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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
LA DIVA DEL SILENZIO Clara Bow
La flapper
Attrice simbolo dell' "età del jazz",
Clara Gordon Bow fu una delle dive più famose di quel periodo,
diventò un'icona e sin dall’inizio della sua carriera si capì che
il suo fascino e la sua esuberanza l’avrebbero fatta diventare
una delle più importanti Star degli anni Venti, ma la sua
carriera brillante non coincise con la sua vita privata..
Siamo nell’America
del 1929, la borsa crolla, si respira in lontananza
l’odore acre delle bombe, quelle
scoppiate e quelle da scoppiare.
E’ un’atmosfera cupa, incerta quanto un
interregno, cani e barboni che
rovistano tra le macerie, Joséphine
Baker si esibisce per gli
immigrati nei locali per soli neri.
Brooklyn, New York, USA 1905 - Los Angeles, California, 1965
Ma nei locali di Broadway non si sente la
crisi, come in questa sala da ballo dove un’orchestrina
suona un vecchio rag time, le donne sono magre, hanno i
capelli corti, le frange e le perline dei vestiti
danzano il charleston. E’ musica allegra, gaia,
eccitante con le gonne frastagliate, cappellini con la
piuma, e poi ancora lustrini, e paillettes e sigaretta e
boa e trucco pesante. Si respira leggerezza, fuori
gli echi del Futurismo, il proibizionismo, il fumo delle
ciminiere, gli Anni ruggenti e la Belle Epoque, dentro
le flappers, il fruscio insolente dello sbattere di ali
degli uccellini. Sono giovani donne disinibite quasi
irriverenti, mostrano le gambe dritte fasciate da calze
in rayon color carne. Il rossetto è di un rosso intenso,
provocante, trasgressivo. Non c’è seno, non ci sono
fianchi, ma un alone di pubertà e giovinezza, e voglia
di divertimento. Ed in quel locale eccola qui, la
vedo, la quintessenza della flapper: Clara Bow. Carina,
sfacciata, smaliziata, impudente, poco vestita,
seducente e ribelle, dotata di uno splendido talento per
la vita.
Madame lei è nata a New York…
Veramente sono nata a Brooklyn, al tempo un quartiere
povero e estremamente malfamato.
La sua
famiglia? Non fu un’infanzia facile, mia
madre era affetta da schizofrenia, mentre mio padre,
quasi sempre ubriaco, abusava sessualmente di me.
Quindi abbastanza sfiduciata nei confronti
della vita… Abbastanza, ma non mi persi
d’animo e alla prima occasione cercai di realizzare i
miei sogni. A sedici anni partecipai ad un concorso di
bellezza organizzato dalla rivista Motion Picture
Classic che premiava ogni anno tredici ragazze giudicate
pronte ad iniziare una brillante carriera nel cinema. Lo
vinsi!! Mi presentavo molto bene, avevo una capigliatura
rossa ed ero portata alla recitazione.
Poi? Venni notata dalla Paramount che mi
mise sotto contratto per 50 dollari la settimana. Partii
per Hollywood e presi parte ad una serie di commedie.
Quale fu il primo film? “Beyond
the Rainbow” di W.Christy Cabanne, nel quale
interpretavo una scena passionale al fianco di Billie
Dove. Poi interpretai da protagonista una ragazza tutto
pepe per un film scatenato “Down to the Sea in Ships”.
Ma la felicità durò poco… La
stessa sera della prima mia madre si presentò nella mia
camera d’albergo con in mano un coltello da macellaio.
Era uno dei suoi momenti di crisi e desiderava
uccidermi. Intanto mi ero innamorata dell’attore
messicano Gilbert Roland. L’avevo conosciuto sul set di
“The Plastic Age” del 1925. Ci fidanzammo, eravamo
entusiasti l’una dell’altro. Poi subentrarono delle
forti incompatibilità, la storia durò appena due anni.
Nel 1927 conobbe Gary Cooper…
Sul set del film “Figli del divorzio”. Tra noi ci fu
un’affettuosa intesa, purtroppo avevamo caratteri
differenti e la nostra relazione ebbe non pochi
ostacoli. Tra le altre cose lui era geloso ed io non
volevo legarmi troppo. Mi chiese addirittura di
sposarlo.
