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GIALLO PASSIONE
LA STORIA SCANDALOSA
CAMILLO CASATI E ANNA FALLARINO
"Anna, ti amo quando sei
a letto con un altro!"
L’amore non ha confini, l’amore è giallo
gelosia, è dolore che si fonde al piacere, l’amore è dramma,
l’estate del 1970
.
.Alla radio Mina canta
Insieme, gli Shocking Blue Venus e Lucio Battisti grida
Anna. Ma Anna è lì tra quei tre cadaveri che
scandalizzano la "Roma bene", insieme a suo marito,
Camillo Casati Stampa, raffinato nobile e voyeurista,
erede di una fortuna colossale. Lei è Anna Fallarino,
bella e spregiudicata, seconda moglie del marchese.
L'altro è Massimo Minorenti, l’amante di Anna.
Dicevamo, è una sera calda e romana di fine estate.
Domenica 30 agosto. Siamo in Via Puccini, un’elegante
strada costeggiata da palazzine signorili di inizio
Novecento in stile umbertino. A due passi da Villa
Borghese e poco lontano dai Parioli. Il quartiere
abitato da alti funzionari di Stato, nobili e
magistrati, è ancora deserto in questa lunga estate
romana. Solo due ragazzi all’incrocio con Via Pinciana
stanno discutendo animatamente di calcio. Il Cagliari è
campione d’Italia, Gigi Riva è l’eroe nazionale. Una
signora di colore porta a spasso un meraviglioso terrier
color cognac, una macchina scoperta di grossa cilindrata
sfreccia verso Piazza Verdi senza fermarsi al semaforo
rosso.
Dicevamo, da una finestra all’attico al
civico 9, ad un tratto si sentono nitidamente sei spari
in sequenza: prima tre, poi due e dopo alcuni secondi
l’ultimo. Qualcuno grida. Poi silenzio e subito dopo in
lontananza si sente l’eco delle prime sirene. La
polizia, avvisata dai domestici della casa, fa irruzione
nel cancello di ferro battuto e sale fino all’elegante
attico del terzo piano. Lo spettacolo che si presenta
agli occhi increduli degli uomini della Squadra Mobile è
sconvolgente.
Sul pavimento della sala da pranzo
ci sono tre corpi ricoperti di sangue: Anna, 41 anni
portati benissimo, ha un seno trafitto dai proiettili
calibro 12 e gli occhi ancora spalancati per il terrore.
Camillo, 43 anni, sdraiato a terra dietro una poltrona
con accanto il fucile da caccia Browning ancoro caldo.
Massimo, 25 anni, riverso in un angolo colpito alla
schiena e alla nuca, giace mezzo raggomitolato a braccia
conserte in una pozza di sangue. E’ uno studente di
Scienze Politiche. Dalle prime informazioni sappiamo che
i coniugi Casati Stampa si sono sposati nel 1961.
Abitano nella capitale e fanno parte della high-society.
Conducono una intensa vita mondana onorando con la loro
presenza svariati salotti e presenziando ogni anno alla
prima della Scala. Massimo invece è l’amante della donna
da quattro mesi.
La cronaca racconta che la notte
precedente al delitto dalla sua villa veneta, dopo una
battuta di caccia, il marchese telefona a Roma, sono
circa le quattro del mattino, e rimane sconvolto dal
fatto che il giovane risponda al telefono di casa sua ad
un’ora insolita. Immediatamente si precipita a Roma. Da
Fiumicino prende un taxi e appena giunto in Via Giacomo
Puccini, tutto trafelato e in evidente stato di
agitazione, ordina alla servitù di non disturbarlo per
nessun motivo, poi si reca in salotto. Non sappiamo se i
due confessano oppure vengono colti in flagrante.
Sappiamo con certezza però che Anna è in short
attillatissimi e camicetta scollata e il marchese ha
caricato il suo fucile da caccia con cartucce per
cinghiale.
Alla vista della moglie, in preda ad
un raptus di gelosia, il marchese spara ai due amanti:
tre colpi alla moglie e due allo studente, il quale
aveva afferrato un piccolo tavolo nel tentativo di
ripararsi. Poi l'ultimo colpo lo riserva per sé. Il
colpo a distanza ravvicinata gli spappola il cervello.
Tracce di materia cerebrale sono state ritrovate sui
quadri attaccati al muro e sul soffitto. Agli occhi
degli inquirenti nessun mistero. Il movente è chiaro, si
tratta del classico triangolo amoroso di moglie, marito
ed amante finito alle estreme conseguenze con
omicidio/suicidio a scopo passionale.
La moglie
Anna Fallarino è decisamente una donna sensuale, una
straripante quarantenne che mostra meno della sua età.
