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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Jeanne Hebuterne
L’amore che uccide
Amedeo la ritrasse a mezzo busto, il
viso ovale e inclinato da un lato, gli occhi a mandorla, azzurri
e vuoti, la bocca sottile; il collo allungato, il naso segnato da
un tratto deciso, l’espressione malinconica e pensosa. Fu il
primo ritratto fatto a quella ragazza timida e insicura.
Sorrideva imbarazzata e ascoltava il vento. Fu il vento a
spostarle i capelli e a rivelare quel tratto di cui lui si
invaghì per l’eternità e in un soffio di vento la sua vita se ne
andò con lui.
L'INTERVISTA E' A CURA DI ILARIA
ALESSIO
Meaux, 6 aprile 1898 - Parigi, 26 gennaio 1920
“Devota compagna fino all’ estremo
sacrificio”
Amedeo la ritrasse a mezzo busto, il
viso ovale e inclinato da un lato, gli occhi a mandorla,
azzurri e vuoti, la bocca sottile; il collo allungato,
il naso segnato da un tratto deciso, l’espressione
malinconica e pensosa. Fu il primo ritratto fatto a
quella ragazza timida e insicura. Sorrideva imbarazzata
e ascoltava il vento. Fu il vento a spostarle i capelli
e a rivelare quel tratto di cui lui si invaghì per
l’eternità e in un soffio di vento la sua vita se ne
andò con lui.
Il suo pallore non dà neanche
l’idea della carne. Stancamente siede in vertiginosa
torsione e alle spalle un uscio ne circonda la figura;
gli occhi azzurri, ombrati di una melanconica speranza e
sfiorati da ciocche rosso-castane, fissano un punto
indefinito nello spazio della fatiscente stanza di Rue
de la Gran Chaumiere, a Montparnasse, Parigi. Sembra
di vederla nell’ultima opera di Modigliani: “ una figura
lontana, senza luogo e senza tempo” la definiscono i
libri di storia: Jeanne Hebuterne .
Compagna di
Amedeo Modigliani, nasce a Parigi il 6 aprile 1898 in
una famiglia piccolo-borghese. Iscritta all’accademie
Colarossi, si dimostra artista promettente dedita
soprattutto allo studio del corpo femminile e,
apprezzata dai suoi contemporanei, entra nel variegato
mondo degli artisti di Montparnasse.
Sono gli
anni ’20, a Parigi si respira aria bohemien, si odono
voci di artisti maledetti, si bevono opere geniali di
menti folli ed è in questo tumulto artistico che prende
vita la drammatica e travolgente storia d’amore tra la
giovane Jeanne e l’artista allora noto come “Modì”:
Amedeo Modigliani.
Pochi conoscono la sua
relazione con Amedeo Modigliani da cui nacque l’unica
erede dell’artista. Come lo conobbe? Era l’autunno
del 1916. Lui era appena tornato da una delle sue
note scorribande con Sautine e Utrillo. Puzzava di
alcool. Sapeva di fumo. Indossava un maglioncino rosso
dal cui collo spuntava una camicia bianca. Più o meno
bianca. Chiazze di diversa natura sparse sui pantaloni
scuri e scarpe consumate. Lei ci crede? Quanto di più
elegante io avessi mai visto con addosso 4 stracci.
Chana, mia amica e scultrice russa che ci aveva appena
presentati, era a bocca aperta, lui, come se lei non ci
fosse. “Questa ragazza ha delle ossa bellissime…va
ritratta”. Fu la prima frase che mi disse. Poi cadde a
terra e perse i sensi, completamente devastato.
Trattengo un sorriso. Mi ritorna alla mente l’immagine
più nota di Modigliani ai tempi di Parigi: una bottiglia
in mano e una sua elegante “belle danse” intorno alla
statua di Balzac.
