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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Liane de Pougy
La Regina dei Piaceri
Anne-Marie Chassaigne nasce in Bretagna
nel 1870 in una famiglia borghese di provincia, puritana e
virtuosa. La sua vita era iniziata in modo così banale che niente
lasciava prevedere quello che ne avrebbe fatto. Fu componente di
"Le Grand Trois", un trio di cortigiane famose che comprendeva
Emilienne d’Alençon e La Belle Otero
(La Flèche 1869 – Losanna 1950)
L’appuntamento è al 3 rue Royale
da Maxim's. Il locale è splendido. “Un sottomarino
incagliato sul fondo marino e fuori da ogni tempo” lo
definiva Paul Valèry. “Da Maxim’s ogni sera è una prima”
diceva il geniale regista Roger Viard. Si respira aria
di belle Epoque, sui muri affreschi di Martens e di
Sonnier, specchi antichi inseriti in intagli di mogano e
ornati di volute di ottone.
Nulla qui è lasciato
al caso, l’arredamento è rimasto quello dell’inizio
secolo, vi regna lo stile Novecento elegante e raffinato
sopra ogni piccolo ninnolo, sulle incisioni, sulle
tovaglie bianche, ornate di fiori e illuminate da una
luce rosa discreta. E’ quasi ora di cena. Entrano donne
eleganti, orgogliose di mostrare gli abiti di Dior
creati apposta per loro. Davvero non è cambiato nulla!
Siamo seduti comodamente nel salottino del bar Napoleone
III, superbo autentico pezzo da collezione. Liane,
sorseggiando anisette, si lascia andare ai ricordi d’un
tempo. Parla di quando una sera del 1948 Jean Marais
mise in scena un testo del poeta Jean Cocteau.
La sua biografia dice che a 16 anni venne
data in pasto a un marito brutale?
Si
chiamava Henri Pourpre, tenente di vascello. Il solo
ricordo della prima notte di nozze mi mette ancora
ansia. Una vera e propria violenza carnale legalizzata!
Da quel matrimonio ho avuto soltanto un figlio e una
cicatrice al petto. Una volta trovandomi a letto con un
altro arrivò addirittura a spararmi con la sua pistola.
Liane parla a voce alta, senza nessun imbarazzo.
Capisce dai miei occhi cosa sto pensando. “Cosa
vuole, qui dentro, tutti conoscono la mia storia…”
Ride
L'esperienza matrimoniale durò
comunque poco. Scappai a Parigi e compiuti
18 anni divorziai tra lo scalpore della mia famiglia.
Per mia fortuna incontrai una grande donna Valtesse de
la Bigne. Venni amata e protetta. Lei era cortigiana e
lesbica, amante di Napoleone III e modella di Nanà, il
famoso personaggio di Zola.
Fu Valtesse a
darle il nome di "Liane de Pougy”… In quegli anni lei
era all’apice della gloria. Grande Sacerdotessa
della Parigi lesbica che rimase letteralmente folgorata
dalla mia bellezza, riproponendosi in qualche modo di
educarmi. Liane de Pougy? Di meglio non potevo sperare…
Henri Mailhac la convinse a intraprendere la
carriera di attrice. Lui era un autore
drammatico e mi lanciò nel mondo del teatro, facendomi
ingaggiare alle Folies Bergère.
Divenne
una famosa ballerina di cabaret? Grazie alle
numerose lezioni di danza che presi in quel periodo, ma
soprattutto alla rivalità con "la Belle Otéro" che
contribuì alla celebrità di entrambe
Protetta da Valtesse, lei non fece molta fatica ad
entrare nel mondo della cortigianeria. Bellissima,
intelligente, colta... In pochissimo tempo
la mia fama varcò i confini di tutta Europa,
risvegliando gli appetiti sessuali del "bel mondo".
Si parlò di patrimoni colossali ai suoi
piedi. E’ vero? Ricevevo doni da tutto il
mondo. I miei amanti erano del calibro di Lord Carnavon,
Henri Bernstein, i Rothschild, e innumerevoli Conti,
Duchi, e Principi delle famiglie reali europee, che per
svezzare i loro eredi, mi reclamavano nelle loro regge
offrendomi i gioielli più costosi.
Ma non
era felice... Forse perché non sopportava gli uomini?
Cercavo di svolgere il mio mestiere da perfetta
professionista, con cura e coscienza, ma decisamente
senza passione. La mia era una specie di vendetta e
gioivo ogni qualvolta che riuscivo a rovinare un
banchiere, un politico, un principe. Pensi un quarto
d'ora con me costava 120.000 franchi, mentre una cuoca
ne guadagnava 200 al mese!
