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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Luisa Ferida
Dalla parte sbagliata
Luisa Ferida, pseudonimo di Luigia
Manfrini Farné, attrice italiana, fu una delle più
rappresentative attrici del cinema italiano nel decennio
1935-1945. Fatale e bellissima signora dei telefoni bianchi
(Castel San Pietro Terme, 1914 - Milano, 1945)
Luisa le fa piacere essere
ricordata come attrice dei telefoni bianchi?
Beh non poco, sono stata attrice di temperamento
drammatico di formazione teatrale.
Ci
racconti delle sue esperienze in teatro Ho
lavorato con grandi compagnie tipo quella di Ruggero
Ruggeri e Paola Borboni.
Al cinema
invece, ha fatto tanta gavetta… Direi di sì.
Moltissime particine in film minori finché arrivò il
film di Alessandro Blasetti Un'avventura di Salvator
Rosa. Interpretavo il ruolo di una contadina e fu un
successo sia di critica che di pubblico.
Era il 1939 se non sbaglio… quel film la proiettò nel
firmamento delle stelle. I registi più
quotati dell’epoca fecero a gara per propormi ruoli di
grande spessore. A differenza di altre mie colleghe la
mia recitazione era asciutta, senza enfasi molto
apprezzata dal pubblico.
Le sue colleghe
al tempo erano Alida Valli, Doris Duranti e Clara
Calamai… Meravigliose donne ostentatamente perfette…
Un gerarca fascista dopo aver assistito alla prima di un
mio film mi disse: "Signora, lei è l'unica donna vera
nel mondo delle bambole"… Non ero perfetta, avevo il
seno grande e i fianchi larghi, forse furono proprio
queste le particolarità che fecero sognare gli uomini
del tempo.
Come mai si ritrovò a Roma?
Fuggii di casa a 17 anni, volevo fare l' attrice! Il mio
sogno era diventare una stella del cinema e grazie ad un
produttore che conobbi a Roma sbarcai a Cinecittà..
Il suo vero nome è Luigia Manfrini Farné,
perché scelse il nome d'arte di "Ferida"?
Avevo visto quel nome in un vecchio stemma affisso nella
casa paterna. Raffigurava una mano trafitta da una
freccia.
L’incontro con Osvaldo Valenti
avvenne sul set vero? Mi legai
sentimentalmente a lui proprio all’apice della mia
carriera. Ero reduce da alcuni ruoli sensuali che
avevano colpito Osvaldo.
Chi era Valenti?
Osvaldo era figlio di un barone siciliano, nato a
Costantinopoli da una madre greca, cresciuto tra la
Turchia, l' Italia e la Francia. Nel cinema era
specializzato in ruoli da cattivo, ma nella vita era
eccentrico, esibizionista e solare.
Ma
anche sciupa femmine… Quando lo conobbe? Mi
invitò una sera a cena per propormi la parte da
protagonista del film di Blasetti. Lì scoppiò la
scintilla, mi fece una corte incredibile. Era galante,
cortese nei modi, affascinante nella conversazione…
Nel mondo dello spettacolo eravate chiamati
«il dandy e la contadina»… Ripeto lui era un
giovane rampollo di origini nobili mentre le mie erano
abbastanza umili. Dicevano che la mia faccia fosse più
adatta a cucinare la piadina… Mio padre era un piccolo
proprietario terriero di Castel San Pietro mia madre una
contadina. Trascorsi la mia infanzia a Castel Bolognese
frequentando la scuola delle suore Maestre Pie, ma non
conclusi mai gli studi.
Lui era un
tossicodipendente dichiarato… All’inizio del
nostro rapporto non sapevo che facesse uso di cocaina.
Nel nostro ambiente solitamente correvano alcol e droga
a fiumi. Anch’io successivamente ne feci uso, ma ripeto
non eravamo i soli.
Sua madre Lucia
contrastò invano la relazione con Osvaldo Valenti.
Sì, mia madre lo accusava di avermi introdotto alla
droga e di avermi portata alla rovina.
Amava Osvaldo? Lo amavo certo che! Lei pensa
che altrimenti avrei fatto quella fine? Fui coinvolta
totalmente nelle sue decisioni. Lo avrei seguito anche
in capo al mondo. Tenga conto che nel giro di pochi anni
passammo attraverso dure prove tra le quali la perdita
di due figli…
.. e un pesante
coinvolgimento con il regime di Salò Lui era
un amante dei colpi di scena teatrali, ma mi creda, di
politica non capiva nulla! Decise all'improvviso di
diventare repubblichino per comportarsi diversamente
dagli altri. Voleva dimostrare di saper stare dalla
parte degli sconfitti e pensò così di dimostrare
coraggio e grande anticonformismo.
Furono
giorni duri e difficili per lei… Erano
giorni difficili per tutti gli italiani e noi capitammo
dalla parte sbagliata. Per le strade scorreva molto
sangue e si consumano vendette.