Fu amore a prima vista quindi…
Sorride Lei ha senso dell’umorismo. Ottima dote… con
Modì me ne servì molta, di ironia. Lui, dopo quella
scabrosa presentazione, mi corteggiò a lungo e io
cedetti qualche mese dopo, nella primavera del 1917.
Cosa ricorda della Jeanne “pre – Modigliani”? Non
molto. Fondamentalmente una ragazza normalissima, non
troppo esuberante…ma non ricordo molto sinceramente. La
mia vita vera iniziò con lui. …e finì con lui.
Lei era già apprezzata e conosciuta dal mondo
accademico come promettente artista… Dice? Mah…quando
vivi circondata da nomi quali Picasso , Utrillo, Rivera
che ti ridono in faccia dalla mattina alla sera
chiamandoti “Noix de Coco”, ci sente ben poco grandi
artisti. Per geni come loro ero la ragazzina insipida,
l’ombra dai contorni poco definiti che seguiva
fedelmente il grande Modigliani.
Lei crede
questo? Si definisce un pallido riflesso di Modigliani?
Modì mi ritrasse più di 20 volte e le mie sembianze sono
riprodotte in centinaia di suoi disegni. La sua migliore
produzione risale al periodo della nostra relazione.
Trasponendo la mia anima nei suoi quadri lui raggiunse
la perfezione, dando divinità alla sua arte attraverso
il nostro amore. Tutto questo passò necessariamente da
me. Non fui un’ombra. Fui la luce.
Lei viene
ritratta come una ragazza timida, riservata, fragile,
instabile. Si riconosce? Chiunque sarebbe stato
timido in mezzo a quei matti. Solo Modì mi conosceva
profondamente. Per stare con un artista del suo calibro
non era permessa la fragilità. Vivevamo in questa casa
in rovina, tornava alle ore più impossibili perennemente
in stato di ebbrezza, i suoi tradimenti erano
incalcolabili…si possono vivere 3 anni così se privi di
forza?
La sua vita fu interamente dedicata al suo
compagno… perché rinunciò ad una carriera più che
brillante per vivere in tali condizioni? Quando
conoscerà il vero amore avrà la sua risposta.
Conosco l’amore per sé stessi… Io ho amato così
intensamente da condannare me stessa all’inferno per
l’eternità. Con queste parole lei mi offende. Offende la
sacralità dell’amore e quanto di buono ancora c’è al
mondo. La pregherei di cambiare un argomento che lei non
conosce affatto.
Risulta particolarmente provata;
gli occhi di un azzurro chiarissimo fissano
incessantemente lo stesso punto, appare lontana da
tutto, eterea, pronta ad essere catturata in un’opera
immortale. Continuò a dipingere o lasciò del tutto la
pratica? Dipingevamo spesso l’una di fronte
all’altro. Io ritraevo quello che scorgevo dalla
finestra o gli interni della casa. Avevo abbandonato lo
studio del corpo femminile. A quello pensava Modì…
dedicando anima e soprattutto corpo… purtroppo.
E
la sua famiglia…come reagì alla vostra relazione? I
miei genitori non mi rivolsero più la parola. Neppure
quando nacque la piccola. Per non parlare di quello che
fecero dopo la morte di Modì. Inclassificabile.
Soffrì molto la loro opposizione? Lui riempì la mia
vita e col tempo cancellò ogni male. Ebbe la pazienza,
che solo un vero amore ti può dare, di vedere il dolore
causato dalla mia famiglia dissiparsi lentamente nei
miei occhi. La tenacia è la caratteristica prima di un
genio. Lui la usò mirabilmente anche in quella
situazione.
Come descrive la sua vita con
Modigliani? Talvolta un ritratto, qualche altra volta
un disegno ci sfamavano.La vita era davvero dura. Il
nostro amico e mercante d’arte, Zborowsky, trovò molte
difficoltà nel vendere i quadri di Modì. Vivevamo in
questa casa, raggrinziti dall’umidità e dormendo sul
pavimento, sopra un materasso rotto. I pochi soldi in
più, quando ce n’erano, Modì li faceva scomparire in
alcool e droghe.
