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GIALLO PASSIONE
STORIA DI UNA INGIUSTIZIA
Gino Girolimoni
Il Mostro di Roma
CORREVA L'ANNO 1927
La storia di Gino
Girolimoni, fotografo, che nella Roma degli ultimi anni '20 fu
arrestato con grande clamore dei giornali come assassino di sette
bambine e poi scarcerato di nascosto per mancanza di prove
“Adamo, questo non è un delitto, ma la
storia di un’ingiustizia.” “Una storia
assurda che nasce in piena epoca fascista in un
groviglio di ipocrisie, di politica spregiudicata. ”
“Quando scoppiò il caso?”
“Correva l’anno 1927, il mese era quello di Maggio. Roma
scossa dall’orrore viveva uno dei suoi peggior incubi.
Sette bambine vengono violentate e uccise in modo feroce
e brutale. Tutto nel giro di pochi giorni. L'ultima,
Elisa Berni, 4 anni, viene ritrovata sul greto del
Tevere nei pressi della Lungara, a due passi dal
Vaticano. Qualcuno disse “troppo vicino”.
“E la piccola Rosina?” “La madre
l’aveva portata insieme alla sorellina neonata a
prendere un po’ di sole in piazza San Pietro. Quando si
accorse della scomparsa iniziò a cercarla tra la selva
delle colonne del portico del Bernini. Le ricerche
continuarono per tutta la notte, ma senza esito, finché
la mattina del giorno dopo un fornaio di Borgo scorse
tra alcuni cespugli il corpicino della bimba
completamente nudo.
“In che condizioni
era la piccola?” “La poverina giaceva
bocconi. Un piedino era scalzo mentre l'altro calzava
ancora un calzino nero e un sandalo. Il medico fiscale
riscontrò vastissime lacerazioni ai genitali ed ematomi
profondi al collo e alla bocca, chiari segni per
immobilizzarla. ”
“I primi sospetti
caddero su un sacrestano cattolico, vero?”
“In verità i sospettati erano due preti già recidivi per
atti di pedofilia e che “godevano” di forti protezioni.
Oltre al chiacchieratissimo sacrestano per le sue
evidenti tendenze pedofile, vi erano forti sospetti su
un pastore anglicano Ralph Lyonel Brydges di 68 anni.
Quest’ultimo venne fermato a Capri, con l'accusa di atti
di libidine violenta nei confronti di una bambina del
luogo. Sospettato anche dei delitti di Roma, venne
prosciolto dall’accusa in quanto "conosciuto
favorevolmente dal console inglese".
“Nonostante questi due sospettati non venne fuori il
vero assassino? ” “Mussolini scalpitava,
voleva a tutti i costi il colpevole. Questa storia stava
infangando l’immagine fascista e soprattutto stava
mettendo in cattiva luce i rapporti con il Vaticano per
quei sospetti sul sacrestano.”
“Quindi
niente preti immagino...” “Le prove a carico
del sacrestano e del prete inglese non erano
sufficienti. ”
“Ma la città era sconvolta
e reclamava il "mostro". ” Ed il “mostro” lo
ottenne subito dopo. Il comunicato ufficiale della
polizia parlava di febbrili indagini coronate da pieno
successo con l’identificazione dell’assassino in persona
il mediatore Girolimoni Gino, trentottenne, nato a Roma,
dove possedeva vari appartamenti. ”
“Le
prove? ” “In tempi precedenti ai delitti il
“mostro” aveva dimorato nei distretti di Borgo e di
Ponte, dove appunto erano stati consumati i delitti.
Sospettato dalla polizia venne seguito finché fu visto
casualmente parlare con una ragazzina per strada. Si
trattava della servetta della donna di cui egli era
amante, una giovane donna sposata con un vecchio
esponente della borghesia romana…”
“Vabbè
si, ma qualche straccio di testimonianza? ”
“Ah certo! Quella del padrone di una locanda che giurò
di aver servito da bere a Girolimoni, il quale teneva
per mano una bambina che rispondeva alla descrizione di
una delle bimbe rapite. A nulla servì la
testimonianza di un uomo, fisicamente somigliante a
Girolimoni, che dichiarò che era lui l’uomo che era
entrato in quella locanda con sua figlia, peraltro in
ottima salute. ”
“Chi era Girolimoni?”
“Un intrallazzatore di piccoli commerci, fotografo a
tempo perso. Comunque persona brillante e vanitosa con
il vizio delle belle donne. Un corteggiatore a tutto
campo che lo portava a vestire in maniera appariscente e
spendere tutto ciò che guadagnava. Girava per le vie di
Roma con una Peugeot verde che faceva gola alla maggior
parte delle signore del borgo. Oggi si direbbe un
tipo “alternativo” in un’Italia che andava sempre più
fascistizzandosi e quindi scomodo. ”
“Quindi per questo motivo viene preso di mira?”
“Diciamo che aveva tutte le caratteristiche. Figlio di
un padre che non lo riconosce, si fa strada nel lavoro
grazie ad uno spiccato spirito di iniziativa e a molta
buona volontà, diventando uno scapolo d’oro. Era
l’ideale per il Regime che aveva interessi nel
demonizzare una figura del genere a vantaggio dei buoni
padri di famiglia. ”
“Confessò?”
