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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Cristina di Svezia
"Io non morirò zitella,
morirò scapolo!"
Il mondo di Cristina era un mondo
freddo: la sua epoca fu la più fredda che l'Europa ricordasse
da migliaia di anni, un 'piccola era glaciale’ che distrusse i
raccolti e fece gelare i mari. Era anche un mondo infestato dalla
sporcizia, funestato da malattie, acqua inquinata, cibo scarso;
un mondo dove i contadini soffrivano la fame e le donne avevano
scarso potere.... Regina di Svezia dal 1632 al
1654
(Stoccolma, 18 dicembre 1626 – Roma, 19 aprile 1689)
Solo una persona dal carattere energico
avrebbe potuto sfidare questa malasorte. E il destino
offrì alla storia questa figura contraddittoria,
libertina e religiosa, protestante e cattolica, e allo
stesso tempo ferma nelle proprie convinzioni.
Appassionata d'arte e di filosofia aveva una personalità
complessa e anticonformista, dotata di grande
intelligenza e di straordinario temperamento era amante
del sapere, dei libri, della pittura, protettrice e
mecenate di artisti e scienziati e giustamente
considerata una delle donne più colte del suo tempo. Nel
suo letto passarono sia uomini che donne, principesse e
cardinali, uomini d’affari e soldati semplici. Fu
considerata di volta in volta lesbica, ermafrodito e
atea, infranse ogni convenzione per affermare il suo
diritto a decidere e a seguire le proprie inclinazioni a
prescindere dal ruolo, dal rango e dall'essere una
donna.
Suo padre Gustavo muore durante la Guerra
dei Trent’anni… cominciamo da qui? Volentieri, avevo
sei anni e mi ritrovai unica erede. Venni affidata al
cancelliere di corte, il fedele Axel Oxerstierna, perché
mia madre, affetta da melanconia, occupava le sue
giornate con lunghe passeggiate nel verde ed amabili
conversazioni.
Chi governò il suo Paese? Per
dodici anni la mia patria fu governata da una reggenza
provvisoria fino alla mia maggiore età. Nel frattempo
ricevetti un’educazione adeguata al mio rango
principesco. A 18 anni venni incoronata regina.
Fu famosa per le sue idee progressiste e ribelli… Ero
amata dal mio popolo perché posi fine alla guerra dei
Trent’anni che insanguinò con oltre otto milioni di
morti mezza Europa. Vide di fronte i re luterani del
nord Europa e gli Asburgo austriaci cattolici. Firmai
tre trattati di pace e nel 1648 la guerra finì con la
pace di Westfalia.
Verso i vent'anni entrò in
rotta di collisione con il Cancelliere e la Reggenza, ci
può spiegare i motivi? Semplice, loro volevano a
tutti i costi che prendessi marito, possibilmente nel
giro dei miei nobili cugini, in modo da assicurare alla
Svezia un vero re. Dal mio canto, pur essendo pronta ad
innamorarmi, provavo una forte avversione al matrimonio.
Non mi rassegnavo all'idea di passare in seconda linea
rispetto a chi, sposandomi, sarebbe diventato re del mio
regno.
"Io non morirò zitella, morirò scapolo!"
Le ricorda qualcosa questa frase? Pronunciai la frase
nel 1649, quando, per sottrarmi alle pressioni del
Senato in merito al mio matrimonio, manifestai le mie
prime intenzioni di abdicare a favore del Principe
Ereditario mio cugino Gustavo Adolfo
Non temeva
le dicerie sulla sua sessualità? Ero nata per
stupire, a cominciare dai primi istanti di vita quando
venni presa per maschio perché affetta da ipertrofia
clitoridea. "Questa bambina varrà quanto un uomo" disse
mio padre. Ed in effetti sin da adolescente il mio stile
di vita contrastava con gli aspetti maggiormente
femminili delle convenzioni del tempo dimostrando sin da
allora un temperamento vivace e anticonformista.
Il suo rapporto con gli uomini? Mi furono attribuiti
comportamenti libertini, ma io non disdegnavo gli
uomini, anche se spesso mi sorprendevo a pensare che
avrei preferito la morte a un marito. Del resto non
avevo il minimo desiderio di avere figli. Ero convinta
che, in ogni caso, avrei partorito un mostro.
Nella sua biografia si parla di una sua sfrenata
passione per la cultura… Adoravo circondarmi di
filosofi e letterati. Tra gli altri chiamai da Parigi il
filosofo René Descartes (Cartesio). Purtroppo lo
obbligavo a conferire con me ogni mattina alle cinque in
punto, lui non resse il rigido inverno scandinavo e morì
l’11 febbraio del 1650 per una polmonite.
Intanto
le cose nel Regno non andavano bene… Regnavo su un
paese povero e le continue guerre purtroppo imponevano
tasse sempre più alte a contadini abituati per lunga
tradizione ad una fiscalità assai blanda.
Quindi
non fece nulla per il suo popolo? Cosa potevo dare,
ero semplicemente prigioniera dell’aristocrazia che
reclamava l’aumento delle rendite.
Chi era Belle?
Una giovane aristocratica dallo sguardo malinconico ma
molto avvenente, per un lungo periodo fu la mia compagna
ufficiale. All’ambasciatore inglese che ci vide insieme
dissi: «Questa è la mia compagna di letto» e per
tranquillizzarlo aggiunsi: «La sua anima è bella come il
suo corpo!»
Poi cosa accadde? Belle si sposò,
era il 1652, ed io mi convertii al Cattolicesimo, atto
che meditavo da tempo. Detestavo il rigore dei
protestanti. Abbracciai la fede con tanto entusiasmo che
non nascosi la conversione e così non potendo abiurare
dopo dieci anni di regno rinunciai alla corona. Quello
che mi interessava maggiormente era ottenere garanzie
circa il mantenimento del mio status regale.
