|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Madame Du Barry
L'Angelo
Marie-Jeanne Bécu, contessa Du Barry,
figlia illegittima di una ricamatrice e l'ultima amante di Luigi
XV di Francia. Grazie alla sua grande influenza sul sovrano
costruì a Versailles un temibile intreccio di intrighi. Morì
durante il periodo del Terrore seguito alla rivoluzione. Eccola dunque Marie-Jeanne, bella come un fiore. Mi accoglie
nel padiglione di Chateau de Louveciennes che lei stessa ha fatto
costruire lungo la valle della Senna ed arredare a suo gusto
personale. Secondo l’etichetta è vestita all’Andrienne, di viola e
rosa con un corsetto esageratamente aderente e una doppia gonna
larga sui fianchi aperta quel tanto da far intravedere la sottogonna
di seta ricamata. Le maniche corte terminano in una cascata di
pizzi.
(Vaucouleurs, 1746 – Parigi, 1793)
E’ bella Marie-Jeanne, piena di nastri
e fiocchi, curata e ricercata come le sue calze bianche
gustosamente abbellite e le scarpe all’italiana in
broccato di raso e oro filato con il tacco a rocchetto.
Eccola dunque Marie-Jeanne, agita graziosamente un
ventaglio decorato con scene dell'antica Grecia, seduta
su una comoda poltrona in stile rococò dalle gambe basse
e ricurve ed intagliata da disegni vagamente floreali.
Ha un viso morbido, l’ovale perfetto, per tutta
l’intervista mi regala un sorriso gentile e una misurata
disponibilità.
Contessa Du Barry, le
cronache iniziano a raccontare le sue vicende dopo il
suo trasferimento a Parigi, prima cosa successe?
Sono figlia di una ricamatrice molto povera, Anne Bécu,
e ufficialmente di padre ignoto, ma in realtà mio padre
era un frate francescano… Nacqui in un piccolo paesino
della Lorena. Per fortuna grazie alle conoscenze di mia
madre fui accolta nel convento delle Adoratrici del
Sacro Cuore di Gesù dove ricevetti un minimo di
educazione.
A soli quindici anni la
troviamo sulla strada di Parigi… Quella vita
ristretta non faceva per me, io avevo bisogno di grandi
spazi dentro i quali volare e sentirmi protagonista:
essere ammirata e vezzeggiata, vivere nel lusso,
indossare vestiti alla moda, mostrare gioielli. Non
volevo certo ripercorrere la vita di mia madre: sarta e
cuoca e nel momento del bisogno amante occasionale…
Quindi la scelta fu quasi inevitabile…
A Parigi per mantenermi lavorai dapprima come domestica,
poi come assistente parrucchiera e infine come commessa
in una boutique di moda: “A la Toilette” a Rue St.
Honoré.
Come mai cambiò nome?
Non volevo essere rintracciata e rispedita a Vaucouleurs
per cui mi feci chiamare Jeanne Rancon. Suonava meglio
no?
Era bella vero? Avevo
ereditato da mia madre l’ovale perfetto del viso, i
grandi occhi azzurri e un corpo invidiabile. Mi accorsi
molto presto che ero in possesso della chiave giusta per
far breccia negli uomini. Sin dai primi giorni non mi
mancarono le proposte degli ammiratori, ed io ero
fermamente intenzionata a sfruttare ogni possibilità
tramite la mia sensualità e il mio fascino…
Parigi non fu facile vero? Vivevo
gli anni dell’incoscienza ma in effetti a causa della
mia condizione di donna sola finii spesso in situazioni
pericolose.
Non aveva compiuto 17 anni
quando fu notata dal conte Jean-Baptiste du Barry…
Fu un caso, passava di lì in Rue St. Honoré e rimase
folgorato dalla mia bellezza. Mi disse che ero davvero
un fiore e che avrebbe fatto qualsiasi pazzia per
ottenere le mie grazie!
… e ne divenne
subito l’amante… Jean era sposato, ma io
dovevo assolutamente bruciare le tappe, quindi non mi
potevo fermare davanti a quel banale ostacolo. Per il
resto Jean era un uomo molto scaltro e d’esperienza
consolidata per cui mi aiutò a inserirmi negli ambienti
dell'alta società parigina. E la cosa non fu di poco
conto…
Ma poi le cose cambiarono
rapidamente… Ero affascinata dalla sua
mancanza di scrupoli, dalla sua sfrenata ambizione. Poi
capii il suo reale interesse…
Infatti
dalle cronache ci risulta che il suo Jean svolgesse
l’attività di procacciatore di fanciulle per nobili e
gente facoltosa. Era proprietario del
bordello di Madame Quisnoy, ma io ero diversa dalle sue
solite sciacquette, anche se per un breve periodo
acconsentii a quello smercio.
Esiste un
rapporto di polizia dove si parla di un “alto numero di
appuntamenti” al giorno con uomini di tutte le età…
Lui individuò ben presto le mie qualità tanto che mi
riservava, più che clienti estemporanei, amanti brevi
altolocati tra i quali il duca di Richelieu. Mi ripeteva
spesso che valevo molto, tanto che sognava la grande
occasione che avrebbe cambiato la vita di entrambi.
