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INTERVISTA IMPOSSIBILE
LE DIVE DEL SILENZIO
 

 

Louise Brooks
La fiaba notturna
Mary Louise ballerina, showgirl e attrice del cinema muto. Louise si presenta da sola, come una fotografia d'epoca, come un fotogramma. Di Louise non si è mai sazi. L'occhio la reclama così, bellissima, anticonformista, androgina, femminile. Inventò un look ancora oggi amato e copiato. Louise come la
peccaminosa Valentina, un fumetto, un’icona. Elegante, raffinata ripeteva di se stessa: "Una donna ben vestita, anche se ha il portafogli vuoto, può conquistare il mondo".
 


 
(Cherryvale, 1906 - Rochester, 1985) 


 
E lei aveva un taglio di capelli che non era tutto ma faceva molto. Lo sapeva bene Louise, il caschetto nero più famoso della storia del cinema. Chi l'ha vista non può dimenticarla. E' l'attrice moderna per eccellenza, poiché, come le statue antiche, era fuori del tempo. E' l'intelligenza della recitazione cinematografica, è la più perfetta incarnazione della fotogenia, riassume da sola tutto ciò che il cinema muto degli ultimi tempi cercava: l'estrema naturalezza e l'estrema semplicità. La sua arte è così pura da diventare invisibile. Louise Brooks la sola donna che abbia la capacità di trasfigurare un film in un capolavoro ... la poesia di Louise è la poesia dell'amore raro, del magnetismo ad alta tensione, della bellezza femminile, è la perfetta apparizione, la donna dei sogni, l'essere senza cui il cinema sarebbe povera cosa. E' più che un mito, è una presenza magica, un'illusione reale, la fiaba notturna. Louise come Lulu, prostituta e ninfomane, femme fatale, sensuale, pericolosa, sempre ubriaca, Louise cognac e champagne, perversa e amorale, amante del piacere fino all’autodistruzione, ma allo stesso tempo infantile, innocente e pura.

Le sue origini madame ?
Sono nata in provincia, a Cherryvale nel Kansas, figlia di un avvocato, Leonard Porter Brooks. Mia madre Myra Rude suonava Debussy e Ravel al pianoforte. Il vicino invece abusava di me all'insaputa di tutti.

Non è un caso che a 15 anni era già fuori di casa…
Assolutamente no, la mia vita era già segnata.

Dolcezza e dolore. Amore e violenza…
La mia vita è stata un ossimoro. Pur essendo desiderata e alle volte venerata non sono mai riuscita a farmi amare davvero e la voglia di essere dominata mi ha accompagnato per il resto dei miei giorni. Tenga conto inoltre che al di fuori della sfera sessuale il mio spirito di indipendenza mi procurò non pochi problemi.

E da sola cosa fece?
Studiai alla scuola di ballo Denishawn con Martha Graham, dalla quale venni cacciata a causa del mio carattere ribelle. Studiai recitazione. Debuttai a Broadway nel 1925 con le Ziegfeld Follies.

Siamo nel '25…
Un produttore di Hollywood mi notò durante uno spettacolo e da quel giorno iniziò la mia carriera nel cinema. Esordii con "The street of forgotten men". Poi seguirono una serie di film tutti a New York. Nel luglio del 1926 sposai Eddie Sutherland, regista di "It's the old Army game". Insieme a lui mi trasferii a Hollywood.

Come andò la vita matrimoniale?
Lo sposai per due motivi: era un uomo attraente e mi aveva ricoperta d'oro. Ma apparteneva anima e corpo a Hollywood, e io, là, mi sentivo un'estranea: lui amava le feste, io la solitudine." Quindi nel 1928 divorziai.

Il successo come attrice lo ebbe soprattutto in Europa…
Quando ricevetti l’invito da Georg Pabst, sulle prime pensai a uno scherzo. Poi mi imbarcai per il vecchio continente; ad Amburgo presi il treno per Berlino, dove alla Station Am Zoo c’era lo stesso Pabst ad attendermi con un gran fascio di fiori. È il 14 ottobre del 1928: qui cominciò la mia avventura europea.
Girai in Germania due film: Il vaso di Pandora del 1928 e Il diario di una donna perduta del 1929. Georg, preferendomi a Marlene Dietrich, mi affidò due ruoli abbastanza “spinti” per l’epoca: quello di una ninfomane .

In quale dei due ruoli si trovò più a suo agio?
Secondo me il personaggio più riuscito è quello di Lulù, una femme fatale, sensuale, pericolosa, perversa e amorale, ma allo stesso tempo infantile, innocente e pura. Il personaggio di Lulù, condito in un torbido melodramma di critica verso l’ipocrisia dei valori borghesi, cominciò a far presa sull'immaginario collettivo e per questo motivo divenni famosa.

Dicono di lei che avesse un temperamento chiuso e per certi versi difficile…
Ma anche una notevole carica sensuale, la quale mi consentì di esprimere al meglio la mia vocazione artistica. Certo non fu facile sostenere quel successo, molti identificavano Luoise con Lulu. La cosa incendiò molti pregiudizi. Prenda ad esempio la sequenza lesbica con Alice Roberts…

La prima senza veli nella storia del cinema, vero?
Sì, in molti paesi fu tagliata per indecenza... eppure si trattava solo di un ballo tra due donne e l’intesa dei loro sguardi equivoci.

Qualcuno ha confuso l’erotismo con la perversione…
Già, ma in realtà ho rappresentato una donna vera, Lulù aveva come unica spinta vitale il tentativo di placare i suoi istinti insaziabili fino alla negazione di se stessa. Nella scena finale, in una nebbiosa strada di Londra, si vede Lulù che si guadagna la vita facendo la puttana, adesca Jack lo Squartatore e firma la sua condanna a morte.

