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INTERVISTA IMPOSSIBILE
 
 

CAPUCINE
La Diva Triste
Un sabato si tolse la vita e per morire saltò nel vuoto, giù dall'ottavo piano del suo appartamento in un condominio elegante di Losanna. Lasciò la sua eredità ai suoi tre gatti...
  (Tolone 6 Gennaio 1931 - Losanna 17 Marzo 1990)







 
Di una bellezza rarissima, sofisticata e altera, di una raffinatezza decisa, aristocratica e leggermente androgina dotata di una sottile ironia si affermò nel cinema come rappresentante dell'eleganza e del fascino della donna francese.
Era stata, negli anni Cinquanta, la modella feticcio di Hubert de Givenchy e aveva incarnato per lui quell’equilibrio fra rigore estremo e studiata frivolezza che chiamiamo chic.


Le sue origini madame?
Sono nata in Francia a Saint-Raphaël - Tolone il 6 gennaio del 1928

Contrariamente a quanto molti dei suoi stessi amici credessero, era di estrazione sociale poverissima. ..
Scappai ragazzina scalza da quel piccolo villaggio ed arrivai a Parigi. Qui trovai lavoro da Givenchy, come sartina.

Lei nasce come Germaine Hélène Irène Lefebvre, come mai adottò il nome Capucine?
Capucine, è il nome francese del Tropaeolum, il nasturzio. Una pianta dal portamento eretto con una cascata variopinta di fiori tra il rosso e il giallo passando per l’arancione. Le mie tonalità di colore preferite.

Malgrado i desideri della famiglia, che avrebbe sognato per lei una carriera da insegnante, intraprese la carriera di mannequin e poi d’attrice…
Devo tutto al maestro Givenchy. Un giorno, mentre ero alle prese con una complicata passamaneria, il maestro scese in laboratorio, mi vide e mi promosse seduta stante in passerella.
Rapidissimamente diventai la mannequin più famosa di Francia e lavorai per molte maison storiche, come Dior e Balmain.

E nel cinema?
Sul grande schermo debuttati nel 1948, all'età di 20 anni, con una parte nel film L'aquila a due teste di Jean Cocteau, cui seguì un altro breve ruolo in Le sedicenni (1949), diretto da Jacques Becker.

Leggo dalla sua biografia che si laureò il lingue straniere…
Prima della laurea mi sposai con Pierre Trabaud, attore e doppiatore molto famoso in Francia, ma purtroppo per incompatibilità il nostro matrimonio durò solo sette mesi.

Dopo il divorzio non si sposò più.
Non ero fatta per il matrimonio o forse il matrimonio non era fatto per me

Noto dalle foto del tempo il suo volto dai lineamenti classici, il suo fisico snello con un portamento regale e una naturale eleganza…
La ringrazio….. nonostante lavorassi al cinema ricevetti molto proposte da celebri stilisti come Christian Dior e Pierre Balmain per fare l’indossatrice di alta classe

Tra le sue amicizie anche Audrey Hepburn…
La conobbi mentre lavoravo per Givenchy a Parigi, diventammo grandi amiche.

Fu notata dal produttore Charles Feldman…
Fu una gioia immensa, mi propose di trasferirmi a Hollywood. Era il 1958, in America incontrai molti attori famosi, toccai il paradiso con un dito! John Wayne mi propose il ruolo di protagonista femminile nel suo film Un dollaro d'onore…

Ma dovette rinunciare vero?
Purtroppo non conoscevo ancora bene l’inglese. Charles Feldman allora mi inviò a seguire un corso di recitazione e arte drammatica con il maestro Gregory Ratoff, e nel frattempo riuscii a perfezionare il mio inglese.

Poco dopo firmò un contratto con la Columbia.

Con la Columbia recitai da protagonista nel dramma Estasi, nel ruolo di una principessa russa.

