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GIALLO PASSIONE
 




STORIA DI SANGUE E TRADIMENTI
I coniugi Bebawi
Colpevoli in libertà
Il 18 Gennaio del 1964 fu scoperto il cadavere di Farouk
Chourbagi, ricchissimo industriale e amante
dell'affascinante Claire, sposata e madre di tre figli
 

 

 
 

 

Adamo cosa accadde quel 18 gennaio 1964?
Tutto era cominciato da Via Veneto. Karin Arbib, una donna sulla quarantina, stava camminando di fretta lungo il marciapiede della “Dolce Vita” tra impiegati e commesse che come lei stavano andando al lavoro. Era un lunedì mattina e i locali avevano spento le insegne da poche ore, Karin stava svoltando di fretta su Via Lazio per recarsi negli uffici della Tricotex, un’azienda che si occupava di Import ed Export Tessile e dove lei svolgeva le mansioni da segretaria. Dopo aver salutato il portiere, Karin era arrivata nel suo ufficio salendo le scale a piedi fino al terzo piano a causa di un guasto dell’ascensore. Erano passate da poco le 9.

Poi cosa è successo?
Come ogni mattina aveva posato il suo cappotto, preparato il caffè e poi percorso il lungo corridoio dirigendosi come al solito verso la stanza del capo. La porta era insolitamente chiusa e dopo aver bussato senza ottenere risposta, aveva aperto la porta. Sulla scrivania aveva notato un soprabito scuro e gli occhiali da vista dell’uomo, ma poi voltando lo sguardo sotto la finestra aveva scoperto qualcosa che l’aveva fatta raggelare, ossia il cadavere riverso a terra del suo principale Faruk Chourbagi, 27 anni, egiziano di nascita e di nazionalità libanese, ricchissimo industriale, figlio di un ex ministro del Tesoro del re d’Egitto.

Immagino che chiamò immediatamente la Polizia…
Da quel momento si aprì uno dei casi più misteriosi che la cronaca nera ricordi e soprattutto fece seguito una vicenda giudiziaria che durò otto lunghi anni con 150 udienze, più di 100 testimoni e 32 ore di camera di consiglio, impegnando i migliori avvocati dell’epoca, fra i quali Giovanni Leone, futuro Presidente della Repubblica, Giuseppe Sotgiu, famoso per il caso Montesi, e Giuliano Vassalli, futuro Ministro di Grazia e Giustizia.

Torniamo al racconto, Karin cosa vide?
Il suo capo riverso bocconi sul pavimento, immerso in una pozza di sangue e il volto irriconoscibile. La polizia scientifica accertò in seguito che l’assassino lo aveva freddato con 4 colpi di pistola cal. 7.65, il primo alla schiena e gli altri tre alla testa, ma evidentemente non soddisfatto aveva finito il lavoro sfregiando il viso con il vetriolo.

Chi era la vittima?
Farouk Churbagi, uomo affascinante, laureato ad Oxford, ricco fin dalla nascita e, naturalmente, molto conteso dalle donne che non disdegnavano il suo patrimonio.

Chi l’aveva visto per l’ultima volta?
Il portiere dello stabile nel pomeriggio del sabato precedente.

Ricapitoliamo: l’ultimo a vederlo vivo è stato il portiere il sabato pomeriggio mentre la prima a vederlo morto è stata la segretaria il lunedì mattina… Esatto?
Certo! E tra le due testimonianze solo quella dell’inquilina del piano di sotto che aveva sentito delle grida provenienti dal piano di sopra e poi il tonfo esattamente alle 18:15 del sabato. Quindi per il momento si era stabilito più o meno l’orario, ma nessun altro indizio o altro testimone, nessun evento che in qualche modo potesse aiutare le indagini. E le domande erano: “Cosa aveva fatto Farouk Chourbagi per meritarsi questa fine? Chi poteva aver avuto l’interesse a sfigurarlo oltre che ad ucciderlo?

