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Sira Quiroga
La notte ha cambiato
rumore
(El tiempo entre costuras) Sira
Quiroga è un’umile sartina nella Madrid degli anni Trenta.
Cresciuta da una madre nubile, non ha grandi ambizioni, ma solo
aspirazioni raggiungibili come un marito devoto e un lavoro
rispettabile…
(Anno
pubblicazione 2010)
Madame, da poco ho finito di
leggere “La notte ha cambiato rumore”... Devo dire una
vicenda a dir poco appassionante. Già...
devo soprattutto ringraziare Maria Dueñas, grazie alla
sua bravura la mia storia è diventata un capolavoro.
Chi era Sira Quiroga? Una
giovane sarta che viveva e si muoveva nella Madrid degli
anni Trenta. Ero nata nell'estate del 1911, l'anno in
cui la vedette del flamenco Pastora Imperio sposò il
torero El Gallo, in Europa si spegneva a poco a poco la
stella della Belle Époque. Si cominciavano a sentire in
lontananza i tamburi di quella che sarebbe stata la
Grande guerra e nei caffè di Madrid si leggevano "El
Debate" e "El Heraldo", mentre la Chelito, sui
palcoscenici, accendeva il desiderio degli uomini
muovendo con sfacciataggine i fianchi al ritmo delle
canzonette.
La sua infanzia, madame?
Diventai grande in una strada stretta di un quartiere
popolare di Madrid, circondata da panni stesi, odore di
candeggina, vociare di donne e gatti allungati al sole e
vicino a plaza de la Paja, nei pressi del Palazzo Reale.
Frequentavo una specie di scuola in un seminterrato. Nei
banchi per due stavamo seduti in quattro, a casaccio e
spintonandoci per ripetere urlando le rime della Canción
del pirata di José de Espronceda e le tabelline. Lì
imparai a leggere e scrivere, a fare le operazioni e a
riconoscere i nomi dei fiumi che solcavano la carta
geografica ingiallita appesa alla parete. A dodici anni
terminai la mia istruzione ed entrai come apprendista
nella sartoria in cui lavorava mia madre. Il mio destino
naturale.
Sua madre? Mia
madre Dolores era sempre stata la più solida tra le mie
presenze. Era una sarta, impiegata come lavorante
nell’atelier della signora Manuela Godina. La signora
Manuela serviva una clientela molto distinta. Mia madre
invece, pur avendo esperienza e giudizio, rimase sempre
una semplice salariata. Un'operaia come tante che per
dieci ore al giorno si rovinava le unghie e gli occhi
tagliando e cucendo, provando e correggendo abiti
destinati a corpi altrui e a sguardi che di rado si
sarebbero posati su di lei.
Suo padre?
Di mio padre sapevo poco, allora. Quasi niente. Lo
incontrai per la prima volta quando avevo vent’anni. Non
mi è mai stato vicino, ma la sua assenza non mi ha
turbato. Non ho mai nutrito eccessiva curiosità di
sapere qualcosa di lui finché mia madre, quando avevo
otto o nove anni, non si è avventurata a fornirmi
qualche brandello d'informazione. Aveva un'altra
famiglia, non poteva vivere con noi. Mandai giù quelle
notizie con la stessa premura e lo stesso scarso
appetito con cui finii le ultime cucchiaiate della zuppa
quaresimale che avevo di fronte: la vita di quell'essere
estraneo mi interessava decisamente meno che scendere di
corsa a giocare in piazza.
Il romanzo
inizia a raccontare le sue vicende quando lei era già
fidanzata… Veramente stavo per sposarmi, la
mia vita era semplice, comune a tante ragazze del tempo.
Il destino mi stava accompagnando per mano in una
cammino senza imprevisti. Quelli che avevo in serbo
allora non erano grandi progetti. Soltanto aspirazioni
raggiungibili, quasi domestiche, coerenti con le
coordinate di spazio e tempo che mi è capitato di
vivere; piani per il futuro alla mia portata, che
sarebbero stati accessibili allungando appena la mano.
Allora il mio mondo girava lentamente intorno a poche
presenze che credevo salde ed eterne.
Come lo ricorda il suo fidanzato? Ignacio
Montes era magro, gentile, disponibile, tanto mite
quanto tenero. La sua aspirazione massima era una
carriera da impiegato statale.