“Assolutamente no. Secondo i comunicati ufficiali -
l'assassino, nonostante stringenti interrogatori, ha
mostrato il più ributtante cinismo, negando sempre e
rivelando quella audacia e quella scaltrezza che aveva
già dimostrato nei suoi orribili delitti. -”
“Quindi venne arrestato…” “Ormai era
diventata una questione politica. Il regime era stanco
di non poter dare un nome al mostro che terrorizzava
Roma era giunto il momento di dare un nome
all’assassino. Ciò avrebbe dato prestigio al regime
rendendo altresì la sensazione che la polizia proteggeva
i cittadini e stanava i criminali. Anche a costo di
incriminare un innocente senza prove. Mussolini
tuonò: “Voglio che l'immondo bruto venga arrestato!” A
quel punto tutti ebbero la convinzione assoluta della
colpevolezza dell’indagato e che a breve fosse eseguito
il comandamento del Duce. ”
“Risultato?”
“La faccia e il nome di Girolimoni vennero stampati su
tutte le prime pagine dei giornali. I titoli te li
lascio immaginare… Parlavano di esecuzione in tempi
brevissimi. Ti leggo alcune righe dalla prima pagina
dell’Impero: - Ancora una volta la volontà del Duce,
personalmente e recisamente manifestata, ha trovato
tenaci e fedeli esecutori. Dal giorno in cui Benito
Mussolini, rabbrividendo nelle più profonde fibre del
suo tenerissimo cuore di padre. -”
“Ma
come è possibile? Senza prove, senza testimoni. E la
polizia?” “Il commissario, Giuseppe Dosi,
che non era assolutamente convinto della sua
colpevolezza. Indagò a fondo, raccolse altre prove e
testimonianze, ed arrivò alla conclusione che il mostro
dovesse essere una persona probabilmente straniera e più
vecchia di molti anni. Ma il Regime non stava a
guardare, tolse di mezzo il commissario Dosi
internandolo in un manicomio. ”
“Quindi
Gino Girolimoni divenne di fatto il rapitore di
bambine…” “Eh già prima venne preso il
mostro e poi confezionata l’accusa. Fu accertata la sua
“spiccata tendenza al trasformismo”. Anche il fatto che
avesse un ricco guardaroba di vestiti e cappelli fu
parte integrante dell’accusa di trasformista. Il tutto
conclamato da una prova inconfutabile! Nei cassetti
dei mobili di casa conservava numerose foto che, secondo
l’accusa, servivano a studiare la sua fisionomia per
verificare se fosse più o meno riconoscibile… ”
“Soddisfatta la politica e la sete del popolo…
cosa successe?” Nulla. Bastarono pochi mesi
per far comprendere al giudice istruttore, Rosario
Marciano, l’inconsistente castello accusatorio. La
polizia fu costretta a liberarlo. Nel 1928 la Corte di
Appello assolse il Mostro per i reati a lui attribuiti.
Motivazione: per non aver commesso il fatto. Girolimoni
fu scarcerato. Naturalmente la notizia non occupò le
prime pagine dei giornali dell’epoca, ma solo un
trafiletto in quinta su “La Tribuna”. ”
“Girolimoni fu marchiato per tutta la vita!”
“Eh già, nonostante l’effettiva innocenza, l’onta e il
sospetto rimasero incollate a questo nome. Ancora oggi
la parola “Girolimoni” a Roma è sinonimo di persona che
molesta sessualmente i bambini! Credo che sia la prima
volta che il nome di una persona fisica entra a far
parte della lingua parlata assumendo un significato
proprio. ”
“E l’indagine prese altre
strade?” “Assolutamente no. Di
quell’indagine rimase ben poco: un colpevole non
trovato, due suicidi, il sacrestano e il prete inglese,
e alcuni filamenti di tessuto inglese, reperti per un
po’ di tempo ritenuti abbastanza importanti, perché
ritrovati proprio accanto ai corpi di tutte le
giovanissime vittime. Correva l’anno 1927. Per la
cronaca, del mostro vero di Roma non si seppe più nulla”
“Girolimoni si riprese da quella ignominia?”
“Non si tolse più di dosso quell’etichetta. Per tutti il
mostro era lui, così gli affari andarono sempre peggio e
perse il lavoro. Tentò anche di cambiare nome ma, non si
capisce perché, la sua richiesta venne respinta… Morì
nel 1961 all’età di 72 anni, abbandonato da tutti, in
assoluta povertà, con un corpo ammalato dal sospetto e
dall’infamia. Al suo funerale non c’era praticamente
nessuno, a parte il commissario Dosi, che dopo la caduta
del fascismo venne reintegrato nella polizia, promosso
di grado e che continuò a portare a compimento brillanti
operazioni per tutta la sua carriera. I funerali si
svolsero nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Un
articolo su Paese Sera annunciava: “Il Girolimoni fu
accusato nel 1927 di aver seviziato sette bambine, ma
alla fine venne riconosciuto innocente. Al termine delle
esequie, la sua salma è stata trasportata al deposito
del cimitero del Verano, in attesa che il comune
provveda ad una più dignitosa sistemazione.”
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
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