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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Franca Rame
Una vita all'improvvisa
ATTRICE TEATRALE, DRAMMATURGA E POLITICA
ITALIANA Formidabile attrice, ma soprattutto una donna
coraggiosa, capace di affrontare le dure battaglie della vita con
determinazione, fierezza e grandissima dignità "Vidi
Franca e fu un fulmine a ciel sereno. Era una bionda mozzafiato,
più bella di Rita Hayworth e certe volte sembrava una Marilyn Monroe
più alta e più felice. Quando me la son trovata davanti il
cuore ha cominciato a danzare a ritmo forsennato. Però poi è
stata lei a spingermi contro un muro e a baciarmi la prima
volta." (Dario Fo)
(Parabiago 18 luglio 1929 - Milano 29 maggio 2013)
Le sue origine madame?
Provengo da una famiglia con antiche tradizioni teatrali
legate al teatro dei burattini e delle marionette,
risalenti al 1600.
Figlia d'arte quindi…
Mio padre Domenico era un attore e mia madre Emilia
Baldini fu prima maestra, poi attrice. Anche mi fratello
Enrico intraprese la carriera di attore.
Si dice che sua madre l’abbia partorita sul
palcoscenico… Beh quasi… Il mestiere del
teatro non l’ho scelto io, sul palcoscenico mi ci hanno
portato i miei genitori da quando avevo otto giorni per
fare il figlio neonato di Genoveffa di Bramante. La
compagnia teatrale era composta dai miei genitori, mio
fratello, zii e cugini e giravamo per le piazze e i
teatri della Lombardia e del Piemonte. Poi altri
personaggi sempre in ruoli da infante.
Quindi deve il suo mestiere ai suoi genitori…
C’è un momento della mia infanzia che spesso mi ritorna
in mente. Sto giocando sul balcone e sento mio padre che
parla con la mamma: “È ora che Franca incominci a
recitare, ormai è grande”. Avevo tre anni.
A venti anni era attrice di prosa e rivista…
Nel 1951 fui tra le protagoniste di “Ghe pensi mi” di
Marcello Marchesi con il bravissimo Tino Scotti in scena
al Teatro Olimpia di Milano.
In quale
occasione conobbe Dario Fo? Recitavamo
insieme nella rivista: Sette giorni a Milano. Tra noi
nacque subito una meravigliosa sintonia. Dario ripete
spesso: «Vidi Franca e fu un fulmine a ciel sereno. Era
una bionda mozzafiato, più bella di Rita Hayworth e
certe volte sembrava una Marilyn Monroe più alta e più
felice. Quando me la son trovata davanti il cuore ha
cominciato a danzare a ritmo forsennato. Però poi è
stata lei a spingermi contro un muro e a baciarmi la
prima volta».
Cosa le disse Dario?
"Non ho un soldo… Per potermi liberare dal lavoro e
venire alle prove ho dovuto licenziarmi dallo studio di
architettura dove sviluppavo progetti". E io allegra
risposi: "Mi fa piacere, adoro nutrire randagi, gatti
abbandonati e disoccupati affamati".
Da
allora inseparabili nella vita, sul palcoscenico e nella
comunanza ideologica… Sono stata la
protagonista femminile di tutti i suoi spettacoli,
collaborando a stesura dei testi e messe in scena.
Nel ’54 il matrimonio… Sposai
Dario Fo il 24 giugno 1954 a Milano nella basilica di
Sant'Ambrogio. L’anno successivo nacque nostro figlio
Jacopo.
Nel 1958, insieme a suo marito,
diede vita alla Compagnia Dario Fo-Franca Rame con
ottimi successi di pubblico. Fu una
esperienza molto appagante, ci facemmo conoscere da
tutti gli italiani.
… Tanto che nel ‘62
vi venne affidato il sabato sera con la popolare
trasmissione televisiva Canzonissima. Poche puntate e la
RAI vi sottrasse la conduzione. Cosa combinaste?
Facemmo le prime sei puntate poi venimmo sostituiti
dalla coppia Sandra Mondaini e Tino Buazzelli. La pietra
dello scandalo fu uno sketch su un costruttore edile che
si rifiutava di dotare di misure di sicurezza la propria
azienda.
La cosa provocò proteste e
polemiche… addirittura interrogazioni parlamentari…
E ci credo! Attraverso la satira era nostra intenzione
far emergere la drammaticità delle condizioni lavorative
nell'edilizia e, per estensione, in altri settori di
manovalanza. Fummo costretti a lasciare la trasmissione.
Successivamente sempre con Dario fondaste il
gruppo di lavoro teatrale: La Comune.
Eravamo nel 1968, per divergenze politiche uscimmo dal
circuito teatrale istituzionale e iniziammo a recitare
in luoghi fino ad allora non deputati per lo spettacolo
dal vivo come, fra gli altri, le case del popolo, le
fabbriche e le scuole occupate). Interpretammo
spettacoli di satira e di controinformazione politica
anche molto taglienti come tra gli altri: “Morte
accidentale di un anarchico” e “Non si paga, Non si
paga”.
Arte e lavoro, vita privata e
impegno politico viaggiavano ormai parallelemente…
Insieme a Dario sostenemmo l'organizzazione Soccorso
Rosso Militante, sposando l'impegno sociale e politico
in maniera netta. Aderimmo a molte iniziative spinti
soltanto dalla nostra coscienza e dalla nostra analisi
politica.
Una su tutte? Beh
quando nel 1971 sottoscrivemmo la lettera aperta
pubblicata sul settimanale "L'Espresso" sul caso
Pinelli, l'anarchico morto a Milano dopo essere “volato”
dagli uffici della Questura.
