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INTERVISTE IMPOSSIBILI
 

Sharon Marie Tate
Swinging Sixties
Eccola Sharon, la quintessenza della starlet anni Sessanta, deliziosa nell’aspetto, accattivante nei modi. La sua bellezza sfavillante incarnava lo spirito degli "swinging sixties", uno stile di vita all'insegna della spensieratezza e della liberazione di tutti i tabù.
Moglie del regista Roman Polanski, splendida attrice, impersonava la tendenza di una intera generazione: vulnerabile e briosa, e purtroppo famosa soprattutto  per il suo tragico epilogo per mano di un pazzo omicida e satanista Charles Manson

 

(Dallas, 24 gennaio 1943 - Beverly Hills, 9 agosto 1969)
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Sharon, le sue origini?
Sono la prima di tre figlie. Mio padre Paul James Tate era un colonnello dell'US Army. A causa della sua carriera militare girammo varie città. A 16 anni avevo vissuto già in sei differenti città. Naturalmente per questi continui trasferimenti ebbi molte difficoltà a crearmi amicizie, tanto che in famiglia ero considerata una ragazza timida e insicura.

Questa insicurezza non le impedì di partecipare a concorsi di bellezza…
Era un modo per confrontarmi con il mondo e nel 1959 vinsi addirittura il titolo di "Miss Richland” a Washington. Avrei dovuto partecipare anche al concorso "Miss Washington", nel 1960, e intraprendere gli studi di psichiatria, ma mio padre fu nuovamente trasferito, questa volta in Italia.

Come si trovò in Italia?
Andammo ad abitare a Verona. Mi diplomai nella scuola americana. Tra i ragazzi diventai subito celebre grazie alla pubblicazione di alcune mie fotografie sulla copertina della rivista per militari Stars and Stripes.

Nel 1961 la prima comparsa in un film…
Fu un caso fortuito. Con alcune amiche seguivamo per curiosità le riprese del film “Le avventure di un giovane” con Paul Newman. Parte del film si girava proprio a Verona, girando per il backstage ci proposero un piccolo ruolo di comparsa. Nello stesso anno partecipai nuovamente come comparsa nel film Barabba. Sempre girato a Verona.

Poi nel 1962 tornò negli States…
Mi trasferii a Los Angeles, in California, per avere più opportunità nel campo cinematografico. Comunque il mio ingresso nel mondo dello spettacolo avvenne gradualmente. Dapprima recitai in piccoli ruoli per la tv come nella serie televisiva "The Beverly Hillbillies" dal 1963 al 1965.

Nello stesso periodo conobbe l'attore francese Philippe Forquet…
Al tempo quel genere di occasioni non mi mancavano. Con Philippe fu una relazione travagliata e finì ben presto. Poi conobbi Jay Sebring, ex marinaio e poi parrucchiere quotatissimo di Hollywood. Sebring addirittura mi propose di sposarlo.

Sempre nel 1965 ottenne il primo ruolo importante in un film…
Esatto si trattava della pellicola “Cerimonia per un delitto” con David Niven e Deborah Kerr. Mi recai a Londra per le riprese e qui incontrai Alex Sanders, fondatore della Wicca Alexandriana, che mi iniziò alla religione neopagana wiccan.

Come andò?
Dopo qualche tentennamento, come rivalsa, mi immersi nel mondo sfrenato e colorato della moda e delle discoteche di Londra…

Il passo nello show business fu breve…
Ero fermamente intenzionata a scalare in fretta i gradini che portavano alla celebrità. Frequentavo i party alternativi, per intenderci quelli trasgressivi degli anni '60 roba da sesso, droga e rock & roll. In poco tempo bruciai le tappe iniziando a girare film importanti grazie anche al mio amico Martin Ransohoff, direttore della casa di produzione Filmways. Mi assunse con un contratto di sette anni.

In questo periodo incontrò Roman Polansky…
Roman stava lavorando al film “Per favore, non mordermi sul collo!” Era il 1967. Per il film cercava freneticamente un'attrice dai capelli rossi… Le sue attenzioni erano cadute su Jill St. John come protagonista femminile, ma dopo il nostro primo incontro, mi offrì la parte a condizione che indossassi una parrucca rossa.

