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GIALLO PASSIONE
Torvajanica (Roma) 11
aprile 1953 LO SCANDALO DI CAPOCOTTA
Wilma Montesi
La ragazza senza
reggicalze
Vigilia di Pasqua. Il ritrovamento del suo corpo senza vita su
una spiaggia vicino Ostia mise in moto indagini che portarono
alla luce un mondo di droga ed orge in cui era coinvolta una
fetta della "buona" società romana
Adamo parliamo del caso Wilma Montesi? Ah sì...
La ragazza senza reggicalze…
Cominciamo dal
ritrovamento del cadavere? Era un sabato. L’11 aprile
del ’53. Ricordo che era la vigilia di Pasqua. Dovevo
trascorrere il week end nella mia casetta in campagna
invece il mio capo-redattore mi costrinse a rimanere a
Roma.
Cos’era successo? Fortunato Bettini, un
giovane manovale, stava andando a lavorare in un villino
in costruzione in una zona allora quasi disabitata sulla
spiaggia di Torvajanica, quando notò sulla riva del mare
una persona che sembrava addormentata. Si avvicinò e
scoprì invece che quella donna, a pancia in giù, era
morta.
Chi era? Era il cadavere di Wilma
Montesi, una bellissima ragazza romana. Figlia d’un
falegname, apparteneva ad una modesta famiglia
originaria delle Marche.
Si pensò subito ad un
delitto? Veramente no, il corpo non presentava alcun
segno di violenza. La ragazza non aveva avuto alcun
rapporto sessuale ed indossava solamente una sottoveste
rammendata, mentre la borsa, la gonna gialla, le scarpe,
le calze e il reggicalze sembravano spariti nel nulla.
La madre della ragazza fece notare agli inquirenti
l’assenza del reggicalze di raso nero che la figlia
indossava spesso allacciato ai fianchi sopra le
mutandine e che per nessuna ragione si sarebbe mai tolta
di sua spontanea volontà.
Ma nonostante questo
particolare l’ipotesi del malore fu la più convincente.
Eh già un malore mentre faceva un pediluvio. Del resto
anche l’autopsia, non trovando tracce di droga, parlò
genericamente di sincope, anche se diversi interrogativi
rimasero senza risposta.
Le indagini come
andarono? Wilma era uscita di casa due giorni prima,
subito dopo pranzo e la sorella Wanda ricordò che quel
pomeriggio lei insieme alla madre erano andate al cinema
a vedere “La carrozza d’oro”. Wilma aveva declinato
l’invito perché non le piaceva l’attrice protagonista,
Anna Magnani, ed aveva preferito fare una passeggiata ad
Ostia per curare nell’acqua salata un arrossamento al
calcagno dovuto ad un paio di scarpe nuove. In effetti
alcuni testimoni raccontarono di aver riconosciuto Wilma
sul treno Roma-Ostia, altri che era in compagnia di un
uomo.
Quindi Ostia e non Torvajanica… Ostia è
una località balneare di Roma, distante una ventina di
km da Torvajanica.
E quindi come è arrivata fin
lì? La versione ufficiale parlò di correnti marine
che trasportarono il cadavere fino a Torvajanica.
Si escluse totalmente l’ipotesi di aggressione?
La testimonianza della madre non venne presa nella
giusta considerazione. Per fare un pediluvio non ci si
toglie il reggicalze! E nessuno riuscì a dare una
spiegazione sensata della scomparsa dell’indumento. Per
i genitori, che non credevano al malore, Wilma poteva
essere stata avvicinata da un malintenzionato proprio
mentre era con i piedi in acqua e che poi fosse svenuta
per lo spavento. Di tutto ciò avrebbe approfittato
l’aggressore, che le avrebbe tolto l’indumento, forse
per violentarla. Poi l’uomo potrebbe essere scappato
portando con sé il reggicalze, per evitare che le
impronte digitali potessero portare alla sua
identificazione.
E l’ipotesi suicidio? Anche
in questo caso rimarrebbero in piedi i misteri già
detti. Comunque la ragazza non aveva apparenti motivi
per uccidersi. Era fidanzata con un poliziotto di stanza
a Potenza e prossima al matrimonio viveva nelle case
popolari di Via Tagliamento nel quartiere Trieste di
Roma.
