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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Catwoman
La sensuale antieroina
Lei si muove con grazia nella notte
aggirandosi furtiva per le strade di Gotham City. E’ una
bellissima ladra con sembianze di gatta: è Catwoman! (DI FRANCESCA PANZACCHI)
Catwoman, il cui vero nome è Selina Kyle,
è un personaggio dei fumetti creato dalla fantasia di
Bob Kane e Bill Finger nel lontano 1940.
Questa
sensuale antieroina nasce in una famiglia disagiata, con
una madre che ha gravi turbe psichiche ed un padre
violento. Rimane orfana a soli dodici anni, così viene
affidata ad un orfanotrofio dal quale però riesce a
scappare per divenire prima una prostituta e poi
un’abilissima ladra.
Proprio a causa di questa
sua attività di ladra si trova spesso costretta ad
affrontare Bat-man, mentre il suo alter ego Selina si
innamora di Bruce Wayne non potendo sapere che costui in
realtà è proprio Bat-man, l’eterno rivale.
Un
fruscio, nella penombra. Poi nessun rumore. Tendo
l’orecchio e resto in allerta. Non vedo nessuno,
eppure avverto una presenza nella stanza. Un balzo
fulmineo e lei mi compare davanti. Sembra uscita dal
nulla. Sussulto per lo spavento, poi tiro un lungo
respiro prima di parlare. Deglutisco lentamente e la
saluto con un sorriso un po’ incerto…
Sorride
anche lei, con le sue labbra perfette, rosse e
scintillanti nel buio. Sembra quasi più un ghigno
beffardo che un sorriso di saluto. Si siede per terra
proprio come farebbe una gatta. Si accovaccia, mi
studia. Mi sfida con lo sguardo.
Io intanto ho
ripreso coraggio e mi siedo davanti a lei, sul
pavimento, con le gambe incrociate, ma mi tengo a debita
distanza.“Ti ringrazio per essere qui adesso, davvero
non pensavo che saresti venuta…” Riesco a dirle tutto
d’un fiato.
Poi proseguo e la incalzo con la
prima domanda: Cosa ti ha spinto ad accettare il mio
invito? La curiosità. E’ il motore di ogni mia
azione.
Perché indossi questo costume? Che cosa
rappresenta per te? Ho creato io il mio costume,
ispirandomi a Bat-man. L’ho cucito con le mie mani, l’ho
riempito della mia anima. Rappresenta il mistero, il
buio, il male… Ma anche la combattività e l’agilità
propria dei felini. L’ho arricchito con la mia
sensualità e la mia grazia.
Ami i gatti dunque e
ti identifichi con loro… Amo la loro sinuosità e la
loro bellezza, l’agilità e l’eleganza. Non disdegno la
loro crudeltà. Mi riconosco in essi perché abbiamo la
stessa natura di abili predatori e la stessa capacità di
giocare con le nostre prede, prima di ucciderle. Siamo
esseri crudeli e sfuggenti.
Pronuncia queste
parole con lentezza, quasi scandendole ed io
rabbrividisco leggermente prima di porre la domanda
successiva.
Qual’ è la tua arma migliore, il tuo
asso nella manica? Sono esperta nel combattimento
corpo a corpo e la mia tecnica è insuperabile! Risponde
sicura compiacendosi
Hai mai avuto paura? Mai
mentre combatto. Ho smesso di avere paura molto tempo
fa. Fa una pausa che non mi aspettavo, come se
all’improvviso qualcosa la turbasse nel profondo.
Avevi paura quand’eri bambina? Di tua madre… O forse
di tuo padre? Mia madre era malata di mente. La sua
follia la condusse alla morte.
Morì suicida vero?
Si suicidò quando io ero ancora molto piccola e questo
mi segnò per sempre.
Parlami di tuo padre…Che
tipo di persona era? Mio padre era un violento. Con
me e con mia madre, ci maltrattava spesso. Penso a lui
soltanto con disprezzo, non posso perdonarlo o
giustificarlo in nessun modo.
Tutto ciò è davvero
molto triste. Quanti anni avevi quando rimanesti orfana?
Avevo soltanto dodici anni. Mi misero in un istituto dal
quale però riuscii a scappare senza troppe difficoltà. E
così la mia vita cambiò, ancora una volta.
Vuoi
raccontarmi cosa accadde dopo quella fuga? Divenni
una prostituta. Non ne vado fiera, ma non ho rimpianti.
Non avevo davvero molta scelta. Da lì a diventare una
ladra il passo fu breve. Affinai la mia abilità giorno
dopo giorno. Rubare gioielli è la mia vocazione, credo
che il mio destino fosse segnato.
Nessun senso di
colpa? Nessuno.
Che cosa pensi del tuo
acerrimo rivale, Batman? Nutro per lui sentimenti
contrastanti. Gli sfuggo, ma a volte sono tentata di
restare. Vorrei imprigionarlo e fargli del male. Vorrei
rinchiuderlo per sempre in una cella sotterranea e
gettar via la chiave. Eppure so con certezza che, se
anche riuscissi a farlo, non potrei allontanarmi da lui
a lungo. Resterei a guardarlo attraverso le sbarre.
Attraverso le sbarre della prigione che io stessa gli ho
costruito.
Le tue parole davvero mi sconcertano,
giurerei che tu sia innamorata di lui! Innamorata?
No. Io non posso amare nessuno.
Eppure c’è
qualcosa che ti lega a lui, lo avverto da come ne parli.
Davvero senti di poterlo negare? Lui ha qualcosa di
famigliare e sconosciuto allo stesso tempo. Ha compiuto
scelte opposte alle mie eppure non è poi così diverso da
me. Siamo due esseri differenti e non ci incontreremo
mai se non per combattere eppure in qualche modo siamo
legati per sempre: il bene non può esistere senza il
male e viceversa… Questo è il nostro eterno legame.
Mentre rifletto sulla straordinaria ambivalenza dei
suoi sentimenti lei balza in piedi di scatto e in un
secondo è già sul davanzale, poi salta sul tetto e si
lascia inghiottire dal buio dal quale poco prima era
sbucata. Io invece resto seduta lì ancora un po’, a
fissare una finestra spalancata sulla notte, fin quando
un miagolio lontano squarcia il silenzio… Ma forse è
solo suggestione.
Francesca Panzacchi
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L'INTERVISTA E' A CURA DI FRANCESCA PANZACCHI
FONTI:
FOTO GOOGLE IMAGE
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