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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Madame de Pompadour
Dopo di noi il diluvio
Jeanne-Antoinette Poisson fu la celebre
amante del re di Francia Luigi XV
(Parigi, 1721 - Versailles, 1764)
Seduta su una panchina
nei maestosi giardini delle Tuileries mi scaldo sotto un
tiepido sole di questo Aprile parigino. Non posso fare a
meno di immaginarmi carrozze e donne di corte che
tranquillamente calpestano questi disegni di prato
all’italiana ideati da Caterina dei Medici. Sullo
sfondo Place de la Concorde l’Orangerie, la Senna, manca
soltanto l’antico palazzo reale distrutto nel 1871 che
aveva avuto l’onore di ospitare re, imperatori e
soprattutto Madame de Pompadour…
Eccola maestosa
che avanza, ho di fronte la donna più potente di
Francia, un brivido… Jeanne-Antoinette non è molto alta
ma è estremamente elegante che sembra stabilire “la
sfumatura tra l’ultimo grado dell’eleganza e il primo
della nobiltà”. Il suo viso è di un ovale armonioso, i
capelli castani chiari; la bocca graziosa e i denti
bellissimi, un sorriso accattivante e soprattutto la più
bella pelle del mondo che dà a tutti i suoi lineamenti
un magico splendore. I suoi occhi sono grandi con un
colore indeterminato tra il nero e il celeste passando
per sfumature grigie, questa incertezza pare renderli
adatti e consapevoli ad ogni genere di seduzione di
un’anima molto mobile.
So che vuole farmi
un’intervista ma la prego non mi chieda dettagli, la mia
memoria non mi aiuterebbe… Posso iniziare da quando
era bambina? Sorride…
Lei nasce
da una famiglia borghese molto agiata... Mia
madre Luise-Madeleine de La Motte era una donna
bellissima, considerata addirittura una delle più belle
di Parigi. Era figlia di un ricco commerciante fornitore
di carne e derrate all'Hotel des Invalides. Mio padre
Francois Poisson invece era figlio di un tessitore,
lavorava per i fratelli Pàris che si occupavano di
forniture militari e col tempo diventarono banchieri e
arrivarono a ricoprire cariche molto alte
nell'amministrazione dello Stato.
Ma la
sua infanzia non fu totalmente serena, vero?
Mio padre accusato di appropriazione indebita, fu
costretto a fuggire dal paese e riparare all'estero.
A sette anni fu messa in convento dalle
Orsoline come tutte le bambine delle famiglie
aristocratiche…" Ci rimasi molto poco perché
ero di costituzione molto fragile e mia madre ai primi
segni di malattia mi portò via."
"E’ vero
che sua madre la portò da un’indovina?" "Già
da piccola ero una bellissima bambina e la donna
leggendomi la mano mi predisse un avvenire splendido e
soprattutto che sarei diventata quasi regina.
Questa predizione fece scatenare l'ambizione e
la fantasia di sua madre… Nei miei giochi
infantili giocavo a considerarmi l'amante del re. E mia
madre pensava a come impartirmi una educazione adeguata.
Noto il suo bustino nero, rigido e stretto,
abbellito sul davanti dai falbalas cucite
orizzontalmente. Le stecche di osso di balena le
sagomano tutto il busto. Sulle spalle scende una leggera
mantella di taffettà rosa chiusa all’altezza del collo
da un fine nastrino nero.
Chi si
occupò della sua educazione? Fu il compagno
di mia madre, Le Normant de Tournehem, ricco finanziere,
che mi fece da tutore. Mi volle destinare ad un
brillante futuro di corte, e perciò impostò la mia
educazione in chiave mondana, artistica e letteraria."
Ebbi il meglio di quanto potesse offrire Parigi: per
musica e canto ebbi come maestro il grande cantante
Jèlyotte. Guibodet mi insegnò portamento e danza. Il
famoso drammaturgo Crébillon mi insegnò dizione e
recitazione. Imparai equitazione, in cui avevo mostrato
temperamento, nonostante il mio fisico delicato.
A diciott'anni era pronta ad affrontare la
società. Fui fortunata ad entrare nelle
simpatie di madame de Tencin, dalla quale si riunivano
gli spiriti illuminati del tempo come Voltaire e
d'Alembert, dai quali assorbii avidamente le loro idee.
Ma questo non bastava, occorreva un
matrimonio che la portasse più su nella scala sociale…
Infatti, a vent’anni ancora non compiuti sposai Charles
Guillaume le Normant D'Etiolles, nipote del compagno di
mia madre.
Si dice che Charles Guillaume
oppose forti resistenze prima di sposarsi.
Eh già, alla proposta dello zio lui oppose un netto
rifiuto per i pettegolezzi che correvano su mia madre.
