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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Adele H.
L'elogio della follia
Un film di François Truffaut. Narra la
storia di Adèle Hugo, figlia di Victor Hugo, che impazzì a causa
dell'amore non ricambiato per un ufficiale inglese
La storia di Adele H. è quella di
un'infelice che un'idea fissa sconvolge e distrugge, ma
che lei non rinuncia ad affermare, sia pure attraverso
la disfatta e il disastro fisico e psichico, la rottura
con ogni convenzione borghese.
E’ stata dura
arrivare fino a qui. Il mare è ancora in burrasca. Il
capitano del battello mi dice che se dovesse ancora
piovere stasera non si riparte. Dovrò rassegnarmi a
passare la notte in questo posto. Sono a Guernesey una
piccola isola sperduta nell’Atlantico tra la Francia e
l’Inghilterra. Qui vive Adele, Adele Hugo, figlia del
noto scrittore francese, ormai in completa solitudine,
immersa nell’oceano dei suoi ricordi, estremamente
lontani ma ancora troppo vicini per evadere dalla gabbia
dell'amore assoluto. La incontro in una casa di cura
per malati mentali. E’ amara e cordiale. Alterna il buio
assoluto a momenti lucidi, nei quali ricorda benissimo
la sua vicenda. Quando parla non mi guarda negli occhi,
fissa il mare. La sua vita è altrove.
Adele, lei è la seconda figlia di Victor Hugo.
So che tra voi non scorreva buon sangue. Mio
padre non mi ha mai riconosciuto come figlia.
Parla lentamente, scandisce le pause con respiri
profondi. La sua beniamina era mia sorella
Léopoldine, purtroppo morta annegata con suo marito poco
dopo le nozze. Mi sono sempre sentita esclusa e messa da
parte, non credo di sbagliare se dico che non ho mai
ricevuto lo stesso affetto. Nel cuore di mio padre non
c’era posto per me.
Mi aiuti a ricordare.
Siamo nella seconda metà dell’Ottocento e suo padre, per
ragioni politiche, è costretto ad emigrare. Si rifugia
con lei e la famiglia in questa meravigliosa isola.
Non è stato facile ricominciare. Sentivo la distanza dei
luoghi ma soprattutto quella imposta da mio padre.
Alleggerivo la mia sofferenza componendo musica e
scrivendo un diario segreto dell'esilio.
Poi il colpo di fulmine... Sì, un ufficiale
inglese, Albert Pinson, tenente degli Ussari. Sarà stato
sicuramente il rapporto con mio padre, l’assenza di
affetto, l'esilio in queste terre, ma mi innamorai
pazzamente di lui.
Una storia
travolgente, corteggiata e sedotta fino alla promessa di
matrimonio. Avevo trovato l’uomo della mia
vita e vivevo guidata dall’idea fissa del matrimonio, di
farmi una famiglia e soprattutto di vivere quella
normalità che finora mi era mancata.
Pinson all’inizio contraccambiava il suo amore?
Ora non saprei come risponderle ma al tempo credevo
davvero di aver trovato la felicità. Mi sentivo
invidiata dalle altre mie coetanee. Ma purtroppo è
durato poco. Lui venne trasferito ad Halifax nella Nuova
Scozia
Suo padre sarà stato contento
visto che non vedeva di buon occhio il tenente inglese..
Ero troppo innamorata, m’interessava poco il parere di
mio padre. Anzi vedevo tutto ciò come un dono calato dal
Cielo. Ringraziavo Dio ogni giorno e in cuor mio la
vivevo come una rivincita nei confronti di mio padre e
della sventura dell’esilio.
Quindi alla
notizia del trasferimento non ha potuto accettare il
voltafaccia quasi repentino della sorte? Ero
già abbastanza grande, avevo da poco compiuto 33 anni e
dopo giorni di solitudine mi resi conto che senza di lui
non avrei potuto più vivere. Ho lasciato passare ancora
un po’ di tempo e poi sono fuggita da casa per andare
incontro alla mia felicità.
Nel 1863 lei
sbarca ad Halifax in Canada. Naturalmente
per una donna, al tempo, non era facile viaggiare da
sola. Mi sono presentata sotto falso nome ed ho trovato
alloggio presso una coppia di anziani. Ero intenzionata
a ritrovarlo, l’avrei scovato anche in capo al mondo!
L’ha ritrovato? Non è stato
semplice, ma niente e nessuno mi avrebbe distolto dal
mio intento. Domandavo a chiunque incontrassi per strada
e nelle locande. Mentivo. Di volta in volta ne parlavo
come di un cugino di famiglia o cognato di mia sorella o
fidanzato di qualche altra mia parente. Alla fine sono
riuscita ad avvicinarlo. Forse sarebbe stato meglio non
averlo più incontrato!
Mi scusi Adele, ma
il bel tenete non ne voleva più sapere del suo amore. O
sbaglio? Purtroppo sì. Pazza e incosciente
d'averlo ritrovato mi dovetti subito ricredere. Era
freddo, i suoi occhi di ghiaccio. Ha perfino messo in
dubbio d’avermi amata facendomi capire che, se qualcosa
tra noi ci fosse stato, ora era tutto finito.
E lei? Ero distrutta. Pensi che,
dopo lunghe lotte e privazioni, avevo addirittura
strappato a mio padre il consenso di sposarlo. Un
accenno di labbra, sembra quasi un sorriso.