In poche parole nessun elemento concreto… che fa la polizia?
Di una cosa si era certi, la porta di ingresso non era stata forzata per cui la vittima doveva conoscere benissimo il suo assassino o avere le chiavi dell’ufficio. Le indagini puntarono subito nella cerchia di amicizie del giovane miliardario, conosciuto nella capitale come ricco ed affascinante playboy. Nonostante la sua giovane età aveva alle spalle una lunga lista di frequentazioni con donne della Roma Bene, ossia aspiranti attrici, eleganti soubrette, figlie di diplomatici ed anche e soprattutto nobildonne sposate, per cui si pensò a qualche vendetta di qualche marito tradito.

Le indagini portarono a qualcosa di interessante?
Dopo alcuni interrogatori, dai parenti della vittima la polizia venne a sapere che Farouk intratteneva una strettissima relazione sentimentale con Claire Bebawi, un’egiziana sposata, molto avvenente, residente in Svizzera e con interessi nel settore tessile. Tieni conto che fin dal primo momento la polizia aveva pensato ad una donna in considerazione dell’uso del vetriolo, tipicamente un’arma femminile.

Abbiamo un indizio quindi…
Direi di sì, ma c’era un piccolo particolare che insospettì gli investigatori. Il giorno stesso del delitto la bella Claire era partita dalla Svizzera diretta a Roma assieme al marito. Circostanza confermata dalla segretaria. Infatti quest’ultima, nel primo interrogatorio, aveva dichiarato di aver assistito il venerdì precedente ad una telefonata a dir poco tempestosa fra Farouk e l’amante, in cui quest’ultima lo minacciava di piombare a Roma e chiarire una volta per tutte la loro relazione. La segretaria aveva comunque detto che non aveva chiaro come fosse finita la telefonata, ma di aver visto Farouk molto turbato al punto che era andato nella sua stanza e le aveva detto di non passargli più telefonate da parte di Claire. A quel punto la polizia cercò di rintracciare immediatamente i coniugi Bebawi.

Chi erano i coniugi Bebawi?
Lui, Youssef, 39 anni era un uomo di affari ricchissimo; lei Gabrielle, detta Claire, coetanea del marito, una donna bellissima, nata da madre olandese e di origini polacche e un padre egiziano che si era occupato del progetto egiziano più ambizioso degli ultimi anni: il canale di Suez. Youssef e Claire si erano sposati quando lei aveva appena 13 anni. Matrimonio felice con la nascita di tre figli. Tutto bene finché Claire nel 1960, stanca di vivere in una gabbia dorata, aveva iniziato a guardarsi intorno alla ricerca di nuove emozioni.

Quindi il rapporto tra i due iniziò a scricchiolare?
L’adorazione quasi irrazionale del marito nei suoi confronti non era più sufficiente a farla sentire una donna realizzata per cui un incontro di lavoro con Faruk Churbagi in un caffè al centro di Ginevra le aprì nuove prospettive al punto che lei, nonostante fosse accompagnata dal marito, cercò smaccatamente la sua attenzione. Morale della favola se ne innamorò follemente. Per lui invece, a quanto dicono le cronache, quella donna così avvenente, ma più grande di lui di ben 11 anni, non era altro che l’ennesima conquista, anche se il giorno dopo fece del tutto per incontrarla e passare con lei una giornata di passione. Tra promesse vere o tattiche di non lasciarsi mai e per nessuna ragione si erano lasciati andare ed avevano fatto l’amore dando il via a una relazione travolgente e non per nulla segreta visto che il marito di lei, poco tempo dopo, ne era venuto a conoscenza.

Saputo della relazione cosa aveva fatto il marito?
Beh ovviamente aveva minacciato di cacciarla di casa se non avesse messo fine a quella tresca, ma la moglie innamorata aveva continuato a frequentare Farouk. A quel punto ripudiata ufficialmente non le rimaneva che coronare il suo sogno diventando stabilmente la donna del giovane Farouk, ma da quelle promesse di amore eterno erano passati dei mesi ed ora il miliardario egiziano se la stava spassando a Roma con la fama di playboy, per cui in quella telefonata del venerdì prima del delitto ed ascoltata dalla segretaria cercava in tutti i modi di scoraggiare Claire a venire a Roma e cercare in qualche modo di riconciliarsi con in marito. Lei di risposta sempre più gelosa e ossessionata da quell’amore lo accusava di averle rovinato la vita e di non aver mantenuto la promessa data. Tieni conto che a Roma, e non è escluso che non fosse arrivata a Losanna, girava insistentemente la voce che Farouk si era da poco fidanzato con la figlia di un ambasciatore ossia la bella Patrizia De Blanck…