Nel 1930 il regista italiani Genina disse di lei cose molto spiacevoli: "Sarebbe stata un'ottima attrice se non avesse avuto il vizio di bere. Non faceva che inghiottire cognac e champagne. La sua ubriachezza cominciava alle quattro del mattino…”
Non era un buon periodo per me, soffrivo di nostalgia, volevo tornare negli Stati Uniti, mi ero innamorata di un barman. Il giorno in cui dovevamo fare l'ultima scena fuggii con lui. La polizia ci ritrovò in un castello mentre facevamo l’amore naturalmente ero ubriaca.

Come mai abbandonò molto presto le sue ambizioni cinematografiche ?
Beh il cinema di allora non è quello di oggi. E poi la nostalgia della mia patria, e poi l’avvento del sonoro… per cui tornai negli Stati Uniti dove, per mantenermi da vivere, feci lavori di tutti i generi.

Leggo che fece la ballerina nei locali notturni…
Non solo, anche la commessa nei grandi magazzini Saks Fifth Avenue a New York, la speaker radiofonica, la comparsa in alcuni film western minori. Collaborai con alcune testate giornalistiche come critica cinematografica… e non solo….

Cioè?
Mi resi conto che l'unica carriera ben retribuita che mi si offriva era quella della squillo. Cancellai il mio passato, mi rifiutai di vedere i pochi amici che mi legavano ancora al mondo del cinema. Avevo bisogno di denaro, per cui…

Ma nel frattempo ci fu anche un secondo matrimonio…
Ci riprovai con Deering Davis, ma ci separammo dopo pochi mesi. Dopo l’ennesimo fallimento mi ritirai a Wichita, nella casa patema. Nel 1943 mi trasferii di nuovo a New York. Ero sola, la mia unica compagnia era in giro di bar e locali alla ricerca di qualsiasi bevanda che avesse il sapore dell’alcol.

Comunque l’ambizione del successo non l’abbandonò mai…
Ormai ero stata dimenticata da tutti, anche se ebbi l’occasione di rientrare nel cinema con un ruolo importante che persi per seguire un amante. In quel periodo scrissi anche un libro: “Lulù in Hollywood”. Raccolsi in quel libro tutti i miei saggi sul cinema muto. Adoravo la letteratura ed al tempo ero solita dire che la passione per i libri mi aveva resa l'idiota più erudita del mondo.

Dopo la parentesi europea e il dimenticatoio, questa fase della sua vita fu piuttosto creativa…
Beh sì, non mi fermavo mai. Avevo ricominciato a vivere. Entrai in contatto con James Card, Henri Langlois, Lotte Eisner, dipinsi, regalai scritti sul cinema, divenni una infaticabile grafomane, umorale, imprevedibile, sincera sino all'offesa, irriducibile, sempre.

Che effetto le fa essere ricordata come un attrice del muto?
Nonostante nella realtà avessi una bella voce da contralto fu proprio l’avvento del sonoro che stroncò ineluttabilmente la mia carriera. Le prove degne di menzione sono, per la maggior parte, pellicole mute.

Ricevette molte proposte di matrimonio…
In verità erano richieste molto più sbrigative che duravano molto meno di un matrimonio… Ma sa, avevo da tempo capito che spogliarsi per un potente non conduce mai a lidi sicuri, invece vestirsi per se stesse e per lo stile può portare molto, molto più lontano.

Negli anni cinquanta i suoi film furono riscoperti ed apprezzati…
I miei film hanno seguito la mia vita: dimenticati o mutilati dalla censura, poi classificati, studiati, restituiti alla luce, ricomposti con perizia, condannati all'immortalità, venerati... Venni addirittura paragonata a Greta Garbo e Marlene Dietrich. E nell’onda di questo nuovo successo feci la sceneggiatrice, scrissi racconti e romanzi.

Perché ha accantonato il progetto di scrivere la sua autobiografia?
Scrivere la verità per lettori nutriti dalle sciocchezze della pubblicità era un esercizio senza senso.

Solo ora leggo che non le piaceva concedere interviste…
Già...


La riscoperta di Louise Brooks data agli ultimi anni, e il suo mito ha raggiunto vette da capogiro. Quasi tutta la storiografia cinematografica la considera oggi la più significativa attrice del periodo muto. È indubbio che Louise, ogni qualvolta vengono riproposti i suoi film, irradia una bellezza, una giovinezza, una freschezza senza tempo: è forse «la bellezza del diavolo», di cui tanto si è parlato senza mai riuscire a spiegarne il senso, ne il mistero.
Amava queste parole di Goethe: “Un uomo è importante non per quello che lascia dietro di sé, ma per quanto agisce e gioisce, e induce gli altri all’azione e al piacere”. Le fece sue.
Negli anni '60 Guido Crepax penserà alla sua malizia conturbante quando disegnerà l’eterea e peccaminosa Valentina.
Morì nel 1985 per un attacco di cuore. Sola e dimenticata rifiutò i farmaci antidolore per poter rimanere lucida fino alla morte. Non ritrovò mai il successo.


 






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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://blog.donnamoderna.com/sessoeluna/2010/04/09/louise-brooks-valentina-e-il-femminismo
http://it.wikipedia.org/wiki/Louise_Brooks
http://www.akkuaria.com/louise/chie.htm
http://d.repubblica.it/argomenti/2011/11/14/news/santa_louise_brooks-655893/index.html
http://xoomer.virgilio.it/louisebrooks/
FOTO GOOGLE IMAGE








 
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