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INTERVISTE IMPOSSIBILI
LA PRIMA TOP MODEL
DELLA STORIA
Evelyn Nesbit
The Girl in the Red
Velvet Swing
Ha incarnato gli ideali di bellezza di
inizio 900 con le sue forme burrose e il vitino da vespa stretto da
un corsetto, con il fisico a clessidra e una silhouette androgina
dalle curve esagerate. Evelyn conturbante bellezza vittoriana, si
faceva ritrarre senza cappello e con i capelli sciolti in una posa
considerata esplicitamente erotica per l'epoca.
(Tarentum, 25
dicembre 1884 Santa Monica, 17 gennaio 1967)
.
.Madame, lei è nota per essere
stata la prima top model della storia. Beh sì ma
purtroppo non solo per quello.
Del tragico fatto
che l’ha vista coinvolta in prima persona parleremo in
seguito… Le sue origini madame? Sono nata il giorno
di Natale del 1884 in Pennsylvania, a Tarentum, un
paesino nei pressi di Pittsburgh. I miei erano di
origini irlandesi.
Si racconta che già da
piccola fosse sorprendentemente bella. Vivevo
serenamente i miei anni con i miei genitori e mio
fratello più piccolo Howard. Intorno al 1893 ci
trasferimmo a Pittsburgh. Purtroppo mio padre venne a
mancare lasciandoci molti debiti. Da quel giorno vivemmo
alle soglie della povertà, per fortuna ero bella e la
mia bellezza attrasse l'attenzione di numerosi artisti
del posto. Iniziai così a fare la modella e riuscimmo ad
andare avanti…
A sedici anni, si trasferì a New
York… Sì, andai insieme a mia madre a cercare
fortuna. Prendemmo una stanzetta al 249 W. 22nd Street.
Ma anche nella grande mela purtroppo non c’era lavoro e
allora di fronte alle difficoltà la soluzione fu quella
di posare per gli artisti di New York.
Come
andò? Tramite una lettera di presentazione incontrai
il pittore James Carroll Beckwith. E da lì posai per una
serie di pittori più o meno famosi e qualche fotografo.
In poco tempo diventò la modella preferita degli
artisti di New York… Fui anche l’ispiratrice di
Charles Dana Gibson, uno dei più popolari artisti del
paese che fece uno schizzo a inchiostro del mio profilo,
acconciandomi i capelli rossi come fossero un punto
interrogativo. Quel lavoro bizzarro, dal titolo The
Eternal Question, fu una delle opere più conosciute di
Gibson ed io entrai di diritto nel novero delle famose
Gibson Girl.
Arrivarono le prime proposte di
ballerina e attrice… In effetti sapevo ballare e
recitare e una volta famosa il passo fu breve e divenni
ballerina di fila a Broadway.
Purtroppo sulla
sua strada incontrò Stanford White, uno dei più
conosciuti architetti di New York. Mi venne
presentato dall’attrice Edna Goodrich, che era con me
nel cast del musical Florodora. Era un uomo
affascinante. Come architetto aveva realizzato il
secondo Madison Square Garden, Tiffany sulla 5th Avenue.
Ma White era conosciuto nell'ambiente anche come
un grande donnaiolo… All'epoca lui aveva 47 anni ed
io 16. Ero perennemente in cerca di lavoro e consideravo
una fortuna averlo incontrato.
Ricorda il primo
incontro? White aveva un appartamento in un loft
nella West 24th Street da cui si accedeva passando
accanto all'entrata di servizio di un negozio di
giocattoli. Il locale era decorato con tende di velluto
rosso e quadri alle pareti. White e un altro uomo,
Reginald Ronalds, mi fecero accomodare e mi versarono
una coppa di champagne. Poi salimmo le scale al piano
superiore, dove pendeva un'altalena, anche questa di
velluto rosso.
Ah già l’altalena… White era
un tipo molto particolare, ma al tempo non me ne rendevo
conto. Amava vedere giovani donne nude o seminude
dondolarsi sull'altalena. Il piacere sessuale derivava
esclusivamente dal piacere "estetico" che lui ne
ricavava.
Quella prima volta non successe niente
di rimarchevole, vero? No assolutamente. Io era solo
in cerca di lavoro e ancora troppo giovane per capire
altro… Comunque ci frequentammo, lo presentai a mia
madre la quale, forse per i soldi, forse per l’aspetto,
ne rimase a dir poco affascinata.
