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GIALLO PASSIONE
QUELL'OMICIDIO SUL LAGO DI COMO
Pia Bellentani
Delitto alla sfilata
Villa D'Este sul lago di Como, 15
settembre 1948. Questa è la storia di una donna romantica che ha
ucciso. per orgoglio nella cornice mondana più sfarzosa d’Italia
"Adamo, che dici se facciamo una
scampagnata sul lago di Como?” "Vecchia
volpe che non sei altro! Ora capisco dove vuoi arrivare…
Posso indovinare?"
"Dai spara! "
"Spara è il verbo giusto… Pia Bellentani?"
"Bravo. Chi era? " "La contessa
Bellentani, era la moglie del conte Bellentani,
industriale milanese di salumi e madre di due bambine."
"Di origini nobili?" "Ricca sì,
ma non nobile. Il suo nome da ragazza era Pia Caroselli,
nata a Sulmona, in Abruzzo, il 29 Gennaio 1916. La sua
famiglia partendo da zero aveva fatto una discreta
fortuna nel campo delle costruzioni. Da sua madre ebbe
un’educazione molto religiosa che fu poi completata in
una scuola di suore a Roma. Pensa che da adolescente
alternava il desiderio di entrare in convento con il
sogno di un grande amore romantico."
"E
poi?" "A ventidue anni la madre la portò in
vacanza a Cortina d'Ampezzo, dove incontrò il conte
Lamberto Bellentani. Dimenticavo di dirti che Pia era
una bruna che si faceva notare per i suoi occhi azzurri
e soprattutto per un gran bel corpo. Lui se ne innamorò
a prima vista."
"Scommetto che i genitori
favorirono la corte…" "Eh già. Ma anche lei
rimase affascinata da quell’uomo. Straricco e
aristocratico, dai modi cortesi si muoveva con
disinvoltura in quell'ambiente che a lei provinciale
appariva un sogno.
"Quanti anni avevano?"
"Lui era un maturo quarantenne, mentre lei ne aveva solo
ventidue. Si sposarono il 15 Luglio del 1938 con una
sfarzosa cerimonia."
"Matrimonio felice?"
"Per un paio d'anni tutto ok. Tra le altre cose ebbero
due bellissime figlie: Stefania e Flavia. Poi
nell'estate del 1940 durante una festa all'Hotel des
Bains di Venezia, Pia conobbe Carlo Sacchi, un
industriale della seta. Una specie di avventuriero che
si era fatto da solo, venendo dal niente, come suo
padre."
"Affinità elettive, insomma."
"Mica tanto! Carlo non era sicuramente raffinato come
suo marito, il conte, ma aveva una personalità
travolgente e tutto il fascino dell'avventura. Sposato
ad un'ex ballerina viennese, Lillian Willinger, aveva
tre figlie e numerose amanti sparse nel giro che conta,
i cui nomi erano sulla bocca di tutti. Anche la moglie
era a conoscenza dell'intensa vita sentimentale o per
meglio dire sessuale del marito."
"Quando
iniziarono a frequentarsi?" "Durante la
guerra la famiglia Bellentani si trasferì a Cernobbio in
cerca di lidi più sicuri e i due ebbero mille occasioni
per incontrarsi. Quell'anno Sacchi subì un evento
tragico perdendo una figlia, Pia ovviamente tentò di
consolarlo.
"Alla fine se ne innamorò
follemente…" "Così follemente che le scrisse
queste parole: “Tu hai suscitato in me sensazioni mai
conosciute, risvegliato sensazioni nuove, hai sconvolto
il mio cuore ed i miei sensi: mi hai fatto conoscere
quello che si chiama Amore. Attraverso questo amore io
sento di essere oggi una donna completa, questo lo devo
a te e te ne ringrazio moltissimo."
"Lei
innamorata persa quindi." "Come si evince
anche da queste parole, Pia si concesse totalmente a
Carlo, nello spirito e nel corpo, immersa in un vortice
di emozioni nuove e coinvolgenti."