Per far risaltare ancora di più il suo meraviglioso
corpo, non ha esitato, già a quel tempo, a ricorrere al
chirurgo estetico rifacendosi il seno con protesi di
silicone. E’ di origini povere, non è nobile. Nasce ad
Amorosi una frazione di Benevento il 19 marzo del 1929
da Ernesto, impiegato alle poste, e Amelia,
casalinga con diploma da maestra. La madre è una donna
bellissima e quando Anna ha soli tre anni lei abbandona
la famiglia per fuggire con l’amante. Per il padre di
Anna è un colpo durissimo. Affida Anna e la sorella ai
parenti e va via. Anna vive un’infanzia complicata, ma
cresce bene. In paese è considerata una ragazza di buona
famiglia, seria, educata rispettata e soprattutto, come
la madre, è bellissima. Presto se ne accorgono in tanti.
Se ne accorge anche lei. E’ consapevole della sua
straordinaria bellezza. Sente attorno a sé le invidie
specialmente delle cugine. Quindi abbandona il sogno di
fare la parrucchiera e a 16 anni si trasferisce a Roma
con l’idea di fare l’attrice, ma non farà più di una
comparsa nel film Totò Tarzan. Grazie alla sua bellezza
scala agevolmente i gradini della scala sociale. Anna,
pelle olivastra, sopracciglia arcuate, ciglia finte,
zigomi pronunciati, bocca grande, labbra piene, denti
bianchissimi, seno abbondante, attira gli sguardi
vogliosi degli uomini.
Alla festa di un’amica a
Roma, conosce Peppino Drommi, padrone di una piccola
industria alimentare. Si innamorano. Lui, un giovane
bruno, alto ed elegante, subito la riempie di regali tra
cui un anello di brillanti, la presenta in famiglia e
chiede al padre di lei il permesso per il fidanzamento
ufficiale. Facoltoso, mondano, stimato nella Roma che
conta, porta Anna alle feste più belle. Un mondo
insolito per lei, da esserne stordita. Nel 1950 si
sposano. Ma per Anna, donna vogliosa e ardente, Peppino
è una grande delusione. Scopre che il marito soffre di
eiaculazione precoce. “Rimasi come una scema.” Scrive
sul suo diario e capisce che il suo appagamento non
passa certamente per il marito.
Cinque anni dopo
l’incontro fatale con il marchese Casati Stampa di
Soncino. Lui è un personaggio contraddittorio. Viziato,
abituato ad essere esaudito in ogni desiderio fin da
bambino, è noto per i suoi eccessi di collera scatenati
dai più futili motivi. E’ appassionato di caccia, delle
corse di cavalli e della vita mondana. Casati è sposato
in prime nozze con Letizia Izzo, in arte Lydia Holt, una
soubrette di avanspettacolo e dalla quale ha avuto
l’unica figlia Annamaria. Abitano a palazzo Barberini a
Roma. Peppino, il marito di Anna è un caro amico del
marchese. E così nel 1955 Anna e Camillo si incontrano
la prima volta a Palazzo Barberini. Anna attua l’astuto
piano di seduzione stringendo dapprima amicizia con la
moglie del marchese e infine, come nel più classico dei
copioni, diventa l’amante di Camillino, nomignolo con
cui Casati Stampa era affettuosamente o ironicamente
noto nella ristretta cerchia degli intimi.
Giorno
dopo giorno Anna gli entra nell’anima. Lei ne è
lusingata ma finge indifferenza: «Non volevo essere
un’amante qualunque». Camillo insiste, la corte diventa
pressante. Una sera durante una festa in un grande
albergo Peppino alza il gomito e dopo un litigio con la
moglie se ne va lasciando Anna da sola. Camillo la
conforta, la stringe a sé mentre ballano, poi insieme
salgono i piani del paradiso. Ordinano champagne e fanno
l’amore davanti al cameriere. Camillo gli dà una mancia
spropositata a patto che lui rimanga in piedi col
tovagliolo sul braccio in attesa dell’ordine di stappare
la bottiglia. Fanno ancora l’amore fino all’alba, poi
Anna torna a casa. La casa è deserta, solo un biglietto
sul comodino del marito. “Mia cara Anna sono pronto a
concederti la separazione e mantenerti per un certo
periodo purché tu te ne vada al più presto.” Lei così
fece.
Nel frattempo Camillo lascia la moglie
Letizia ed Anna si trasferisce a Palazzo Barberini.
Camillo è pazzo di Anna a tal punto che per sposarla
spende circa un miliardo di lire in bustarelle per
vescovi e cardinali per annullare il suo
matrimonio tramite la Sacra Rota e concede alla ex
moglie seicento milioni di lire di liquidazione, una
casa di tredici stanze per lei, un appartamento per la
sorella. Anche Anna tramite Camillo percorre la stessa
strada ottenendo l’annullamento del suo matrimonio.
