|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
GIALLO PASSIONE
STORIA DI UNA DONNA NORMALE
Antonietta Longo
LA DECAPITATA DEL LAGO
Siamo negli anni 50, in piena ripresa
economica del Paese, una giovane donna lascia la Sicilia,
inseguendo il sogno del benessere. Si trasferisce a Roma per
migliorare la sua vita, ma troverà soltanto la morte.
Adamo, mi parli di Anonietta
Longo? Fammi pensare… Ah sì, la decapitata
di Castelgandolfo!
Esatto! Un
caso che ha tenuto gli italiani sulle spine per almeno
un mese. Ricordo ancora i caratteri di scatola dei
giornali.
Quando è successo?
La mattina del 10 luglio 1955 sulla riva del lago di
Castelgandolfo un meccanico e un sacrestano trovano il
corpo nudo di una giovane donna senza testa, coperto da
una copia del Messaggero che riportava la data del 5
Luglio 1955, quindi cinque giorni prima.
Fu dura per gli inquirenti… Eh già. Poteva
avere si e no venticinque anni. Alta circa un metro e
sessanta abbronzata con le unghie delle mani e dei piedi
laccate di smalto rosso. Il corpo presentava una serie
di ferite di coltello sia all’addome che alla schiena,
ma una sola mortale, quella che l’assassino aveva
sferrato alle spalle. Poi con mano esperta aveva reciso
la testa.
Che fine ha fatto la testa?
Non fu mai ritrovata.
Altri segni di
riconoscimento? Un orologino da polso marca
Zeus, nient’altro. Accanto al corpo i carabinieri
rinvennero altri oggetti non riconducibili alla vittima
e che comunque non furono rilevanti per l’inchiesta.
Poca roba allora! E’ evidente
che l’assassino, dopo averla ammazzata, aveva agito con
l’unico scopo di ritardare il più possibile il
riconoscimento. L’unica certezza in mano agli
investigatori era che quel delitto si era consumato
proprio nel punto esatto dove era stato ritrovato il
cadavere. A testimoniarlo le abbondanti chiazze di
sangue proprio in quel punto.
Cosa fanno
i carabinieri? Dapprima viene interrogata la
gente del posto: il proprietario del vicino imbarcadero
“La culla del lago”, il titolare del ristorante “Il
Paradiso”, un guardiamacchine ecc. Nessuno ricorda di
avere visto una ragazza non del posto aggirarsi da
quelle parti.
E l’autopsia?
Dall’autopsia venne fuori un altro particolare macabro.
Alla donna erano state asportate le ovaie.
A quanto pare l'indagine appare subito
complessa. Pensa che per la prima volta in
assoluto, la polizia utilizza la televisione per mandare
in onda la foto dell'orologio nella speranza che venga
riconosciuto da qualcuno.
Come avviene di
solito l’assassino ha commesso un grave errore…
lasciando al polso della donna quel piccolo orologio…
Di quel modello ne erano stati prodotti soltanto 150
esemplari. Quindi furono interrogati tutti i gioiellieri
di Roma e provincia.
Un buon indizio, ma
come fecero i carabinieri a risalire all’identità della
ragazza? A quel punto non fu difficile.
Incrociarono le testimonianze dei gioiellieri con
l’elenco delle persone scomparse. Una decina di giorni
prima, infatti, era stata denunciata la scomparsa di una
domestica siciliana che lavorava da circa dieci anni
presso la casa della famiglia del medico Gasparri nel
quartiere Africano. La descrizione corrispondeva alla
ragazza ritrovata sulla riva del lago, ma poi il
confronto delle impronte diede la certezza che si
trattava appunto di Antonietta Longo. In ultimo vennero
chiamate a Roma le sorelle Grazia e Concetta le quali
riconobbero la sorella dal quarto dito del piede più
lungo degli altri.
Chi era Antonietta?
Era una ragazza originaria di Mascalcia, un paesino in
provincia di Catania. Nata il 25 luglio 1925. Dal suo
passato non emergono particolari utili alle indagini.
Una vita tranquilla senza scossoni, grande lavoratrice,
diverse amiche. Solitamente trascorreva la domenica
pomeriggio in un locale di via Velletri, una sala da
ballo per cameriere, commesse e militari. Qualche
piccola storia d’amore con un macellaio, un marinaio e
un negoziante di piazza Sant' Emerenziana.
Insomma una storia comune a tante altre…
Proprio così. Comune a tante che avevano abbandonato,
nel dopoguerra, la campagna per la città, inseguendo il
miracolo economico. Donne del sud che si lasciavano alle
spalle i disagi dalla povertà e andavano a Roma con le
valigie di cartone.
Siamo in pieno boom
economico. Ma tra le maglie di questo
risveglio di una Italia distrutta dalla guerra spunta il
sottobosco della violenza. Le donne sono le prime a
rimetterci. La società è in continua trasformazione, tra
gli anni 50 e 60 aumenta vertiginosamente il consumo di
abiti e cosmetici, le donne vedono nella cura esteriore
una possibilità di affermarsi. La maggior parte di loro
trova lavoro come domestiche. Altre, loro malgrado, sono
costrette a fare le prostitute, ma tutte con l’idea
fissa del Principe Azzurro, quindi del matrimonio inteso
come riscatto sociale.
