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INTERVISTA
IMPOSSIBILE
Misia Sert
La musa che visse come
un'opera d'arte
Fu la vera signora della Belle Epoque,
musa ispiratrice di pittori, poeti e musicisti, Renoir le fece
diversi ritratti, Proust si ispirò a lei per il personaggio di
Madame Verdurin. Marie Sophie Olga Zenaïde Godebska di origine
polacca, era nata a San Pietroburgo in Russia. Figlia di uno
scultore e di una violoncellista era nota a tutti semplicemente
come Misia, si sposò tre volte.
San Pietroburgo, Russia 30/3/1872 - Parigi, Francia 15/10/1950
A 15 anni con l' intellettuale Thadée
Natanson, poi con il finanziere Alfred Edwards e poi
ancora con il decoratore José-Maria Sert. Per non
perdere l' ultimo marito accettò un ménage à trois con
la giovane Roussy, bellezza disarmante e sangue nobile e
russo nelle vene. Il suo salotto era frequentato
dalla crema dell’arte, dalla Parigi alternativa e
d’avanguardia, come Picasso e Debussy, Mallarmé, Claude
Monet, Paul Signac, Stéphane Mallarmé, André Gide e
tanti altri ancora. I suoi ritratti portano i nomi
illustri di Vuillard, Toulose-Lautrec, Bonnard, Vallot,
oltre naturalmente a Renoir. Era bella Misia ma
soprattutto aveva fascino, quando Renoir la ritraeva
nel“Ritratto con vestito rosa” la pregò di slacciarsi il
corpetto. Lei gli negò questa piccola gioia e visse nel
rimpianto. Nel suo salotto intratteneva gli ospiti
con il suo amato pianoforte, e già, Misia era anche una
pianista talentuosa, allieva di Faurè ed apprezzata da
Lizst. Al tempo conoscere Misia costituiva una sorta
di lasciapassare per essere ammessi nella cerchia della
Parigi che conta, quella dell’arte con la A maiuscola,
quella dei circoli intellettuali che fa moda e fa
tendenza. Fu lei a "scoprire" Coco Chanel della quale
rimase fino alla fine l'amica, la complice ma anche la
rivale. Ninfa Egeria di Paul Morand, a Misia Sert si
ispirò Jean Cocteau per il personaggio della principessa
de Bornes nel suo romanzo "Thomas l'imposteur". Anche
Marcel Proust frequentò il suo salotto definendola "Un
monumento di storia, collocata nell'asse del gusto
francese come l'obelisco di Luxor nell'asse degli Champs
Èlysées".
Madame lei è nata a
San Pietroburgo? Esatto, mio padre Cipriano
Godebski era un rinomato scultore polacco e professore
presso l'Accademia Imperiale di Belle Arti di San
Pietroburgo.
Sua madre? Mia
madre Zofia purtroppo non l’ho conosciuta. E’ morta di
parto, subito dopo avermi dato la luce. Comunque era una
donna meravigliosa, di origine russo-belga ed era la
figlia del noto violoncellista belga, Adrien-François
Servais.
Quale aria si respirava in
famiglia prima della sua nascita? Da quanto
ho saputo dalla nonna materna, purtroppo l’atmosfera non
era buona a causa delle relazioni extraconiugali di mio
padre. Mia madre non si rassegnava e per questo motivo
non volle mai separarsi. Fino alla fine lottò per averlo
tutto per sé come quando incinta di me andò a cercarlo
in tutte le pensioni e le stanze a ore del paese finché
lo sorprese a letto con la sua amante di turno.
Dopo la nascita chi si occupò di lei?
Fui affidata ai nonni materni a Bruxelles. Erano
piuttosto benestanti e in quella casa si mangiava pane
ed arte. Franz List era un amico di famiglia e mio nonno
di frequente ospitava concerti eseguiti da musicisti
noti.
In quel contesto non poteva non
diventare una pianista di talento… Mio nonno
mi mise seduta davanti al pianoforte sin dall’infanzia e
nel contempo mi impartiva lezioni di musica.
E suo padre? Lui si risposò più
volte, ma non perse mai il vizio di correre dietro le
gonne di altre donne e quando si ricordò di avere una
figlia pretese che andassi ad abitare con lui a Parigi.
Soffrii notevolmente l’allontanamento da Bruxelles e dai
miei nonni.
Come si trovò in quella nuova
famiglia? Beh… mio padre si pentì quasi
subito tanto che decise di farmi continuare gli studi in
un collegio: il Sacré-Coeur, praticamente un convento!
