|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Mary Pickford
America's sweetheart
Fu una delle maggiori star del cinema
muto. Venne soprannominata "America's sweetheart", la
Fidanzatina d'America
(Toronto, 8 aprile 1892 - Santa Monica, 29 maggio 1979)
Madame lei è canadese, vero?
Sì sono nata a Toronto nel 1893. Mary Pickford è solo
uno pseudonimo, il mio vero nome era Gladys Smith,
troppo anonimo per far carriera nel cinema e diventare
famosa.
Ci parli delle sue origini…
Mio padre, John Charles Smith, era figlio di immigrati
metodisti inglesi e per mantenere la famiglia si
adattava a svolgere lavori umili ed occasionali. Mia
madre, Charlotte Hennessy, era di origine irlandese e
cattolica.
A proposito di religione, come
mai fu battezzata sia secondo il rito metodista sia
secondo quello cattolico? Mia madre decise
così, forse per accontentare i parenti. Poi però fui
educata secondo il rito della chiesa cattolica quando
mio padre abbandonò la famiglia. Era il 1895, morirà tre
anni dopo per un'emorragia cerebrale.
Immagino le condizioni di miseria… La cosa
non cambiò molto, eravamo molto poveri anche quando mio
padre era in vita. Verso la fine del secolo la
recitazione divenne un'impresa di famiglia e l’unico
sostentamento. Mia madre con i miei due fratelli più
giovani Jack e Lottie iniziarono a girare per gli Stati
Uniti in treno con compagnie teatrali di terz'ordine.
E lei? Io fui considerata
un’enfant-prodige ed esordii a solo otto anni in teatro
e poi giovanissima nel cinema.
Bruciò
tutte le tappe……. A tredici anni avevo fatto
un calcolo…. mi rimanevano solo sette anni per diventare
famosa, poi sarei stata troppo vecchia. Avevo una
famiglia da mantenere e non potevo concedermi il lusso
di rimandare ancora per cui fissai una scadenza
improrogabile: “Se non sfondo entro quest’anno mi
ritiro!” Correva l’anno 1904…
Cosa fece?
Semplice mi presentai ad uno dei più famosi produttori
cinematografici di Hollywood che organizzava spettacoli
teatrali.
Come andò? Ottenni
piccole parti ma soprattutto lavorai a Broadway e
dintorni facendo da spalla a grandi artisti in
spettacoli itineranti. Il produttore insisteva ogni sera
perché salissi sul palcoscenico con il nome Mary
Pickford
Comunque dopo la serie di
repliche rimase ancora una volta senza lavoro…
Non ero più una perfetta sconosciuta per cui firmai un
contratto con la Biograph. Lì capii che recitare nel
cinema era più semplice che recitare quotidianamente su
un palcoscenico e soprattutto c’era più possibilità di
guadagno. Prendevo 5 dollari al giorno.
Quindi risolse i suoi problemi economici…
Pensavo che se avessi potuto recitare in più film
possibili, sarei diventata famosa, e avrei potuto
avanzare delle richieste per il mio lavoro. Così feci e
nel solo 1909 recitai in 51 film, circa uno a settimana.
Nacque una nuova stella… Beh
all’inizio recitai sia in piccole parti, sia in ruoli di
primo piano ricoprendo la parte della madre,
dell'ingenua, della donna abbandonata, della bisbetica,
della schiava, dell'indiana e della prostituta.
Mary Pickford sarebbe diventata una delle più
famose attrici del cinema muto… Il film che
mi fece conoscere e mi consacrò come attrice fu The New
York Hat, sotto l'ala del celebre regista David W.
Griffith. Raggiunta la maturità artistica mi concentrai
sul personaggio di ragazzina ingenua e vivace,
sicuramente aiutata dal mio fisico minuto e dal mio
aspetto candido. Per questo motivo per il pubblico
americano ero e rimasi per sempre Our Mary (la nostra
Mary)
Questa etichetta le comportò dei
problemi? Oddio, per tenere fede al mio
personaggio ero costretta ad apparire in pubblico
vestita da marinaretta, ma come ragazza sbarazzina e
intraprendente ottenni enormi soddisfazioni. Pensi che
il film Pollyanna incassò circa un milione di dollari ed
io divenni ufficialmente la Fidanzata d’America!