Ma lo zio aumentò la mia dote oltre al mantenimento di
vitto alloggio, servitù, carrozze e cavalli. Fu anche
previsto che in caso di separazione avrebbe avuto un
vitalizio adeguato e garantito per una vita altrettanto
decorosa.
Al tempo infatti correvano voci
contrastanti sul suo vero padre… C’erano
dicerie che attribuivano la mia paternità a vari
personaggi, tra cui Jean Paris de Montmartel.
Consigliere di Stato e banchiere della corte e capo del
mio vero padre.
Andaste a vivere in una
casa in rue saint Honoré. Dei nostri
ricevimenti parlava tutta Parigi. E, in tutta Parigi si
parlava di me, e non solo della mia bellezza, ma anche
del mio carattere, della mia cultura. Incominciarono ad
aprirsi salotti esclusivi, in particolare quello di
madame Geoffrin, aperto il lunedì per la cena dei
pittori, il mercoledì per la cena dei filosofi con
Montesquieu, Voltaire e d'Alembert.
Era
felice nel suo nuovo ruolo di moglie? Mio
marito non era bello ed era poco attraente, però nei
modi era un perfetto gentiluomo. Durante i primi tre
anni di matrimonio diedi alla luce due figli. Entrambi
però li persi quasi subito. Ma io aspiravo a ben
altro...
E il re? Quando comparve nella
sua vita? I suoi occhi si ravvivano
improvvisamente, sono illanguiditi dalle parole e
soprattutto dai ricordi. L'estate la passavo nella
campagna di Etiolles a poca distanza dal castello reale
di Choisy le roi, dove il re andava a caccia.
Incominciai a farmi notare durante le battute di caccia,
guidando una bellissima carrozza azzurra. Il re ne fu
incuriosito e volle sapere chi fossi e mi fece pervenire
un trofeo di cervo che egli stesso aveva ucciso.
E la gelosia di Madame Chateauroux, la favorita
del re? Mi scrisse un biglietto che mi
invitava a desistere dal farmi vedere sul percorso di
caccia del re. Capii che dovevo aspettare qualche altra
occasione.
25 febbraio del 1745, questa
data cosa le ricorda? In occasione del ballo
dei tassi, una festa mascherata a Versailles, incontrai
il re Luigi XV. Il re era vestito appunto da alberello
di tasso. Io da Diana cacciatrice.
Tre
giorni dopo ci fu un’altra occasione...
Erano i festeggiamenti in onore del delfino all'Hotel de
Ville. Il re mi riconobbe e si avvicinò, mi prese per
mano, e mi invitò a passare la notte a Versailles, Io
rifiutati e chiesi di essere portata a casa, ma nei
giorni successivi una carrozza, apparentemente vuota,
faceva la spola tra Parigi e Versailles.
Fu un sogno vero? Eh già, cominciava ad
avverarsi il mio sogno, alimentato da mia madre e dal
mio tutore fin da quanto ero piccola. Fu un
coinvolgimento a prima vista, sentimentale e passionale.
Col tempo poi divenne un rapporto molto più complesso
che mescolò sentimenti e politica, affari di stato e
cultura.
Raffinata ed elegante piacque
subito al re, vero? Il re non si decideva a
prendermi con sé. Aveva il giusto dubbio che avessi
delle ambizioni personali. Devo ringraziare Binet, un
valletto di camera, confidente di Luigi e mio parente,
che gli parlava spesso di me dicendogli che ero
innamorata e che essendo molto ricca non avevo nessun
altro interesse all'infuori del sentimento.
Ma era comunque il momento giusto…
Essendo morta da poco la sua favorita, Madame
Chateauroux, ed avendo una moglie che, per le fatiche
dei numerosi parti, disertava l'alcova, lo colsi nel
momento in cui era più che disposto ad intrecciare una
nuova relazione.
La storia ci racconta
che lei non era solo bella ed elegante…
Conquistai il Re anche per le mie abilità nella
conversazione, soprattutto, ero brava nel canto e nella
recitazione, ed amante delle arti.
Come
andò la sua prima volta a Corte? Il giorno
della mia presentazione ufficiale, ero apparsa nel
salone del Consiglio a Versailles con la freschezza dei
miei ventitré anni e in tutto il fulgore della mia
bellezza, esaltata da uno splendido vestito e da un
diadema di diamanti tra i capelli. Gli occhi dei
cortigiani presenti, ostili da far raggelare il sangue,
erano tutti puntati su di me. La sala era carica di
tensione. Mi seguirono in tutti i miei movimenti per
cogliere anche una minima sfumatura di errore nelle
rigide regole dell'etichetta, che avrebbero rivelato,
ahimé la mia origine borghese, ma rimasero delusi.
E il Re come si comportò? Rimase
folgorato! Dopo il mio inchino riuscì solo a farfugliare
qualche parola di circostanza.
