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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Justine
Le disavventure della
virtù
Justine è la protagonista del romanzo
omonimo, la prima opera di Donatien Alphonse François de Sade,
pubblicata nel 1791. Chiuso in carcere, il Marchese De Sade
trascorre le giornate tra deliranti visioni che gli ispirano le
vicende delle due sorelle Justine e Juliette, ambientate nella
Francia del XVIII secolo
Al contrario della sorella, Justine è il
simbolo della virtù, dell'innocenza che viene sopraffatta dal
vizio e dalla lussuria. Un animo nobile, grazioso umile nella sua
bontà e immensamente devoto alla provvidenza. (Anno uscita
libro: 1791)
Madame, la sua storia inizia
all’età di tredici anni… Mia sorella
Juliette ed io, a seguito della morte improvvisa di mio
padre, rimanemmo orfane e fummo costrette ad abbandonare
il convento per procurarci da vivere.
Due
ragazze di nobile lignaggio improvvisamente povere…
Beh, quando lasciai il convento, avevo con me l’eredità
di mio padre, che consisteva in una piccola quantità di
oro.
Le vostre strade si divisero…
Un’amica di famiglia, Madame de Buisson, ci offrì un
alloggio. Juliette acconsentì mentre io mi rifiutai
sdegnata.
Perché mai? Madame
de Buisson era proprietaria di un bordello a Parigi ed
in cambio dell’alloggio ci chiese di prostituirci.
Quindi sua sorella rimase?
Juliette, poco tempo prima, era stata sedotta da una
donna. Durante quegli incontri aveva appreso che
moralità, religione ed altri concetti simili non hanno
alcun significato. Prese questi insegnamenti così alla
lettera che ben presto imparò le arti dell’amore. Lei
era bella, bionda e viziosa ed ottenne immediatamente
successo tra i frequentatori del bordello tanto che
divenne una ricchissima cortigiana, richiesta dalle
maggiori corti europee e specialista del piacere e
purtroppo anche del crimine.
Lei Justine
cosa fece? La mia cieca devozione al
Cristianesimo mi impose di cercare di guadagnarmi da
vivere lavorando onestamente e seguendo una rigorosa
morale cattolica. Incontrai per caso un sacerdote che mi
offrì di conservare al sicuro il mio oro. Ovviamente
quell’oro non lo vidi più, ma tramite lui conobbi
Monsieur De Harpin il quale mi accolse nella sua casa.
In cambio di cosa? Lavorai come
cameriera e saltuariamente feci anche servizi da
sguattera.
Poi cosa accadde?
Nonostante il lavoro umile stavo bene in quella casa, ma
alcuni amici di Monsieur De Harpin iniziarono a farmi
delle avances. Naturalmente io mi rifiutai ed allora
venni accusata ingiustamente di furto, mandata in
prigione e condannata a morte.
Come
avvenne? Un certo Monsieur Derroches fu
letteralmente rapito dalla mia bellezza che iniziò a
farmi degli inviti pressanti. Visto i miei continui
rifiuti decise di farmela pagare sottraendo dalla casa
un prezioso amuleto. Il giorno dopo chiamò la polizia e
l’amuleto fu ritrovato nella mia stanza.
Venne arrestata? Certo. In carcere incontrai
Madame Dusbois, la più celebre delinquente di Francia,
la quale mi coinvolse in un piano di fuga. Attraverso
uno stratagemma riuscimmo a scappare.
Durante la fuga conobbe l’amore, vero? Forse
per la tensione o per la corsa a perdifiato svenni nei
pressi della casa studio di un pittore di nome Raymond.
Mi ospitò nella sua casa. Lui si prese cura di me ed io
ebbi la fortuna di conoscere una persona meravigliosa,
un uomo romantico e un eccezionale pittore. Mi ritrasse
in alcune sue tele.
Stava bene vero?
Furono giorni incredibilmente belli. Mi innamorai di
lui, della sua grazia e della sua cortesia. Era così
delicato e diverso dalla concezione e dagli esempi
maschili che avevo finora conosciuto che alle volte
credevo davvero di essere dentro un sogno. Poi purtroppo
le cose belle finiscono e purtroppo dovetti abbandonare
quel nido d’amore.
Era ricercata dalle
guardie per la fuga dal carcere, immagino…
Esattamente… mi nascosi nel palazzo del marchese di
Bressac, dove anche qui lavorai come cameriera personale
della marchesa. Il marchese era un omosessuale e covava
propositi di liberarsi della moglie. Mi mise al corrente
dei suoi propositi criminali. Immediatamente rivelai
tutto alla marchesa che a sua volta tentò di uccidere il
marito. Mise un potente veleno nella brocca del vino, ma
i suoi tentativi goffi di far bere il marito furono
vani.