Sento odore di vendetta…
Certo, ma qui c’è un buco nella storia e non sapremo mai perché il marito accettò di accompagnarla a Roma e in qualche modo rendersi complice del delitto. Possiamo solo ipotizzare che Farouk in vita sarebbe stato per lui comunque un’eterna minaccia per cui immagino che avesse posto le sue condizioni e la moglie accecata dalla gelosia aveva accettato.

Torniamo al soggiorno romano… i Bebawi prendono il treno ed arrivano a Roma, giusto?
Esattamente, ma ciò che insospettisce la polizia è che, arrivati nella capitale attorno alle 17, presero alloggio in una piccola pensione vicina agli uffici di Churbagi, per poi partire alla volta di Napoli con il treno delle 19.20, destinazione Brindisi e da lì, con il traghetto, per Atene, in attesa di un volo per Beirut. Come vedi un soggiorno romano troppo breve per non destare sospetti.

Dove vengono fermati?
La sera del 21 gennaio 1964, gli uomini della Interpol bussarono alla porta della camera d’albergo 819 dell’hotel Esperia di Atene e sin dai primi interrogatori si resero conto di essere alle prese con una storia d’amore tutt’altro che banale: Lei una vera Circe, lui un Otello ammaliato da tanta bellezza.

Come andarono gli interrogatori?
L’ispettore non credeva alle sue orecchie quando Yussef aveva accusato immediatamente sua moglie di essere stata l'autrice del delitto spiegandone le circostanze. Quel famoso sabato la donna si era recata da Faruk dicendo al marito di voler rompere definitivamente con lui. Il marito stesso l’aveva accompagnata in via Lazio, ma Claire aveva preferito salire da sola nello studio. Lui era rimasto di sotto ad attenderla. Dopo alcuni minuti Claire era scesa e gli aveva confessato di aver ucciso Farouk con la pistola per poi sfigurarlo con il vetriolo. Per avvalorare questa tesi Youssef aggiunse due particolari importanti: un testimone lo aveva visto in strada, davanti al portone. Claire aveva delle bruciature alle mani, bruciature che solo il vetriolo avrebbe potuto procurarle.

Quindi caso risolto…
Assolutamente no perché Claire si difese accusando a sua volta il marito. Infatti secondo lei le cose erano andate diversamente, ossia quando aveva comunicato al marito di voler chiudere definitivamente la storia con Farouk il marito aveva preteso di accompagnarla. Una volta arrivati in via Lazio, lei era effettivamente salita da sola, ma appena entrata nell’ufficio del suo amante era stata raggiunta a sorpresa dal marito. Quindi era stato lui ad agire e ad ammazzare Farouk e lei aveva solo assistito all’omicidio senza partecipare attivamente.

Quindi le due versioni coincidono fino sotto il portone in via Lazio…
Sì, ma il testimone e le bruciature sulle mani di Claire avevano fatto pendere la bilancia dalla parte del marito.

Come andò il processo?
Dopo due anni di indagini, non si riuscirono a stabilire con certezza chi dei due fosse il vero assassino. I due coniugi continuarono ad accusarsi vicendevolmente e il dibattimento appassionò l’opinione pubblica in modo così morboso che si arrivò addirittura a scrivere minuziosamente gli incontri di sesso tra i due amanti con il calcolo di quante volte erano stati insieme durante i tre anni della loro relazione. Tieni conto tra l’altro che non era stata assolutamente una storia tranquilla, quindi le vicende venivano condite da ingredienti di violenza, liti, fughe, insulti ed addirittura percosse.

Interessante…
Amore e morte, tradimenti e vetriolo… tutti ingredienti che stimolarono la curiosità dell‘opinione pubblica. In più c'era il fascino di Claire Babawi, una donna molto bella che aveva un ascendente fortissimo sugli uomini e, forse, anche su avvocati, giudici e giornalisti.