Ne pagò
pesantemente le conseguenze… anche personali…
Si riferisce all’episodio dello stupro?
Esattamente. Fu una vendetta bella e buona
per le mie posizioni umanitarie. Venni sequestrata da
esponenti dell'estrema destra e fui costretta a subire
violenza fisica e sessuale.
Era il 9
marzo 1973… Fui costretta a salire su un
furgoncino da cinque uomini, dai quali fui poi stuprata
a turno e malmenata.
Poi cosa accadde?
E’ notte, camminai… non so per quanto tempo. Senza
accorgermi, mi trovai davanti alla Questura. Appoggiata
al muro del palazzo di fronte, pensavo a quello che
avrei dovuto affrontare se fossi entrata… Immaginavo le
loro domande. Vedevo le loro facce… i loro mezzi
sorrisi… Pensai e ripensai… Poi mi decisi… Tornai a
casa… “Li denuncerò domani.“
Come andò il
processo? Furono individuati i mandanti e gli esecutori?
Il neofascista Angelo Izzo, ha dichiarato che lo stupro
fu "ispirato" da ambienti dei Servizi segreti ed
eseguito da uomini dell’estrema destra. Quello che so di
certo che alla notizia stupro nella caserma dei
carabinieri della divisione Pastrengo si fece festa. Il
procedimento penale si concluse solo nel febbraio 1998,
vale a dire 25 anni dopo, comportando la prescrizione
del reato.
Ebbe la forza e il coraggio di
raccontare tutto nel monologo nell'opera, "Lo stupro",
parte dello spettacolo “Tutta casa, letto e chiesa” del
1981. Sì esatto, ho ricordato questa
dolorosa vicenda, ma a distanza di tempo.
Cosa rimane di quella tragica esperienza?
Lo stupro procura una ferita insanabile nell’animo. Ci
ho messo tutto il mio impegno, ma non sono mai riuscita
a perdonare.
Dalla sua biografia
risultano anche delle nubi nere sul suo bellissimo
rapporto con Dario… Beh sì, vivemmo un grave
momento di crisi della coppia. Eravamo a fine anni
ottanta quando, stanca per i continui tradimenti di
Dario, annunciai in tv (se non ricordo male in una
puntata di Domenica In) l’intenzione di divorziare. La
crisi rientrò dopo le pubbliche grida di disperazione di
mio marito.
Nel 2006 venne eletta in
Parlamento… Mi candidai capolista al Senato
in varie regioni del nord e centro tra le file
dell’Italia dei Valori con Antonio di Pietro.
Perché si dimise? Quel palazzo è il
frigorifero dei sentimenti. Non riesci a fare amicizia
con nessuno. Non ti vedono. Non ti salutano. Nessuno ti
invita a bere un caffè. Conti solo per quel voto che
devi dare in aula. Le istituzioni sono impermeabili e
refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione
esterna, cioè non proveniente da chi è espressione
organica di un partito o di un gruppo di interesse
organizzato.
Le leggi le fanno le lobby e
non il popolo? Ebbene sì. Sinceramente mi
sentivo un pesce fuor d’acqua. La mia onestà
intellettuale e la mia esigenza di concretezza non mi
hanno permesso di continuare quell’esperienza. Ero
stanca di votare contro la mia coscienza.
Rimpianti? Oggi, alla mia età, posso
dire che sto cercando di terminare le cose della mia
vita lasciate in sospeso, come una biografia che sto
scrivendo – diciamo – per non lasciare niente al vuoto.
Ma quello che vorrei continuare a dire alle donne, anche
dopo la mia morte, è di non perdere mai il rispetto di
se stesse, di avere dignità. Sempre. Ripensando alla mia
vita non ho mai permesso che mi si mancasse di rispetto
In seguito Antonio Di Pietro la propose come
Presidente della Repubblica: raccolse ventiquattro voti.
Nel 2009 scrisse assieme al marito Dario Fo la sua
autobiografia intitolata “Una vita all'improvvisa”. Il
19 aprile 2012 venne colpita da un ictus e ricoverata
d'urgenza al policlinico di Milano. È morta il 29 maggio
2013, nella sua abitazione di Porta Romana a Milano,
all'età di 83 anni. È sepolta nel Famedio del Cimitero
Monumentale di Milano a fianco al suo carissimo amico
Enzo Jannacci.
Così Natalia Aspesi ricorda la
grande coppia: «Insieme, sul palcoscenico, nella vita
privata, nella comunanza ideologica, nell’impegno
politico attivo, nella scrittura, nell’amore per il
figlio Jacopo e per i nipotini, nelle delusioni, nella
coerenza, nella resistenza ai soprusi, nei litigi, nella
messa al bando da una società vile, nell’ostracismo da
parte del potere, nella generosità munifica, nella
solidarietà e affetto per e degli altri. Insieme anche
nei premi: quando a Stoccolma, nel dicembre del 1997 fu
conferito a Dario Fo il Nobel per la Letteratura, lui
mostrò una foto della moglie Franca Rame, dedicandole
parole bellissime per dividere con lei, com’era giusto,
l’alto riconoscimento». Le prime parole di Franca in
occasione del Nobel assegnato a suo marito? “Perché sono
poche le donne che vincono un Nobel? Perché non hanno
alle spalle una moglie che fatica per aiutarli!”
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://www.repubblica.it/spettacoli/teatro-danza/2013/05/29/news/morta_franca_rame-59887246/
http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=RAME+Franca
di Girolamo De Michele
http://www.carmillaonline.com/2013/05/31/lo-stupro-di-franca-rame-i-fascisti-i-carabinieri
https://it.wikipedia.org/wiki/Franca_Rame
FOTO GOOGLE IMAGE
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