Nel frattempo si era sposata... Nel
1911 con Owen Moore, un attore irlandese del cinema
muto. Non avevo ancora vent’anni e rimasi incinta, ma
purtroppo abortii. Questa disgrazia mi rese incapace di
avere altri bambini. Comunque con Owen le cose non
andavano bene, avevamo numerosi problemi di convivenza,
in particolar modo a causa dell'alcolismo di mio marito,
dovuto all'insicurezza di vivere all'ombra di una donna
famosa. Diventò manesco e intrattabile per cui decisi di
separarmi.
Dopo New York?
Lasciai Griffith per lavorare per altri Studios. In
breve diventai una diva, lavorando in film dai toni
zuccherosi ma tuttavia amati dal pubblico…
All’apice del successo le case cinematografiche
facevano a gara per averla nei loro cast… Al
tempo guadagnavo 500 dollari a settimana, ma quando
decisi di non rinnovare il contratto con la mia nuova
casa cinematografica, la stessa mi offrì 250.000 dollari
per abbandonare l'industria del cinema.
Lei cosa fece? Naturalmente rifiutai
l'offerta. Non ero nulla senza il cinema per cui andai
alla First National Pictures, che accolse ogni mia
richiesta.
A questo punto della sua vita
sposò Douglas Fairbanks Eh già il famoso
Zorro. Venivo già dal fallimento del precedente
matrimonio e non nascosi le mie forti perplessità.
Insieme al mio secondo marito, al comico Charlie Chaplin
e al regista David W. Griffith, fondai la casa di
produzione indipendente United Artists.
Questo le diede modo di partecipare attivamente ad ogni
fase di produzione del film… Beh sì, in
veste di produttrice, oltre che di attrice, curavo ogni
aspetto dei film e potevo distribuirli nelle forme e nei
modi che ritenevo più opportuni.
Come
andò il suo secondo matrimonio? Per la
verità frequentavo Douglas segretamente molto prima di
divorziare dal mio primo marito. Solo nel 1920 dopo il
divorzio ufficializzammo la nostra relazione. Ci
sposammo nello stesso anno, andammo in Europa per la
luna di miele; i fans a Londra provocarono scontri per
conoscermi. Incidenti simili si verificarono anche a
Parigi finché tornammo negli Usa acclamati come i “reali
di Hollywood”.
Da star a regina…
Pensi che alle feste private la gente istintivamente si
alzava quando entravo in una stanza. In effetti eravamo
una coppia di fama internazionale al punto che capi di
Stato stranieri e dignitari che visitavano la Casa
Bianca chiedevano spesso di visitare la nostra casa a
Beverly Hills.
Nonostante fosse di
origini canadesi si sentiva a tutti gli effetti
americana, vero? L’America mi aveva dato
tutto e non rinunciai a sfruttare la mia popolarità per
promuove iniziative sociali. Durante la prima guerra
mondiale sostenni l'acquisto dei Liberty Bonds. Tenni un
discorso addirittura a Wall Street di fronte a 50.000
persone. Riuscii a vendere bonds per la bella cifra di 5
milioni di dollari. In quell’occasione baciai la
bandiera di fronte alle telecamere. Fui nominata Little
Sister della Marina Americana; l'esercito diede il mio
nome a due cannoni e mi nominò colonnello onorario.
Come molte celebrità del cinema muto
l’avvento del sonoro segnò un limite invalicabile…
Sinceramente sottovalutai le potenzialità in termini di
business fornite dall'introduzione della voce sullo
schermo, ma rimasi sempre del parere che aggiungere il
sonoro al cinema era come mettere il rossetto alla
Venere di Milo.
Nel 1929 ci fu comunque il tempo
di interpretare una meravigliosa Coquette… Recitai la
parte di una imprudente ragazza di mondo, un ruolo in
cui non sfoggiai più i miei famosi lungi boccoli, ma un
caschetto stile anni '20. Li avevo tagliati in occasione
della morte di mia madre avvenuta nel 1928
Come reagirono i suoi fans? Coquette
fu un successo. Vinsi l'Oscar come migliore attrice. La
mia immagine con il nuovo taglio fu pubblicato come
copertina del New York Times e di altri quotidiani. Ma i
miei fans, al contrario, rimasero impressionati da
questa trasformazione e rifiutarono di accettare la
nuova Mary per ruoli diversi dal passato.