Mercoledì 21 giugno 1961 Camillo sposa la sua amata
con la promessa di rinunciare per sempre alle sue
ambizioni cinematografiche. Sono ricchi e conducono una
vita fatta di feste, prime teatrali e battute di caccia.
Li circonda il lusso sfrenato. La loro residenza
ufficiale a Milano è la tenuta San Martino ad Arcore.
Questo è tutto, sembra la classica storia di
benestanti con lieto fine, ma c’è un altro volto in
questa storia. Un volto più intimo e trasgressivo che
viene alla luce successivamente. Ecco ora torniamo sulla
scena del delitto, a quella villa ai Parioli,
nell’estate del ’70. La polizia inizia a perquisire
l’appartamento. In un cassetto viene trovata una
sterminata collezione di foto che ritraggono nuda la
bellissima e seducente Anna Fallarino in posizioni a dir
poco oscene, da sola oppure con altri uomini.
Viene trovato anche un diario foderato con una copertina
di pelle verde e nera, dove il marchese Camillo descrive
minuziosamente gli incontri erotici della moglie con
numerosi amanti spesso inconsapevoli e le sensazioni che
prova a vederla posseduta da altri maschi: “Oggi Anna ha
incontrato un aviere. Era giovane e bellissimo. E’ stato
un incontro fantastico. Anna era felice ed ha
partecipato intensamente.” Oppure: “Oggi siamo stati sul
litorale di Ostia, in molti la guardavano. Abbiamo
scelto un giovane muscoloso. Ha posseduto Anna nella
cabina del Gambrinus. Lei ha goduto molto. E’ stato
appagante. Per ricompensarlo gli ho regalato trentamila
lire.” Oppure: «Oggi Anna mi ha fatto impazzire di
piacere. Ho inventato un nuovo gioco. L’ho fatta
rotolare sulla sabbia, poi ho chiamato due avieri per
farle togliere i granelli dalla pelle con la lingua».
Sullo stesso diario c’è la descrizione di un’orgia
sull’isola di Zannone. La protagonista assoluta
naturalmente è Anna che si dà a tutti i convenuti
eseguendo accuratamente ogni ordine del marito,
ansimando e muovendosi a comando. Spesso lui le
promette: «Se sarai brava dopo ti possiederò io e vedrai
come godremo». Tra lo stupore generale il quadro viene
man mano ricostruito.
Nella sua ossessione
erotica, il marchese spinge la moglie ad andare oltre
ogni limite compiacendosi della sua totale dipendenza
psicologica. Lei si lascia fotografare e filmare tra le
braccia di robusti giovani quasi tutti militari di leva
o borgatari delle periferie di Roma. Acconsente di fare
l’amore in tre quando Camillo conosce un’attricetta
olandese, una certa Isolde, che somiglia molto alla
moglie. Le fa tingere i capelli, la trucca come la
moglie. Praticamente la rende un clone della marchesa.
Ogni tanto vuole avere due Anne con cui sollazzarsi.
Le foto e il diario giungono alla stampa. Tutti i
giornali gridano allo scandalo. Il Messaggero titola:
«Il marchese Casati Stampa uccide moglie e amico, poi si
spara in faccia». Nell’occhiello: «Il dramma della
gelosia». Quotidiani e riviste maschili titolano: «Il
diario del marchese»; «Le foto proibite della marchesa»;
«I turpi festini dei nobili degenerati». Molti degli
amanti pagati da Camillino si fanno avanti
raccontando le loro avventure, o pubblicando alcuni
carteggi in cambio di qualche soldo. Come detto siamo
ancora negli anni Settanta dove l’italiano medio legge
di nascosto quel Playboy dove al massimo si può
intravedere un seno velato. E la loro storia esplode
come una bomba fragorosa nell’Italia di quegli anni che
viaggia con gioia, ma ancora con molto pudore, verso la
rivoluzione sessuale. La storia di quel triangolo
maledetto appassiona il pubblico al punto che i giornali
cominciano a pubblicare addirittura a puntate le
prodezze erotiche dei coniugi viziosi. Il Messaggero
aumenta la propria tiratura a 500 mila copie al giorno.
Le foto della marchesa vengono riportate su parecchie
riviste tipo il mitico Men e L’Europeo. Si tratta di
oltre 1500 immagini nelle quali dove Anna è
immortalata su spiagge private, in casa da sola o
durante caldissime performance. La loro relazione ormai
è sulla bocca di tutti. Vengo interpellati psicologi ed
esperti in genere per fare luce sulle dinamiche di quel
rapporto.