A 23 anni la grande svolta… Era
il 2 aprile del 1769 quando fui presentata a corte e
conobbi il re Luigi XV.
Naturalmente il
re non era a conoscenza della sua attività di
prostituta! Istruita da Jean du Barry
assunsi un aspetto virginale indossando un vestito
bianco. Feci immediatamente centro alimentando la
passione di sua maestà. Tenga conto che il re alla
soglia dei sessanta anni soffriva di forte depressione
per la scomparsa di madame Pompadour, sua amante per
circa venti anni.
Si parla di un valletto
che svelò al re la sua attività passata.
Quando successe il re era ormai così innamorato di me
che rispose: “Quale passato? Il passato non esiste!”
Ma comunque si pose il problema di come
salvare l’onore di fronte alle chiacchiere sempre più
insistenti… Fu Jean a dargli la soluzione.
Propose al re un matrimonio di facciata. Detto fatto mi
sposai poco tempo dopo con il conte Guillaume du Barry,
fratello scapolo di Jean. Quindi oltre a zittire le
maldicenze mi ritrovai con un titolo nobiliare e una
corte di dame di compagnia.
Finalmente
Contessa du Barry! E non solo… mi trasferii
definitivamente a Versailles. Sua Maestà mi riempì di
gioielli, vestiti e case di lusso. Ufficialmente
diventai la preferita e sostituta di madame Pompadour
Come fu il rapporto con la Delfina Maria
Antonietta? Per disprezzo mi chiamava “La
creatura” e mi ignorò per tutto il tempo convinta che,
essendo lei di rango superiore, poteva benissimo non
rivolgermi la parola. Di questa incresciosa situazione
parlai più volte con il re il quale, in occasione del
capodanno del 1772, costrinse Maria Antonietta a
rivolgermi la parola davanti all’intera corte, ma
pronunciò soltanto questa frase rimasta storica: «C'è
molta gente oggi a Versailles».
Perché
questo odio? Ha mai pensato alle cause?
Sinceramente non ho mai capito il motivo. Pensi che dopo
quel famoso capodanno la delfina soleva ripetere: "Le ho
parlato una volta, ma sono decisissima a non farne altro
e quella donna non udrà più il suono della mia voce".
Credo comunque che tutto questo astio fosse incoraggiato
da Maria Teresa che dall'Austria inviava lunghe lettere
alla figlia consigliandola di scegliere accuratamente le
proprie amicizie: avere rapporti con una ragazza non di
sangue nobile proveniente dai bassifondi della società
offuscava in qualche modo il suo ruolo di futura regina.
Alla morte di Luigi XV nel 1774, lei fu
costretta ad abbandonare Versailles per volere di Maria
Antonietta. In effetti lei non vedeva l’ora
di togliermi di mezzo! Ma è solo una maldicenza in
quanto era un’usanza dettata dall'etichetta che il
sovrano (in punto di morte) si congedasse dalle sue
amanti, le quali erano costrette ad abbandonare la
corte, per poter ricevere la confessione e la
purificazione dell'anima.
Che le disse il
re in punto di morte? Mi fece chiamare al
suo capezzale e mi disse: "Signora, sono malato, e so
ciò che devo fare...Siate certa che nutrirò sempre i più
teneri sentimenti per Voi."
Lei cosa fece
in seguito? Mi rifugiai a Chateau de
Louveciennes, dove continuai a svolgere l’unica attività
che sapevo fare bene. Leggevo molto e fui affascinata
dalle idee di Jean Jacques Rousseau. Facevo lunghe
passeggiate nel parco assaporando le gioie della natura.
Adorava Louveciennes, vero? Quel
castello, prezioso regalo del re, l’avevo arredato nei
minimi dettagli ed a mio gusto personale. Quando ne
presi possesso mi accorsi immediatamente che non aveva
uno spazio sufficiente per ricevere gli ospiti per cui
feci costruire prospiciente alla valle della Senna un
nuovo padiglione.
Purtroppo nel 1789
anche quel paradiso terrestre non si salvò dalla
tempesta della rivoluzione. Facevo molta
beneficenza, aiutavo i paesani più poveri, davo ricovero
ai più bisognosi, ma non servì a nulla
Perché fu arrestata? Durante il periodo
della Rivoluzione mi accusarono di cospirazione ed in
particolare di aver finanziato con i miei gioielli i
fuoriusciti francesi a Londra. Ma in realtà quei
gioielli mi furono sottratti dai rivoluzionari durante i
rastrellamenti e quindi mi recai a Londra per
recuperarli.
A Londra l’avvertirono di
non rientrare, vero? Ero troppo legata a
Louveciennes e soprattutto ero convinta che non sarei
stata perseguitata poiché ero di umili origini.
Ma non fu così. Fu arrestata e imprigionata alla
Conciergerie dove subì un processo. L'8 dicembre 1793 fu
ghigliottinata dai rivoluzionari in Place de la
Concorde, con l'accusa di aver cospirato contro la
Repubblica. È fatto noto la sua disperata resistenza al
boia poco prima di essere ghigliottinata. La scena
toccante fu utilizzata come termine di paragone con la
grande fierezza e la dignità che mantenne invece Maria
Antonietta andando al patibolo.
|
INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
ladyreading it.wikipedia.org
FOTO GOOGLE IMAGE
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|