E la sentenza?
La pubblica accusa sostenne che l'uno e l'altra avevano avuto un movente valido per uccidere: la gelosia di lui, la vendetta di lei, ma come ti ho detto prima, non fu possibile risalire all’esecutore materiale del delitto. È pur vero che Youssef era un discreto tiratore e sapeva maneggiare un'arma, ma il delitto avvenne ad una distanza molto ravvicinata, per cui era possibile che a sparare fosse stato una persona non esperta. Tieni anche conto che nel corso delle udienze l’avvocato Sotgiu, che faceva parte della difesa di Claire Ghobrial, incoraggiò i due coniugi a proseguire nel gioco delle reciproche accuse, per rendere impossibile alla corte di stabilire chi fosse il vero colpevole.

Quindi?
Tra pianti, liti, insulti colpi di scena, svenimenti, feroci litigate si arrivò alla sentenza dopo 30 lunghissime ore di camera di consiglio: non essendo possibile precisare se lui o lei fosse l'assassino, pur nell'amara consapevolezza che un colpevole sarebbe rimasto impunito, furono assolti per insufficienza di prove!

Scusa ma la presenza del testimone non avrebbe dovuto in qualche modo scagionare il marito?
Il testimone si confuse sugli orari e non fu ritenuto attendibile. Il fascino di lei, secondo me, poi fece il resto.

Fu lei la protagonista indiscussa del processo?
La bella egiziana in aula ammaliò letteralmente il pubblico. Ricordo che un giornale romano iniziava tutti i suoi articoli con la frase: "Una donna così bella non può rimanere in carcere". A mio parere fu la sua bellezza a farla assolvere, prima ancora della mancanza di prove.

Quindi ogni udienza era uno show…
La maggior parte degli articoli dei giornali più che soffermarsi sulle vicende giudiziarie descrivevano dettagliatamente gli occhi da cerbiatta della bella signora, nonché lo sguardo voluttuoso, la pelliccia d'ermellino lasciata scivolare con noncuranza sulle belle gambe ecc…

Come venne accolta la sentenza?
Ricordo un fatto penoso. Durante la lettura ci fu un interminabile e caloroso applauso che stava a dimostrare che in quella storia il popolo aveva fatto il tifo per i colpevoli e non per i giudici.

Naturalmente la pubblica accusa ricorse in Appello, immagino…
Si certo, nel 1968 il processo d'appello si svolse a Firenze, Claire non era più la signora Bebawi, avendo il marito sanzionato il ripudio con il divorzio, e si era trasferita al Cairo. Questa volta furono condannati entrambi a 22 anni. L’accusa riuscì a dimostrare la complicità dai due sia nell’omicidio premeditato che nella successiva fuga in Grecia.

Furono arrestati finalmente!
Eh no, i due si erano ben guardati di partecipare alle sedute della Corte d’Appello e girarono molto alla larga dai nostri confini nazionali. Lei in Egitto e lui in Svizzera.

Quindi… colpevoli in libertà!
Ricordo che, qualche anno dopo, Claire, intervistata al Cairo, dove nel frattempo svolgeva l’attività di guida turistica, si dichiarò fiduciosa che la Cassazione l'avrebbe dichiarata innocente. Ciò, invece, non avvenne. Nel novembre del 1974, venne confermata la condanna di Firenze!

Morale?
Nessuno ha mai pagato per l'orrenda fine di Faruk a causa delle solite lacune investigative, infatti non vennero prese le impronte digitali, non venne mai trovata l'arma del delitto, così come i vestiti indossati da Claire, svaniti nel nulla. È proprio il caso di dire che: “Non esistono delitti perfetti, ma solo investigazioni imperfette!”


 

   
 





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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://www.nxwss.com/saturdie-ep-21-caso-bebawi-lomicidio-della-dolce-vita
http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/bebawi/
http://robertosantini.splinder.com/tag/cronaca+nera+caso+bebawi
http://www.popobawa.it/misteri/cronacanera/bebawi.htm

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