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INTERVISTE IMPOSSIBILI
Cléo de Mérode
La danseuse
Cléopatra Diane de Mérode, famosa con il
nome d'arte di Cléo de Mérode, è stata la danseuse più bella e
famosa della Francia inizio secolo, la sua grazia e la sua
sensibilità rimangono ancora oggi caratteristiche ineguagliabili
per tante donne moderne
Parigi, 1875 –
Parigi, 1966 .
Madame, leggo che lei è di
discendenze nobili… Mia madre Vincentia, imparentata
con il ramo belga dei Mérode, era una baronessa
austriaca.
Suo padre? Sono figlia di una
maternità extra-coniugale, quindi figlia naturale. Mia
madre si trasferì quanto prima a Parigi per nascondere
il suo stato. Mio padre, invece, era un pittore
austriaco, apparteneva ad un rinomato casato di origine
belga, ma non so altro. Purtroppo non l’ho mai
conosciuto. La mia famiglia si disgregò prima della mia
nascita.
E’ vero che sua madre la usò come
riscatto sociale? Ai quei tempi quel tipo di
maternità costituiva di certo un disonore, una colpa da
espiare. La bellezza di una figlia, voluta a tutti i
costi, sfidando la mentalità gretta del tempo, fu per
lei una rivalsa, il simbolo di purezza da ostentare e
non sicuramente il risultato di un volgare adulterio.
Le prime foto la ritraggono a soli tre anni e sono
scattate nello studio di Félix Nadar, l’inventore della
foto d’arte. Mia madre sapeva come muoversi. A sette
anni ero già uno dei “topolini” dell’Opéra, le
danzatrici in erba.
Come mai l’amore per la
danza? Più che amore direi una buona attitudine alla
disciplina, alla grazia e all’armonia del corpo. Pensi
che il debutto ufficiale avvenne ad appena undici anni.
… e fu subito successo! Beh non esageriamo!
Dicevano di me che riuscivo ad abbinare grazia e
bellezza, leggerezza e sensualità anche se la tecnica
lasciava a desiderare. Non c’era balletto in cui non
venivo notata: non per come danzavo sulle punte,
semplicemente perché ero bella.
Sconvolse i sogni
di tanti ammiratori… Solo successivamente mi resi
conto come gli adulti scorgevano dietro quel fisico
immaturo, dal contorno ancora acerbo, una straripante
femminilità.
Quindi… colpiva il suo fascino
adolescenziale. Beh sì anche in età adulta conservai
quel fisico fanciullesco con tanto di vitino stretto e
gambe lunghe affusolate.
Immagino che lei volesse
essere apprezzata solo come ballerina… Dovetti
lavorare duramente per emergere, la concorrenza era
spietata, e così mi ritrovai a calcare i palcoscenici
della Belle Epoque accettando compromessi ed esibendomi
in locali diciamo meno raffinati dell’Opera. Purtroppo
quel tipo di frequentazione mi costò la fama di donna
facile e capricciosa.
Disse di lei: “Io ero al
singolare, e le altre al plurale” Davvero?
Posò anche come modella, vero? Ricevetti molte
richieste di pittori e fotografi famosi dell’epoca tra i
quali Toulouse-Lautrec, Edgar Degas, Giovanni Boldini.
Famoso il cartellone pubblicitario per Les Folie
Berger di Toulouse-Lautrec… Mi ritrasse in punta di
piedi , con un tutù bianco che metteva in risalto il mio
“vitino da vespa”. Dopo quella locandina molte donne di
Parigi tentarono di imitarmi spremendo i propri fianchi
dentro sottilissimi vestiti.
Ci parli dello
scultore Alexandre Falguiére… A vent’anni, mi resi
conto di non possedere il fuoco sacro dell’arte e ben
presto mi dovetti convincere che non sarei mai diventata
una Sarah Bernardt della scena. L’incontro con lo
scultore avvenne proprio allora e mi trasformò in
un’icona di bellezza femminile. Al Salon du Printemps
Falguiére espose la sua Danseuse: nuda, verginale, il
mio volto inconfondibile che illuminava il bianco marmo
del seno, del ventre e delle gambe fece il resto...