Aderì
spontaneamente alla Repubblica Sociale Italiana?
Avevo le mie idee ma fui trascinata dagli eventi. Al
tempo ero più famosa e bella delle mie colleghe. Nessuno
di noi due era iscritto al partito fascista. Le pensa
che se non fossi stata costretta avrei aderito?
Scusi la domanda diretta: “Ma chi ve l’ha fatto
fare?” Qui ci sarebbero varie risposte,
posso dirle con franchezza che associavamo la notorietà
e le nostre fortune al regime fascista, ma mi sento
anche di dire che semplicemente non avevano più una
lira. Cinecittà era morta!
Si parlava di
voi come una diabolica coppia di collaborazionisti che
partecipava a festini e torture nella Villa Triste di
Pietro Koch, il comandante della discussa "polizia
autonoma" di Salò….. Non so di cosa lei stia
parlando, io fui condannata a morte per essere stata
colpevole di amare un uomo che negli ultimi due anni di
guerra indossava l'uniforme di ufficiale della Decima
Mas e per soldi s’era prestato al contrabbando di
carburante.
Ma Valenti fu visto più volte
entrare a Villa Triste.. Questo è vero, ma
non è vero che Valenti abbia preso parte agli
interrogatori e alle torture. Non è vero che io abbia
ballato nuda davanti ai partigiani prigionieri. Pagammo
a caro prezzo la nostra posizione per la mitomania di
Osvaldo. Lui era un animale da palcoscenico, non
riusciva a vivere ai margini dell’anonimato, doveva
stare sempre in prima linea, anche fuori dal mondo dello
spettacolo.
E’ vera la storia dei festini
durante i quali lei danzava nuda per i gerarchi
fascisti? Non mi faccia ridere… Volevamo
solo salvarci. Pensi che ad un certo punto ci cercavano
tutti sia i tedeschi, che i fascisti, che i partigiani.
Osvaldo si consegnò alle Brigate Matteotti sperando di
aver salve le nostre vite, ma per nostra sfortuna
capitammo in mano ad un tizio che più che partigiano era
letteralmente un bandito criminale.
Sta
parlando di Marozin? Esatto. Fummo
trasferiti in una cascina nei pressi di Baggio. Lui
diceva che lì nessuno ci avrebbe disturbato e noi
vivemmo gli ultimi giorni nell’illusione di aver trovato
davvero un amico. Ma io ero molto più diffidente di
Osvaldo, quell’uomo non mi piaceva.
Aveva
cominciato a capire? Il mio istinto mi
faceva vedere con più chiarezza la situazione. Eravamo
nelle mani di un criminale che cercava di barattarci.
Intanto comunque ci aveva depredato di tutto quanto in
nostro possesso compresi dodici bauli pieni di
argenterie e pellicce.
Poi cosa accadde?
In quel casolare passavamo il tempo tra speranza e
sconforto. Io ero incinta e psicologicamente fragile,
alternavo risa a pianti ininterrotti, finché i nostri
dubbi non divennero certezza. Fummo processati da un
equivoco tribunale composto da partigiani che erano
stati poliziotti della RSI!!! Poi fummo trasferiti in un
appartamento. Passammo le ultime ore appoggiati ad una
squallida cucina insieme a ragazze accusate di essere
andate con tedeschi e fascisti. Poi arrivò un camion…
Alle 23.35 del 30 aprile 1945 Luisa Ferida e
Osvaldo Valenti furono portati con un camion in Via
Poliziano davanti al numero 15 a Milano. Qualcuno gridò
“Qui, qui!” Furono fatti scendere. Avevano capito. Lei
si buttò nelle braccia di lui gridando: “Non voglio
morire, non voglio morire”. Lui tremante, stringendola a
sé, le sussurrò: “Nella vita e nella morte insieme. Era
di nuovo entrato nella parte…”
Luisa
Ferida e Osvaldo Valenti muoiono fucilati per aver
recitato il loro ultimo film, vittime del loro amore e
di un eccessivo istrionismo da palcoscenico. Negli anni
cinquanta fu rivalutata la figura di Luisa a seguito di
un’inchiesta da parte dei Carabinieri di Milano.
L’indagine stabilì che l'attrice si era mantenuta
estranea alle vicende politiche dell'epoca e non si era
macchiata di nessun atto di terrorismo o di violenza in
danno della popolazione italiana e del movimento
partigiano. Nel 2008 il regista Marco Tullio Giordana
presenta fuori concorso al Festival di Cannes il film
"Sanguepazzo" ispirato alla storia della coppia Osvaldo
Valenti (interpretato da Luca Zingaretti) e Luisa Ferida
(interpretata da Monica Bellucci).
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http:/archiviostorico.corriere.it mymovies.it truncellito.com
mentelocale.it wikipedia spirali.com biografieonline.it
FOTO GOOGLE IMAGE
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