Torniamo ad
Antonietta. Cosa hanno scoperto i carabinieri?
Le cameriere del palazzo, sue colleghe, testimoniano che
da qualche mese la ragazza si accompagnava con un
signore molto distinto dall’età di circa 45/50 anni.
Scoprono inoltre che qualche mese prima del delitto
Antonietta aveva prelevato tutti i suoi risparmi alla
posta centrale di San Silvestro, circa 214 mila lire. Il
27 giugno aveva acquistato da Maser in piazza Sant'
Emerenziana un vestitino nuovo di tela blu, prezzo lire
6.900, e un valigia. A fine giugno aveva chiesto alla
famiglia dove lavorava un mese di ferie per far visita a
casa.
Dopo? Qui le tracce si
fanno confuse. Sappiamo che il 30 giugno aveva ritirato
una lettera dalla cassetta fermo posta e la sera del
primo luglio era uscita di casa verso le 20,30 con in
tasca un biglietto di ritorno per Mascalcia, . Ma non
era mai partita, aveva depositato la valigia appena
acquistata e un’altra più piccola alla stazione Termini.
Le valigie contenevano un classico corredo da viaggio di
nozze: camicie in nylon, biancheria in seta, lingerie
per la prima notte, vestiti, scarpe ecc.
Quindi non tornò al suo paese? No. Trascorse
alcune notti in una pensione.
Fermo
fermo... questo è un punto importantissimo! Lei ha in
tasca un biglietto del treno, ma non prende il treno.
Quindi succede qualcosa di imprevisto. Secondo me la
lettera che ritira dalla cassetta fermo posta è la
chiave del caso. Forse. Magari è l’assassino
che le dà appuntamento. Noi sappiamo soltanto che rimane
in quella pensione fino al 5 luglio, la stessa data dei
fogli di giornale che coprivano il cadavere decapitato.
Quindi resta in quella pensione cinque giorni!
Perché tutti quei giorni? Semplice,
aveva detto alla famiglia dove lavorava che sarebbe
partita il primo luglio.
Che succede il
5? Imbuca una lettera indirizzata alla sua
famiglia.
Che dice la lettera?
Annunciava ai suoi genitori di aver conosciuto un uomo
del quale era innamoratissima. Concludendo con questa
frase. "Fra poche ore sarò sua. Spero di sposarlo e di
darvi la gioia di un nipotino".
Secondo
te Antonietta era incinta? Molto
probabilmente sì, ma dell’uomo sbagliato. Certo che
l’asportazione delle ovaie fa pensare ad un assassino
che vuole eliminare il movente.
Perché
ritira i soldi? Dalla lettera sembra felice
per cui potrei direi per una fuga d’amore. Ma a me viene
da pensare per un eventuale aborto… Comunque sono
interrogativi che rimarrano tutti senza risposta.
Chi è l’assassino? Qualcuno che
la conosceva bene e l’aveva illusa fino al punto di non
ritorno. Forse sposato, e quando è venuto a conoscenza
dello stato interessante della ragazza ha agito senza
scrupoli. Se fosse stato un conoscente occasionale non
avrebbe avuto motivo di decapitarla. Non credi?
E soprattutto di asportarle le ovaie…
Quindi qualcuno che credeva di essere riconosciuto.
Conclusioni? Ma sai, durante
questi anni non ho mai avuto la curiosità morbosa di
sapere come fossero fatti gli occhi di un assassino
simile. A me interessa pensare ad Antonietta come
vittima della sociètà di allora agli albori
dell’emancipazione femminile. Ma purtroppo anche lei ha
fatto uno sbaglio. Ha creduto che il riscatto sociale,
la sua libertà, passasse attraverso un matrimonio.
Il caso di Antonietta Longo, la decapitata
di Castelgandolo, è ancora oggi un omicidio irrisolto.
L'autore e il movente di quell’efferato delitto
rimangono avvolti nel mistero. A dicembre dello
stesso anno si suicida il proprietario della "Culla del
Lago" Nel 1971, a casa del dottor Gasparri (il suo
datore di lavoro) arrivò una lettera anonima che diceva
che Antonietta era morta durante un aborto e
successivamente sarebbe stata trasportata in riva al
lago, e quindi decapitata. Nel 1987 un pescatore
trovò un teschio umano nel lago. Si pensò che dopo 32
anni di distanza, potesse essere finalmente quello di
Antonietta Longo, ma così non fu: il teschio sembrava
appartenere a un uomo. Antonietta riposa nel cimitero
di Mascalcia, suo paese di origine. Noi l’abbiamo
ricordata, cercando di ripercorrere fedelmente la
vicenda, perché non sia dimenticata, aspettando ancora
che giustizia venga fatta.
|
A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://criminiemisteri.blog.dada.net www.museocriminologico.it
www.misteriditalia.com www.lastoriasiamonoi.rai.it
http://it.wikipedia.org/wiki
FOTO GOOGLE IMAGE
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|