Ci rimasi sei lunghi anni. Per fortuna un giorno alla
settimana prendevo lezioni di pianoforte.
Poi tornò a casa… Sì ma ci rimasi
poco tempo, avevo 15 anni quando fuggii da casa dopo una
violenta discussione con la mia matrigna. Ero
determinata a vivere da sola. All’inizio vagai per
l’Europa, andai a Londra da dei parenti lontani, poi
tornai a Parigi sostenendomi economicamente dando
lezioni di pianoforte agli studenti.
A
vent’anni il primo concerto Esatto! Correva
l’anno 1892 quando al Théâtre d'Application mi esibii
nel mio primo concerto pubblico. Salii sul palcoscenico,
avverto ancora ora la forte tensione: mi tremavano le
gambe ma per fortuna non le mani… Fu un successo!
Ormai era in età da matrimonio…
Infatti l’anno dopo il debutto sposai un mio lontano
cugino Thadée Natanson, un emigrato polacco che
conoscevo sin dall’adolescenza. Thadée dedicava la
maggior parte del suo tempo frequentando i ritrovi
artistici e intellettuali di Parigi o ricevendo nella
nostra casa di Parigi in rue Saint-Florentin artisti del
calibro di Mallarmé, Marcel Proust, Claude Monet,
Pierre-August Renoir, Odilon Redon, Paul Signac, Claude
Debussy, Stéphane Mallarmé, e André Gide.
Tutti erano ipnotizzati dal suo fascino e dalla
freschezza della sua giovinezza, madame… Non
posso negarlo, mi trovavo bene in quell’ambiente. La mia
anima artistica era perfettamente in simbiosi con quel
contesto. Nel 1889 divenni musa e simbolo della Revue
blanche, una rivista impegnata nella scoperta di nuovi
talenti post-impressionisti. Apparvi in vari manifesti
pubblicitari e sulla copertina della rivista creati da
Toulouse-Lautrec, Édouard Vuillard e Pierre Bonnard.
Fu soprannominata “La Regina di Parigi”
mentre suo marito era distratto in altre faccende…
Mio marito era impegnato politicamente e difendeva gli
ideali del socialismo. Quell’attività richiedeva tempo,
impegno e un notevole afflusso di denari. Pur essendo
ricco aveva continuamente bisogno di finanziamenti. Si
mise alla ricerca di un benefattore e divenne amico del
finanziere Alfred Edwards, uomo senza scrupoli e
fondatore del giornale più importante di Parigi, Le
Matin.
E qui ci fu un incidente di
percorso… Già, Alfred Edwards si innamorò
della sottoscritta! Ricevevo continuamente regali
costosissimi, ma questo non impensierì mio marito.
Quando gli dissi che ero una lettrice assidua di Le
Figaro, acquistò per me il cento per cento delle azioni
del giornale. Ben presto quelle avances così evidenti
vennero allo scoperto e visto che mio marito mai avrebbe
rinunciato a me, Alfred gli propose, in cambio di tanto
denaro per la sua attività politica, di seguire le sue
imprese minerarie in Ungheria.
Così il
grande magnate ebbe totalmente campo libero…
Eh già. Mio marito, non sospettando di nulla accettò la
proposta. Rimasi sola con lui… Passavamo intere giornate
da soli e dopo una serie di tentativi andati a vuoto
cedetti alle sue avances e divenni la sua amante… Per la
verità non lo feci aspettare molto. Lui comunque
mantenne la promessa di ripianare tutti i debiti e di
finanziare l’attività di mio marito.
Il
24 febbraio 1905, divenne la moglie di Alfred Edwards…
Andammo ad abitare in una lussuosa casa in Rue de
Rivoli, con vista sulle Tuileries. Viste le ricchezze
inesauribili di Alfred continuai ad accogliere artisti,
scrittori e musicisti finanziando vari eventi culturali.
Fu un bellissimo periodo della mia vita artistica,
Maurice Ravel mi dedicò Le Cygne (Il Cigno) in
"Histoires naturelles». Ebbi l’onore di accompagnare
Enrico Caruso al pianoforte, mentre intratteneva il
pubblico con un repertorio di canzoni napoletane.
In questo periodo Renoir la ritrasse per ben
sei volte! Era diventata un’abitudine essere
ritratta da pittori famosi. Il fatto non mi sconvolgeva
più di tanto… Quando Renoir completò “Il ritratto con
vestito rosa” gli mandai un assegno in bianco,
pregandolo di scriverci sopra qualsiasi somma
sottolineando che Edwards era un uomo ricco.