Fu una
macchina da scrivere a sconvolgere il suo destino…
Eh già una macchina da scrivere ha sconvolto il mio
destino. Era una Hispano-Olivetti, da cui mi aveva
separato per settimane la barriera di una vetrina. A
pensarci oggi, affacciandomi sugli anni trascorsi, mi è
difficile credere che un semplice oggetto meccanico
avesse in sé il potere di cambiare la rotta di una vita
e mandare all'aria in pochi giorni tutti i piani fatti
per seguirla. Ma andò così, e non potei fare nulla per
impedirlo.
Come è andata? In
realtà non avevo mai pensato di prendere lezioni di
dattilografia. Era stato il mio fidanzato a convincermi.
Secondo Ignacio era giunto il momento per entrambi di
tentare la carriera impiegatizia, ed io acconsentii
senza immaginare che dietro la porta a vetri del negozio
di prodotti per ufficio avrei incontrato quell’uomo.
Quell’uomo, ovvero Ramiro Arribas… Un
carismatico imprenditore, fu amore a prima vista?
E’ il caso di dire che persi completamente la testa per
lui, sin dal primo incontro mi trapassò con un solo
sguardo. Ramiro aveva trentaquattro anni, un passato
tumultuoso e una capacità di sedurre così potente che
nemmeno un muro di cemento sarebbe riuscito a contenere.
Era un uomo irresistibile, mondano, bello da impazzire,
intraprendente, un imprenditore visionario e un amante
irruento. Io ero cresciuta con storie romantiche e fiabe
in testa, vissi quei primi incontri come un’ adolescente
vive la prima cotta. Prima che la guerra scoppiasse mi
lasciai convincere ad abbandonare Madrid, il lavoro, gli
affetti, compreso il mio fidanzato e mi trasferii
insieme a lui in Marocco.
Cosa succedeva
in Spagna in quel periodo? La Spagna alla
fine degli anni Venti era praticamente una polveriera:
la Repubblica federale stava per essere spazzata via da
una sanguinaria guerra interna, guidata dal leader
nazionalista Francisco Franco. Facemmo giusto in tempo a
radunare le nostre cose, ricevere una inaspettata
eredità da parte di mio padre e a varcare la frontiera.
Quindi suo padre si era fatto vivo?
Per lo più erano stati i suoi rimorsi e i suoi sensi di
colpa a farsi vivi. Visto quello che succedeva in Spagna
decise di spartire l’eredità tra i suoi figli legittimi
o meno.
Perché il Marocco?
Era sotto l’amministrazione spagnola. Credevamo che nei
protettorati spagnoli fosse più facile iniziare una
nuova attività.
Fu dura? Beh,
era un mondo sconosciuto e conturbante, quello arabo,
direi ancora legato ai fasti dell’impero coloniale. A
Tangeri frequentavamo caffè e intellettuali cosmopoliti
ed entrammo in contatto con potenti delegati dei governi
di tutta Europa che in Africa esercitano l’arte della
diplomazia.
Come andò? Ci
sistemammo in una città diversa, sconvolgente, ricca di
colori e contrasti, dove i volti scuri degli arabi in
gellaba e turbante si mescolavano con gli europei
trasferiti in pianta stabile. Tangeri, con il suo mare,
le sue dodici bandiere internazionali e la vegetazione
lussureggiante di palme e eucalipti; con le viuzze arabe
e i nuovi viali, dove i minareti delle moschee e gli
aromi delle spezie convivevano senza tensioni con i
consolati, le banche, le straniere frivole a bordo di
decappottabili, l’ odore di tabacco biondo e i profumi
parigini.
Era felice vero?
Più che altro illusa, e la felicità dura il tempo di una
notte e in una notte persi tutto: l’amore, i soldi e i
gioielli, praticamente l’intera eredità che mio padre mi
aveva fatto avere e… l’innocenza. Dopo quella notte il
risveglio fu tragico. Mi ritrovai sola in quell’albergo
di Tangeri e in una nazione straniera. Quell’uomo mi
aveva ingannato, mi aveva rubato tutto e in seguito
scoprii che aveva fatto altri debiti.
