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INTERVISTE IMPOSSIBILI
Messalina
L'imperatrice ninfomane
Imperatrice romana. Pronipote di Augusto,
terza moglie di Claudio, il più cornuto tra i regnanti di Roma, da
cui ebbe due figli. Gli storici antichi le attribuiscono delitti,
depravazioni orgiastiche di ogni genere e sorta, fino a sposare il
suo amante Caio Silio, approfittando dell’assenza del marito…(Anno di nascita: 25
dC)
.
Eccola, bella giovane ed
intrigante, occhi neri romani, pelle di bronzo sensuale.
M’accoglie tra tappeti ed ancelle, nello sfarzo che
s’addice alla sua fama di femmina, madre di tutte le
traditrici del mondo, donna astuta e crudele che spiana
la strada alle Cleopatre e Lucrezie.
“Messalina,
si sente a suo agio come testimonial delle traditrici e
icona inossidabile della mangiauomini?” “Uso gli
uomini perché mi appartengono, per quello che valgono.”
“La definiscono una ninfomane insaziabile.”
“Adoro il sesso perché è parte integrante della lussuria
e lo strumento principe del potere.”
“Ma è vera
la storia che uccide i suoi vecchi amanti?” “A che
altro potrebbero servire dopo? Una volta consumati
tornano bambini lagnosi mai cresciuti.”
“Perché
ha sposato il suo amante durante l’assenza di suo marito
Claudio?” “Avrei voluto regalargli anche il trono. Mi
sembrava la cosa più trasgressiva che potessi
concepire.”
“Nelle chat erotiche il nick
Messalina è uno tra i più utilizzati. Nell’immaginario
comune, a questo nome, sono associate gesta libidinose e
rapporti carnali al limite della decenza. Le domando
quanto questa fama sia frutto del rapporto con suo
marito.” “Le ricordo che quando ho sposato mio
marito, io avevo appena sedici anni mentre lui era già
piuttosto attempato. Il menage coniugale non era del
tutto soddisfacente sia appunto per l’enorme divario
anagrafico sia per la scarsa prestanza fisica di
Claudio. Lui era un uomo deforme e brutto e non
pretendeva certo la mia assoluta fedeltà. Io invece ero
giovanissima, bella e corteggiata."
“Non mi
spiego come sia stato possibile sfuggire alle mire
maniache ed incestuose di suo zio Caligola.” “Mio zio
non era alieno da esperienze incestuose e da violenze
erotiche e politiche, ma a quel tempo ero troppo
sformata dalla gravidanza prima di Ottavia e poi di
Britannico. Non le nascondo che comunque qualcosa c’è
stato!”
“Ci può raccontare il primo tradimento?”
“Per la verità non è stato un vero e proprio tradimento.
Ricordo che ero già imperatrice quando mi sono
follemente innamorata di un attore, un certo Mnestere
che frequentava già il palazzo avendo avuto una
relazione sentimentale con Caligola. Ma lui non ne
voleva sapere del mio amore ed allora cercai di
ingelosirlo, con scarso successo, facendomi vedere con
una miriade di giovani del mio entourage.”
“Si
parla di cento e più uomini! E contemporaneamente ha
intrapreso una relazione non certo platonica con Poppea
Sabina, futura suocera di Nerone.” “Veramente non li
ho contati! Comunque che lei ci creda o no, fu lo stesso
Claudio a togliermi dalle ambasce ordinando all’attore
di accondiscendere in tutto e per tutto ai miei
desideri.”
“Si narra che Mnestere fosse gay o
comunque non sufficientemente attratto dalla sua
bellezza appena ventenne.” “In effetti, durante i
nostri incontri, cercava di eccitare i propri istinti
coinvolgendo negli amplessi un numero sempre maggiore di
amanti maschi.”
“Sta parlando delle famose orge
romane?” “Sì esatto. Quelle che scandalizzano i
benpensanti, i moralisti dei vostri giorni. Ma al tempo
era naturale che i potenti di Roma passassero spesso
dalle gioie del palato a quelle dell’eros con una
passione e una sacralità quasi religiose.”
“E lei
come si sentiva durante questi incontri?” “Ero
giovane e soggiogata dai sensi, ero schiava di quegli
amplessi privi d’amore che purtroppo mi lasciavano
triste e perennemente insoddisfatta. Mi sentivo alquanto
depressa. Mi ricordo una volta, truccata e mascherata
per non essere riconosciuta, lasciai la mia casa per
raggiungere il quartiere malfamato della Suburra. Mi
prostituii con il nome d’arte di Licisca. Non le
nascondo che fu di immenso godimento passeggiare per
quei vicoli e sentire gli apprezzamenti avidi degli
uomini. Ricordo che vinsi una gara con una famosa
cortigiana collezionando 25 amanti in un solo giorno!”
“Neppure i soldati più giovani riuscivano ad
acquietare la sua passione…” “Affrontavo le notti di
Roma alla ricerca di amanti occasionali pur di trovare
delle forti braccia disposte a stringermi, a farmi
sentire femmina più che donna, sia che fossero semplici
gladiatori o rispettabili senatori...”
