|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Romaine Brooks
La Venere triste
Pittrice statunitense. Si specializzò in
ritratti con una tavolozza di colori dominata dalle sfumature
di grigio. Rifiutò i movimenti artistici contemporanei come il
cubismo e il fauvismo ispirandosi invece alla scuola simbolista.
(Roma, 1 maggio 1874 - Nizza,
7 dicembre 1970)
Romaine, lei americana, nacque casualmente a
Roma, come mai?
I miei genitori erano ricchissimi ed amavano molto
viaggiare. Nel 1874 mia madre si trovava di passaggio a
Roma.
Il suo nome lo ricorda...
Non mi dispiace essere nata in quella stupenda città,
esatto, anche per il nome che porto…
Chi
erano i suoi genitori? Mio padre, Henry
Goddard , era un famoso predicatore, mentre mia madre,
una donna bellissima, apparteneva ad una famiglia di
fortunati affaristi.
Le biografie parlano
di una sua infanzia travagliata… I miei
genitori ben presto si separarono ed io vissi con mia
madre. Nonostante il divorzio lei non rinunciò mai ai
suoi viaggi ed io passavo i miei giorni con la
domestica. Decisamente ero un peso per lei per cui
decise di mandarmi in un convento di suore italiane.
E’ vero che rischiò di diventare suora?
Purtroppo sì. In convento mi ero ambientata molto bene.
La suora priora aveva scoperto per caso il mio talento e
mi faceva disegnare teste di Cristo, i menù dei pasti
festivi e le scene per le recite. Mancava poco ai voti
quando una provvidenziale polmonite m’allontanò dal
convento e tornai a casa.
Quel soggiorno
durò un anno circa… Esatto, mia madre decise
di riportarmi a casa per occuparmi di mio fratello,
malato di mente.
Si parla di sua madre
come donna dispotica… Alle volte sadica
direi, pensi che quando lei si rese conto del mio
talento nel disegno, senza alcun motivo, mi proibì di
esercitarmi ed io dovetti studiare di nascosto.
Raggiunta la maggior età cosa fece?
Mi allontanai da mia madre e vissi tra Parigi, Roma e
Capri.
Ci parli di Roma…
Abitavo in uno studio che si apriva su un giardino in
via Sistina. Davvero un incanto! Ogni giorno andavo al
Caffè Greco e adoravo passeggiare per i pittoreschi
vicoli di Roma. In me iniziava a maturare la
consapevolezza dell’autonomia da tutto e da tutti tranne
che dal mio spazzolino da denti.
Ma se
non sbaglio ci fu anche un matrimonio…
Nell'estate 1899 andai a Capri per la prima volta.
Affittai come studio una cappella abbandonata vicina ad
alberi di fico ed aranci. Frequentavo spesso la casa di
Mrs Snow, piena di fiori, crocifissi, brandy, soda e
aragoste fredde. Lì conobbi il pianista John Ellingham
Brooks. Mi colpì la sua vicenda. Era uno dei tanti
omosessuali che aveva lasciato l'Inghilterra dopo il
processo ad Oscar Wilde.
Come andò?
Avevo trent’anni. Ci sposammo subito dopo, ma ben presto
mi resi conto che quella storia non poteva certo durare.
Tra le altre cose lui detestava i miei capelli corti e i
miei pantaloni! Di comune accordo decidemmo di non
separarci in modo da mantenere lo status socialmente
rispettabile di persone sposate, ma naturalmente senza
più convivere. In cambio di questo tacito accordo gli
garantii una rendita mensile. Lui accettò volentieri.
A contatto con i più famosi artisti
approfondì i suoi studi di pittura vero? I
miei lavori cominciarono proprio in quel periodo ad
assumere la classica caratteristica dai toni grigi. Ero
affascinata soprattutto dai toni prevalentemente scuri
che trasmettevano più degli altri un senso di mistero
non spiegabile. Ero affascinata dai paesaggi interiori,
dall'occulto, dai modi eccentrici e bizzarri, dagli
umori dissonanti. Il soggetto preferito erano donne, ne
dipinsi parecchie, perlopiù mie amanti tra le quali Ida
Rubinstein, la ballerina di Diaghilev per la quale Ravel
scrisse il "Bolero".
Dicono che lei
dipingesse solo per se stessa… Non vivevo
d’arte. Non mi interessano le mostre e le critiche. Tra
l’altro dopo la morte di mia madre divenni erede di una
cospicua fortuna.
Intanto si era
stabilita a Parigi... Lasciato mio marito mi
sentii di nuovo libera di viaggiare e di intraprende
qualsiasi relazione. Così fu. La prima in assoluto fu
con Lord Alfred Douglas, l'ex amante di Oscar Wilde, poi
con la ballerina Ida Rubinstein e con Gabriele
D'Annunzio, ma la più importante relazione della mia
vita, che durò circa cinquant’anni fu quella con la
scrittrice Natalie Clifford Barney.
Com’era Natalie? Natalie era "Un femme à
femmes" ed io in quel periodo mi sentivo bisognosa
d'amore ma ero anche amara, cinica e sospettosa per via
dei miei precedenti fallimenti. L’amai molto al punto
che le riconobbi il diritto di avere avventure con altre
donne, ma nonostante questo continuava a nascondermi i
suoi incontri amorosi. Alla fine presi la grande
decisione e lei continuò a tempestarmi di lettere
firmate "Nat-Nat". Mi scriveva continuamente frasi del
tipo "Mio Angelo e crudele Amore, dopo che per mezzo
secolo sei stata la mia più vicina e più cara amante,
perché ora mi tratti come una sgradita sconosciuta?".
L’incontro con la Rubinstein?
Donna stupenda, ne rimasi affascinata sin dal primo
momento. Quell’amicizia mi fece riconsiderare la natura
del mio rapporto con gli uomini…
E
Gabriele D’Annunzio? Quando lo conobbi era
al culmine della fama. Intrecciò con me e con Ida una
meravigliosa relazione sui generis ed io me ne innamorai
profondamente, unico uomo, oltre a 'Roland' Fothergill
ad aver fatto breccia nel mio cuore.
Nel
dopoguerra la decisione di non dipingere più…
Vivevo nell’ozio e persi ogni interesse nella pittura e
nell’arte in genere. Frequentavo i circoli letterari con
il solo scopo di fare nuove conoscenze ed avere
relazioni particolari, ma in realtà mi annoiavano molto
sia i circoli che i presunti artisti. Alla fine mi
ritirai a vita privata rifiutando di incontrare
qualsiasi persona.
Romaine Brooks visse gli
ultimi anni da reclusa. Assistita da due fedeli
domestici, mori' a 96 anni a Nizza il 7 dicembre 1970
alle 2:30 del pomeriggio in una stanza con le finestre
chiuse, rischiarata da un'unica lampada, senza
distinguere il giorno dalla notte, pranzando alle ore
piu' strane, proprio come aveva fatto sua madre. Il
funerale fu con poche persone, e senza fiori perché non
le piacevano. Sulla tomba l'epitaffio scritto da lei
stessa: Here remains Romaine, who Romaine remains. "Qui
è quanto rimane di Romaine, che Romain rimane."
|
INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://www.culturagay.it/cg/biografia.php?id=172
http://www.geocities.com/Vienna/6204/romaine.htm
FOTO GOOGLE IMAGE
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|