Quindi caso chiuso… Praticamente sì,
finché sul quotidiano “Roma” apparve una vignetta
allusiva: “Il reggicalze sparito è portato in questura
da "piccioni" viaggiatori”. E alcuni giorni dopo un
piccolo settimanale scandalistico “Attualità” diretto da
Silvano Muto, avanzò l’ipotesi che Wilma Montesi fosse
morta per overdose di droga durante un’orgia nella
riserva di caccia di Ugo Montagna, marchese di San
Bartolomeo. Tra gli invitati: il musicista Piero
Piccioni, figlio del Ministro degli Esteri e favorito
successore di Alcide De Gasperi alla segreteria del
partito della Democrazia Cristiana. Naturalmente Muto
venne denunciato per "diffusione di notizie false e
tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico".
Intimorito ritrattò l’articolo e solo in un secondo
momento ne riconfermò ogni singola parola.
Ma
erano solo voci… Certo. Finché spuntò una donna,
figlia di un notaio milanese. Al secolo Anna Maria
Moneta Caglio, detta Il Cigno Nero per il suo collo
lungo. Lei, ex amante delusa del marchese Montagna,
confermò che nella villa di Capocotta, antistante il
luogo dove era stato ritrovato il cadavere, si
svolgevano festini.
Quindi niente Ostia, niente
correnti marine… Macché! Lo scandalo assunse
dimensioni gigantesche quando anche il questore di Roma
venne accusato di aver tentato di insabbiare tutto per
questioni politiche. Da parte sua Montagna si difese
dicendo di non aver mai conosciuto Wilma Montesi!
“L’affaire Montesi”. Da caso giudiziario ad affare
politico. Andrebbe bene come titolo? Nel rapporto
riservato dei carabinieri si poteva leggere che nella
villa di Ugo Montagna si svolgevano incontri con donne
di dubbia moralità allo scopo di soddisfare i piaceri ed
i vizi di tante personalità del mondo politico. Per cui,
per evitare scandali e fastidi, invece di soccorrerla,
la poveretta sarebbe stata abbandonata sulla riva del
mare, credendola ormai morta. A quel punto la
magistratura fu costretta ad aprire un’inchiesta.
Anche lì ci furono cose poco chiare, la superperizia sul
corpo di Wilma fu contestata.
A quale conclusione
era arrivata? Come ti ho detto prima, la perizia
affermava che sul cadavere non erano presenti lesioni.
L’imene era del tutto integro e così pure la regione
anale. Ma qualche tempo dopo l’Unità, organo ufficiale
del Partito comunista italiano, smentì questa tesi.
Secondo il professor Pellegrini la sabbia ritrovata
nella vagina della ragazza era la prova provata della
violenza subita, in quanto le onde del mare, anche se
violente, non avrebbero mai potuto immettere in vagina
quella quantità di sabbia.
Altro che privacy!
Vennero date in pasto alla stampa informazioni intime e
private. L’intimità del suo corpo fu martoriata in
pubblico, passando sopra al minimo riserbo e
consegnandola così alla cronaca più morbosa e
soprattutto alle ragioni della politica.
È vero
che anche la sorella Wanda dovette sottoporsi all’esame
della verginità? Purtroppo sì. Lo fece per dissipare
ogni sospetto sulle notizie della stampa scandalistica
sulle dubbie frequentazioni delle due sorelle,
alimentate dall’accusa che avrebbe voluto dimostrare
tramite la mancanza di integrità di Wanda la leggerezza
di Wilma. Quindi affrontò l’esame ginecologico per
attestare la sua illibatezza alla presenza del
fidanzato. Risultato del referto: “Assoluta verginità”!