Renoir le fece una corte spietata…
Mi piaceva essere generosa con gli artisti ma non in
quel senso… anche se quando penso a Renoir mi viene un
piccolo rimpianto: mentre eravamo nel suo atelier mi
pregò di slacciarmi un po' il corpetto per mettere in
rilievo il seno, ma io gli negai la piccola gioia. Dopo
la sua morte mi sono spesso rimproverata di non avergli
lasciato vedere tutto ciò che avrebbe voluto.
Madame, come si sentiva nella parte di
collezionista di cuori? La mia autostima era
sempre a mille, nonostante i continui tradimenti dei
miei uomini ufficiali. Mi dà enorme piacere pensare che
uomini e soprattutto artisti come Vuillard, Bonnard,
Renoir, Stravinskij, Picasso abbiano perso la testa per
la sottoscritta. E comunque non avrei mai potuto pensare
alla mia esistenza senza Arte come mai ho concepito un
salotto senza pianoforte.
Intanto le cose
con Alfred Edwards non andavano benissimo…
Stessa storia… divorziammo nel 1909 a causa
dell’infedeltà di mio marito! Si era innamorato di una
soubrette del «French Cancan». Adorava un certo tipo di
donna, diciamo piuttosto volgare e, seppur a malincuore,
non mi rimase che prenderne atto facendomi da parte.
Si riconsolò dopo cinque anni…
Nel 1914, a 42 anni, mi sposai per la terza volta.
José-Maria Sert, pittore spagnolo di ricca famiglia di
filandieri spagnoli, decoratore e affreschista
accademico.
Questo rapporto è passato
alla storia per una sua singolarità… Beh sì,
dopo pochi anni di matrimonio mio marito intraprese una
relazione segreta con la principessa Isabelle Roussadana
Mdivani, chiamata "Roussy". Per la prima volta non
fuggii sbattendo la porta, ma cercai di capire mio
marito e quale fosse la causa che lo portasse a
soddisfare i suoi appetiti sessuali con un’altra donna.
A tale scopo per un certo periodo accettai un ménage à
trois approfondendo l’aspetto psicologico nel rapporto
con Roussy.
Ménage à trois?
Lei aveva giusto l'età per essere nostra figlia e aveva
appena perduto la madre. Mi avvicinai delicatamente alla
sua tenerezza... non so spiegare ma in me c'erano varie
componenti tra le quali l'istinto materno, il mistero
del proibito, la curiosità e soprattutto l'amore per il
mio uomo.
Che fine aveva fatto la Misia
dal carattere forte e vanitoso che faceva innamorare la
crema artistica di Parigi? Effettivamente
avevo perso la testa per quell’uomo, anche lui molto più
giovane di me. Di contro la bellezza e la dolcezza di
Roussy era disarmante ed io mi rendevo conto di non
essere più la giovane Misia. Razionalmente li vedevo
bene insieme, ma per la prima volta in assoluto mi ero
davvero innamorata di un uomo tanto da condividere
quella situazione a dir poco imbarazzante.
Dalla sua biografia leggo che fu molto amica di
Coco Chanel. Ci conoscemmo nel 1917 a casa
di Cécile Sorel, un’attrice abbastanza nota al tempo, e
diventammo molto amiche. Fu un legame d’anime simili,
entrambe educate in un convento. La sostenni
emotivamente quando perse il suo amante Arthur Capel in
un incidente stradale. Il genio di Chanel era uno
spirito letale, accompagnato da un destino ineluttabile
di distruttività maniacale.
Infatti si
parlava di festini e uso di droghe… Nel
momento in cui si spengono le luci della ribalta, ci si
sente nudi di ogni difesa. Dapprima mi rifugiai a
Lourdes e poi nella morfina, unica illusione e mera
difesa allo scorrer del tempo che ineluttabilmente vela
la bellezza e produce un incanto amaro...
Misia Sert fu una donna generosa pronta a sostenere
amici in difficoltà. Per lunghi anni è stata la
benefattrice dei Ballets Russes del suo amico Sergi
Diaghilev. Nella serata di apertura di "Petrushka",
venne in soccorso con quattromila franchi necessari per
l’acquisto dei costumi di scena. Quando Diaghilev stava
morendo a Venezia, lei era al suo fianco. Alla sua morte
nel mese di agosto del 1929, Misia pagò tutte le spese
del funerale per onorare l'uomo che era stato una forza
fondamentale nel mondo del balletto. Misia Sert morì a
Parigi il 15 ottobre 1950
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
archiviostorico.corriere.it www.marcelproust.it/gallery/misia.htm
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