Divina o impura? Suscitò grande scandalo tra i
puritani. Fui travolta da quel clamore ed addirittura
dovetti negare di aver posato, ma l’effetto fu l’eterno
dibattito tra chi mi riteneva divina e chi mi voleva
impura. Successivamente nella mia autobiografia “Le
Ballet de ma vie” chiarii la cosa: Falguière aveva solo
immaginato le mie forme attraverso i miei vestiti in
quanto non mi ero mai spogliata.
Tra i tanti
ammiratori spunta il nome del re Leopoldo II del Belgio
Era il 1896 quando Leopoldo mi vide danzare per la prima
volta durante un viaggio a Parigi. Io avevo 22 anni, lui
quaranta di più. La nostra relazione diventò come il
segreto di Pulcinella, eravamo su tutte le bocche e su
tutti i giornali. Nei salotti di tutta Europa il re fu
ribattezzato Cleopold.
Come mai tutto questo
sarcasmo? Io ero considerata la donna più bella di
tutta Parigi mentre lui era anziano, grasso e imponente.
Mi seguiva in quasi tutte le tournée inondandomi di
fiori e regali. Non perdeva una mia esibizione al teatro
dell’Opéra. Per i giornali d’epoca diventai la bambolina
ostaggio di un vecchio, manovrata a suo piacimento.
Questo evento contribuì maggiormente a renderla
l’ideale di bellezza irraggiungibile e verginale… Ne
fui così consapevole che mi adeguai nel modo di vestire
e nel comportamento evitando pose volgari. Doucet, il
più grande couturier del tempo, disegnò per me abiti
sobri senza mai indugiare in spacchi e decollété di
troppo, mantenendo quindi quell’alone celestiale.
In effetti leggendo le sue biografie non viene mai
accomunata alle grandi mantenute dell’epoca. Curai
molto la mia immagine. Le mie foto, diventarono
cartoline, oggetto pubblicitario, calendario, feticcio,
una moda e una mania. Ci fu uno sfruttamento commerciale
senza pari, centinaia di migliaia di riproduzioni per
tutta Europa e le Americhe...
Ci può spiegare
finalmente il mistero di quello chignon basso con riga
centrale, sua inconfondibile acconciatura ? Leopoldo
il re del Belgio in un impeto di gelosia mi tagliò i
lobi. Il suo stato di impotenza lo portava spesso ad
eccessi incontrollati di rabbia. E così adottai quella
pettinatura per coprire la mutilazione.
Il grande
fotografo Cecil Beaton soleva raccontare un aneddoto su
di lei. Sì, eravamo nell’appartamento di rue de
Téhéran a Parigi, io avevo quasi novant’anni. Nel
salutarlo, dopo un servizio fotografico, gli dissi:
“Ricordatevi, sono molto civetta. Mi promettete di
distruggere le foto venute male?”
Ma lui disse
anche che mai avrebbe scambiato la sua immagine di
“romantica stella” con “qualsiasi foto delle nuove star
del firmamento contemporaneo”… Beh lui era troppo
buono con me, forse nel catturare quell’immagine non
stava fotografando me, ma l’ideale femminile che
incarnava e cristallizzava un’epoca.
Cleo ha
continuato a ballare fino ai primi anni Cinquanta e fu
molto popolare in Austria, suo paese d’origine, dove
strinse amicizia con il pittore Gustav Klimt. Sembra che
tra loro due nacque un’intensa relazione amorosa, ma a
dire il vero furono molti gli amanti che le cronache del
tempo attribuirono alla bella Cleo. Lei si limitò ad
affermare di aver amato solo due uomini nella sua vita:
un giovane conte morto prematuramente ed un
irresistibile ambasciatore Spagnolo che però non fu
capace di restarle fedele. Si ritirò a Biarritz dove
trovò la morte nel 1966 a 91 anni. E’ sepolta nel
cimitero di Pere Lachaise a Parigi.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
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