"E
lui?" "Lu era semplicemente un donnaiolo e
certamente non smentì la sua fama. Dopo aver consumato
tutto quello che c’era da consumare riprese a
frequentare altre donne. Lei ovviamente era gelosa
pazza, ma evidentemente lo tollerava finché non comparve
sulla scena una nuova amante, diciamo più importante, al
secolo Sandra Guidi, detta Mimì, che monopolizzò Carlo
distraendolo dalle intenzioni della Contessa Pia.
"Lei che fece?" "Pia era
disperata, ferita nell’orgoglio e livida di gelosia.
Presa dalla sconforto tentò addirittura il suicidio
gettandosi sotto l’auto in corsa dell’amante. Carlo
sterzò bruscamente, uscì furente e aggredì verbalmente
la donna, colpevole di avergli ammaccato la sua lussuosa
macchina sportiva e di avergli fatto fare tardi
all’appuntamento con la bella Mimì."
"Ma
non si diede per vinta immagino!" Non mollò
assolutamente l’osso! Pareva davvero che lei ci godesse
a farsi umiliare! Comunque Pia seguitò a tempestare di
lettere l'amante per cercare di incontrarlo, nonostante
la relazione con la famosa Mimì fosse ormai un dato di
fatto accettato dalla bella società milanese."
"Arriviamo al punto. Cosa fece di tanto
eclatante la signora contessa?" "Il 15
settembre 1948, durante una serata di gala nello sfarzo
di villa d'Este a Cernobbio dove venivano presentati i
modelli della famosa sarta milanese Biki per la
collezione inverno 48-49, la contessa, in compagnia del
marito, sapendo d’incontrare Carlo Sacchi e la nuova
amante, fece il suo ingresso tra la sorpresa generale in
forma smagliante."
"Immagino che alla
festa fosse presente la crema della società…"
"Tra gli invitati all'evento mondano il barone
Rothscild, la principessa d'Alemberg, uno zio di re
Faruk d'Egitto e il fior fiore della nobiltà e
dell'industria lombarda. "
"Cosa
successe?" "Nel corso della serata Sacchi
tenne un comportamento piuttosto villano ed arrogante
nei confronti della donna, la quale logorata ed
oltraggiata da questo trattamento, non indugiò un attimo
a prendere la pistola, lasciata dal marito nel
guardaroba, e nasconderla sotto la sua stola di
ermellino."
"Non mi tenere sulle spine…"
Si avvicinò a Sacchi. Lui sulla difensiva disse: “Che
cosa vuoi ancora, che ti prende?” Lei: “Nulla, ma
stavolta è finita davvero, puoi credermi...” Lui:
“Che cosa intendi dire?” Lei: “Che ti posso uccidere.
Ho qui la pistola!” Lui: “I soliti romanzi a fumetti
di voi donne. I soliti terroni spacconi!” Allora lei
estrasse la pistola e sparò colpendolo a bruciapelo con
un solo colpo diritto al cuore. Poi rivolse l'arma
contro sé stessa e premette il grilletto; ma non ci
furono spari, perché l'unico proiettile in canna era già
andato a bersaglio. Si udì chiaramente il suo urlo
disperato: “Non spara più, non spara piùùùùù.”
"E gli invitati come si comportarono?"
"Rimase celebre la frase di Robert Bouyerure, un ex
paracadutista francese che aveva sposato la sarta Biki,
della famiglia proprietaria del Corriere della Sera.
Dopo essersi avvicinato alla Contessa ed averle rifilato
tre schiaffi tremendi, con un infallibile istinto di
classe, le disse: "Andiamo madame, è chiaro che si è
trattato di un noioso incidente."
"E il
marito di lei? Immagino fosse all’oscuro di tutto!"
"Naturalmente, come tutti i mariti traditi! Rimase
incredulo sentendo alcuni invitati che omaggiavano la
sua signora con epiteti coloriti tipo: “Puttana!” E
qualcun altro si rivolgeva direttamente a lui con frasi
tipo “Ma tu lo sapevi di essere cornuto… eri sulla bocca
di tutti..."
"Fu chiamata subito la
polizia?" "Sì, la Bellentani fu arrestata e
portata al carcere di S. Donnino a Como. Nella sua prima
dichiarazione alla polizia parlò di un incidente, poi
disse che voleva uccidersi di fronte all’amante, ma che
il sarcasmo dell'uomo le aveva fatto perdere la testa."