In questo modo il marchese scoprì
le intenzioni della moglie… …e soprattutto
chi fosse stata a metterla al corrente dei suoi piani. A
quel punto preso dall’ira uccise sua moglie e si liberò
di me imprimendo a fuoco sul mio petto la lettera "M",
che al tempo costituiva il marchio dell'infamia.
Dove andò? Nel mio peregrinare
incontrai nuovamente la Dubois. Secondo lei dovevo in
qualche modo sdebitarmi per la fuga dal carcere e mi
costrinse ad esibirmi nuda su un palcoscenico. Purtroppo
una sera, durante uno spettacolo, la vista del marchio
dell'infamia, provocò un putiferio nel locale e il
pubblico mi additò come assassina.
Intanto sua sorella… Al di là del colore dei
capelli, lei bionda ed io mora, eravamo due persone
completamente differenti. Certamente non si può dire che
Juliette fosse una ragazza virtuosa…
Cosa
fece? Frequentava gente di malaffare e
uomini libertini dediti completamente al vizio, come il
feroce Clairwil, la cui passione principale era uccidere
giovani uomini durante gli amplessi. Poi dovette
scappare da Parigi e rifugiarsi in Italia. Qui
intraprese relazioni dissolute con uomini nobili e
appartenenti al clero, tra i quali lo stesso papa Pio
VI, compiendo varie azioni efferate. Ormai presa dal
vizio sottoponeva a torture altre giovani ragazze fino
ad ucciderle. Passò i suoi primi trent’anni di delitto
in delitto uccidendo senza esitare chiunque si poneva
sulla sua strada, per diventare infine la mantenuta di
un Conte.
Lei invece? L’avevamo lasciata
con la M impressa sul petto… Beh le
disgrazie non finirono lì. Purtroppo per me era una
costante incontrare ogni specie di individui degenerati
e perversi, da libertini a ladri passando per
profittatori, falsari, medici, criminali, nobili,
religiosi e chi ne ha più ne metta!
Com’erano quegli incontri? Ero il giocattolo
di ogni loro scelleratezza, tentavano in tutti i modi
anche con argomenti filosofici, di convincermi
sull’inutilità della virtù, ma mentalmente non cedetti
mai. La cosa che mi faceva più infuriare era che ogni
qualvolta reagivo con la virtù mi capitava una sventura
maggiore e venivo automaticamente seviziata e stuprata.
Si rifugiò in un convento vero?
Nel convento di Sainte-Marie dove venni accolta molto
affettuosamente da frate Antonello e dai confratelli.
Tuttavia non tutti i frati eccellevano in virtù e ben
presto si rivelarono un manipolo di sadici, edonisti
libertini e deviati sessuali dediti a pratiche contro
natura nei confronti di giovani adepte e recluse.
Praticavano il culto della sofferenza come piacere.
Anche le donne della servitù erano schiave del sesso.
Assistetti e fui coinvolta in prima persona a vere e
proprie orge e torture.
Incontrò ancora
sua sorella? La incontrai tempo prima dopo
la fuga dal carcere, la polizia era sulle mie tracce ed
ero sul punto di essere arrestata, ma Juliette
intervenne in mio aiuto. Mi scorse per caso da una
carrozza, mentre venivo portata via dalla polizia, e
chiese al suo potente amante di turno, un ministro del
re, di farmi liberare all'istante.
Quindi, visto il successo di sua sorella Juliette, la
storia insegna… La storia insegna che chi si
è lasciata andare alla corruzione dello spirito sin da
ragazza ha trionfato nella vita passando di vizio in
vizio e di omicidio in omicidio, fino al punto di
divenire contessa di Lorsange.
Diciamo
una sorta di canone inverso… Lei ha
assecondato vizi e perversioni ed ha fatto fortuna,
mentre tutta la mia vita è permeata da un cinismo del
destino a dir poco grottesco volto a sovvertire il
canone classico secondo cui alla fine il bene e la virtù
trionfano sempre sul male e sul vizio. Evidentemente non
era nel mio destino…
Tutti i suoi sforzi
sono stati vani nonostante lei abbia mantenuto la
propria integrità morale… Ripeto, nel corso
dei miei anni ho assistito ad ogni sorta di
scelleratezza: rapimenti, stupri e false incriminazioni…
Imprigionata e liberata da personaggi sempre più
perversi che mi hanno reso la vita difficile e
soprattutto dolorosa. La mia integrità non mi rende
assolutamente orgogliosa… Cosa le posso dire di più?
Dopo la morte di mio padre ho cercato di rifarmi una
vita cercando comprensione, ma ottenendo solo
sopraffazione e prepotenza. L'unica mia aspettativa è
stata la speranza in Dio e nella sua immensa
misericordia che però, come ha potuto sentire dal mio
racconto, viene tristemente delusa.
