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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Florence Lawrence
La bella Amazzone
ATTRICE DEL CINEMA MUTO E INVENTRICE
CANADESE
(Hamilton, 2 gennaio 1890 – Beverly Hills, 28 dicembre 1938)
Madame è giusto definirla la prima
star del cinema? Oh questo non lo so, ma di
sicuro nella mia carriera sono apparsa in più di 270
film lavorando per diverse compagnie di produzione.
Le sue origini madame? Il mio
nome vero è Florence Annie Bridgwood, sono nata
nell’Ontario.
I suoi genitori?
Mia madre Charlotte Bridgwood era un'attrice di
vaudeville e direttrice della Lawrence Dramatic Company.
Mio padre, George Bridgwood, morì nel 1898 quando avevo
soli 12 anni.
Infanzia difficile?
Direi proprio di no. Quando mio padre morì mia madre con
i suoi tre figli si trasferì a Buffalo nello stato di
New York. Lì frequentai le scuole praticando alcuni
sport, tra cui l'equitazione e il pattinaggio.
Poi? Finite le scuole feci
piccole particine nella compagnia teatrale di mia madre
e nel 1906 ci trasferimmo a New York. Feci qualche
provino a Broadway con scarso successo, ma conobbi il
mondo del cinema e a vent’anni girai il mio primo film
per la Vitagraph.
Una svolta della sua
vita immagino… Erano molti i canadesi che
divennero pionieri della nuova industria
cinematografica. Pensi che l’anno dopo avevo già
all’attivo 38 pellicole! Mi aiutò molto il fatto di
saper cavalcare per cui i registi facevano a gara per
scritturarmi.
La sua carriera di attrice
andava a gonfie vele… Diciamo che avevo
trovato la mia strada e la mia fonte di guadagno. Nel
film Daniel Boone girato tutto in esterno mi pagarono 5
dollari al giorno per due settimane. In quel periodo
tornai anche a teatro con il ruolo da protagonista in
Seminary Girls. Dopo una tournée in giro per gli Stati
Uniti durata un anno, decisi di farla finita con quella
vita da zingara.
Cosa fece?
Il mio mondo era il cinema e con la Vitagraph girai come
protagonista The Dispatch Beare. Nei cinque mesi
seguenti presi parte a 11 film, grazie soprattutto alle
mie doti di cavallerizza.
Film molto
popolari vero? Erano film in una bobina,
oggi verrebbero definiti dei cortometraggi, che
spaziavano dall'avventuroso alla commedia, dal dramma
allo storico con la caratteristica di far leva sui
sentimenti dello spettatore.
Poi incontrò
Harry Solter… Harry era un giovane attore
della compagnia Biograph, casa di produzione concorrente
alla mia. Per caso mi notò in un film, voleva a tutti i
costi conoscermi e presentarmi al capo della sua casa di
produzione. Ma a quel tempo gli attori non venivano
citati nei titoli e Harry ci mise un po' per
rintracciarmi e poi fissarmi un appuntamento con il capo
della Biograph.
Come andò? Mi
rintracciò chiedendo in giro di una bella attrice bionda
con le doti di cavallerizza. Mi offrirono 25 dollari a
settimana, al tempo alla Vitagraph ne prendevo 20, per
cui passai alla concorrenza e in un anno girai 60 film.
Era il 1908… Già, nello stesso
anno mi sposai con Harry Solter.
Come mai
la chiamavano "The Biograph Girl"? Negli
anni iniziali del cinema, il nome degli attori del muto
non era conosciuto perché i proprietari delle case di
produzione temevano che la popolarità potesse stimolare
gli attori a chiedere dei compensi più alti. Con il film
Resurrection diventai molto popolare e quindi i miei
fans non sapendo il mio nome mi chiamavano "The Biograph
Girl".
Ormai la sua popolarità era al
massimo… Anzi aumentò con la serie dei film
di Jones, il primo serial di commedie, nei quali
interpretavo il ruolo di Mrs. Jones. Continuai comunque
a lavorare per la Biograph anche nel 1909, ricevendo uno
stipendio il doppio del normale.
Nonostante il successo la Biograph la licenziò insieme a
suo marito. Come mai? Vista la popolarità
cercammo di strappare condizioni economiche migliori, ma
ottenemmo un netto rifiuto per cui cercammo altre vie.
Scrivemmo alla Essanay Company, ma i capi dello studio
girarono la nostra richiesta alla Biograph la quale
venuta a sapere del nostro tentativo, decise di
licenziarci entrambi.
Vi ritrovaste senza
lavoro… Non solo.. all'epoca, l'industria
cinematografica era controllata da un potente monopolio,
che deteneva tutti i diritti legali nella produzione e
nella distribuzione dei film. Quindi i nostri nomi erano
bruciati.
Cosa vi inventaste?
Andammo a lavorare per la IMP Independent Moving
Pictures Company of America fondata da Carl Laemmle. La
IMP era fuori dal giro delle grandi case e doveva
trovarsi le sale disposte a sfidare il monopolio dove
poter proiettare i propri film.