Fu un successo, la critica lodò la sua interpretazione e la sua bellezza...
In seguito recitai in vari ruoli brillanti tra i quali l'affascinante ballerina di saloon nel film “Angelo” che riesce a conquistatore il rude cercatore Wayne sullo sfondo dell'Alaska del primo Novecento, durante la mitica corsa all'oro.

Poi venne il successo internazionale con la Pantera rosa e Ciao Pussycat…
Nella Pantera Rosa di Blake Edwards interpretai la glaciale moglie infedele dell'ispettore Clouseau (Peter Sellers), e in Ciao Pussycat di Clive Donner una nevrotica ninfomane che viene presa in cura da uno psichiatra dongiovanni (ancora Peter Sellers).

Recitò anche accanto a William Holden con il quale era legata sentimentalmente.
“Il leone” e “La settima alba” due pellicole d’avventura agli inizi degli anni sessanta. Con William fummo travolti dalla passione nonostante lui fosse sposato con l’attrice Brenda Marshall.

La ricordo a New York nella sala da ballo dell’Hotel Pierre in occasione della consegna del premio The Best…
Oh sì, ricordo, il premio era riservato agli uomini e alle donne più eleganti del mondo. Fu una serata particolare e sfarzosa tra statue e fontane e violinisti tzigani. Le gran dame dell'aristocrazia e della finanza indossavano gioielli da guardia del corpo. Io indossavo un abito di foggia lievemente spagnola, ma essenziale, portavo i capelli sulla nuca. Ricordo che mi chiesero la ricetta del mio fascino. Non ebbi dubbi a rispondere: “Il segreto è ancora e sempre la semplicità. Signore, mettetevi addosso meno roba possibile.”

Poi tornò in Europa, destinazione Svizzera.
Mi trasferii nella quiete di Losanna per curare la mia depressione. Ogni tanto accettavo qualche proposta ma furono film molto commerciali di scarsissimo interesse artistico, soprattutto italiani.

Per quale motivo accettò quei film?
Dovevo pur vivere. Non ero minacciata dalla miseria, ma quando si è abituati a un certo tono di vita, alcune rinunce possono risultare più dolorose.

Finito di girare tornava immediatamente a Losanna…
Ogni volta era un trauma per me abbandonare la mia casa. Amavo il mio appartamento arioso, pieno di mobili e di quadri d’autore. Trascorrevo il tempo a leggere, amavo la mia solitudine, i dettagli delle cose. La mia unica compagnia erano i miei tre gatti.

Come un’amante delusa trovava conforto nel rifugio della sua solitudine… Si sentiva messa da parte?
Sai, come un’amante ho amato il cinema incondizionatamente però dal cinema bisogna in qualche modo saper uscire. In un certo senso non ce l’ho fatta.


Capucine visse gli ultimi suoi anni a Losanna in estrema solitudine. Afflitta dalla depressione e da altri problemi di salute, tentò per la prima volta il suicidio tagliandosi le vene ma fu salvata in extremis.
Nel pozzo profondo della depressione era scivolata dopo la morte, per una malattia incurabile, dell' uomo cui era legata, un industriale svizzero che lasciò nella sua vita un vuoto mai più riempito.
Nel 1990 si tolse definitivamente la vita, era un sabato, e per morire scelse il modo più drastico e spaventoso saltando nel vuoto, giù dall'ottavo piano del suo appartamento in un condominio elegante di Losanna, poco distante dal lago. Aveva 62 anni.
Sul necrologio del New York Times, viene raccontato che gli unici eredi della sua fortuna furono i suoi tre gatti.



 



 





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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/03/21/addio-capucine-diva-troppo-triste.html
http://www.vogue.it/magazine/v50/capucine-by-javier-arroyuelo
http://it.wikipedia.org/wiki/Capucine
http://www.treccani.it/enciclopedia/capucine_(Enciclopedia_del_Cinema)/
FOTO GOOGLE IMAGE


 






 
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