L’incontro con
la scrittrice Natalie Barney le cambiò la vita.
Passavo le mie giornate tra parrucchiere, modista,
ristorante e teatro, ma ero depressa. Perciò quando
arrivò Natalie, che mi fece una corte spietata e
inginocchiata mi offriva amore e voluttà, non resistetti
davvero!
Entra un gruppo di persone
esageratamente eleganti. Una signora in visone la
raggiunge e la saluta calorosamente. “Mia cara, che
piacere rivederti!” Il mio imbarazzo lievita. Rivolta a
me mi dice: “Mi scusi ma non vedevo Louise Balthy, da
tanti anni.” Si rimette seduta e mi fa cenno di
continuare.
La notizia della vostra
relazione fece immediatamente il giro della Parigi bene
dandole dei problemi nel suo lavoro… Non
eravamo viste di buon occhio. Valtesse, da brava
manager, intervenne con il solito buon senso e cercò di
farmi ragionare. L'alta società cominciava a rivolgersi
altrove e secondo lei non valeva la pena rovinarsi
l'avvenire per una ragazzina americana, tra l'altro
senza soldi, e pure infedele. Lei non era davvero
portata per un rapporto duraturo.
Sopraggiunsero anche problemi di soldi. Io
continuavo a scaldare i letti lussuosi d'Europa per
mantenere un discreto standard di vita. Ma in quei letti
ogni tanto accoglievo anche certe mogli compiaciute, e
ciò faceva imbestialire Natalie, che correva a
consolarsi in altre braccia femminili.
Nel suo romanzo autobiografico Idylle saphique lei tesse
le lodi di Natalie… Eccome potrebbe essere
altrimenti? Io e Natalie non ci siamo mai dette la
parola fine. Avemmo insieme altri momenti di piacere,
anche con qualche scambio di sedute di coccole
collettive. Al tempo inventai "i pomeriggi della
tenerezza", dove erano consentite solo le carezze al di
sopra della vita.
Ma giunse il momento
del grande passo. Il matrimonio! Senza
saperlo stavo per perdere il titolo di regina
incontestata della Parigi dei Piaceri, per adottare
quello di principessa di sangue reale. Incontrai Georges
Gikha, un principe rumeno caduto in disgrazia, più
giovane di me di sedici anni.
Ma Georges
non sapeva come annunciarlo alla sua famiglia vero?
Il fidanzamento durò diversi anni. Nel frattempo
continuai la mia carriera di attrice. Recitavo al le
Folies Bergères ed in altri teatri parigini cercando di
seguire il consiglio di Sarah Bernhardt: "Meglio se non
apri bocca, sei abbastanza bella per avere successo
senza dire una parola!"
E continuò a
frequentare altre donne? Ero comunque
l'amante occasionale di Natalie. Non potevo fare a meno
delle sue dita così agili, ma frequentai altre donne
bellissime come: Blanche d'Arcilly, Yvonne de Buffon,
Lina Cavalieri, Mimì Franchetti, Yulka Radziejowska,
Lilly de Gramont-Tonnere, Emilienne d'Alençon e tante,
tante altre.
Nel 1910, succede come nelle
favole: la pastorella smarrita sposa il Principe
azzurro… Sì, diventai principessa, decidendo
di cambiare vita. Ormai ero ricca, molto ricca, più di
mio marito, che in un certo senso mantenevo. Portavo un
nome rispettato che volevo onorare a tutti i costi,
tanto che il giorno del nostro matrimonio gli promisi:
"Non ti tradirò mai... con un uomo".
Le
donne, invece, vanno e vengono... La
cortigiana Liane era morta, e per sempre! Non c’era più
bisogno di vendermi agli uomini, mentre con le donne
sentivo davvero l’amore.
E con suo
marito? Mio marito era pazzo di me ed io ne
ero particolarmente felice. Lui era un onanista per cui
c’era una stupenda intesa sessuale. Trovava una moglie
lesbica estremamente eccitante!
Nel 1914
venne a mancare suo figlio. Fu per me un
colpo durissimo, iniziai ad avvicinarmi al misticismo e
alla religione cattolica.
Ma nel 1925 lei
s'innamorò di un'ennesima giovane bellezza, Manon
Thiébaut. Cos’è che non funzionò questa volta?