"Caso risolto. Noti movente ed assassino…"
"Già il tribunale riconobbe alla contessa la
seminfermità mentale e la condannò a soli dieci anni di
manicomio giudiziario, ridotti poi a sette. In
quell’occasione gli italiani impararono che le pene
variano a seconda della persona che compie il delitto.
Naturalmente non li trascorse in carcere, ma nel
manicomio giudiziario di Aversa.”
“Una
contessa in manicomio!” “Il suo ingresso in
manicomio fu seguito con lo stesso interesse con cui i
giornali avevano seguito le fasi del processo. La
contessa fu accolta con grandi gentilezze e cortesie.
Dopo qualche tempo fu autorizzata a tenere con sé il
pianoforte a coda che talvolta suonava deliziandosi con
musiche di Chopin e Litz.”
"Sarei curioso
di sapere cosa era scritto nella perizia psichiatrica."
"Il professor Saporito, illustre luminare della
psichiatria, impiegò ben due anni per stilare una specie
di perizie dove stabiliva che la donna era vittima di un
male ereditario, che già in tenera età le avevano
portato smarrimenti, turbamenti, annebbiamenti mentali."
"La prese molto alla larga…"
"Aveva studiato la vita della contessa in ogni
particolare, aveva letto le sue lettere, i suoi quaderni
di scuola. Secondo l’illuminare l'idea del suicidio
l'aveva accompagnata per tutta la vita. E chiosò con una
perla degna di Freud: “Uccidendo l'amante aveva ucciso
se stessa!"
"Poi immancabilmente arrivò
la grazia, vero?" Il 23 Dicembre 1955 il
Presidente della Repubblica di allora le abbonò sei mesi
di manicomio e tre di detenzione evitando il carcere
duro. All’uscita del manicomio trovò un gruppo di
fotografi ad attenderla. Lei, al braccio del suo
avvocato, elegante, altera e perfettamente truccata si
limitò a salutare alzando il braccio, poi salì fiera e
vedova su una lussuosa macchina nera che partì alla
volta dell'Abruzzo.
"Vedova? "
"Il conte Bellentani per sfuggire allo scandalo si era
trasferito a Montecarlo dove trovò la morte qualche
giorno prima della liberazione della moglie."
"Quindi lei uscì dal carcere più bella e
sontuosa di prima?" "Direi proprio di sì.
Anche se, per mettersi l’animo in pace e riscattare in
qualche modo la sua coscienza, dichiarò ai giornalisti
di voler stendere le sue memorie e devolvere il ricavato
alle figlie di Sacchi, guadagnandoci di contro una bella
querela da parte della moglie della vittima."
"Mi sembra tutto chiaro no?" "Rimane
il dubbio se Sacchi si aspettasse o meno questo tipo di
reazione da parte dell’amante. Sappiamo solo che al
momento della sua morte aveva in tasca una pistola con
il colpo in canna. Naturalmente era in possesso di
regolare porto d’armi."
"Mi vuoi dire che
c’è dell’altro che non sappiamo. E magari non è stato un
delitto d’amore?" "No, questo no! Si tratta
di un delitto di vero amore non inquinato per nulla da
questioni di denaro nonostante le condizioni sociali dei
protagonisti. Voglio solo dire che forse Sacchi se lo
aspettava. Pensa che ai funerali parteciparono circa
duecento persone e il corteo passò per due chilometri
tra due file ininterrotte di curiosi. Le cronache del
tempo parlarono di numerose donne afflitte dal dolore."
"E la contessa come ne uscì?"
"Direi una vera e propria Signora Bovary, sognatrice e
romantica, che dalla provincialissima Sulmona si trovò
catapultata in una ambiente estraneo, fatto di soldi e
di guadagni facili, dove il sentimento è un optional
fastidioso e alle volte troppo ingombrante."
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http:/canali.libero.it/affaritaliani/culturaspettacoli
www.thrillermagazine.it www.nonsoloparole.com www.opgaversa.it
http://enrica21.interfree.it/pia.html www.museocriminologico.it
www.misteriditalia.com
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