Quindi vergine come la povera sorella… ma che tipo
di ragazza era Wilma Montesi? Era una ragazza
semplice, senza lavoro e con un’educazione minima. Per
la famiglia una giovane riservata solo impaziente di
sposarsi. Questa immagine fu contraddetta però da
testimoni più o meno attendibili che la descrissero come
una ragazza che era solita uscire da sola e che negli
ultimi tempi aveva cambiato il suo modo di vestire e
aveva iniziato a fumare, ma non si seppe mai se questo
cambiamento fosse dovuto al desiderio di maggiore
indipendenza o se avesse incontrato un uomo che le
piaceva più del suo fidanzato poliziotto… Per questo
motivo durante le indagini prese corpo l’idea che Wilma
avesse un appuntamento con un uomo sposato benestante,
col quale aveva da poco fatto amicizia. Quindi a casa
aveva detto una mezza verità ossia che sarebbe andata al
mare da sola, ma in realtà aveva un appuntamento con un
uomo che l’avrebbe portata in auto nella sua casa di
Torvaianica, forse prospettando un incontro a base di
sesso. Ma come sappiamo Wilma era vergine, per cui,
viste le sue resistenze, l’uomo avrebbe provato a usare
la forza per avere un rapporto sessuale con lei.
E come sarebbe finita? Wilma, che soffriva di un
difetto cardiaco diagnosticato solo in seguito
dall’autopsia, si allarmò e collassò. A quel punto,
l’uomo fu preso dal panico e abbandonò il corpo sul
bagnasciuga.
Beh sì potrebbe essere un’ipotesi,
ma i giornali continuarono a montare il caso Piccioni e
i festini dei ricchi corrotti… L’opinione pubblica
si divise tra colpevolisti e innocentisti… E il caso fu
di fatto il primo scandalo mediatico dell’Italia
repubblicana con colpi bassi da sinistra a destra e
viceversa. L’Unità e Paese Sera accusavano di ambiguità
morale i personaggi di governo e i giornali di destra
per tutta risposta fecero scoppiare un'altra bomba che
riguardò il professor Giuseppe Sotgiu, presidente
comunista della Provincia di Roma, fotografato davanti
al civico 15 di via Corridoni, una casa di appuntamenti
che frequentava insieme alla moglie.
La
testimone chiave rimaneva l’amante delusa, ossia il
Cigno Nero... Infatti è proprio lei ad accusare Piero
Piccioni d’aver trasportato Wilma sulla spiaggia,
facendosi aiutare dai guardiani della tenuta e
lasciandola morire per annegamento lento. Piccioni,
sempre secondo il “Cigno Nero” era amico intimo di Ugo
Montagna e tutti e due avevano rapporti d’affari con il
capo della polizia… Praticamente ognuno dei protagonisti
avrebbe avuto interesse ad occultare le prove di come
fossero andati realmente i fatti, ma Il problema vero
era che la Caglio non aveva alcuna reale prova da
offrire…
Il Cigno Nero era un testimone
attendibile? Mica tanto. Nel corso del processo per
diffamazione, dove era imputata, furono trovati legami
evidenti tra lei e la corrente democristiana avversa a
Piccioni.
L’affare si complicò allora...
Comunque le indagini a quel punto avevano preso una
piega ben precisa, Piero Piccioni venne arrestato cinque
mesi dopo il ritrovamento, il 21 settembre del 1954, per
concorso in omicidio colposo e uso di stupefacenti. Ugo
Montagna, accusato di favoreggiamento, si costituì
direttamente in carcere. L’ex-questore di Roma, Saverio
Polito, ricevette un mandato di comparizione con
l’accusa di aver sviato le indagini.
Qualcuno
parlò di una guerra intestina nella Democrazia
Cristiana… Beh l’affaire mise fine alla carriera del
padre di Piccioni. Del resto suo figlio era un bersaglio
facile: musicista jazz con legami nel mondo del cinema,
era di fatto la pecora nera di una famiglia
rispettabile. La sua amicizia con Montagna era sospetta
e correvano voci di una sua dipendenza da droghe. Tra
l’altro la Caglio aveva rivelato che Piccioni avesse un
pied-à-terre non lontano da via Tagliamento, vicino
all’abitazione della Montesi. Poi la sua relazione con
l’attrice Alida Valli, moglie separata del suo amico
musicista Oscar De Mejo, era fortemente disapprovata da
suo padre.