Mio marito Georges, era a sua volta, innamorato di Manon
e purtroppo ricambiato. Io mi consideravo a ragione
l’Unica, la Divina e non potevo sopportare di dividere
una mia amata. Per questo invitai tutti e due a lasciare
la mia casa e nel contempo iniziai le procedure di
divorzio.
Per consolarsi si tuffò di
nuovo nella Parigi mondana, favorita da Natalie che le
era rimasta fedele. A quasi 60 anni
continuavo a suscitare il desiderio di 3-4 amanti alla
volta. Ma mio marito non mi dava tregua, più innamorato
che mai me lo ritrovavo ovunque e decisi di
riprendermelo per dovere.
15 agosto 1928,
per lei è una data particolare, vero? Con
Georges andammo in un orfanotrofio per bambini disabili
di Grenoble, Saint-Agnes, gestito da suore. Io credevo
molto nei segni. Osservai che quel giorno era il giorno
di Maria (il mio nome) e che l’orfanotrofio era stato
fondato l'anno della mia nascita. Decisi che dovevo fare
qualcosa per quei poveri disgraziati e cominciai a
raccogliere fondi in modo che avessero una vita più
dignitosa.
Ma è vero che nel 1931 lei
rinuncia all'amore fisico? Mio marito negli
ultimi tempi era riuscito a disgustarmi definitivamente,
ma soprattutto ero ormai in un’altra dimensione, aiutata
dalla superiora dedicavo tutte le mie energie a
Saint-Agnes….. anche se gli anni non avevano tolto molto
al mio fascino.
Infatti al tempo
scriveva: "Le donne mi amano e mi cercano. Il tempo in
cui riusciamo a piacere loro è piuttosto lungo.
L'ho spesso notato per altre. Le vecchie veterane
dell'amore lesbico, malgrado i loro tratti rovinati, le
loro carni gonfie, suscitano vere passioni femminili a
quasi settant’anni". Ma io questi anni li dedicavo a
quelle ragazze dell’orfanotrofio e quindi a me.
Allo scoppio della guerra si rifugiò in
Svizzera. Con mio marito vivemmo anni
sereni, in corrispondenza con diverse persone e sempre
alla ricerca di Dio. Trovai finalmente la mia pace
interiore nel 1943, il 14 agosto, giorno in cui divenni
Suor Anne-Marie de la Pénitence, presso l'ordine
terziario di San Domenico. Dopo la Regina dei Piaceri
uccisi anche la principessa Gikha!
Come
reagì alla morte di suo marito? Passai gli
ultimi anni in solitudine volontaria e nell'ubbidienza
assoluta alla regola domenicana. Ricordo che rifiutai
perfino di rivedere Natalie, ormai la consideravo "il
mio più grande peccato".
Continuano ad
entrare invitati. Come al solito lei è al centro di
tutte le attenzioni. Mi sento davvero fuori luogo con i
miei jeans strappati! La bella Liane ha altro da fare
che rispondere alle mie domande… La saluto ed esco.
Mentre mi dirigo verso la Madeleine immagino le tante
carrozze parcheggiate al bordo di Rue Royal. Cocchieri e
dame vestite da fine ottocento… chissà se prima o poi
avrò anch’io un invito galante per tornare in questo
magnifico posto.
Anne-Marie Chassaigne muore nel
1950, nella devozione più completa e, come desiderava,
viene seppellita nel cimitero vicino a Saint-Agnes, lì
dove iniziò la sua conversione. Georges Brassens in una
delle sue più famose canzoni scriveva ironicamente "On
ne se fait pas putain comme on se fait nonne" (Non si
diventa puttana nel modo in cui si diventa suora): forse
pensava a Liane ... La sua bellezza nutrì anche
l'immaginario popolare, poiché fu per decenni l'esempio
più perfetto di eleganza parigina. Le sue immagini
fecero il giro del mondo sotto forma di cartoline,
calendari e anche stampe su piatti in porcellana di
Limoges... Sulla sua morte André de Fouquières scrisse
queste righe edificanti: “Morì a ottantadue anni,
mantenendo sul viso e nello sguardo ammirevole i segni
ancora visibili della bellezza passata. Desiderava
morire in una notte di Natale, e la Divina Provvidenza
ha esaudito le sue preghiere. Aveva desiderato che
niente seguisse le spoglie di colei che non voleva
essere nient'altro che Anna Maria Maddalena della
Penitenza. E queste spoglie tanto amate, tanto vantate,
se ne andarono da sole. Liane de Pougy era morta
davvero.”
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http:/www.culturagay.it
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