White si giocò
bene la carta di sua madre, se non sbaglio le promise di
far entrare suo fratello Howard all'Accademia Militare
di Filadelfia… Sì esatto! E tanta era la fiducia che
mi affidò senza remore a White quando partì per un
viaggio a Pittsburgh…
Alcune sere dopo lei andò
nell'appartamento di White… Sì, cenammo io e lui da
soli. Lui continuava a versarmi champagne e dopo il
pasto mi condusse in un altro salone, con un grande
divano verde di velluto e le pareti tappezzate di
specchi. Rimasi allibita da quello sfarzo ma ero anche
ubriaca, ricordo che mi fece provare un kimono di raso
giallo, mi fece dondolare sull’altalena… e poi persi
conoscenza.
E cosa successe? Quando mi
risvegliai era mattina ed ero sdraiata nel letto accanto
a White, praticamente nuda. Lui mi continuava a baciare,
ad accarezzare, a dirmi che ero stata fantastica… forse
per indorarmi la pillola. Ma io non ricordavo nulla e
lui approfittando del mio stato aveva letteralmente
abusato di me. Fui sconvolta. La sera ero entrata
vergine, la mattina, quando uscii, non lo ero più…
Aveva buone intenzioni? Macché! Come se nulla
fosse successo passò presto alla conquista di altre
bellezze virginali ed a me dedicava pochissimo tempo.
Ci rimase male, immagino… Per come si era
comportato avevo ben altri risentimenti nei suoi
confronti. Nel frattempo, conobbe l’attore John
Barrymore. Aveva cominciato a corteggiarmi dopo
avermi vista in Florodora. Mi aveva inviato dei fiori ed
era divenuto un mio assiduo ammiratore. Era molto più
giovane di White e mi faceva piacere la sua corte. Poi
s’innamorò pazzamente di me, andai a casa sua e facemmo
l’amore… tra noi nacque qualcosa di serio.
Sua
madre la pensava diversamente. John apparteneva a una
nota famiglia di gente di teatro. Non era ricco e per
mia madre non era un buon partito e soprattutto non
all’altezza della mia bellezza.
Quindi?
Quando mia madre scoprì la relazione andò su tutte le
furie. Anche White tornò alla carica e data l’influenza
che aveva su mia madre trovò il modo di separarci. Visto
che fino ad allora per motivi economici non avevo avuto
modo di frequentare gli studi, d’accordo con mia madre
mi spedì in un collegio per signorine di buona famiglia
nel New Jersey.
Quindi rifiutò la proposta di
matrimonio di Barrymore… Non potevo contraddire mia
madre e la scuola era un passo importante per la mia
carriera.
White era sempre lì a supervisionare
la sua vita.. Era una specie di tutore e mi seguiva a
distanza anche quando ebbi altre relazioni tipo: James
"Monty" Waterbury, un noto giocatore di polo, o con
Robert J. Collier, un giovane editore.
Alla fine
lei incontrò Harry Kendall Thaw… Harry era un
miliardario, figlio di un magnate del carbone e delle
ferrovie di Pittsburgh. Purtroppo era molto possessivo
ed ossessionato da White e dai rapporti che avevo avuto
con lui. Lo chiamava “the Beast” (la bestia).
Ossessionato? Sì credo sia la parola giusta, era
affetto da manie e mi faceva continuamente ripetere la
scena dell’altalena e dei rapporti con White. Al tempo
non capivo se ci prendesse gusto o era solo malato.
Avevo paura, per questo rifiutavo le sue avances.
Nonostante però i ripetuti rifiuti alla fine lei
accettò la sua proposta di matrimonio… Avevo
vent'anni… accettai di sposarlo dopo un viaggio in
Europa nel corso del quale lui si comportò in maniera
esemplare. Le nozze furono celebrate il 4 aprile del
1905.
Da questa unione nacque William… Nacque
il 25 ottobre 1910. William era il mio orgoglio, diventò
in seguito un valoroso pilota nella seconda guerra
mondiale. Da bambino apparve al mio fianco nelle vesti
di attore in alcuni film.
E con suo marito come
andò? Harry era cocainomane, sadico e geloso, per un
nonnulla scattava e in preda all’ira mi maltrattava
arrivando anche a torturarmi con la frusta. Alternava
questi momenti ad altri di mitezza e generosa dolcezza.
Sapevo l’origine della sua ossessione e m’illudevo che
prima o poi l’avrei salvato.
Ci racconti
l’episodio del Café Martin… Era il 25 giugno del
1906, eravamo seduti al ristorante quando entrò White.