Nonostante tutto lei non è tornata indietro.
Ormai avevo messo un muro tra me e la mia famiglia. Mio
padre aveva dato il benestare, ma non m’avrebbe più
accettata indietro come figlia.
Perché
fece credere a suo padre di essersi sposata?
Avevo bisogno di soldi, scrivevo continuamente a casa,
per cui sono stata costretta a mentire. In realtà non
era una bugia ma la verità del mio desiderio
ossessionato da un amore impossibile. Guardo fuori
nella stessa sua direzione, piove ancora.
E Pinson diventa oggetto di un desiderio
smisurato da parte sua... Credevo di
riconquistarlo, ne ero sicura, ma le mie attenzioni
furono vane. Col senno di poi penso che davvero non ha
senso offrire se stessi, senza chiedere nulla in cambio;
non vale scongiurare né disperarsi. La mia insistenza
non servì a nulla eccetto che sapere ciò che in cuor mio
inconsapevolmente già conoscevo. Lui non aveva alcun
interesse per me, né mostrava di meritare tanta
devozione.
La lotta diseguale fa di lei
una creatura sconfitta e umiliata... Non
avevo più soldi, non ero più giovane, né bella. Cosa
avrei potuto pretendere da lui?
Nonostante ciò la sua determinazione di riconquistarlo
non conosce flessioni… Già, non sono scesa a
patti con la realtà... Si blocca, come per
cercare le parole migliori. Il desiderio, si sa,
scompone e ritaglia la realtà per ricucirla a suo
piacimento. Così ogni ripetuto rifiuto di Albert non
faceva che alimentare la passione nel mio cuore e
rinsaldare il mio proposito di averlo. “Si può amare
qualcuno sapendo che tutto è spregevole in lui?”
Già! Non commento. Ora la vedo
assente. Non credo che abbia interesse a sentire il mio
parere.
Quindi, si rivelano inutili i
tanti sotterfugi e le tante menzogne per riconquistare
il bel tenente. Ripeto ero disposta a tutto
ed ho cercato davvero di fare l’impossibile.
Ma il prezzo da pagare si era fatto altissimo:
la sottomissione! Non conoscevo che la via
dell'umiliazione, della rinuncia, della degradazione
progressiva. Respinta e disillusa non indietreggiavo di
fronte alle azioni più folli: mentivo, lo spiavo, lo
ricattavo, mi sono travestita, mi sono offerta per
riconquistare il suo affetto. L’ho perseguitato con
proposte di denaro e persino offrendogli una prostituta.
E ogni volta il suo rifiuto non faceva che alimentare il
mio desiderio.
Ma Pinson si era
fidanzato, vero? Ho anche progettato di
farlo ipnotizzare per carpire il suo consenso. E quando
sono venuta a sapere del suo fidanzamento con una
benestante del luogo, dapprima ho fatto pubblicare un
falso annuncio di matrimonio e poi ho finto di essere
incinta di lui. Naturalmente gli ho mandato all’aria il
matrimonio.
Due uomini nella sua vita:
suo padre ingombrante ed estraneo, il suo amante egoista
e vanitoso. In effetti la mia storia è
l’estremo bisogno di queste due figure. Li amavo e li
odiavo follemente.
Tutto ciò porta alla
pazzia… Uno stato di incoscienza perenne non
ha tardato ad impadronirsi della mia mente. Aspiravo
all’assoluto, ma il male cresceva a misura della mia
frenetica attività, minandomi anche fisicamente. Prima
la polmonite, poi il male agli occhi.
Tanto da non riconoscere il suo amato… Fu
l'ultimo folle viaggio, all'inseguimento del mio immenso
amore trasferito alle Barbados…
Adele, mi
scusi….. I suoi occhi si velano
nell’immensità del ricordo. Troppo grande per
raccontarlo a parole, per narrare la progressione della
sua follia minacciata continuamente dalle tenebre del
silenzio. Muta mi guarda e nei suoi occhi scorrono, ora
rapide, ora distese, nel ritmo febbricitante della
malattia, le sequenze nitide di un giovane, bellissimo
ufficiale inglese, che scorge Adele per strada e la
segue nel bianco labirinto delle viuzze indigene. La
raggiunge e la chiama per nome. Lo ripete più volte in
un crescendo di pietà e misericordia. Lo urla per
rendersi conto che quella donna oramai compromessa nel
fisico e nella mente è Adele, Adele H. Ma ben presto
deve rassegnarsi: la persona che delirava per lui ora è
solo un relitto. Un automa. Lei passa oltre, lo sguardo
perduto negli allucinati spazi della follia...
Faccio per salutarla, ma non servirebbe a niente. Lei
continua a fissare il suo mare. Esco in punta di piedi,
ha smesso di piovere. Soccorsa da una donna di colore,
Madame Baa, tornerà in Europa per morire quarant'anni
dopo, in estrema solitudine in una casa di cura per
malati di mente. (La storia di Adele H. è tratta dai
diari della figlia di Victor Hugo scoperti nel 1955.
Alla quale si è ispirato nel 1975 F. Truffaut nel film
"Adele H. - Una storia d'amore" interpretato da Isabelle
Adjani.)
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
Delirio.net
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