Distrutta, immagino... Distrutta è dire
poco, ma, se non altro, quell’esperienza mi insegnò a
non fidarmi degli uomini e subito dopo a muovermi con
una certa disinvoltura nel bel mondo.
Bel
mondo? Cosa fece? Mi misi in viaggio. Da
Tangeri raggiunsi attraverso il deserto il protettorato
spagnolo di Tetuán. In quel posto mi sentivo più sicura.
Tenga conto che ero piena di debiti e sotto la minaccia
di essere arrestata dalla polizia locale se non avessi
restituito una cifra impressionante…
Si
sentiva persa… Beh dopo varie vicende e con
l'aiuto di gente completamente sconosciuta, ma della
quale dovevo in qualche modo fidarmi, mi feci le ossa ed
iniziai una nuova vita. Incontrai ogni sorta di
personaggi tra i quali ricordo con piacere Candelaria,
appartenente a una stirpe di donne coraggiose e
combattive, capaci di farsi largo nella vita con il poco
che la sorte riservava loro. Ebbene Candelaria
ufficialmente gestiva una pensione ma in realtà era una
contrabbandiera…
Addirittura riuscì ad
aprire un atelier di alta moda… Decisi di
fare l’unica cosa che sapevo fare… ripresi l’ago in mano
e devo ringraziare soprattutto la mia forza di volontà e
in secondo luogo il mio talento se quell’atelier in poco
tempo divenne il punto di riferimento per le signore più
ricche e influenti della città, soprattutto per le gran
dame dell’aristocrazia e le mogli degli ambasciatori
stranieri in Africa.
Una clientela
all'apparenza insospettabile, ma che nascondeva dei
segreti... Qui il mio destino subì una
svolta imprevedibile. Da sartina diventai un’agente
segreto al servizio della Gran Bretagna. All’inizio non
mi fidavo, soprattutto per la mia inesperienza ma poi
sarà quell’attività stessa a darmi la possibilità di
riscatto e ricostruire pezzo a pezzo il mio destino.
Come fu ingaggiata? Al tempo ero
diventata amica di Rosalinda Fox l’amante di Juan Luis
Beigbeder, ministro degli Esteri nella prima fase del
franchismo. Fu lei a farmi conoscere Allan Hillgarth, il
capo dell'agenzia britannica di spionaggio in Spagna.
Come fu il primo approccio? Lo
conobbi in un bar di Tangeri e mi disse: ““Lei non mi
conosce e io non conosco lei. Non ci siamo mai visti.
Riguardo alla sua entrata nel servizio segreto
britannico, a partire da questo momento per noi lei non
è più la cittadina spagnola Sira Quiroga o la marocchina
Arish Agoriuq. Sarà solo un’agente speciale. Lei è il
meno convenzionale dei nostri nuovi ingaggi, ma senza
ombra di dubbio una dei nostri.” Ero letteralmente
sconvolta…
Decisione ardua?
Feci due conti. Non potevo certo pensare che quel posto
sarebbe stato per sempre il mio futuro. Dovevo prendere
una decisione e soprattutto da sola. Non vedevo mia
madre da tanti anni, lei era a Madrid e in Spagna
imperversava la guerra civile
Quindi si
trovò immersa in faccende molto più grandi di lei?
Nell’arco di poco tempo diventai qualcuno di
completamente diverso. Fui obbligata ad imparare ad
essere un’altra ed anche in fretta, la vita non poteva
aspettare. Grazie alle mie conoscenze mia madre venne da
me. Quella fu la molla che mi fece decidere… se non
altro come segno di ringraziamento.
Poi
iniziò a viaggiare… Come agente segreto lì
c’era poco fa fare, per cui tornai a Madrid lasciando
l’atelier nelle mani esperte di mia madre. Il ritorno a
Madrid fu terribile. La Spagna era nelle mani degli
ufficiali tedeschi quando in teoria sarebbe dovuta
essere neutrale, almeno così dicevano le fonti
ufficiali, ma appoggiava in segreto la Germania di
Hitler.
Cosa fece a Madrid?
Sempre sotto la protezione degli inglesi aprii un nuovo
atelier, invogliando le signore tedesche a frequentarlo.
