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AMARSI? CHE CASINO!
INTERVISTE IMPOSSIBILI
 

L'amore virtuale è adulterio?
La domanda sorge spontanea: premesso che
adulterio significa infedeltà coniugale, quando due partner,
dei quali almeno uno è sposato, stabiliscono tra loro una
relazione, anche solo virtuale, commettono adulterio?


 
Non c’è dubbio che questo tipo di relazioni si nutrono principalmente di parole e qualche volta di immagini e il più delle volte non vengono mai consumate, anche se spesso ci si ripromette il fatidico primo incontro. Ma nonostante questa mancanza di fisicità non è detto che siano fuochi di paglia e durino poco, del resto l’attesa e l’adrenalina dell’arrivo dei messaggi può farlo andare avanti anche per mesi e mesi.
Principalmente per il semplice motivo che la nostra mente, non accontentandosi delle poche informazioni sul partner, riempie quelle mancanze con la propria immaginazione, che spesso è fatta di aspettative positive sulla relazione.

Chi instaura relazioni di questo tipo di solito è già impegnato sentimentalmente ed ha bisogno di mantenere il rapporto a distanza, che si apre e si chiude con la chat, senza compromettere l’equilibrio e gli affetti quotidiani. Ed è per questo motivo che l'amante virtuale diventi davvero un partner speciale, con cui si può instaurare una complicità esclusiva e duratura.

Queste considerazioni sono avvalorate da una ricerca online in cui è emerso che questo tipo di relazione soddisfa quasi completamente il 40% delle donne sposate e il 30% degli uomini dichiarando entrambi di non aver bisogno che quel tipo di rapporto diventi altro, ossia che si trasformi in qualcosa di più reale in quanto il più delle volte il bisogno del virtuale va a coprire un disagio della coppia ossia la mancanza di comunicazione.

Quindi considerato che questo tipo di rapporto nasce da un bisogno di comunicare e di confidarsi torniamo alla domanda iniziare: Se si rimanesse nell’ambito di una relazione clandestina virtuale e i due amanti continuassero a scriversi desiderandosi, si tratterebbe comunque di tradimento?

Ovviamente gli interessati si nascondono sul concetto che finché la relazione non esiste sul piano reale non è una vera relazione e quindi non vi è tradimento.
Il problema semmai è quando si diventa dipendenti da quella relazione, preferendo trascorrere una grande quantità di tempo all’interno di Chat Room, servizi di Instant Messaging o Social Network, che diventano la fonte principale di gratificazione relazionale a scapito dei rapporti reali, familiari e sociali.

Ma in quello spazio tutto nostro ci si innamora grazie al potere incantatorio delle parole, talvolta più pericolose di un bacio vero, che nascono e crescono sul computer e fanno da apripista ad un rapporto costante e duraturo. Davanti a quello schermo si è solo in due, non esistono fidanzati o mogli, mariti o compagne, ma solo due anime che diventano depositarie del mondo interiore dell’altro/a. Sono parole complici, narcisistiche, a volte tecniche di seduzione, una forma perversa e affascinante nella quale ci si perde per il gusto del proibito senza rischio, del peccato che si consuma in due nella consapevolezza che si può sempre recedere senza alcun danno morale.

E allora si va più in profondità, si scava nei desideri, le riserve morali si attenuano, le fantasie si materializzano, ci si lascia andare in un turbinio di suggestioni, lui diventa l’uomo che si è sempre desiderato, lei la donna mai avuta. Si creano cene virtuali, lume di candela, una musica soft, lei che descrive in dettaglio il suo vestito, la sua lingerie, lui che la guarda, che adora le sue forme, la scollatura, la calza… E le voglie corrono parallele finché si ha l’illusione di essere nello stesso letto, un motel di periferia, una suite a cinque stelle, e lì ci si scambiano baci e carezze, lui la spoglia, lei si fa spogliare e fanno l’amore come fosse davvero la loro prima volta. Tutto in nome di un’insoddisfazione latente, un bisogno reale che chiamiamo Amore. Salvo poi chiudere il pc e tornare alla vita quotidiana.

A tale proposito mi viene in mente il libro Turned on (Eccitata) in cui la protagonista
Lucy Dent, racconta la sua vita intossicata dal piacere virtuale. Un libro che segna la nascita di un nuovo amore letterario, un tempo consumato negli appuntamenti amorosi furtivi e intrisi di senso di colpa delle camere d'albergo, come nel caso di Gustav Flaubert in Madame Bovary e di Lev Tolstoj in Anna Karenina.

Per mesi la vita di Lucy Dent, uno pseudonimo che nasconde l'identità di una produttrice televisiva inglese, è stata ossessionata dal cyber sesso. Tutto inizia con un "innocuo flirt". L'uomo dall'altra parte del monitor si fa chiamare "Paranoidandroid". Per lungo tempo, i due non consumano l'adulterio nella realtà, ma lei sospirerà ogni volta che accenderà il computer portatile nella sua camera. Consumerà il tradimento nello spazio del suo mondo virtuale.

La protagonista desidera il suo interlocutore più di ogni altra cosa, ha un appuntamento fisso con lui ed è ossessionata dalla possibilità di leggere ogni giorno suoi nuovi messaggi, nuove parole d'amore e non solo.

Un legame virtuale, eppure costante, duraturo, che nasce e cresce sul computer, non è orfano di parole d'amore e di romanticismo, anzi spesso ne è intriso più di un legame 'reale', che talvolta è sin troppo pragmatico. Questo tipo di legame, seppur non consumato, segna invece la nascita di un nuovo amore in cui gli infedeli vivono fedelmente la loro vita reale.


 




 





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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE


 















 
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