Dopo i
vostri primi incontri, cominciarono a divenire più
frequenti le sue apparizioni a corte. Lui
era entusiasta come un bambino. Prima di conoscerlo il
suo unico passatempo era esclusivamente la caccia al
cervo! A poco a poco lo iniziai ai piaceri della
letteratura, delle arti, dell'architettura e del
giardinaggio...
Quindi divenne l’amante
in carica del re. Nel frattempo avevo
lasciato il castello di Etiolles per trasferirmi al
palazzo delle Tuileries, divenendo a tutti gli effetti
“maitresse en titre”, la favorita ufficialmente
riconosciuta del sovrano. Pochi mesi prima avevo
acquistato il marchesato di Pompadour.
Quello fu l'inizio di una lunghissima serie di proprietà
acquisite che fecero da scenario alla sua vita
intensissima….. Mi circondai di uno stuolo
di artisti, pittori, scultori, architetti, ebanisti, per
abbellire le mie nuove proprietà.
Diede
inizio così al vero e proprio stile… da qui lo stile
Pompadour che caratterizzò un intero ventennio dal 1745
al 1764 Sotto la mia protezione si crearono
opere che identificheranno per sempre lo stile della
vita dorata di corte, dando luce e colore ad una
monarchia prigioniera di una crisi epocale. Sotto la mia
protezione si affermarono scrittori e filosofi come
Montesquieu, Rousseau e Voltaire. Mi adoperai affinché
fosse portata a termine l’Enciclopedia, nonostante un
decreto di soppressione.
Amante della
porcellana? Fu per mio volere che venne
emanato nel 1753 il decreto che ordinava il
trasferimento a Sèvres di quella che sarebbe divenuta
una delle più celebri fabbriche nel mondo.
Torniamo alla sua vita privata, a solo ventitre
anni, si separò da suo marito… Ero
contentissima, mi trasferii a Versailles, in un
appartamento collegato alle stanze reali da una scala
segreta.
Divenne così la Reine à gauche?
Eh sì alla sinistra. Alla destra era la regina
legittima, ma io ero pur sempre la regina di fatto,
avendo sostituito la regina sia nell'alcova che negli
affari di stato.
Come fu il rapporto con
la regina? La regina era da sempre
rassegnata a trovarsi tra i piedi le amanti del marito.
Dirà in seguito che, visto che accanto al re doveva
essercene una, era meglio che fossi io anziché un'altra!
Ma tutte le figlie del re la chiamavano
“Notre maman putain”. Vero? Guardi che
questo termine a quei tempi non era offensivo. Le
racconto un aneddoto della duchessa di Chateauroux, che,
quando non era più l'amante del re, recandosi in chiesa,
nel chiedere permesso per passare, si era sentita dire
da un fedele che l'aveva riconosciuta “Passate pure
signora puttana!” E la duchessa, di rimando e con
presenza di spirito rispose: “Dal momento che mi avete
riconosciuta, pregate per me.”
L'unica
cosa che non veniva accettata dalla nobiltà,
naturalmente per spirito di casta, era che il re dovesse
avere per amante una borghese... La Corte
era piena di nobili dame e damigelle pronte a
concedersi, per renderlo felice. Ma loro non suscitavano
gli interessi del sovrano che preferiva, salvo alcune
rare eccezioni, donne come me provenienti dalla
borghesia o da adolescenti di origini popolari.
Luigi XV obiettivamente, non aveva le doti e la
personalità del predecessore Re sole per governare la
situazione? Il sovrano non era in grado di
tener testa alle potenze straniere che lo minacciavano,
così come non riusciva a resistere alle pressioni della
Chiesa e alle tante lobby interne che cercavano di
svuotare il più possibile le casse dello stato.
Fu in questa situazione che la sua ascesa
divenne inarrestabile? Sono stata sempre una
donna ambiziosa, ma onestamente credo di essere stata
favorita dalle condizione critiche del sistema e dalla
pochezza dei personaggi che circondavano il sovrano.
Più che le scelte politiche che non
arrestarono la discesa della monarchia, lei viene
ricordata per quelle estetiche e filosofiche.
Non smisi mai di interessarmi alle arti estetiche
arricchendole nel tempo con il teatro, la letteratura la
pittura. Mi circondai di personaggi di primo piano
dell'Illuminismo come Direrot. Paradossalmente finii per
prestare sostegno proprio alle idee che contribuirono a
scardinare la monarchia, pur nutrendo una sincera ansia
di salvarla, o almeno proteggerla, in tutti i modi.