“Ormai
Mnestere era solo un ricordo?” “Ero ormai in un
vortice di sfrenatezza senza limiti, cambiavo partner,
acconciature e vestiti con estrema facilità.”
“Il
Senato l’ha condannata con la damnatio memoriae
decretata post mortem.” “Ma non per promiscuità e
depravazione sessuale come ho letto da qualche parte! Mi
sono lasciata coinvolgere in un’illecita trama di
corruzione gestito dagli onnipotenti liberti di Claudio.
Riscuotevano tangenti per accelerare le pratiche di
acquisizione della cittadinanza dei sudditi della
Gallia, che in realtà era stata già concessa ad arbitrio
da mio marito Claudio. Io, in questo giro ero soltanto
una vittima ricattata dai liberti. Vista la mia
agiatezza non avevo certo bisogno di sesterzi!
“Dopo tanti contatti carnali, il suo cuore cominciò a
battere per un amore clandestino.” “Il fortunato era
Gaio Silio, bello, anzi bellissimo e, se mi permette,
anche parecchio intelligente. Trovai in lui l’approdo
dopo tante tempeste. Ma la situazione non era delle
migliori: eravamo tutti e due sposati, ed io non con un
marito qualsiasi, ma le difficoltà non ci hanno
fermato.”
“Tanto da pensare di potervi sbarazzare
dello scomodo imperatore!” “Dapprima abbiamo pensato
ad un semplice divorzio, ma era agevole per Silio,
impossibile per me.”
“Lei lo amava follemente!”
“Claudio anche quando era a Roma non lo vedevo per
interi mesi. Silio mi aveva restituito un po’ di senno
rispetto alla vita sbandata. Ed allora per riconoscenza,
svaligiavo il palazzo imperiale di arredi, gioielli e
schiavi per farne dono al mio amante. Per lui volevo il
meglio e decisi di donargli la villa al Pincio con
annessi gli splendidi giardini.
“Ma la villa era
di proprietà di Valerio Asiatico, che certamente non era
d’accordo a soddisfare i suoi capricci, immagino!”
“Con la complicità di Narciso convinsi mio marito di
essere vittima di una congiura capeggiata da Valerio
Asiatico. Lui essendo una persona debole si suicidò. La
presa di possesso della Villa fu per me un gioco da
ragazzi”
“Ma non si accontentò vero?” “Potevo
rinunciare all’unica vera ragione di vita? Desideravo
con tutta me stessa sposare Gaio Silio e abitare nella
splendida villa del Pincio.”
“Come ha potuto
sposare Silio, essendo già sposata con l’imperatore?”
“L'idea del matrimonio mi affascinava, per l'enormità
dello scandalo, costituiva in sé l’ebbrezza suprema per
chi come me era sazia di ogni esperienza. Avevo convinto
Claudio a concedermi il divorzio raccontandogli tra
pianti e singhiozzi, di aver fatto un sogno in cui mi
ero vista vedova. Claudio era molto superstizioso e mi
propose lui stesso il divorzio e il successivo
matrimonio con Silio. Con l’accordo che una volta morto
Silio sarei tornata tra le sue braccia.”
“Ma
altri storici, tra i quali Svetonio, raccontano che non
c’è stato nessun divorzio e lei si è semplicemente
sposata in assenza di suo marito!” “Se questo fosse
vero non avrei potuto sposarmi con tanto sfarzo, ma
clandestinamente. Invece non badai a spese. Svetonio
mente!”
“Ha mai pensato di uccidere Claudio?”
“No, non ce ne sarebbe stato motivo. Avevo raggiunto il
mio obiettivo di vivere con Silio nei giardini del
Pincio. Ci eravamo sposati legittimamente alla presenza
di testimoni e degli invitati scambiandoci baci e
consumando le libertà coniugali durante la notte. Ripeto
non avrei avuto alcuna ragione di uccidere Claudio e
soprattutto non avevo alcuna ambizione di governo in
attesa della maggiore età di mio figlio Britannico.”
“Ma Narciso riportò proprio questo a suo marito.”
“Sì, ma il suo cuore infinito m’avrebbe sicuramente
perdonata. Fu Narciso in persona che a capo di un gruppo
di pretoriani, avendo il timore di questa
riconciliazione, mi ordinò di togliermi la vita.”
Dell’assassina, sgualdrina, immorale, ci rimane
l’immagine di Messalina in lacrime tra le braccia della
madre che tenta di pugnalarsi al collo e al petto e non
ci riesce, priva com’è di animo e di forza fisica. Sarà
un pretoriano ad aiutarla a morire. La storia l’ha
già giudicata, gli uomini l’hanno condannata non sarò
certo io ad aggiungere altre parole.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE FONTI
.http:/mabelyn.com/infamous_women/ italiadonna.it/
capitolium.org/ tradimento.it/ italiadonna.it/
info-antike.de/ avofilm.it/ tainies.elric.biz/
Delirio.net
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