Ci si interroga sulle motivazioni della
donna e ne esce fuori un ritratto nel quale lei, malata
di esibizionismo, asseconda il marito per una specie di
complesso di inferiorità. Le sue origini e il suo
arrivismo contribuiscono ad accettare quel gioco per una
sorta di continuo recupero scambiando l’intrigo con il
degrado. Camillo Casati Stampa di Soncino era pur sempre
il discendente di una tra le più antiche famiglie nobili
italiane, con un patrimonio all’epoca valutato di 400
miliardi di lire. Ma Anna non è vittima. La calda Anna,
che apre le gambe davanti all’obiettivo, è un animale
che si lascia condurre facilmente. Anche lei ricava
piacere diretto da quelle situazioni anormali che
sicuramente appagano la sua forte componente di
esibizionismo.
E Camillo? Nel suo ritratto viene
fuori una forte componente femminile inconsapevole. La
donna inconsciamente rappresenta una parte femminile del
proprio "io". La sua ragione di vita è vedere la propria
moglie godere tra le braccia di un altro, creare una
specie di sostituto alla propria impotenza. Il marchese
scatta foto, riprende con una cinepresa, ma non
partecipa mai attivamente. E’ lui a procurare i partner
per la moglie, ad avvicinarli, a combinare gli
incontri, lui li valuta e li sceglie anche dal punto di
vista fisico.
Oggi è quasi normale venire a
conoscenza di un marito che porta la propria donna in un
privé e la cede in comodato d’uso. In questo caso invece
ciò che è diverso è la non occasionalità, la
programmazione di una pratica… La reazione dell’uomo
appare contraddittoria e non si riesce a comprendere
come mai, così geloso da uccidere, organizzasse questi
incontri con ragazzi mercenari. Del resto le vie della
trasgressione sono infinite. Ma una cosa è certa! Questi
ragazzi vengono regolarmente pagati quasi a suggellare
il rapporto mercenario, lo scambio di merce e quindi
nulla a che vedere con l’amore. C’è da dire che più
volte il marchese nel suo diario fa trapelare il timore
di un possibile coinvolgimento extra-sessuale della
moglie, ma l’ossessione erotica è più forte fino a
vincere queste paure. E forse uccide perché si rende
conto che qualcosa gli è sfuggito di mano e tra i due
amanti c’è un legame molto più forte di quanto pensasse.
Anna però si innamora. Durante una festa di
beneficenza conosce Massimo Minorenti, 25 anni, giovane,
bello e squattrinato. Subito lo presenta al marito ed
iniziano un ménage à trois. Massimo, universitario fuori
corso, non ha mai dato un esame, è figlio di un
funzionario di Stato in pensione. Trascorre le sue
giornate a oziare e le notti da un night all’altro, è
fidanzato con una soubrette assai nota nei locali
notturni di via Veneto. Verso di lui Anna non nutre solo
una semplice attrazione sessuale. Così gli incontri tra
i due diventano clandestini, ogni tanto s’incontrano di
nascosto dal marchese in un albergo in viale Liegi. Lui
la corteggia, le manda dei fiori, le regala il disco di
Modugno La lontananza. Lei apprezza la dolcezza e
soprattutto tramite lui torna la ragazzina spensierata
di un tempo. Anna è stufa di questa vita, lo fa capire a
Camillo: «Prima era solo un gioco, un allegro e
singolare passatempo e capitava ogni tanto. Ora, invece,
lo devo accontentare due o tre volte la settimana.
Camillo vuole troppo. Mi sento una mignotta»!
Camillo scopre tutto e qui nasce il dramma. Non occorre
scomodare la tragedia greca per rendersi conto che
l’epilogo tragico in qualche modo riabilita i
protagonisti. Lei che dopo anni di giochi erotici scopre
l’amore e soprattutto la differenza tra cuore e sesso.
Lui che aveva costretto la propria moglie ad andare con
altri uomini, impazzisce quando scopre che oltre al
corpo qualcuno possiede anche il cuore di lei. Questo
no! Non può sopportarlo! Prima del delitto scrive
queste frasi sul suo diario: “E’ la più grande delusione
della mia vita, vorrei essere morto e sepolto. Che
schifo, piccineria, voltastomaco quello che mi ha fatto
Anna. Solo lei, con la sua mentalità piccolo borghese,
poteva farmi una cosa così losca. Pensavo che fossimo
l’unica coppia legata veramente, e invece… Sto
letteralmente morendo internamente e ho perso tutto.”
I protagonisti di uno dei triangoli più celebri e
discussi d’Italia scomparvero così, troppo presto e
tragicamente, travolti dalle inattese conseguenze di un
gioco perverso che loro stessi avevano voluto, iniziato
e troppo pericolosamente alimentato. La storia finisce
qui, in quella villa ai Parioli, in quella stanza
intrisa di sangue mentre fuori l’Italia canta “La prima
cosa bella”, “Eternità” e “Occhi di ragazza”.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
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