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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Marchesa di Chatelet
Non ho perduto
un'amante, ma la metà di me stesso
La marchesa di Chatelet (vero nome:
Gabrielle Emilie Le Tonnelier de Breteuil) fu uno dei più grandi
ingegni al femminile non solo dell’intero XVIII secolo ma di ogni
tempo. Contribuì alla conoscenza e all’approfondimento delle
teorie di Newton e di Leibniz, traducendone le opere. Ma anche
dama di corte dissoluta e illuminista, compagna e musa del
filosofo francese Voltaire per 15 anni
(Parigi 1706 - Lunéville 1749)
Lei nasce da una famiglia molto
benestante. Mio padre era maestro di
cerimonie con incarichi di grande prestigio alla corte
del Re Sole Luigi XIV. Ricevetti un'accurata educazione
comprendente lo studio del latino, l'inglese, il greco,
il tedesco, l'italiano e soprattutto la matematica.
Fatto strano per una donna del periodo!
Già all’epoca questo tipo di studi erano riservati
esclusivamente ai rampolli di sesso maschile delle
grandi famiglie. Ma questo non mi impedì di condurre una
vita brillante, e come dire… frivola, con occasioni
mondane che divennero sempre più frequenti quando a
sedici anni fui presentata a corte e divenni damigella
d’onore della Regina. Comunque oltre agli studi
tradizionali mi interessavo anche di musica, teatro,
equitazione e danza.
Dicono che sin
dall’infanzia dimostrò un’energia senza pari?
Studiavo in casa ed andavo ripetere: “Se fossi il re
fonderei un'università femminile!"
Infatti. Nel Settecento le donne erano escluse da una
formazione di livello superiore. Posso immaginare le
tante difficoltà… La mia istruzione la ebbi
in parte come autodidatta, in parte facendo ricorso agli
insegnamenti privati e attraverso il confronto
dialettico con alcune tra le più grandi menti
scientifiche dell’epoca.
E’ vero che
anticipò parti essenziali della teoria della relatività
di Einstein? Dimostrai che l’energia di un
oggetto in movimento è proporzionale alla sua massa e al
quadrato della velocità mentre fino a quel tempo si era
ritenuto che l’energia fosse direttamente proporzionale
alla velocità.
Il 12 giugno 1725, appena
diciannovenne, sposò il marchese Florent Claude du
Châtelet all’epoca trentenne. Come andò? Mio
marito era un colonnello dell'armata reale e mi fece
dono di tre stupendi figli, ma come per tutti i
matrimoni del tempo, il nostro legame rispondeva più a
criteri di censo che a motivi sentimentali… Per gli
obblighi inerenti alla carriera militare, incontravo mio
marito assai di rado.
Si parla di altri
uomini nella sua vita tipo il marchese di Guébriant, il
matematico Mopertuis e il duca di Richelieu.
Già, ma il rapporto più importante e duraturo della mia
vita fu quello con Voltaire. Vivemmo insieme nel
castello di Cirey-sur-Blaise, nell’Alta Marna, di
proprietà di mio marito. Non abbiamo mai nascosto la
nostra relazione, anzi ne facevamo mostra, senza curarci
minimamente delle opinioni della gente.
Singolare, no? All’epoca questo tipo di
libertà era privilegio delle classi elevate. C’era molta
tolleranza in quanto i matrimoni erano regolarmente
combinati e salvaguardavano e rafforzavano i patrimoni.
Parliamo di Voltaire… Con
immenso piacere! Lo conobbi nel 1733. Lui aveva 39 anni
ed era già all'apice del successo, io invece avevo 28
anni e conducevo una vita dorata. Lui viveva un momento
di crisi dovuto alla disapprovazione da parte del re per
i suoi scritti inneggianti alle libertà di cui fruiva il
popolo inglese. Per sottrarlo all'ira del re lo
trascinai in provincia nel castello di Cirey che era
situato vicino al confine francese, naturalmente con il
consenso di mio marito.
Ma il castello
era in pessime condizioni… Eh sì la dimora
necessitava di notevoli opere di restauro e così
Voltaire riadattò il castello per poter ospitare un gran
numero di visitatori. La biblioteca arrivò a contare ben
21.000 titoli cioè più o meno il livello di
un’istituzione universitaria del tempo.
Stimolata da Voltaire e nella tranquillità della
campagna francese lei pubblicò nel 1737 gli Elementi
della filosofia di Newton… La pubblicazione
aveva lo scopo di consentire a un pubblico più vasto,
anche non dotato di un livello estremo di conoscenze
scientifiche, di avvicinarsi all’opera dello scienziato
inglese.
La traduzione dal latino di
Philosophiae naturalis principia mathematica di Newton
non fu esente da critiche… Al testo
originale aggiunsi un commento in cui cercai di
ricostruire il lavoro primitivo di Newton, mi sentivo
pronta per quel lavoro in quanto ero sicura d'aver
capito a fondo la teoria newtoniana e la sua importanza.
Credo che ancora oggi rimanga la sola traduzione
francese.
E Voltaire la spronava a
continuare negli studi? Voltaire diceva di
me che ero “un grande uomo”. Lo amai intensamente e fui
ricambiata. Lui era ricchissimo e pagò ogni mio lusso
comprese le tantissime perdite al gioco. Tacitò mio
marito con ingenti prestiti.
Quindi non
era solo un sodalizio culturale… ma un grande amore…
Esatto, un meraviglioso sodalizio d’amore e cultura! Una
volta disse di me con affetto: “Per stare con lei devo
parlare di algebra e geometria invece che di sesso.”
Nel 1746, presa da un'improvvisa passione
per il poeta Saint Lambert, abbandonò Voltaire…
Veramente era stato Voltaire a tradirmi con una delle
mie nipoti… Non sopportando il dolore e la vergogna lo
lasciai. Forse per il mio stato d’animo m’innamorai
pazzamente di Saint Lambert, lui aveva dieci anni meno
di me. Mi dedicai completamente a lui cercando invano di
legarlo a me. Ma davanti non avevo Voltaire ma un
giovane trentenne non particolarmente attratto da me.
Aveva agito solo per capriccio, curiosità di stare con
una donna molto più grande di lui e soprattutto per far
ingelosire la sua precedente amante, Madame de
Boufflers, la quale lo aveva definitivamente
abbandonato.
E dopo cosa avvenne?
La relazione si risolse tragicamente perché dovetti
affrontare una gravidanza ad un'età che, all'epoca,
costituiva un rischio mortale. Diedi alla luce una
bambina che però morì subito dopo la nascita.
Qui finisce l’intervista. La Marchesa di
Chatelet morì lei stessa sei giorni dopo, di polmonite,
assistita negli ultimi momenti da Voltaire, col quale
era rimasta in ottimi rapporti, e da Saint Lambert.
Aveva 43 anni. Nel 1749, poco dopo la morte, Voltaire
scrisse a un'amica: «Je n'ai pas perdu une maîtresse
mais la moitié de moi-même. Un esprit pour lequel le
mien semblait avoir été fait.» (Non ho perduto
un'amante, ma la metà di me stesso. Un'anima per la
quale la mia sembrava fatta).
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://web.tiscali.it/EMILIA/matematica.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Gabrielle_Emilie_Le_Tonnelier_de_Breteuil
FOTO GOOGLE IMAGE
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