Il mio compito era di ascoltare le loro chiacchiere,
prendere nota di arrivi, di incontri, pettegolezzi,
riunioni e quant’altro e riferire. Chez Sirah - Grand
Couturiér… era a tutti gli effetti una esclusiva Maison
de haute couture, ma in realtà nascondeva un gioco, una
facciata pericolosa e mortale…
Aveva
paura di essere riconosciuta? Nessuna delle
mie vecchie conoscenze a Madrid avrebbe potuto
riconoscere la ragazza goffa e insicura di un tempo
nella donna matura capace di muoversi in quel mondo.
Attraverso le frequentazioni con l’aristocrazia in
Marocco avevo acquisito una certa cultura e soprattutto
una notevole capacità di ascolto e di gestire qualunque
situazione a sangue freddo.
Come
avvenivano i contatti con i Servizi inglesi.
Semplice, trasmettevo le informazioni cifrate in
alfabeto morse tratteggiandole lungo le cuciture di
modelli di carta
Ora capisco il titolo
originale del romanzo… Eh già “El tiempo
entre costuras.” Vale a dire “Il tempo fra le cuciture”
Perché poi Lisbona? A Madrid il
mio lavoro fu giudicato ottimamente per cui i Servizi
decisero di mandarmi a Lisbona. Il Portogallo al tempo
produceva il wolframio, un minerale ambito dai tedeschi
per le armi belliche. Le informazioni che passavo agli
inglesi furono di un’importanza vitale. Rischiai più
volte la vita.
Un ultima domanda madame,
mi spiega il significato del titolo in italiano?
“La notte ha cambiato rumore”? Quando una donna ha
deciso di cambiare atteggiamento nei confronti di se
stessa, di prendere nelle proprie mani le redini della
propria vita attraverso dolore, disillusione, rabbia e
lacrime. Ecco quando decidi tutto questo, la notte
cambia rumore, lo ascolti, lo senti e la tua è una presa
di coscienza fredda e determinata. Ora “il tempo tra le
cuciture” assume un significato particolare.
Madame perdoni, ma non posso non farle ancora
un’altra domanda… Mi dica.
E
l’amore? L’amore rimane fuori o meglio
dentro, l’amore è in ogni cosa, ma soprattutto quello
per me stessa, che mi ha permesso di uscire fuori da
ogni situazione. Come ha visto leggendo il libro
nonostante il pericolo e l’avventura non ho trascurato i
miei affetti sia pure attraverso rimorsi, dolori,
tradimenti, ideali e tristezza. Ma si sa l’amore è in
ognuno di questi stati d’animo non è la meta da
raggiungere perché tutto cambia e nulla dura per
sempre... Mi perdoni, ma non voglio togliere ai futuri
lettori il gusto della scoperta. Comunque un uomo c’è,
eccome!
María Dueñas, scrittrice esordiente
che insegna letteratura inglese e filologia
all’Università di Murcia, María Dueñas è nata nella
provincia di Ciudad Real nel 1964. Titolare della
cattedra di Filologia e Letteratura inglese
all'Università di Murcia, ha insegnato anche in alcune
università americane. La notte ha cambiato rumore è il
suo libro d'esordio. “La notte ha cambiato rumore”
mescola sapientemente i generi letterari contemporanei
ma mantiene lo stile e il lessico tipico dei classici
della letteratura e può essere letto come un moderno
feuilleton, avvolgente e irresistibile nel disegnare le
atmosfere e con uno splendido cast di personaggi,
trasportandoci sul filo della storia attraverso una
mappa di affascinante ampiezza per intrecciare una
storia di fedeltà e tradimento, coraggio e dedizione,
amore e ideali, in cui i lettori scopriranno l'arte di
narrare di una nuova scrittrice che combina
sapientemente i generi e immette una linfa nuova nella
grande tradizione del romanzo d'appendice.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http:/www.ibs.it www.wuz.it www.wuz.it www.ilrecensore.com
FOTO GOOGLE IMAGE
Nelle foto Adriana
Ugarte protagonista di El tiempo entre costuras una serie, che in
Spagna avrà lo stesso titolo del libro, realizzato dalla rete
spagnola Antena 3,
María Dueñas - La notte ha cambiato rumore
Titolo originale: El tempo entre costuras 652 pag., 20,00 € -
Edizioni Mondadori 2010 ISBN 9788804603207
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