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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Beatrice
La Musa di Dante
Il mattino luminoso di primavera riscalda
le mie spalle e il mio viso e la leggera brezza mi
rinfresca dolcemente, e io deliziata lascio cadere lo
scialle sulla vita senza badare agli sguardi curiosi
degli uomini che incrocio per le stradine della città.
Mi incammino svelta verso il cuore della vecchia Firenze
della seconda metà del 1200, cercando disperatamente di
evitare pozzanghere e sporcizia e di non inciampare col
mio abito lungo, stretto in vita da un corsetto
mozzafiato che rende poco fluidi i miei movimenti.
Gli odori sono pesanti, in alcuni quartieri l’aria è
irrespirabile e le tinte e i panni rilasciano un tanfo
davvero orribile: pensare invece che le stoffe
fiorentine sono rinomate e raggiungono tutta Europa. Un
mendicante mi tende la mano con occhi imploranti e non
ho la forza di respingere la sua triste richiesta: gli
allungo sorridendo qualche moneta, proprio sotto gli
occhi di un prestatore che mi guarda come se buttassi
via il mio denaro, poi tiro dritto per la mia strada.
“Ero impaziente, vi aspettavo. Quando ho saputo
dell’intervista non sono stata capace di trattenermi e
ho accettato. Come avrei potuto rifiutare? Mi devo
proprio sfogare!” Osservo il suo viso, e vedo il suo
sguardo brillare quasi febbricitante: occhi di bragia,
paiono i suoi, e forse intuisco la motivazione di questo
bisogno impellente confessato così candidamente.
Leggo nel vostro viso del risentimento, dama Beatrice.
Mi sbaglio? “Non vi sbagliate affatto! Sapete che
giorno è oggi? Lo sapete?!” Se devo essere sincera,
non ne ho la più pallida idea, scusatemi... “Oohh non
siete Voi che dovreste scusarvi! Piuttosto Lui dovrebbe
farlo!” .....
Mi indica decisa col dito indice un
uomo lontano, dall’altra parte della piazza: spicca tra
gli altri perché vestito di un abito lungo di un rosso
spento che ha perduto ormai la tinta originale. Guardo
meglio, e non mi pare quasi vero: alto quasi quanto me,
magrissimo, angoloso e puntuto, noto il suo profilo con
quella fronte spaziosa e il naso aquilino, e sbianco in
volto. E’ il Poeta. E’ un attimo. Dopodiché lo vedo
affrettarsi verso l’uscita della piazza e scomparire tra
la folla accalcata attorno a lui. Sembrano festeggiare,
ma non capisco che cosa.
Quell’uomo, Durante,
ieri si è sposato e oggi è ancora in festa...
Sembrate furiosa. Avevate una relazione? Beh,
chiamarla relazione è esagerare, ma ora vi voglio
raccontare. Dovete sapere che io e quell’individuo
meschino ci siamo incontrati per la prima volta in una
Chiesa – dove volete mai che ci si incontri qua a
Firenze! Se voglio farmi un giro da sola posso andare
giusto lì e in qualche altro posticino, accompagnata da
mia madre! -, e lui è rimasto folgorato dal mio viso.
Deve sapere che quel Durante, detto Dante, è un poeta, e
dopo avermi vista so per certo che ha iniziato a
scrivere di me. Scriveva per me. Ero la sua Musa
ispiratrice, ci cercavamo tra la folla le poche volte
che potevo uscire di casa, scambiandoci sguardi
infuocati. Ero arrivata a pensare di essere davvero
importante per lui... e poi che accade?!
... si è
sposato con un’altra? Per Giove, sì! Una che non ama
nemmeno!
Perdonatemi l’impertinenza, ma come fate
ad essere sicura che non la ama, dama Beatrice?
Ovvio! Perché lui ama me! Avrò i miei motivi per essere
furiosa o no?!
La guardo, e provo tenerezza per
lei e la sua giovane età. Le sue guance si sono colorate
di un rosso acceso e, se è possibile, la rendono ancora
più bella. Così impetuosa e sincera, sembra tutto
fuorché la creatura celeste cantata da Dante, tanto
gentile e tanto onesta, venuta dal cielo a mostrare il
miracolo di Dio sulla terra.
Dovete credermi
quando vi dico che mi ha amata. E mi ha amata tanto che
il suo sposalizio mi sembra un’assurdità. Sedotta e
abbandonata.