Poi cosa accadde?
Interruppi immediatamente la mia relazione con Jay Sebring e mi trasferii di nuovo a Londra…

Nel marzo 1967 apparve sulla copertina della preziosa e leggendaria rivista "Playboy Magazine", con il titolo "Questo è l'anno di Sharon Tate"…
Beh al tempo era estremamente difficile conquistare quel privilegio. All’interno c’era anche un lungo articolo con una galleria di foto di nudo scattate da Roman durante la lavorazione di “Per favore, non mordermi sul collo!”

Qualche mese dopo il matrimonio...
Prima del matrimonio andammo ad abitare nella nostra casa di Londra. Fu un periodo bellissimo, sempre sotto i riflettori, spesso eravamo oggetto di articoli di giornali e riviste e venivamo presentati come coppia moderna e non convenzionale. Ci sposammo alla fine del 1968 nel quartiere di Chelsea, era il 20 gennaio 1968. Fu un bagno di folla, Roman era vestito in quello che la stampa descrisse come "sfarzo Eduardiano", mentre io indossavo un miniabito bianco. Qualcuno ci definì: La coppia imperfetta, ossia cool, nomadi, talentuosi e scioccanti.

Come andò il matrimonio?
Beh io avevo sempre desiderato un rapporto di coppia tradizionale, ma l'atteggiamento di Roman rimase sempre promiscuo e perennemente infedele. Nei momenti di tensione mi ripeteva spesso che avrebbe voluto essere sposato con una Hippie e non con una casalinga!

Come superaste quelle incomprensioni?
Lasciammo Londra e ci trasferimmo nella nuova casa di Cielo Drive, un esclusivo quartiere frequentato da artisti di Los Angeles. Qui riprendemmo a frequentare i vecchi amici, tra cui Steve McQueen, Warren Beatty, Mia Farrow, Peter Sellers, Jacqueline Bisset, Leslie Caron, Joan Collins, Peter Fonda e Jane Fonda, Henry Fonda, Kirk Douglas, Yul Brynner e tanti altri.

Famosa la sua partecipazione al film La valle delle Bambole
Ero considerata una promettente scoperta e per quel film venni nominata ai Golden Globe come Attrice rivelazione dell'anno.

Credeva molto nel destino, vero?
Certo. Tutta la mia vita è stata decisa dal destino. Penso che qualcosa di più potente di noi decida i nostri destini per noi. So una cosa, non ho mai pianificato niente di ciò che mi è successo"

Sempre alla fine del 1968 rimase incinta…
Volevamo fortemente quel bambino illudendoci che avrebbe appianato ogni incomprensione.

L'8 agosto 1969 era a sole due settimane dal parto. Ci racconti come andò la giornata…
Avevo invitato due amiche, l'attrice Joanna Pettet e Barbara Lewis. Pranzammo insieme. Io ero dispiaciuta per il ritardo da Londra di Roman. Aveva dovuto prolungare il soggiorno per girare le ultime scene del film Rosemary’s Baby. Sarebbe tornato solo il 12 agosto. Ero contrariata temevo non facesse in tempo per la nascita di nostro figlio. Nel pomeriggio mi telefonò mia sorella Debra per chiedermi se lei e Patty, l’altra sorella, potevano trascorrere la notte da me. Non accettai, le dissi che ero molto stanca, ma in realtà ero solo dispiaciuta per il ritardo di Roman.

Ovviamente l'intervista finisce qui: quello che accadde quella notte è tratto dalle cronache dei giornali del tempo e Sharon non può raccontarlo:
Durante quella stessa notte, Sharon Tate fu assassinata nella propria villa insieme ai suoi amici: Jay Sebring, parrucchiere ed ex compagno dell’attrice, Abigail Folger, figlia dell’imprenditore del caffè “Folger”, Wojiciech Frykowski, il fidanzato di Abigail e Steven Parent , dai membri della setta satanica capeggiata da Charles Manson.