Quando venne il successo?
Poco tempo dopo, interpretando la vivace commessa che
seduce il suo datore di lavoro nel film sentimentale
“It”. Il personaggio della flapper, la "maschietta" più
famosa dei Anni ruggenti, ottenne un grande successo e
il film mi lanciò come sex-symbol.
Ci
parli del film… Il film era tratto da un
romanzo della scrittrice Elinor Glyn e diventò ben
presto un vero caso, lanciando la moda dell'It che in
Italia se non sbaglio venne tradotto con “Quel certo non
so che”.
Il pubblico si innamorò di lei…
Mi proposero immediatamente un nuovo film e così nello
stesso anno, interpretai il ruolo della donna
teneramente innamorata del prestante aviatore Charles
"Buddy" Rogers nel drammatico Ali (Wings) di William A.
Wellman. Il film vinse un Oscar ed io diventai una
stella. Pensi ricevevo 45.000 lettere alla settimana dai
miei fans.
Molte coetanee del tempo
fecero di tutto per emularla. Certo,
indossavano quello che indossavo, sorridevano alla mia
stessa maniera, si truccavano come me… ma io non ero
molto diversa da loro eccetto per il fatto che lavoravo
di più ed ho sofferto di più.
Ci fu anche
un morboso interesse per la sua vita privata…
Soprattutto perché i produttori avevano deciso che
dovevo essere marchiata come “ragazza sexy” per cui
obbligarono gli sceneggiatori a creare scene sempre più
spinte obbligandomi a spogliarmi fino al limite
consentito. E più provocavo più guadagnavo. Ero arrivata
nel 1929 a percepire la paga di 2.800 dollari la
settimana contro i 10.000 annui di una normale attrice!
Proprio all'apice della sua carriera venne
travolta da un brutta faccenda, vero? La mia
segretaria e amica, Daisy De Voe, per qualche manciata
di dollari offrì ad un giornale scandalistico “The Coast
Reporter” il mio diario, nel quale erano raccolte le mie
memorie. Il rotocalco pubblicò in bella evidenza le
parti più piccanti riguardanti la mia vita sessuale. Lo
scandalo fu inevitabile.
E da lì uscirono
altre storie… Eh già, qualche debito di
gioco, qualche amore di troppo e forti problemi di
salute. In più fui accusata di adulterio dalla moglie di
un medico texano che mi portò in tribunale.
Lei come reagì? Ne fui sconvolta,
sentivo intorno a me troppa invidia e cattiveria e
inevitabilmente caddi in un forte esaurimento nervoso.
Il pubblico iniziò ad allontanarsi…
L'avvento del sonoro poi fece il resto: la mia voce
venne considerata poco adatta e nel 1933 posi fine alla
mia carriera ritirandomi dal cinema ed allontanandomi
definitivamente da quel mondo fatto di personaggi falsi
ed ipocriti.
Delusa? Li avevo
resi ricchi interpretando film che molti critici
consideravano schifosi. Non ebbi in cambio altro che uno
stipendio, impresari incompetenti, e qualche vecchia
storia tirata fuori dal cestino dei rifiuti…”
Qualcosa da salvare? Sicuramente i
miei due figli, avuti dall’attore Rex Bell che avevo
sposato nel ’31. Poi nulla…
Per finire
Madame, come giudica il divismo di quegli anni?
Possedevamo personalità. Facevamo ciò che ci piaceva.
Facevamo le ore piccole. Vestivamo nel modo che
volevamo. Oggi i divi sono più assennati e hanno una
salute migliore. Ma noi ci siamo divertiti molto di più.
Grazie, Madame. Grazie a lei…
Negli anni seguenti le condizioni mentali
dell'attrice si fecero via via più instabili, tanto che
passerà parecchio tempo ricoverata in diverse case di
cura . Si spense a causa di un attacco di cuore
all'età di sessant'anni. Verrà ricordata per essersi
esibita sul grande schermo come nessuna diva del suo
tempo abbia mai fatto, divenne un sex symbol del tempo.
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://www.enquire.it/2012/02/16/clara-bow-jazz-portrait/
http://it.wikipedia.org/wiki/Clara_Bow
http://www.ciakhollywood.com/biografie/cbow/
FOTO GOOGLE IMAGE
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