Insomma il caso portò alla luce un
mondo sommerso fatto di gente corrotta, donne facili e
droga… Aggiungerei anche l’immagine dell’orgia che
ebbe un notevole impatto mediatico ossia l’idea che
uomini potenti adescassero giovani donne e le
sfruttassero sessualmente eccitò l’immaginazione
pubblica, da qui si diffuse la convinzione che i ricchi
e i potenti fossero profondamente corrotti.
E in
tribunale cosa accadde? Il processo, che si svolse a
Venezia, durò oltre quattro mesi: quotidiani e
settimanali non si fecero mancare nulla, scrivendo sulla
vicenda fiumi di inchiostro. La vera protagonista fu
naturalmente la Caglio che, sicura nelle sue
dichiarazioni, conquistò l’attenzione di cronisti e
fotografi. Ma i giudici non la ritennero attendibile
come le due signore che avevano creduto di riconoscere
Piccioni sul lungomare di Ostia la sera stessa del
delitto. Ragion per cui lo stesso pubblico ministero
chiese l’assoluzione con formula piena degli imputati.
Nel corso del processo ci fu anche l’intermezzo
dello zio della vittima, vero? Ah già, Giuseppe
Montesi, donnaiolo incallito, rischiò l’incriminazione
per falsa testimonianza non volendo ammettere che, la
sera della sparizione di Wilma, fosse in compagnia con
la sorella della sua fidanzata.
Finalmente venne
preso in considerazione l’alibi di Piccioni...
Infatti, nei giorni precedenti la morte di Wilma, il
musicista se ne stava tranquillo a Rovello in dolce
compagnia di Alida Valli che testimoniò a suo favore.
Tornato a Roma il fatidico 9 aprile rimase a letto per
un forte mal di gola. Chissà quanto fosse forte quel mal
di gola da impedirgli di andare nella villa di
Capocotta!
La sentenza? Il 27 maggio 1957 il
Tribunale di Venezia mandò assolti con formula piena
Piccioni, Montagna e Polito. La sentenza sposò in pieno
la tesi del “pediluvio”, ma ormai la speculazione
politica era passata e la verità sulla fine di Wilma
Montesi non occupava più le prime pagine dei giornali.
La Caglio e Silvano Muto invece furono rinviati a
giudizio per calunnia e successivamente condannati. Due
anni di carcere per il giornalista e due anni e sei mesi
per la donna, confermati negli altri due successivi
gradi di giudizio.
Secondo te ci sarebbe la
possibilità di riaprire il caso? Se parli di nuovo
materiale, assolutamente no! La verità è lì, a portata
di mano, dentro quei fascicoli. Basterebbe osservare
meglio. Credo che oggi senza condizionamenti esterni ed
interessi di parte ci si avvicinerebbe molto di più alla
verità. E chissà… con un po’ di fortuna, magari anche a
smascherare l’assassino."
Quindi c’è un
assassino? La testimonianza della madre e il
dettaglio del reggicalze è fondamentale.
Niente
malore, incidente, suicidio ecc…. Direi proprio di
no!
Tu che idea ti sei fatto? Non chiedermi
chi è l’assassino! Ancora oggi la morte di Wilma Montesi
resta uno dei più grossi misteri italiani del secondo
dopoguerra rimasti irrisolti. Di certo sappiamo che
Wilma morì vergine e la sua breve vita, come la sua
morte, passarono al vaglio morboso delle cronache
scandalistiche e furono sfruttate per altri fini che non
avevano nulla a vedere con la ricerca della verità, del
resto mai accertata. Di fatto lo scandalo Montesi fu il
primo grande mistero irrisolto del dopoguerra
evidenziando per i suoi aspetti la differenza di classe
sociale che con un filo rosso lo collegherà al massacro
del Circeo e all’omicidio di Via Poma ovvero casi di
giovani donne di bassa estrazione sociale che sarebbero
andate incontro a una morte prematura e forse per questo
motivo avvolti in uno strategico mistero e quindi
rimasti insoluti.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
https://www.doppiozero.com/il-caso-montesi-70-anni-dopo
www.archivio900.it andrealazzaripercarrara.splinder.com
www.misteriditalia.it www.numagazine.it
it.wikipedia.org/wiki/Wilma_Montesi www.thrillermagazine.it
www.poliziaedemocrazia.it
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