoscersi ci si scambiano foto e
video, oltre che pensieri, il pericolo di diffusione di
immagini compromettenti che ci riguardano è molto alto.
Pochi giorni fa c’è stato un nuovo caso di revenge
porn: siamo in provincia di Torino, lei lascia lui, e
lui per vendicarsi condivide con alcuni amici su
Whatsapp un loro video hard, le immagini finiscono su
YouPorn. E lì restano. Le visualizzazioni schizzano alle
stelle dopo poche ore e il video si propaga come un
virus in diversi altri siti di porn sharing.
Le
statistiche sostengono che il 90% delle vittime è donna
e che in quasi tutti i casi le ragazze sapevano di
essere riprese, quando, addirittura, non hanno scattato
le fotografie loro stesse come «pegno d'amore». Le
conseguenze per chi finisce alla gogna sono stress e
depressione. Addirittura il 47% delle vittime ha
avuto pensieri suicidi. «Il momento in cui ti imbatti
nella tua prima foto nuda in Rete è indelebile. Il tempo
si ferma, da quell'istante niente sarà più come prima»,
ha spiegato Hollie, una delle tante vittime del revenge
porn.
Addirittura ci sono siti dedicati
specificatamente a queste vendette hot che contano
centinaia di visitatori al giorno. La polizia postale
non ha strumenti sufficienti per fermare la diffusione.
Una volta che un video finisce in rete il rimbalzo può
essere pressoché infinito. Quello che succede online
resta online. Eliminare un dato su internet è
un’impresa quasi impossibile. Tra le motivazioni che
spingono i fidanzati abbandonati alla pubblicazione di
foto o video compromettenti c’è proprio il desiderio di
far vergognare l’ex ed esporla al pubblico dileggio.
Questo gesto, soprattutto in un paese come il nostro, ha
ancora un peso culturale molto forte, soprattutto se
pensiamo ai termini in cui una donna viene giudicata.
In Francia il revenge porn non è largamente diffuso
e i giudici sono molto attenti alla materia. Nel gennaio
2014 Israele è stato il primo paese ad aver classificato
il revenge porn come reato sessuale (punibile con una
pena che va fino a 5 anni di reclusione). Allo stesso
modo lo stato del Victoria in Australia. Nel 2016 il Sud
Australia ha approvato una legge che rende illegale la
distribuzione (o minaccia di distribuzione) di
fotografie di nudi pornografici. Il Nuovo Galles del Sud
e il Territorio della Capitale Australiana sono
intervenuti in agosto 2017, approvando leggi che
criminalizzano la distribuzione, o minaccia di
distribuzione di foto o video intimi. E anche il
Brasile ha introdotto una legislazione appropriata a
riguardo. Negli Stati Uniti, diversi sono gli Stati che
hanno promulgato leggi per vietare il revenge porn. Nel
2014 il Canada ha introdotto una legge per proteggere i
canadesi dal crimine online, rendendo un reato la
distribuzione non consensuale di immagini intime
realizzati sotto una ragionevole aspettativa di privacy.
Nel 2009 le Filippine hanno reso un reato la copia,
riproduzione, condivisione o esibizione su internet di
immagini o video sessualmente espliciti senza il
consenso scritto dell'individuo ritratto. Nel
novembre 2014 il Giappone ha approvato una legge che
prevede come crimine il comunicare "un'immagine sessuale
privata di un'altra persona" senza consenso.
In
Italia Il reato di revenge porn è previsto all’art.
612-ter del Codice penale italiano, che ne parla in
questi modi: “Diffusione illecita di immagini o video
sessualmente espliciti”. La norma è stata introdotta nel
2019 n. 69 per tutelare le vittime di violenza domestica
e di genere. Non esisteva, nel nostro ordinamento
giuridico, una legge che tutelasse la persona sotto
questo punto di vista.
La normativa è chiara:
reclusione da 1 a 6 anni e multa da 5mila a 15mila euro
per chiunque “invia, consegna, cede, pubblica o diffonde
immagini o video a contenuto sessualmente esplicito,
destinati a rimanere privati, senza il consenso delle
persone rappresentate”. Non è colpevole solo il primo
diffusore, naturalmente. C’è una pena per la prima
persona che diffonde il contenuto, ma ce n’è un altra
per chi “avendo ricevuto o comunque acquisito le
immagini o i video li invia, consegna, cede, pubblica o
diffonde senza il consenso delle persone rappresentate
al fine di recare loro nocumento”.
Non è una
scusa quindi “averlo ricevuto da un amico”, a meno che
la catena di diffusione venga interrotta. Se invece la
condivisione continua, si prefigura allo stesso modo un
reato. La diffusione quindi è sempre reato, anche se il
diffusore non conosce la vittima o non ha alcuni
rapporti di parentela. .
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
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