Sedotta? Dama Beatrice, mi state
dicendo che v’è stato un contatto? Giammai! Ma quale
contatto! Lui mi osservava da lontano, ci saremo visti
si e no tre o quattro volte. Veramente frustrante vedere
che lui perdeva tempo per cantare e scribacchiare la
bellezza dei miei tratti, la mia purezza, la mia grazia
e la mia modestia. BLA BLA BLA... tante parole, niente
fatti! Ma la cosa peggiore è stata un’altra...
E
quale? Mi ha fatta ingelosire. E’ stato egoista e
ingenuo. Se credeva che io rimanessi con le mani in mano
s’è ingannato. Ha iniziato a smettere di invocare me nei
suoi componimenti, usando altre due donne, due
sciacquette dell’ultima ora!
Ma siete sicura che
l’abbia fatto apposta per ingelosirvi? Forse era per non
destare troppi sospetti, e tenere celato il suo amato
bene, Voi. Non difendetelo! Io dopo quello sgarbo
subìto ingiustamente gli ho tolto il saluto, per
cominciare. E guarda caso, ha messo la coda tra le
gambe, lui: chissà perché?
Forse per alcuni sensi
di colpa. Non sarete stata troppo dura? No, non come
quella volta che l’ho preso in giro a un matrimonio
insieme alle mie amiche. Quella fu l’ultima volta che lo
vidi. Avevo occasione di parlargli, chiedergli
spiegazioni, capire che cosa provava davvero per me. E
magari lasciarmi corteggiare, accarezzare le dita delle
mani, scambiare parole amorose. Ma non successe. Fui una
stupida, una dispettosa troppo orgogliosa, e adesso...
adesso è troppo tardi.
Beatrice è forte ed è
brava a nascondere le lacrime. Ma la sua sofferenza e la
sua rabbia traspaiono così bene che non mi è difficile
intuire che cosa le passa per la mente: si sente sola,
adesso, e la perdita dell’uomo che le dedicava versi
d’amore e che ora ha sposato un’altra donna si fa
sentire con tutta la sua violenza.
Che cosa
avreste voluto dal Poeta, che cosa vi intrigava di lui?
Era così schivo, e taciturno, e particolare. La prima
volta che lo vidi, rimasi interdetta: non è bello,
l’avete visto, eppure l’ho adorato. La dolcezza dei suoi
versi avrebbe conquistato chiunque. La sua passione mi
aveva conquistato davvero. Sapete che gli amici lo
prendevano in giro a causa mia, perché scriveva per me
cose bellissime? Ditemi secondo voi, se non era amore
questo.
Annuisco sorridendole e le guardo le mani
affusolate, di una carnagione color di perle, che si
torcono nervose da quando Dante è svanito laggiù, in
fondo alla piazza, in mezzo alla folla. C’è ancora
un’ultima domanda che vorrei porre alla fanciulla.
E ora che il Destino ha così voluto, cosa farete,
dama Beatrice? Il Destino... credete realmente nel
Destino? Io so di aver perso un amore, ma devo andare
avanti. Chissà, se le cose avrebbero potuto concludersi
diversamente. Ma forse... nonstante tutto forse mi ama
ancora... ma di un amore diverso. E’ consolante, in
qualche modo non mi fa sentire abbandonata. Mi chiedete
che cosa farò? Sapete, anche io mi sposerò: così devo
per fare contenti i miei genitori, che mi vogliono
vedere maritata. Ma sento che non sarò felice, è un
triste presentimento. Non giudicatemi pazza, perché non
lo sono!
Mi guarda dolcissima e implorante, e per
farle coraggio la abbraccio con semplicità, trattenendo
per qualche secondo quel corpo minuto e fragile ma così
infuocato. No, Beatrice non è affatto pazza, e i suoi
presentimenti si avvereranno molto presto, temo. So per
certo che si sposerà con Simone de’ Bardi e che morirà
nemmeno ventenne, e ancora ignara di tutto questo se ne
sta qui, sfavillante nella sua bellezza, a ripensare a
ciò che avrebbe potuto essere e che non sarà più. E
quella stessa bellezza verrà idealizzata e cantata da
Dante anche quando avrà lasciato questo mondo, rimanendo
immutata nei secoli a venire. Saluto Beatrice con tanta
amarezza nel cuore, e ritorno sui miei passi incontrando
nuovamente lo sguardo del povero mendicante.
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INTERVISTA A CURA DI
ELISELLE
FONTI:
FOTO GOOGLE IMAGE
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