Sade
prese in prestito la sua storia dalla bella Catherine
Trillet, vero? E’ possibile, Catherine
stessa era soprannominata proprio Justine ed era
cameriera al castello di La Coste di proprietà del
marchese.
Anche lei fu oggetto di
attenzioni perverse da parte del marchese…
Eh già fu senz’altro vittima dei desideri libidinosi di
Sade, ma non volle mai ritornare dal padre.
Probabilmente Catherine non lasciò mai Sade per i
sentimenti che covava intimamente per lui.
Considerazione finale? Non sono
sicura che rifarei tutto ciò che ho fatto! Sicuramente
la mia vita è stata una prova ma senz’altro non è stata
un esempio.
Justine morirà fulminata. Si
racconta che, ospite della signora di Lorsange, vale a
dire della sorella Juliette, improvvisamente scoppia un
temporale e un fulmine investe Justine che si era
precipitata a chiudere le finestre. Sua sorella getta
un grido terribile e sviene, il signor de Corville,
amante di Juliette, invoca aiuto; entrambe le donne
vengono soccorse: la signora di Lorsange riapre gli
occhi, ma per la sventurata Justine non resta alcuna
speranza. Il fulmine, entrato attraverso il seno destro,
dopo aver consumato il petto e il viso, è uscito dal
ventre. Juliette, commossa dalla morte dell'infelice
sorella, folgorata spiritualmente, comunica all'amante
Corville la sua decisione di ritirarsi in convento per
espiare le proprie colpe.
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L’AUTORE
Il conte Donatien Alphonse François de Sade, meglio
conosciuto come Marchese de Sade, (Parigi, 2 giugno 1740
– Charenton-Saint-Maurice, 2 dicembre 1814) è stato un
filosofo, scrittore, poeta, drammaturgo, saggista,
aristocratico e politico rivoluzionario francese,
delegato della Convenzione nazionale. De Sade nacque
nel Palazzo dei Condé a Parigi. Suo padre era
Jean-Baptiste François Joseph de Sade, che annoverava
fra i suoi antenati la Laura de Noves cantata da
Francesco Petrarca. Sua madre, Marie Elénore de Maillé
de Carman, nipote di Richelieu, era gentildonna di
camera della Principessa di Condé. Autore di diversi
libri erotici, drammi teatrali e saggi filosofici è
considerato un esponente dell'ala estremista del
Libertinismo, nonché dell'Illuminismo più radicale. Il
suo nome è all'origine del termine sadismo,
atteggiamento che emerge dai suoi romanzi. Fu perseguito
prima dal regime monarchico, poi dalla Rivoluzione
Francese (a cui aveva aderito) ed infine anche dal
governo napoleonico.
Poco dopo il suo matrimonio
iniziò a vivere un'esistenza scandalosamente libertina e
abusò ripetutamente di giovani prostitute e di domestici
di entrambi i sessi, in seguito anche con l'aiuto della
moglie. Ebbe anche una relazione con la sorella della
consorte. Seguì una serie di scandali e imprigionamenti,
finché venne condannato a morte nel 1772, ma
l'esecuzione venne sospesa.
Nel 1777 venne
imprigionato di nuovo, nei sotterranei del castello di
Vincennes e dopo un tentativo di fuga, de Sade venne
trasferito alla Bastiglia di Parigi. Estremamente obeso,
venne anche eletto alla Convenzione Nazionale, dove
rappresentava l'estrema sinistra. Sconvolto dal
Regime del Terrore del 1793, si dimise dai suoi
incarichi, venne accusato di "moderatismo", imprigionato
per oltre un anno e sfuggì a malapena alla ghigliottina.
Presumibilmente, questo episodio confermò la sua
avversione di sempre per la tirannia di stato e in
particolar modo della pena di morte.
Ormai
ridotto in miseria, nel 1801 Napoleone Bonaparte ordinò
l'arresto dell'anonimo autore di Justine e Juliette.
Senza processo, de Sade venne imprigionato nella dura
fortezza di Bicêtre. Dopo l'intervento della sua
famiglia, venne dichiarato pazzo e trasferito nuovamente
nel manicomio di Charenton.
Qui intraprese una
relazione con la dodicenne Madeleine Leclerc. Questa
relazione durò per quattro anni, fino a quando de Sade
morì, in manicomio, nel 1814. Suo figlio maggiore fece
bruciare tutti i manoscritti non pubblicati; questi
comprendevano anche l'immensa opera in più volumi Les
Journees de Florbelle. De Sade venne sepolto a
Charenton; il suo cranio venne in seguito rimosso dalla
bara per investigazioni scientifiche.
INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://iridedilucecoeva.wordpress.com http://it.wikipedia.org
http://it.wikipedia.org/wiki/Justine http://it.answers.yahoo.com
FOTO GOOGLE IMAGE
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