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Il Teatro Bunraku
Le antiche marionette
giapponesi
tra storie d’amore, passione, suicidio,
onore e tradizione
.
Il
Bunraku è un tipo di teatro giapponese caratterizzato
dalla combinazione di tre pratiche: la manipolazione dei
burattini da parte di artisti itineranti, la recitazione
del testo e l’accompagnamento della recitazione con la
musica prodotta da un liuto a tre corde chiamato
shamisen. Con il Kabuki è una delle maggiori espressioni
artistiche del Giappone nell'ambito delle arti
performative.
Il termine “Bunraku” deriva dal
nome del burattinaio Uemura Bunrakuken (1751-1811), che
nel primo decennio del XIX secolo intraprese ad Ōsaka un
importante progetto per rilanciare il teatro dei
burattini, aprendo il primo teatro chiamato Bunraku-za.
Il Bunraku nacque nel corso del XVII secolo
nell'isola di Awaji. I personaggi vengono rappresentati
con marionette di grandi dimensioni, manipolate a vista.
Ciascuna marionetta è mossa da tre manovratori.
Le marionette originariamente erano costituite di
argilla, avevano un'altezza di circa un metro,
possedevano solo le braccia ed erano guidate solo da una
persona. Intorno alla metà del Seicento il legno prese
il posto dell'argilla grazia alla sua maggiore
plasmabilità, e vennero aggiunte le gambe. Nei decenni
successivi vennero apportate altre migliorie, quali
l'articolazione degli occhi, della bocca e delle dita
delle mani e finalmente la marionetta necessitò della
presenza di tre artisti manovratori, completamente
vestiti di nero, uno dei quali è in grado di muovere la
testa e il braccio destro, il secondo il braccio
sinistro e il terzo le gambe.
Come nella maggior
parte dei casi, anche questa arte giapponese richiede
decenni di studio e di pratica affinché i movimenti dei
piedi e delle mani della marionetta sembrino veramente
umani. Solo un burattinaio che ha completato tutto il
ciclo di studi può muovere la testa della marionetta.
Le marionette sono vestite con abiti eleganti,
varianti a seconda della caratterizzazione, confezionati
da sartorie e portano parrucche di capelli veri. Le
marionette sono suddivise in categorie varianti a
seconda del sesso, della classe sociale e del carattere
del personaggio. La sincronizzazione dei movimenti,
della voce narrante e dell’accompagnamento musicale è
incredibile, frutto della rara maestria che caratterizza
tutte le forme teatrali giapponesi. Non a caso, il
bunraku è considerato la forma di intrattenimento più
evoluta al mondo.
Nel teatro Bunraku si narrano
spesso storie d'amore infelici e sfortunate. I temi
maggiormente affrontati dal Bunraku sono i drammi
concernenti le antiche tradizioni jidaimono e quelli del
popolo sewamono. Passione, suicidio, onore, tradizione,
società sono i temi del Bunraku, forma d'arte giapponese
del '700 paragonabile al nostro teatro delle marionette,
ma chiamarle marionette sarebbe improprio in quanto non
ci sono fili: gli artisti sono in scena con i
personaggi, facendo in modo che il movimento dei corpi
trasmetta le passioni della tragedia.
Tra le
rappresentazioni più famose è senz’altro da ricordare la
Storia di Joruri, diffusa nel XV-XVI secolo e largamente
recitata in pubblico nei villaggi dell'epoca. Essa
narrava l’amore sbocciato tra il giovane Ushiwakamaru e
la bellissima Jōruri, figlia di un rispettato samurai,
chiamata così dal padre perché nata a seguito di lunghe
preghiere rivolte al dio Jōruri Kō. La fama raggiunta da
questa storia avrebbe portato all'uso del termine jōruri
per definire ogni composizione, dalle storie d'amore ai
racconti epici, declamata da narratori di professione.
L’altra rappresentazione non meno importante è il
“Doppio suicidio d'amore a Sonezaki”, uno dei classici
del repertorio Bunraku, è stata portata per la prima
volta in scena ad Osaka nel 1703. La storia - che narra
di due amanti suicidi, Ohatsu e Tokubei, trae spunto da
un episodio di cronaca. Un commesso, Tokubei, e la sua
amante Ohatsu, una cortigiana, impossibilitati a portare
a compimento il proprio amore, ostacolato dalle rigide
regole sociali del tempo non possono sposarsi. Danzano,
piangono, fremono fino a morire l'uno nelle braccia
dell'altro: la minuzia degli artisti nel manovrarne ogni
singola parte del corpo rivela l'intensità di quei
sentimenti.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
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