La villa era di proprietà di Terry Melcher, artista e produttore musicale nonché figlio di Doris Day che aveva espresso inizialmente interesse nei riguardi di alcune canzoni composte da Manson, ma che successivamente si era rifiutato di scritturarlo come musicista per la Columbia Productions; la villa divenne per Manson il simbolo di tutti coloro che l’avevano rifiutato.

Ma veniamo ai particolari: Manson e gli amici si diressero verso la villa armati di coltelli, un revolver e un filo di nylon lungo 13 metri. Giunti sul posto, tagliarono i fili del telefono per impedire che venissero chiamate le forze dell’ordine una volta entrati. Scavalcarono la recinzione, ma vennero notati da un amico del guardiano della villa, Stephen Parent, il quale venne freddato immediatamente a colpi di revolver.

Entrati in casa i delinquenti non ebbero nessuna pietà. Il primo a morire fu il parrucchiere Sebring, che implorò di lasciar in vita la Tate in quanto incinta, ma venne ferito con un colpo di revolver all’ascella e finito con una serie di coltellate. Poi toccò a Frykowski e alla Folger. L’ultima vittima fu proprio Sharon.
Con uno straccio intriso del sangue dell’attrice, i carnefici scrissero sulla porta di entrata: “PIG” ovvero maiale in lingua inglese.

I corpi massacrati furono scoperti soltanto il giorno dopo da Winifred Chapman, cameriera di Sharon Tate.
Narrano le cronache che al sopraggiungere delle forze di polizia la villa fosse letteralmente immersa nel sangue delle vittime, tutte orribilmente sfigurate e menomate a colpi di coltello, che le membra e le interiora fossero sparse ovunque e che con il loro sangue fossero state tracciate scritte sataniche sulle pareti.
Il rapporto del coroner riguardante Sharon Tate riporta che fu pugnalata sedici volte
poi strangolata e lasciata appesa penzolante da una corda.

Polanski informato dell'omicidio tornò a Los Angeles, dove la polizia, incapace di trovare un movente per il delitto, lo interrogò riguardo a sua moglie e agli amici. I funerali delle cinque vittime ebbero luogo il 13 agosto. Sharon Tate fu sepolta nella Holy Cross Cemetery, a Culver City, in California, con il suo bambino, Paul Richard Polanski, tra le braccia.

I massacri dell’organizzazione non si placarono, e il giorno seguente vennero uccisi l’imprenditore Leno LaBianca e sua moglie Rosemary: i due furono colpiti da più di quaranta colpi alla testa, con una forchetta. Sulle pareti venne scritto “Death to pigs” (Morte ai maiali) col sangue delle vittime. Una ulteriore vittima di Manson fu un insegnante di musica, Gary Hinman, anche lui venne accoltellato: sulla parete venne tracciata la scritta “Politician Pig”, ovvero “Porco politico”; tali scritte vennero ordinate da Manson ai suoi seguaci per cercare di depistare le indagini e far accusare dell’omicidio i neri. L’ultimo assassinio attribuito alla setta fu quello di un membro stesso della setta, Donald Shea, colpevole di aver denunciato l’organizzazione e di aver sposato una donna nera. Venne brutalmente ucciso il 26 agosto 1969 e la sua salma venne tagliata in nove pezzi.

L’attività criminosa della banda continuò incontrastata per quasi due anni, fin quando l’avvocato Vincent Bugliosi, di origini italiane, riuscì a trovare dopo molte indagini le prove che incastrarono Manson.

Charles Manson fu arrestato e condannato all’ergastolo e si scoprì in seguito che sulla sua lista nera erano elencati svariati nomi di personalità rilevanti dell’epoca quali Tom Jones e Steve Mc Queen.

La triste vicenda dell’assassinio di Sharon fece il giro del mondo e a tutt'oggi non manca chi, a posteriori, vede quell'episodio come il simbolo dell'eclissi di una cultura basata sulla trasgressione sistematica dei valori tradizionali e sull’emersione prorompente della cosiddetta cultura giovanile.



 




 





ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
FONTI
.http://biografieonline.it/home.htm
http://guide.supereva.it/giallo_e_noir/interventi/2004/10/180427.shtml
http://ildocumento.it/crimine/charles-manson-il-massacro-di-sharon-tate.html








 
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