Mio marito immediatamente si insospettì, mi insultò,
credeva che White fosse lì per me e non a caso. Temevo
che avesse una reazione spropositata, comunque in quel
frangente riuscii a calmarlo…
E dopo cosa
successe? Purtroppo il destino volle che lo rivedemmo
poco dopo sulla terrazza del Madison Square Garden dove
si rappresentava la commedia musicale Mam'zelle
Champagne. White ci guardò, rise, mio marito non resse
alla provocazione, impugnò la pistola che portava sempre
dietro, si avvicinò a lui e gli sparò tre colpi in
faccia, uccidendolo all'istante. Gli spettatori in sala,
testimoni involontari dell'omicidio, riportarono che
Harry avesse esclamato: You'll never go out with that
woman again ("Non potrai più uscire con questa donna")
Fu arrestato immagino… Subì due processi per
omicidio. Nel primo, la giuria non riuscì ad accordarsi
sulla sentenza e venne scarcerato. Nel secondo, la madre
di Harry mi convinse a testimoniare in favore del figlio
e in un certo senso ad autoaccusarmi.
Cioè???
In cambio del divorzio e di una giusta ricompensa
pattuita in un milione di dollari avrei dovuto
raccontare in tribunale di essere ancora l'amante
dell'architetto. Giustificando quindi il comportamento
di Harry che avrebbe agito per vendicare il suo onore.
E lo fece? Sì.
Come andò in
tribunale? In seguito alla mia testimonianza mio
marito evitò la condanna a morte e venne dichiarato
infermo di mente. Fu condannato al manicomio criminale e
scontò una condanna che gli lasciava molte libertà. Ciò
nonostante, cercò di fuggire un paio di volte in Canada.
Nel 1917, sottoposto ad ulteriore perizia medica, fu
dichiarato sano di mente e rimesso in libertà. Tenga
conto che era miliardario appartenente ad una famiglia
molto influente, per lui fu uno scherzo uscire dalla
prigione.
Lei ebbe il divorzio immagino… Sì,
ma non vidi neanche un centesimo del milione di dollari
che mi era stato promesso. In compenso, mi venne sempre
contestata la paternità di mio figlio. Posso giurare che
William era figlio di Harry anche se era stato concepito
durante la detenzione. E il suo stato d’animo? Ero
distrutta come donna, come madre, come artista. Iniziai
a bere e ad assumere morfina, tentai più volte il
suicidio. Nel 1916 provai a cambiare vita
definitivamente e mi sposai di nuovo con il ballerino
Jack Clifford. Due anni dopo lui mi lasciò, non ero
certamente di buona compagnia.
Nel 1926, Evelyn
Nesbit rilasciò un'intervista al New York Times dove
dichiarava che lei e Thaw si erano riconciliati. Ma
niente venne a sostenere questa affermazione. Nesbit
pubblicò due libri di memorie, The Story Of My Life
(1914) e Prodigal Days (1934). Superati i problemi di
alcolismo, la dipendenza da morfina e i tentativi di
suicidio, visse i suoi ultimi anni in tranquillità a
Northfield, nel New Jersey. Diventò insegnante di
ceramica e fece da consulente per il film del 1955
“L'altalena di velluto rosso”, una biografia romanzata
che ricostruiva per lo schermo la terribile vicenda che
aveva segnato tutta la sua vita. Nel 1947, alla morte di
Thaw, ricevette un lascito testamentario di appena
diecimila dollari. Negli ultimi anni della sua vita
confessò come il carismatico Stanny fosse stato l'unico
uomo che lei avesse mai amato. Morì a 82 anni, il 17
gennaio 1967 a Santa Monica, in California. Venne
sepolta all'Holy Cross Cemetery di Culver City. Dalla
sua vicenda, uno dei casi più celebri nella New York del
primo Novecento, sono stati tratti i film L'altalena di
velluto rosso e Ragtime. Nel primo, il suo personaggio è
interpretato da Joan Collins, nel secondo, da Elizabeth
McGovern. Fu fonte d'ispirazione per il personaggio
principale del romanzo “Anna dai capelli rossi” di Lucy
Maud Montgomery.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE FONTI
https://it.lifestyle.yahoo.com/foto/l-ideale-di-bellezza-femminile
http://it.wikipedia.org/wiki/Evelyn_Nesbit
http://d.repubblica.it/moda/2015/03/30/foto/prima_modella_della_storia_evelyn_nesbit_vita_amante_omicidio
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