Nonostante l’Oscar, si era spezzato qualcosa
vero? Sicuramente il feeling con il mio
pubblico. Ormai ero giunta alla trentina, e non ero più
in grado di recitare le parti da adolescente inquieta e
giovane esuberante. La mia carriera si stava dissolvendo
ed i film successivi furono un disastro al botteghino.
In quegli anni ci fu anche il divorzio da
Douglas Fairbanks… Ho sempre pensato che la
causa della nostra rottura fosse il pochissimo tempo che
dedicavamo a noi stessi. Eravamo costantemente esposti
pubblicamente come gli ambasciatori non ufficiali
d'America nel mondo, partecipando a parate, tagliando
nastri, tenendo discorsi. Poi con l’avvento del sonoro e
il declino della sua carriera Douglas iniziò a viaggiare
oltremare. Divorziammo quando la sua relazione con
Sylvia, Lady Ashley divenne pubblica. Correva l’anno
1930
Rimpianti? Fummo
incapaci di riconciliarci, nonostante ambedue avessimo
voluto.
Sette anni dopo il terzo
matrimonio… Sposai l’attore Charles
''Buddy'' Rogers. Adottammo due bambini: Roxanne e
Ronald Charles. Ma non fu una buona idea perché non
divenni mai una buona madre. Passavo troppo tempo con me
stessa e sentivo forte la mia incapacità di esprimere un
autentico amore materno.
Dopo il ritiro dagli
schermi, la Pickford manifestò sintomi di alcolismo, il
male che afflisse suo padre. Altri alcolisti nella
famiglia includevano il primo marito Owen Moore, la
madre Charlotte, e i fratelli più giovani Jack e Lottie.
In poco tempo perse i suoi fratelli e sua madre per
cause dovute all’alcol. Queste morti, il suo divorzio da
Fairbanks, la fine del cinema muto gettarono la Pickford
in una profonda depressione. Gradualmente divenne una
reclusa rifiutandosi di vedere i figli. Nell’ultimo
periodo passava gran parte della giornata al telefono
distesa nel letto. Prima di morire, la Pickford
chiese al governo canadese di riottenere la cittadinanza
canadese, pensando di averla persa quando aveva sposato
Fairbanks nel 1920. Non l'aveva persa e scoprì di
possedere sia la cittadinanza canadese, sia quella
americana. La Pickford morì a causa di un'emorragia
cerebrale il 29 maggio 1979, e fu sepolta nel Giardino
della Rimembranza del Forest Lawn Memorial Park Cemetery
a Glendale, in California. Sepolti accanto a lei nel
campo privato di famiglia dei Pickford sono la madre
Charlotte, i fratelli Lottie e Jack.
Il
cocktail Mary Pickford Fu un barman di San Francisco
ad avere l’ispirazione, creando un cocktail che ne nel
sapore unisse bellezza e femminilità. La scelta cadde
sull’unione di rum, succo di ananas, in parti uguali ed
uno spruzzo di maraschino Luxardo e granatina. Un long
drink amabile, stuzzicante e particolarmente gradito
alle donne da shakerare velocemente e versare in doppia
coppetta. Ecco chi era Mary Pickford, la “fidanzata
d'America”, così famosa che le dedicarono questo
cocktail. Ideale e dissetante long drink da pomeriggio…
Famoso anch’esso come il Bacardi e il Daiquiri, bevande
miscelate con rum e succhi di frutta che rievocano i
profumi dei Caraibi. Ma la leggenda non si ferma, va
avanti e questa donna diede niente di meno che il nome
al mitico Bloody Mary.
. |
INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/11/15/
http://it.wikipedia.org/wiki/Mary_Pickford
http://www.superalcolico.com/mary-pickford-cocktail-storia/
FOTO GOOGLE IMAGE
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|