Pur essendo innamorata e disponibile
all’alcova non riuscì mai a placare per così dire gli
ardori del re? Riuscii a mantenere viva la
passione del mio re con ogni mezzo. Mangiavo
continuamente cibi afrodisiaci come l'aragosta, il
tartufo, la cioccolata e la vaniglia per essere
all’altezza, ma il re era davvero un uomo focoso con un
fisico resistente…
Secondo quanto
racconta l'abate Soulavie negli - Aneddoti della corte
di Francia – lei si spinse anche oltre…
Avrei fatto tutto per lui… Nei momenti critici gli
procuravo donne compiacenti purché non mi lasciasse. Mi
travestivo per soddisfare ogni piccola sua mania.
Organizzai addirittura nel Parco dei Cervi un harem di
stato con vergini adolescenti.
Essere
amante del re era l'aspirazione di tutte le dame
dell'alta nobiltà... Potrei raccontarle una
miriade di aneddoti. In particolare ricordo una
bellissima dama che nel momento in cui aveva visto
fallire il suo tentativo e non dandosi ancora per vinta,
aveva esclamato: “Va bene. Per ora mi accontento di mio
marito!” Oppure l’episodio che vide protagonista la
viscontessa di Cambis, peraltro mia giovanissima
pupilla, per la quale avevo combinato un matrimonio.
Desiderava ardentemente il re e subito dopo la
celebrazione del matrimonio, la stessa notte delle
nozze, disse chiaramente al marito di non illudersi,
perché non sarebbe mai stata sua. Il marito, trasalendo,
le chiese il motivo e lei di rimando: “Perché voglio
essere del re!”
Come finì? La
viscontessa riuscì ad arrivare al re, ma solo per il
tempo di fargli cogliere il frutto che gli aveva tenuto
riservato. Per il resto, non riuscì a suscitare alcun
altro interesse.
Secondo la tradizione
francese, sarebbe stato il suo seno piccolo e tondo ad
offrire forma e proporzioni alla prima coppa di
champagne. Ride So che ancora
oggi esiste il detto che un seno perfetto deve entrare
in una coppa di champagne...
Nel 1755
alla morte di sua figlia, lei si riavvicinò alla fede
cattolica… Smisi di frequentare l'alcova del
re. Trasferii il mio appartamento dal primo piano al
pianoterra, vicino al gabinetto del re, proprio per
sottolineare che i rapporti sessuali erano cessati.
Diventai esclusivamente sua consigliera per gli affari
di Stato. E la regina, che era sempre stata al corrente
della situazione, acconsentì che fossi nominata prima
dama di corte e poi duchessa. Il titolo mi dava diritto
a rimanere seduta in presenza dei sovrani e di essere
considerata parte integrante della famiglia reale.
Nonostante tutto, però, restò sempre invisa
al popolo, vero? Mi riteneva responsabile
della cattiva situazione politica del regno visto che
avevo suggerito e favorito l’alleanza con l’Austria
contro la Prussia, causa della guerra dei Sette anni. Mi
accusavano tra le altre cose dell’accoltellamento del re
avvenuto nel 1757.
Suo artista prediletto
fu François Boucher, vero? Da lui presi
qualche lezione di pittura, ma soprattutto amavo farmi
ritrarre. Era davvero un maestro perfetto. Ma non era il
solo, ricordo anche altri artisti come La Tour, e
Drouais
Negli ultimi anni si ritirò nei
suoi appartamenti. Per tutta la vita avevo
desiderato la gloria per il re e per la Francia ma ormai
mi rendevo conto che non ci sarebbe mai stata. La
monarchia stava crollando sotto i colpi del nuovo che
avanzava con l'insegna accattivante della modernità.
L’intervista è finita. Mentre si congeda si
chiude vezzosamente la mantella. Sono stata
brava vero a ricordarmi tutto?
Sorrido
Eh si proprio brava…
Celebre la sua frase: “Quando morirò, sarà di
crepacuore. Si spense nel 1764, a soli quarantatre
anni ma non di crepacuore, probabilmente di cancro; il
re non le fu accanto nell'agonia, ma le concesse di
morire a Versailles, un privilegio accordato solo ai
membri della famiglia reale. Così commentò Voltaire:
Sincera per natura, amò il re per se stesso; aveva
rettitudine nell'anima e giustizia nel cuore, doti che
non capita di incontrare tutti i giorni... E' la fine di
un sogno. Guidata da un'ambizione senza pari le fu
attribuita la fatidica frase: “Après nous le déluge”
("Dopo di noi il diluvio"). Oltre ai quadri che la
ritraggono fiera e regale ci rimane di lei la statua
equestre ubicata in piazza della Concordia a Parigi,
posta sopra i simboli di giustizia, forza, prudenza e
temperanza. Qualcuno commentò: "Le virtù vanno a piedi
ed il vizio a cavallo!"
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
www.rivstoricavirt.com www.letteraturaalfemminile.it
http://it.wikipedia.org www.madamedepompadour.com
www.francescomorante.it www.taccuinistorici.it
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