Genio e follia. Perfetto
connubio in questo caso. In tutti i casi. Il genio
vede cose che altri non possono vedere .Percepisce il
mondo con sensi amplificati o li amplifica per usarli al
massimo. Ecco il perché di droghe e alcool e di una vita
vissuta al limite. Aneddoti che stimolano la fantasia
del genio a costo della sua stessa salute. Modì
dipingeva sempre con accanto una bottiglia di vino rosso
e, quando finiva, metteva il pennello nella bottiglia
vuota. Uno per ogni bottiglia. Era il suo rito. Vivendo
a stretto contatto con quel mondo di menti straordinarie
e amando un uomo di raro genio capii che, una volta
entrata in quel vortice, non ne sarei mai più uscita.
Il periodo più bello? In assoluto, quello passato
in Costa Azzurra. Di certo non ce lo potevamo permettere
ma Zbo ci aiutò. Lì vissi una vita normale con un Modì
più sereno e artisticamente produttivo. Si accese la
speranza per un futuro migliore. Lì concepimmo nostra
figlia Jeanne.
Si sentì amata come avrebbe
voluto… Mi guarda leggermente infastidita. Non ho
mai chiesto nulla. Mi bastava la sua presenza per
sentirmi amata. Non esiste “un modo” giusto. L’amore
incondizionato non ha modalità di esecuzione. Qualunque
cosa facesse o dicesse, io ero sempre lì.
Beh non
è proprio così se mi permette… Azzardo. Note sono
le vostre scenate in pubblico… eravate più conosciuti
per le vostre liti furibonde che per l’arte stessa di
Modigliani. Questo è vero. Stringe gli occhi
impercettibilmente, con un lieve sorriso. Ricordo in
particolare un suo atletico lancio di una sedia contro
di me, in mezzo alla strada, nel pieno della mia seconda
gravidanza. Due matti. Appassionati. Ma che vuol dire?
Alla fine ero sempre al suo fianco. Questo intendo. Lo
odiavo, lo amavo, lo detestavo, un giorno era il diavolo
e il giorno dopo un santo. Io ero pronta ad essere
diavolo e santa con lui. Comunque.
Quindi rimase
nuovamente incinta? Si, nel maggio del 1919.A Parigi.
L’ultima volta che mi sedetti su questa sedia ero
incinta del mio secondo figlio.
Da quella sedia
nacque uno dei più bei quadri di Modigliani… Il
nostro ultimo quadro. Lo fece tossendo e contorcendosi,
la TBC lo stava divorando. Era il 24 gennaio 1920
Modì muore. Una brutta meningite tubercolotica. Lo
vegliai tutta la notte. Lui era lì, mi guardava.
Sorrideva, nessuna tosse lo dilaniava più, nessun sangue
malato lo consumava. Il cielo lo avvolgeva. Mi porse
la mano. Io la presi.
Alle 3 del mattino del 25
gennaio 1920, esattamente 24 ore dopo la morte di Amedeo
Modigliani, Jeanne Hebuterne, al nono mese di
gravidanza, si lancia dal quinto piano della casa dei
suoi genitori. Fu condannata per questo estremo gesto
per più di 80 anni, periodo in cui la loro storia fu
occultata dai tentativi delle 2 famiglie di nascondere
lettere, disegni e quadri di questa giovane donna che
solo nel 2000 fu resa nota. A dispetto della loro
“scandalosa relazione” resteranno insieme nella eterna
dimensione della creazione artistica, in un amore
trasfigurato nei capolavori che ritraggono il volto e il
corpo di Jeanne. E, a dispetto del mondo benpensante, il
loro sarà un amore per sempre. Il vero amore.
Jeanne Hebuterne e Amedeo Modigliani riposano assieme al
loro bambino mai nato nel cimitero di Pere Lachaise a
Parigi.
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