E
poi? Sbrigate le mie cose partii da Stoccolma,
attraversai la Svezia in incognito, a cavallo, vestita
da uomo e con una piccola scorta. Finsi un viaggio
diretta in Danimarca, ma il realtà la mia meta era Roma.
Una vittoria incalcolabile per i cattolici! Già!
In effetti era pur sempre una Regina che rinunciava al
trono per abbracciare la fede cattolica. Nel 1655
incontrai il Santo Padre in Vaticano.
Per questa
conversione si narra che pretese qualcosa in cambio…
L’Europa cattolica avrebbe dovuto essere più
riconoscente. Caso unico nella storia di Regina senza
Stato chiesi per il mio gesto il piccolo Regno di Napoli
e una cospicua rendita per il mio mantenimento a Roma o
in subordine il regno di Polonia, ma la Francia nella
persona di Mazzarino si oppose.
Come si trovò a
Roma? Fui accolta con grandi onori e feste dal nuovo
papa, Alessandro VII Chigi, e da tutta la nobiltà
romana. In mio onore fu restaurata Porta del Popolo da
Gianlorenzo Bernini.
Quale fu la sua residenza?
Mi insediai nel Palazzo Riario alla Lungara che avevo
acquistato già nel 1659. Ero rimasta affascinata dal
grande parco che saliva fino in cima al Gianicolo.
(Attualmente l’Orto Botanico di Roma. ndr) Mi dedicai
all’alchimia, alla chimica e all’astrologia e
soprattutto alla botanica.
Lei non aveva mai
rinunziato al titolo di regina, vero? No, e perché
mai? Nel palazzo installai un piccola corte facendo
della mia residenza un centro intellettuale e base di
feste, avventure galanti e ritrovo di diplomatici di
tutto il mondo. Nel mio salotto si potevano incontrare
le migliori menti e artisti dell’epoca ed anche
influenti cardinali come Benedetto Pamphilj e Pietro
Ottoboni; oppure musicisti del calibro di Alessandro
Scarlatti, Arcangelo Corelli e Bernardo Pasquini. Pensi
che la mia ricchissima biblioteca fu la base della
Biblioteca Alessandrina. Promossi tra le altre cose un
teatro, il Tordinona, destinato a rappresentazioni
operistiche pubbliche, il primo del genere a Roma.
Lei fu la donna più ammirata e calunniata d’Europa.
La definivano un vanto e uno scandalo vivente…
Diciamo che nessuno mi trovava capace di passare una
intera giornata a cavallo e nel contempo di conversare
con i sapienti dell’epoca. In effetti il mio modo di
apparire in società destava scalpore. Ad esempio, pur
essendo di statura non alta, non portavo calzature alte
come le altre dame di corte, ma scarpe basse maschili di
marocchino nero.
Si narra che i prelati non
apprezzassero la sua ironia nelle dispute diplomatiche.
Non riuscivo a tollerare l’ipocrisia bigotta della corte
vaticana.
Chi era Decio Azzolino? Ecco, lui fu
l’unico cardinale con il quale legai. Anzi me ne
innamorai, in un momento di vera passione gli scrissi:
«Voglio vivere e morire schiava vostra»
Il suo
decesso pose fine ad una vita eccezionale e piena di
contraddizioni. Fu insieme religiosa e libertina:
attratta eroticamente da gentildonne e avventurieri. Fu
anche generosa e dissipatrice: visse piena di debiti, ma
lasciò in eredità inestimabili collezioni d'arte.
Morì nel 1689 a 63 anni, dopo una crisi di rabbia: un
prelato aveva osato insidiare una delle fanciulle che
prediligeva. Prima di morire aveva ordinato ventimila
messe per il riposo della sua anima. Lasciò la sua
ingente eredità al suo unico grande amore maschile,
ossia il cardinale Azzolino come «dimostrazione
d’affetto, di stima e di gratitudine», ma l’erede morì
due mesi dopo di lei.
Convertita preferita di ben
4 papi: Alessandro VII Chigi, Clemente IX, Clemente X
Altieri, Innocenzo XI Odescalchi fu sepolta solennemente
con la corona in testa e lo scettro in mano nelle grotte
vaticane della Basilica di San Pietro, come accadeva nel
IX e X secolo per i re sassoni venuti a Roma per
convertirsi. Il suo corpo imbalsamato fu esposto per
quattro giorni a Palazzo Riario. Fu poi trasportato alla
chiesa di Santa Maria in Vallicella, la Chiesa Nuova
degli oratoriani dove la salma rimase tutta la notte e
il giorno seguente; al calar della notte, la salma, con
il volto scoperto, fu trasportata al di là del Tevere
nella basilica di San Pietro, per il suo ultimo riposo.
In quello stesso anno in Inghilterra John Locke
pubblicava un saggio " Sul governo civile " contro
l'assolutismo monarchico e fautore della ribellione ad
esso. Probabilmente sarebbe piaciuto all'antica allieva
di René Descartes. Greta Garbo, nel film del 1933 "La
regina Cristina" diretto da Rouben Mamoulian, la
rappresentò degnamente.
|
INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://it.wikipedia.org/wiki/Cristina_di_Svezia
http://www.haendel.it/persone/regina_cristina.htm
http://www.culturagay.it/cg/biografia.php?id=105
http://www.mclink.it/personal/MK4720/editoria/cristinadisvezia.htm
http://www.universitadelledonne.it/cristina%20di%20svezia.htm
FOTOGRAFIA: GOOGLE - QUEEN CHRISTINE GRETA GARBO
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