Grazie
alle idee di marketing del capo riuscì comunque a
sopravvivere… Come vi convinse? Avendo
bisogno di una star, Laemmle, mi promise il nome sulle
locandine. Per pubblicizzarmi fece girare la voce che
ero rimasta uccisa in un incidente stradale a New York.
Dopo aver attirato l'attenzione dei media, pubblicò sui
giornali una smentita accompagnata da una mia foto. Le
didascalie dicevano che ero viva e in procinto di girare
The Broken Oath, il nuovo film della IMP, diretto da mio
marito Harry.
Si parla anche di una
esibizione in pubblico… Di fronte
all’incredulità della gente che mi credeva morta la IMP
informò che sarei apparsa di persona a Saint Louis per
presentare il nuovo film. Quel giorno si bloccò la
circolazione. La folla di migliaia e migliaia di persone
mi acclamò come una vera star. Nacque così lo star
system e il mio nome diventò familiare a tutto il
pubblico cinematografico.
Una fama
incredibile! Girammo in pochi mesi cinquanta
film… la mia paga aumentò fino a 500 dollari la
settimana e quella di Harry a 200 come regista.
Realizzò il sogno della sua vita…
Il sogno della mia vita era ritirarmi dalle scene e
comperare 50 acri di terreno e di dedicarmi al
giardinaggio coltivando rose. Così feci.
Viene ricordata anche come inventrice, è vero?
Oh no, non ero una inventrice, ma solo una osservatrice
attenta e non brevettai mai le miei idee.
Ci racconti… Possedevo al tempo
un’automobile molto costosa e ne ero entusiasta, ma mi
accorsi guidandola che, nonostante fosse una macchina di
lusso, mancavano alcune cose fondamentali, come appunto
un dispositivo che potesse far capire a chi
sopraggiungeva da dietro, in caso di svolta, quale fosse
la direzione. E non solo, mi resi anche conto di quanto
fosse pericoloso non riuscire a segnalare il veicolo
fermo o in frenata.
Cosa fece allora?
Ero sempre stata dotata di un senso pratico per cui
architettai alcuni marchingegni. Feci costruire un
braccio automatico per la segnalazione di svolta, ovvero
un dispositivo che si sollevava lateralmente rispetto
alla vettura, indicando l’intenzione del guidatore di
svoltare a destra o a sinistra. Un’altra mia trovata fu
quella di sistemare un segnale sul posteriore del
veicolo che premendo il freno facesse apparire il
simbolo di veicolo fermo. Uno stop molto artigianale che
ben presto fu montato su tutti i veicoli circolanti.
Torniamo alla sua vita privata… Rimase a
coltivare rose? I rapporti con Harry a causa
della mia decisione diventarono difficili, lui se ne
andò in Europa scrivendomi molte lettere in cui mi
annunciava i suoi piani per suicidarsi. Fu una
separazione travagliata e penosa, quando tornò ci
rimettemmo insieme e gli promisi che avrei ricominciato
a lavorare.
Lavorò di nuovo?
Sì, tornai sul set, ma durante le riprese di Pawns of
Destiny, fui vittima di un incendio, rimasi parzialmente
ustionata in viso e dopo la convalescenza, quando tornai
su pressione di mio marito, ebbi un collasso. I miei
nervi non ressero e fui ricoverata in una casa di cura.
Evidentemente non ero ancora pronta e Harry mi aveva
costretta a lavorare di nuovo benché non fossi in grado
di farlo.
Lui cosa disse? Si
scusò, ma ormai il nostro rapporto era a pezzi. Subito
dopo divorziammo.
Dopo anni di successi
il destino si stava accanendo su di lei…
Ebbene sì, dopo l’episodio del collasso caddi in
depressione ed ebbi difficoltà a lavorare. Tra l’altro
il cinema degli anni Venti era una cosa completamente
diversa da quello ingenuamente pionieristico in cui
avevo regnato come «Biograph Girl». Le compagnie piano
piano mi dimenticarono.
Si sposò di
nuovo… Nel 1921 mi sposai con Charles
Woodring un concessionario di auto. Quel matrimonio durò
dieci anni, ma poi rimasi vedova. Mi sposai nuovamente
nel 1932 con Henry Bolton ma ormai la sorte mi aveva
girato le spalle. Il matrimonio durò solo cinque mesi.
Il suo fu un declino doloroso. Ricevette ancora
qualche piccola parte, offertale da registi o produttori
che avevano lavorato ai suoi tempi. Dopo tutte le
disgrazie decise di farla finita e un brutto giorno a
Beverly Hills, il 28 dicembre del 1938, una manciata di
barbiturici mise fine ad una vita che sembrava non avere
più speranza. Aveva solo 48 anni.
|
INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://it.wikipedia.org/wiki/Florence_Lawrence Le dive del
silenzio, Le Mani, Genova, 2001
http://www.mymovies.it/biografia/?a=75839 SILVIA BONAVENTURA
http://www.repubblica.it/motori/auto/sezion
FOTO GOOGLE IMAGE
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