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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Bettie Page
QUEEN OF PINUP
Catturò l’immaginazione di una
generazione di uomini e di donne col suo spirito libero e la sua
sensualità senza remore rappresentando semplicemente la bellezza. (Nashville, 1923 – Los Angeles,
2008)
Eccola qui Betty Mae Page, conosciuta
semplicemente come Bettie Page, icona di bellezza degli
anni '50, leggenda vivente, pelle levigata come la
pesca, occhi blu profondo mare, sorriso brioso come il
giorno, capelli neri come la notte, estroversa e
capricciosa, playmate di Playboy, procace ed ammiccante,
nuda o in costume da bagno, in abiti in gomma e pelle
nera lucida, tacchi e stivali altissimi, lingerie, corde
e frustini. Bettie, cortese e dura, riservata ed audace,
moglie e amante, “geisha” e sadomaso, semplice e
sofisticata, sogno proibito e mito erotico, musa
inspiratrice, innocente e maliziosa, aria da ragazza
della porta accanto, ma anche quintessenza del peccato,
mito della trasgressione, donna oggetto per “voyeurs”,
da sola o insieme ad altre donne, eretica e cristiana
convertita..
Bettie, Betty Page, lady burlesque e
donna fumetto, sexy, ma non bella. Di volta in volta
diversa, Bettie danzatrice del ventre, femmina della
giungla, fiamma del peccato. Le bastava alludere,
ammiccare, provocare sottopelle. Nata con sangue
Cherokee nelle vene, eccelle negli studi, perché
intelligente, perché adulata, coccolata, vezzeggiata, ma
anche richiesta, per un’ora, per una notte, per un
letto, per una foto per sognarci, per immaginare in
segreto le sue grazie.. Bettie, Betty Page, modella ed
attrice, Bettie la leggenda, la più famosa pin-up
americana.
Bettie lei nasce a Nashville, patria
della musica country… Veramente nacqui in un piccolo
sobborgo chiamato Kingsport. I miei genitori mi
chiamarono Bettie, ma l’addetto comunale sbagliò il nome
e sul mio certificato di nascita venne scritto
erroneamente Betty, mentre venni battezzata giustamente
come Bettie.
All’età di dieci anni si ritrovò
senza una famiglia… Fu un trauma, pensi che a casa
eravamo sei figli, ma i miei genitori divorziarono e fui
mandata in orfanotrofio insieme a mia sorella. Lì
imparai a cucinare, leggere, scrivere e cucire.
Dicono che fu una valida studentessa… Mancai una
borsa di studio per un solo quarto di punto. Comunque mi
diplomai a diciassette anni nel 1940 e ricevetti un
assegno di 100 dollari. Con quella cifra riuscii ad
iscrivermi al Peobody College. Volevo proseguire gli
studi per diventare un’insegnante.
Ma presto
cambiò indirizzo, vero? Nelle stelle qualcosa era
scritto: fin da piccola il mio gioco preferito era
imitare le attrici più famose del cinema. Iniziai a
frequentare corsi di recitazione imparando l'arte
drammatica. Sognavo di diventare una star del cinema.
Frequentando quell’ambiente trovò anche il suo primo
lavoro… Mi diedero il compito di battere a macchina
un manoscritto di Alfred Leland Crabb. Continuai
comunque a studiare e mi laureai in Arte nel 1943. Avevo
venti anni.
Trovò anche il tempo di sposarsi…
Sposai Billy Neal, un ragazzo conosciuto al liceo.
Andammo a vivere a San Francisco, poco prima che lui
partisse per il servizio militare nella Seconda guerra
mondiale. A San Francisco trovai il mio primo lavoro
come modella per una pellicceria.
Iniziava a
diventare piuttosto grandicella per l’attività di
modella… Veramente non avevo ancora deciso cosa fare
da grande. Nel frattempo mi mantenevo con altri piccoli
lavori. Billy tornò, ma nel matrimonio mi sentivo
legata. Ci separammo. Dopo il divorzio nel ‘47 viaggiai
molto. Lavorai ad Haiti come segretaria in una azienda
di mobili, poi mi spostai a New York, dove trovai un
posto come segretaria.
Ma il suo sogno di fare
l’attrice non si era ancora spento… Feci fugaci
apparizioni in un paio di commedie minori e lavorai
stabilmente nel mondo dei locali notturni e dei "Camera
Clubs". Una specie di studi fotografici, ed anche altro,
dove le modelle venivano affittate a fotoamatori,
dilettanti o professionisti, per realizzare sessioni di
nudo. In breve tempo mi feci un nome in questo tipo di
locali, come modella ero richiestissima e ben pagata.
Il successo fu un caso vero? Già, un incontro
fortuito sulla spiaggia di Coney Island con Jerry Tibbs,
un ufficiale di polizia con l’hobby della fotografia, mi
indicò la strada per diventare famosa. Tra i tanti
consigli, Tibbs mi suggerì di adottare un particolare
che diventerà negli anni il mio marchio di fabbrica,
ovvero la frangia. Tibbs fu il mio razzo propulsore. Con
lui feci il mio primo portfolio di pin-up.
Stava
parlando del successo… Ripeto fu casuale ma non
immediato. Le prime foto, dove posavo nuda, non vennero
mai pubblicate. Poi nel 1951 la svolta, alcune foto a
tema bondage e fetish del fotografo Irving Klaw, inviate
per corrispondenza sul filo della legalità, mi resero
famosa. Da lì iniziai ad apparire sulle copertine delle
riviste per soli uomini come "Wink", "Eyefull", "Titter"
e "Beauty Parade", e divenni la più famosa Pin-up di New
York.
Venne addirittura soprannominata la Regina
delle Pin-up… Ne incarnavo il prototipo: abiti in
gomma e PVC o in pelle nera lucida, stivali con tacchi
da capogiro, lingerie, corde, frustini ecc. Nel 1955
vinsi il titolo “Miss Pin-Up Girl of the World”. La mia
immagine era dappertutto, dalle copertine dei dischi
alle carte da gioco.
Poi venne la volta di
Playboy… Durante una vacanza a Miami, in Florida, mi
scritturò Bunny Yeager una ex-modella e aspirante
fotografa per uno stage fotografico all'ex parco
naturale Africano di Boca Raton. In alcune foto ero nuda
con accanto un paio di ghepardi e in altre vestita con
un body di pelle di leopardo. In tema di qualità il
servizio non fu un granché, ma quelle foto di "Bettie
nella giungla" arrivarono sulla scrivania del direttore
di Playboy.
Quale fu la reazione di Hugh Hefner,
il fondatore di Playboy? Pubblicò le foto nel numero
successivo dedicandomi il tanto ambito paginone centrale
e mi scritturò come Playmate e coniglietta del mese
allegando al mensile una foto-poster per celebrare
l'anniversario dei due anni di "Playboy"
Immagino
che anche nel campo più strettamente personale ebbe vari
successi… Per Hugh Hefner divenni una vera e propria
ossessione. La sua corte fu sfrenata ed assillante,
pensi che quando fui costretta a presentarmi in
tribunale accusata di bancarotta, fu Hefner a tirarmi
fuori.
Ho letto anche di richieste molto più
esplicite… nel senso di prestazioni sessuali per una
notte.. Beh sì, quelle a pagamento erano all’ordine
del giorno. Tutti erano curiosi di incontrarmi… in carne
ed ossa benché non avessi mai posato in alcuna scena con
contenuti sessuali espliciti. Ricordo con piacere la
lettera di Howard Huges, regista e plurimilionario, con
la quale mi confessava di essersi innamorato di me ed
avrebbe pagato qualsiasi cifra se avessi accettato di
incontrarlo. Naturalmente rifiutai.
In un mercato
dove la carriera media di una modella si misura in mesi,
lei incredibilmente proseguì fino all’età di 34 anni…
Che dovevo fare, avevo tantissime richieste, anche se lo
specchio ogni giorno mi invitava a smettere.
Il
matrimonio fu l’occasione giusta? Sposai Armand
Walterson nel 1958, ma quello è soltanto uno dei motivi.
Tenga conto che in quel periodo venne fuori un polverone
sui giornali scandalistici che riguardava le foto di
Irving Klaw a tema Bondage e Sadomaso spedite per posta.
Ne uscii bene, ma la campagna dei moralisti lasciò il
segno.
Ci racconti dell’episodio del coltello…
Non era un buon periodo per me, aggredii la padrona di
casa con un coltello da cucina per futili motivi. Fui
portata in giudizio ma Il giudice non mi condannò,
costringendomi però a passare dieci anni chiusa in un
istituto psichiatrico della California.
Nel 1967
convola a nozze per la terza volta con Harry Lear
Ormai ero completamente fuori dal mondo patinato. Ero
stanca mentalmente e pochi mesi dopo il matrimonio caddi
in una depressione violenta e mi convertii al
Cristianesimo. Divorziai ancora una volta. Trascorrevo
le mie giornate in un monolocale di quattro metri per
quattro, leggendo la Bibbia e ascoltando musica country
di ispirazione cristiana.
Quando nel 1992 uscì
dall’ospedale con sorpresa constatò che la sua
popolarità era rimasta intatta… Le confesso che
quando ritrovai Gesù sulla mia strada mi vergognavo di
aver posato nuda, ma successivamente pensando che i
soldi con cui vivevo provenivano da quegli scatti, non
provai più alcun senso di colpa, anche se non sono mai
più riuscita ad accettare il mio passato.
Rifarebbe tutto quello che ha fatto? No. Quella
ragazza io non la conosco...
In appena 9
anni di carriera, la bruna dal caschetto irriverente, è
riuscita a ispirare numerose generazioni di artisti, che
le hanno dedicato canzoni, poesie o film. Anche il
successo commerciale non l'ha mai abbandonata: le carte
da gioco, i pupazzetti, gli accendini e le calamite per
il frigorifero che la ritraevano restano a 50 anni di
distanza tra i gadget preferiti dagli americani.
Ricoverata per una polmonite in un ospedale di Los
Angeles è morta per un attacco di polmonite l'11
dicembre 2008 a 85 anni. La sua morte venne annunciata
dal suo agente Mark Roesler nel sito online a lei
dedicato: «Catturò l’immaginazione di una generazione di
uomini e di donne col suo spirito libero e la sua
sensualità senza remore. È l’incarnazione della
bellezza».
Molte modelle si ispirano tuttora a
Bettie Page: Bernie Dexter, Dita Von Teese e Nina
Elizabeth Page sono apprezzate per la loro bellezza
classica e la somiglianza con il modello originale. A
metà anni 2000 escono due differenti film biografici,
nel primo, Bettie Page: Dark Angel, il ruolo di Bettie è
interpretato da Paige Richards. Un secondo film
biografico, La scandalosa vita di Bettie Page (The
Notorius Bettie Page), diretto da Mary Harron, è
distribuito nel 2005. Nel film Bettie è interpretata da
Gretchen Mol. Nella pellicola viene rappresentata la sua
vita da metà degli anni trenta a metà degli anni
cinquanta. Il lungometraggio viene trasposto in una
pièce per il teatro l'anno seguente.
|
INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://biografieonline.it/biografia.htm
http://it.wikipedia.org www.lastampa.it
www.mistergiuseppe.it www.coolmag.it
http://qn.quotidiano.net
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